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Il fondatore della moderna patologia sessuale fu lo psichiatra austriaco Richard von Krafft-Ebing, che nel 1866 diede alle stampe la sua Psychopathia

sexualis, uno studio basato su numerosi casi clinici di persone sessualmente

anormali, che vantò un enorme successo e frequenti riedizioni ampliate. Nella prefazione l’autore insisteva sulla «potente influenza della vita sessuale sull’esistenza individuale e sociale, nei campi del sentimento, del pensiero e dell’azione». Fu Krafft-Ebing a coniare i termini “sadismo” e “masochismo”; il primo in riferimento al celebre marchese De Sade, per indicare quella forma di comportamento erotico generato dall’eccitamento psico-motorio, in cui il piacere sessuale è legato a crudeltà fisiche inflitte al partner e che nei casi estremi diventa una pericolosa deviazione:

Quando vuolsi spiegare il nesso esistente fra la voluttà e la crudeltà, bisogna rimontare a questi casi i quali sono anche quasi fisiologici ove, al momento della voluttà suprema, degli individui normali, ma molto eccitabili, commettono degli atti, come mordere o graffiare, e che abitualmente non sono ispirati che dalla collera. Bisogna, inoltre, rammentare che l’amore e la collera sono non solamente le due passioni più forti, ma benanche le due uniche forme possibili della passione violenta (stenica). Ambedue cercano il loro oggetto, vogliono impadronirsene, e si manifestano con un’azione fisica sull’oggetto stesso; ambedue pongono la sfera psico-motrice nella più grande agitazione e per mezzo di questa giungono alla manifestazione normale. […] Partendo da questo caso ove, nel massimo della passione voluttuosa, l’individuo cerca di causare un dolore all’oggetto amato, si giunge a dei casi ove riscontransi veri cattivi trattamenti, ferite ed anche assassinio della vittima.

In questi casi, la tendenza alla crudeltà che può associarsi alla passione voluttuosa, si è aumentata smisuratamente in un individuo psicopatico, mentre che, d’altra parte, la mancanza di sentimenti morali fa sì che normalmente non sianvi ostacoli da sormontare o che siano troppo deboli per rendere possibile una reazione.

Federica Adriano, Alienazione, nevrosi e follia: esiti della ricerca scientifica nella narrativa italiana tra Otto e Novecento, Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali; Università degli Studi di Sassari

Questi atti sadici mostruosi, hanno nell’uomo, presso il quale si producono più frequentemente che nella donna, anche un’altra causa potente dovuta alle condizioni fisiologiche.

Nei rapporti dei due sessi, è all’uomo che tocca in sorte la parte attiva ed anche aggressiva, mentre la donna si limita alla parte passiva e difensiva. […] Il sadismo dunque non è che una esagerazione patologica di certi fenomeni accessorî della vita sessuale i quali si possono produrre in circostanze normali, specialmente nel maschio.63

Il termine “masochismo”, coniato in ricordo di Sacher-Masoch, designa la relazione tra il piacere sessuale e l’idea o il fatto di subire umiliazioni o maltrattamenti da parte del partner femminile. Krafft-Ebing diede un forte impulso alla ricerca sulla patologia sessuale, e dopo il 1880 gli studi sull’argomento iniziarono a moltiplicarsi, soprattutto in Germania. In Francia nel 1881 un allievo di Charcot, Chambard, parlò per la prima volta delle zone erogene, coniando un termine che fu adottato anche da Krafft-Ebing ed in seguito dalla psicoanalisi. Lo scienziato austriaco tendeva ad attribuire le più gravi perversioni sessuali ad un’origine costituzionale, secondo un’opinione che inizialmente venne condivisa da molti psichiatri; in un secondo momento prese a diffondersi l’idea che anche i fattori psicologici potessero produrre devianze sessuali, e la causa di molte perversioni venne rimandata ad un evento specifico dell’infanzia. Si affermava sempre di più l’ipotesi che le patologie sessuali potessero derivare da cause psicologiche inconsce, da ricercare nell’età infantile. La gran parte dei medici aveva attribuito alle pulsioni sessuali un certo ruolo nella genesi dell’isteria fino a Briquet e Charcot, i quali invece lo esclusero espressamente.

Durante l’ultimo ventennio del secolo XIX fu assai vigorosa la lotta per il riconoscimento dei diritti femminili, ritenuta da molti contemporanei destinata al fallimento. Il movimento femminista alimentò il dibattito filosofico sulla naturale uguaglianza o meno dei sessi e sulla psicologia femminile. L’opinione generale ed avvalorata dalla scienza positivista riteneva che l’uomo fosse naturalmente superiore alla donna sia nella forza fisica e sessuale come nell’intelligenza e nella creatività:

La minore sensibilità sessuale delle donne è dimostrata anche dalla rarità e dalla poca varietà delle psicopatie sessuali, così frequenti nell’uomo; dalla creazione

63 R.VON KRAFFT-EBING, Psicopatia sessuale. Sadismo, masochismo, feticismo, Roma, Capaccini, 1896,

Federica Adriano, Alienazione, nevrosi e follia: esiti della ricerca scientifica nella narrativa italiana tra Otto e Novecento, Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali; Università degli Studi di Sassari

dell’amor platonico, che in fondo, per quanto menzognero, è molto più accettato dalla donna che dall’uomo; dal maggior tempo in cui la donna si conserva e ritorna casta; dall’obbligo della castità, diventato generale in tanti popoli, ma solo per la femmina, mentre ai maschi, salvo in pochi popoli […], non si potè imporre per le violenti ribellioni organiche; dal più facile suo adattamento alla poligamia […], e dall’osservanza scrupolosa della monogamia. […] Ma questo [che l’amore è il fatto più

importante nella vita della donna] non dipende dall’erotismo, quanto dal bisogno del

soddisfacimento dell’istinto materno e dal bisogno di protezione, con cui le donne raggiungono il completamento della loro esistenza. […]

Essendo dunque la donna naturalmente e organicamente monogama e frigida, si comprende come le leggi dell’adulterio abbiano colpito la donna in quasi tutti i popoli e non l’uomo, che troppe volte vi si doveva sottrarre; […].

È inutile il ricordare che quello [l’adulterio] che non è nemmeno una contravvenzione nel maschio è per la donna un crimine gravissimo.64

Nel 1901 lo psichiatra tedesco Moebius pubblicò un trattato sulla fisiologica inferiorità muliebre, in cui sosteneva certe dottrine analoghe a quelle di scuola lombrosiana, e cioè che la donna coprisse una posizione psico-fisica intermedia tra l’uomo e il bambino, avesse una natura più animale ed intuitiva di quella maschile; una totale mancanza di autocontrollo e di senso critico che la renderebbe facilmente suggestionabile; una caratteristica, quest’ultima, che veniva ritenuta oltremodo positiva per la coesione sociale, senza la quale la donna sarebbe risultata enormemente pericolosa e destabilizzante:

– In complesso possiamo asserire che nella donna, come nel fanciullo, il senso morale è inferiore. […]

La donna normale ha molti caratteri che l’avvicinano al selvaggio, al fanciullo e quindi al criminale (irosità, vendetta, gelosia, vanità), e altri diametralmente opposti che neutralizzano i primi, ma che le impediscono di avvicinarsi nella sua condotta quanto l’uomo a quell’equilibrio tra diritti e doveri, egoismo e altruismo, che è il termine dell’evoluzione morale. […]

La principale inferiorità della intelligenza femminile rispetto alla maschile è la deficienza della potenza creatrice. Questa inferiorità si rivela subito nei gradi più alti dell’intelligenza, nella mancanza di genii. […] le donne di genio presentano frequentemente caratteri maschili, onde il genio potrebbe spiegarsi nella donna […], per una confusione di caratteri sessuali secondari prodotto da incrocio dell’eredità paterna e materna. […]

«Un serio vantaggio – scrive le Bon – della donna sull’uomo, è quell’istinto, spesso così sicuro che essa possiede, e che le fa indovinare inconsciamente le cose

64 C.LOMBROSO G.FERRERO, La donna delinquente: la prostituta e la donna normale [1893], Torino,

F.lli Bocca, 19153, 46-8, (= DD); oltre a quelle rintracciabili in precedenti studi lombrosiani, il trattato cita e commenta le teorie dei più autorevoli scienziati del tempo: Darwin, Comte, Wundt, Spencer, Sergi, Nordau, Taine, Mantegazza, Hammond, Lotze, Moebius, Richet e molti altri.

Federica Adriano, Alienazione, nevrosi e follia: esiti della ricerca scientifica nella narrativa italiana tra Otto e Novecento, Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali; Università degli Studi di Sassari

che l’uomo scopre lentamente ragionando» […] è probabile che la maggior sensibilità dell’uomo dipenda da un più alto sviluppo del cervello […]. Ora, essendo il lavoro della riproduzione in gran parte devoluto alla donna, per questa cagione biologica essa è rimasta indietro nello sviluppo intellettuale.

Difatti le api, le termiti e le formiche hanno acquistata la superiorità dell’intelligenza sulle altre femmine della specie col sacrificio del sesso, mentre la regina che è feconda è anche stupida; […] e, come notò Wirey, le donne di alta intelligenza sono spesso sterili (DD 111-12, 114-15, 120, 124, 129).

La maggior parte delle femministe affermava la tesi della naturale uguaglianza tra i sessi ed imputava la minor creatività della donna ai tanti secoli di oppressione maschile. Una concezione assai in voga in quegli anni affermava che l’uomo, anziché vedere la donna com’è realmente, proietti su di lei delle immagini precostituite, ideali, archetipiche o tratte dal proprio passato: l’immagine del semplice oggetto sessuale, la donna fatale, la musa, la vergine- madre.65