PS. Stano ha mandato a me la sua recens[ione], perché, se non altro, o la ricordi o me
ne valga io.
ii°T’avrei già scritto... al primo cenno. [...] Già non tutti... nell’espressione: citata in Amedeo Benedetti, Contributo alla biografia di Ernesto Giacomo Parodi, cit., p. 274.
i più: aggiunto in interlinea.
ii PS. Stano ha mandato... o me ne valga io: scritto lungo il margine sinistro, ruotato di 90°.
1 Teresa Raffetto morì a Genova, all’età di 54 anni, il 23 febbraio 1899 (cfr. Archivio di Stato di Genova, Stato Civile Italiano, comune di Genova, atto di morte n. 92, alla pagina ‹ http://www.ante-nati.san.beniculturali.it›, ultima consultazione 27.03.2018).
2 La recensione di Parodi alla raccolta di studi danteschi di Isidoro Del Lungo, Dal secolo e dal poema
di Dante. Altri ritratti e studi (Bologna, Zanichelli, 1898) risultò di 19 pagine e fu pubblicata nel «Bullettino»
di ottobre-novembre 1898 (n.s. VI, 1-2, pp. 1-19). Il primo saggio di Del Lungo, Il disdegno di Guido, poi oggetto di discussione nella missiva seguente, era già stato pubblicato nella «Nuova Antologia» (vol. XXIV, fasc. 21, 1 novembre 1889, pp. 37-67).
CASNS, Fondo Barbi, busta Parodi E.G. XXXI, 860, c. XVI. Cartolina postale ms., indirizzata: Al Ch. Sign. Dr. Michele Barbi | della Biblioteca Nazionale | Firenze | Via dei Conti, 3. Timbro postale di partenza: Genova ferrovia, 1.1.99; di arrivo: Firenze (centro), 2.1.99.
28.
E.G.P
ARODIa M.B
ARBIGenova 2.1.[18]99
iCarissimo – Ti ho spedito la recensione, come ieri t’ho promesso
1. Ciò che ti paja o
troppo lungo o non nuovo o non preciso o non opportuno, farai il piacere di
accomo-darlo alla meglio o di indicarlo a me. Del resto, non c’è bisogno che te lo dica, e i tuoi
doveri e diritti direttoriali li conosci assai bene da te. Alcune cose m’importano più
delle altre: sapere se tu e Mazzoni siete persuasi del mio ‘cui’, specialmente della prima
parte, ove pongo la possibilità di ‘Forse a chi Guido v[ostro]
2’, cioè a colui il quale
(nominat[ivo]) – sapere se dello Zeppa dell’Angiolieri abbia già parlato il D’Ancona
3;
i Parodi inverte giorno e mese: 1.2.1899. 1 Cfr. la cartolina precedente.
2 Nella recensione, Parodi discuteva l’interpretazione di Inf. X 63 («forse cui Guido vostro ebbe a disdegno»), proposta da Del Lungo nel saggio Il disdegno di Guido (in Dal secolo e dal poema di Dante, Bologna, Zanichelli, 1898, pp. 3-61, in part. da p. 51). Del Lungo, infatti, analizzava i «capricci ellittici» del pro-nome cui spiegandone le diverse funzioni: si poteva intendere come ad eum quem/ad eam quam, comple-mento indiretto con significato di “a tale persona, la quale”, ma anche come ad eum qui/ad eam quae, equivalente al pronome chi («Bullettino», n.s. VI, 1-2, ottobre-novembre 1898, pp. 9-11). Parodi propo-neva invece di intendere il cui come nominativo, come se Guido fosse l’oggetto del disdegno e non il soggetto. Inoltre, sull’uso del cui come ad eum quem/ad eam quam, Parodi ricordava in nota a p. 10 l’articolo di Guido Mazzoni, Due parole sul “Disdegno” di Guido Cavalcanti (in Nozze Cian – Sappa-Flandinet, 23 ottobre 1893, Bergamo, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, 1894, pp. 65-72), posteriore alla pubblicazione del saggio di Del Lungo (1889). Per una rassegna bibliografica relativa agli anni 1870-1889, si rimanda a Del Lungo, pp. 41-42. Cfr. ora anche Enrico Malato, Dante e Guido Cavalcanti. Il dissidio per la Vita nuova
e il «disdegno» di Guido, II edizione con una postfazione, Nuove prospettive degli studi danteschi, Roma, Salerno
Editrice, 2004.
3 Nella stessa recensione, Parodi discuteva ancora affermazioni di Del Lungo contenute nell’ultimo studio, Il volgar fiorentino nel poema di Dante, testo del discorso letto alla Regia Accademia della Crusca nell’adunanza del 2 dicembre 1888 (in Dal secolo e dal poema di Dante, pp. 401-525, in part. pp. 471-472). La discussione aveva origine dai versi di Inf. XXI 46-49: «Quel s’attuffò, e tornò sù convolto; | ma i demon che del ponte avean coperchio, | gridar: “Qui non ha loco il Santo Volto! | qui si nuota altri-menti che nel Serchio!”». In particolare, Del Lungo interpretava convolto con il significato di «involto, ravviluppato, ravvolto, in materia sporca o appiccicosa», come già la Crusca nelle prime quattro edizioni del Vocabolario (cfr. ‹www.lessicografia.it›). Contro questa spiegazione si era mosso Vincenzo Monti nella
Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca, vol. IV, Appendice, Milano, per Antonio
Fontana, 1831, pp. 30-31: se convolgere significava voltolare, voltare, il participio del verbo non avrebbe potuto avere un senso molto diverso, come imbrattato o sporcato. Parodi osservava che negli esempi di Del Lungo e della Crusca il verbo non era mai usato in forma propria, ma era sempre accompagnato da specificazioni, come nel fango, nel loto («Bullettino», n.s. VI, 1-2, 1898, pp. 11-12). Infine, Parodi era in accordo con Del Lungo nel contestare l’interpretazione proposta da Monti di convolto come «curvo, av-volto in sé, in atto di adorazione», ma non tanto per la relazione discutibile tra conav-volto e il Santo Volto di
Inf. XXI 48, quanto perché «chi si tuffa a capofitto, ritorna a galla col capo e non col dorso» (ivi, p. 12). E ancora, se il Monti, da un lato, affermava energicamente che convolto «non significa col capo in su, come vuole stranamente il Daniello», dal canto suo Parodi attribuiva al termine proprio il senso di «rivolto, rigirato dal sotto in su, capovolto», come confermatogli anche da Barbi e Romani (ivi p. 12, nota 1). Il dannato, dunque, si era tuffato di testa e con quella era riemerso e i diavoli gli ricordarono che all’In-ferno non avrebbe goduto dell’aiuto divino. Il Santo Volto, infatti, è un crocifisso bizantino di legno