• Non ci sono risultati.

La Grecia ed i Balcan

In Grecia sono numerose le testimonianze della presenza del culto di San Mena. Esso è raffigurato nella cappella nord occidentale del katholikon di Hosios Loukas in Focide254, ed è risalente alla prima metà dell’XI secolo; a Chios nella chiesa della Nea Moni255, infine a Kastoria nella chiesa di

248

Woodfin, An Officer and…, cit.; p. 142.

249

Ivi.; p. 141.

250

Nicolaides, L’église de la Panagia Arakiotissa…, cit.; pp. 131 – 132.

251 Janin, La géographie ecclésiastique…, cit.; pp. 333 - 335. 252

Ibid.; p. 335.

253

Lambert, Pedemonte Demeglio, Ampolle devozionali…, cit.; p. 210, pp. 218 - 219.

254 Chatzidakis, Les peintures murales…, cit.; pp. 70 – 74. 255

San Nikoalos tou Kasnitzi.256

A Tessalonica, nella chiesa di San Nicola in Orphanos257, è visibile una raffigurazione di San Mena databile al XIII secolo. Nella stessa città è presente ancora oggi una chiesa a lui intitolata. Essa fu edificata sui resti di un altro luogo di culto, sempre intitolato a San Mena, andato distrutto sul finire del XVIII secolo. Il periodo di edificazione della chiesa originaria, ricostruita poi numerose volte, è sconosciuto ma dovrebbe essere anteriore al VII secolo. Esso si trovava tra della via Egnatia e del porto di Costantino.258

Nei Balcani la presenza del martire egiziano è documentata in Serbia nel Monastero di Sopoćani259 ed in quello di Mileševa260; mentre in Macedonia nella chiesa di San Panteleimon a Nerezi.261 Ampolle sono state rinvenute anche nel Ponto e lungo il percorso del Danubio.262

L’Europa

La presenza di San Mena è testimoniata anche in Europa, anche se le attestazioni non sono numerose e forse importanti quanto nelle zone sopra citate.

A Roma è nota l’esistenza di una chiesa a lui intitolata lungo la via Ostiense. La chiesa doveva risalire almeno al VI secolo, in quanto fu menzionata in un iscrizione datata all’anno 589, oltre ad essere stato teatro di un omelia tenuta da Gregorio Magno. L' Itinerario di Einsiedeln la ricorda eretta lungo il portico che dalla porta Ostiense conduceva alla basilica di San Paolo. Fu menzionata anche nelle omelie dei pontefici Leone III e Pasquale I (tra VIII e IX secolo) sino ad essere completamente dimenticata dal XIII secolo. Ancora in Italia sono state rinvenute ampolle di San Mena lungo l’Itinerarium Burdigalese, oltre che in Sardegna.

È attestato il ritrovamento di due ampolle a Marsiglia, nell’antico cimitero di San Carlo263. Sempre nella città portuale francese è stata rinvenuta nel 1883 durante gli scavi nell’antico bacino di

256 Woodfin, An Officer and…, cit.; p. 140. 257

Ivi.; p. 142.

258

T. S. Mantopoulou-Panagiotopoulou, The monastery of Aghios Menas in Tessaloniki, in “DOP”, n. 50 (1996), pp. 259 -260.

259 Woodfin, An Officer and…, cit.; p. 140. 260

Ibid.; p. 140.

261

Ibid.; p. 140

262 Lambert, Pedemonte Demeglio, Ampolle devozionali…, cit.; p. 219. 263

carenaggio un iscrizione che dice “ Bonam requiem habeat in die futuro maritus meus Menas”.264 Ad Arles è documentata l’esistenza di un oratorio dedicato a San Mena.

Due ampolle sono state trovate rispettivamente a Parigi e a Treviri.265

Analizzando questi dati è chiaro quanto importante e diffuso fosse il culto di San Mena in tutto il mondo bizantino. Egli fu venerato innanzitutto a Karm Abu Mina ed in Egitto, la sua terra natale. Le numerose presenze di ampolle, ma anche di luoghi di culto dove vi sono sue rappresentazioni, sono testimonianze rilevanti della sua venerazione anche a livello locale. Forse l’assenza di altre chiese a lui intitolate è stata causata dalla vicina presenza, ingombrante nella sua importanza ed influenza, del santuario a Karm Abu Mina. Importanti opere come il ciclo di affreschi di Medinet Habu legittimano però la sua importanza a livello nazionale. Anzi fino al VI e dopo la metà del VII secolo, quelli dell’apice e del declino per Karm Abu Mina, furono probabilmente i pellegrini locali gli unici visitatori della tomba di San Mena e del suo santuario. La vicinanza con la Palestina, quest’ultima meta finale degli itinerari dei pellegrini nella tarda antichità, ha permesso anche all’Egitto di essere inserito tra le mete visitate, e Karm Abu Mina dovette essere una delle più note ed ambite, almeno stando alle ampolle rinvenute in tutto il Mediterraneo. Inoltre il rinvenimento delle stesse ampolle lungo il tragitto delle più importanti vie di pellegrinaggio, testimonia l’importanza di questi oggetti per l’affermazione del culto del martire.

La presenza di ampolle, seppure in singola unità, in luoghi lontani come Parigi e Treviri, è indice di come questi itinerari, e le vie di comunicazione che esse utilizzavano, fossero ancora vive e frequentate anche in età altomedioevale. Queste stesse vie erano quelle sulle quali si muovevano le attività commerciali, ed i rinvenimento a lungo il Rodano ed il Danubio, grandi vie commerciali nell’alto medioevo, lo testimoniano.266

Un altro dato che testimonia come il culto si fosse affermato già tra V e VI secolo è quella riguardante la presenza di luoghi di culto dedicati a San Mena edificati proprio a cavallo di questi due secoli nelle tre città più significative dal punto di vista storico, politico e religioso cioè Roma Costantinopoli e Gerusalemme. Un altro importante tassello per comprendere la diffusione del culto di San Mena, ma allo stesso tempo della sua forza come patrono d’Egitto, viene forse dalla chiesa intitolata al martire a Tessalonica. Egli era considerato il protettore dei mercanti e dei

264

Ibid.; col. 386

265 Lambert, Pedemonte Demeglio, Ampolle devozionali…, cit.; p. 219. 266

marinai cioè di coloro che attraverso i loro viaggi permetteva la trasmissione di culture conoscenze. È significativo che la chiesa intitolata a San Mena si trovasse nei pressi dell’antico porto, al centro dei luoghi che furono per secoli testimoni della presenza egiziana in città. Questi stessi luoghi che furono i testimoni degli scambi non solo commerciali, ma anche culturali, che avvenivano tra Egitto e Tessalonica.267

Come è stato visto il mutare della situazione politica nel corso dei secoli, soprattutto a partire dal X secolo, ha cambiato non solo l’iconografia di San Mena ma pure le zone dove il suo culto poté affermarsi. Risultano quindi prevedibili le rappresentazioni del martire egiziano nei più importanti luoghi di culto promossi dall’autorità imperiale oppure da personalità vicine ad essa.

267