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I caratteri dei popoli germanici nel pensiero di Montesquieu

Capitolo 2 – L’ORIGINE DEL REGNO: LA CONQUISTA DEI FRANCHI

2.2 I caratteri dei popoli germanici nel pensiero di Montesquieu

Le origine germaniche dei Franchi

Montesquieu, come Fréret e Vertot, ritiene che i Franchi siano una popolazione

germanica. La continuità tra mondo germanico e monarchia franca viene rimarcata

dall’espressione, piuttosto frequente nell’Esprit des lois, «nos pères»

32

, già utilizzata

dall’autore per indicare i Germani nel trattatello giovanile Discours sur l’equité (1725)

33

. In

entrambi questi testi, composti a due decenni di distanza uno dall’altro, viene

sottolineata una discendenza diretta dei Franchi e, di conseguenza, delle loro leggi e

istituzioni, dai popoli germanici.

Opponendosi fermamente alle idee di Dubos, fautore, come si è visto, di una

continuità tra le istituzioni del tardo Impero e quelle del regno di Clodoveo,

Montesquieu sostiene al contrario l’originalità del sistema politico e giuridico del regno

dei Franchi, da lui considerato affatto differente da quelli presenti in precedenza in

Europa, in quanto frutto del germanesimo.

Indicativo, da questo punto di vista, è l’incipit del libro XXX, ove le leggi feudali sono

definite «ces loix que l’on vit paroître en un moment dans toute l’Europe, sans qu’elles

tinssent à celles que l’on avoit jusqu’alors connues»

34

. Lo svilupparsi delle istituzioni

feudali viene tratteggiato come un fenomeno unico nella storia europea: l’esprit général

dei Germani, comparso improvvisamente in Europa con la violenza delle invasioni



31 EL, XXX, 10, p. 2096.

32 EL, VI, 18, p. 1096; EL, X, 3, p. 1190; EL, XIV, 14, p. 1388; EL, XVIII, 17, p. 1958; EL, XXVIII, 20, p. 1974. L’utilizzo di questa espressione da parte di Montesquieu verrà in seguito fortemente criticata da Voltaire: «On ne prononce aujourd’hui le nom d’Ostrogoth, de Visigoth, de Hun, de Vandale, d’Hérule, de toutes ces hordes qui ont détruit l’empire romain, qu’avec la dégoût et l’horreur qu’inspirent les noms des bêtes sauvages puantes. Mais chaque peuple de l’Europe veut couvrir de quelque éclat la turpitude de son origine [...]. Mais qui étaient ces Francs, que Montesquieu de Bourdeaux appelle nos pères? C’étaient, comme tous les autres barbares du Nord, des bêtes féroces qui cherchaient de la pâture, un gîteet, et quelques vêtements contre la neige» (Commentario sullo «Spirito delle leggi», a cura di D. Felice, Pisa, Ets, 2011, p. 172).

33 OC, t. 8 (Œuvres et écrits divers I), pp. 475-487.

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barbariche, ha infatti mutato profondamente gli usi, i costumi e le leggi e plasmato, nel

corso dei secoli, istituzioni politiche e giuridiche completamente diverse rispetto a

quelle conosciute fino ad allora nel vecchio continente

35

.

A causa delle origini germaniche delle forme politiche europee, lo studio del

germanesimo è l’unica via per la piena comprensione della storia di Francia: «il est

impossible d’entrer un peu avant dans notre droit politique, si l’on ne connoît

parfaitement les loix & les mœurs des peuples germains»

36

. Si è visto come ciò che

prema a Montesquieu nella sua disamina sia la ricostruzione dello sviluppo delle

istituzioni del regno: per comprenderlo è necessario un ritorno alle orgini e uno studio

dello spirito dei popoli germanici.

Nell’Esprit des lois i Germani sono descritti come «des peuples simples, pauvres,

libres, guerriers, pasteurs, qui vivoient sans industrie, & ne tenoient à leurs terres que

par des cases de jonc, suivoient des chefs pour faire du butin, & non pas pour payer ou

lever des tributs»

37

. Questi elementi distintivi dei popoli germanici erano già stati

elencati da Montesquieu sia nelle Lettres persanes

38

sia nel Discours sur l’équité

39

; nell’Esprit

des lois Montesquieu, alla luce dei suoi studi sulle fonti tardo antiche e medievali,

esamina attentamente tutti gli aspetti presenti nella definizione e compie un’analisi

complessiva dei caratteri delle popolazioni che hanno conquistato l’Impero romano.

La descrizione dei Germani fornita da Montesquieu non si discosta da quelle di

Boulainvilliers, Fréret e Vertot. A differenza di questi autori, però, Montesquieu non si

limita a individuare i caratteri propri delle popolazioni barbariche, ricercando invece le

cause fisiche e morali che determinano la libertà dei Germani e che fanno sì che «les



35 S. Cotta, Montesquieu e la scienza della società, cit., p. 400. «Il ne faut pas douter que ces barbares n’aient conservé, dans leurs conquêtes, les mœurs, les inclinations & les usages qu’ils avoient dans leur pays, parce qu’une nation ne change pas dans un instant de maniere de penser & d’agir» (EL, XXX, 6, p. 2088).

36 EL, XXX, 19, p. 2130. Dello stesso avviso è anche Vertot: «Il est bien difficile d’acquérir une connoissance parfaite de l’histoire d’une nation, si on ne remontre jusqu’à son origine, & si on ne prende soin de s’instruire à fond des principes de son gouvernement» (Dissertation dans laquelle on examine si le Royaume de France, depuis

l’establissement de la Monarchie, a esté un Estat héréditaire, ou un Estat électif, in Memoires de littérature tirez des registres de l’Académie royale des Inscriptions et Belles Lettres, Paris, Imprimerie Royale, 1723, t. IV, pp. 672-704: 679).

37 EL, XXX, 12, pp. 2100, 2102.

38 LP CXXV, p. 480.

39 «Dans l’origine de notre monarchie, nos peres pauvres et plustost pasteurs que laboureurs; soldats plustost que citoyens avoient peu d’interets a regler; quelque loix sur le partage du butin, sur la pature ou le vol des bestiaux, regloient toute la republique» (Discours sur l’equité, cit., p. 476).

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peuples du nord de l’Europe l’ont conquise en hommes libres; les peuples du nord de

l’Asie l’ont conquise en esclaves, & n’ont vaincu que pour un maître»

40

.

Nell’Esprit des lois la libertà che contraddistingue i Germani e, più in generale, i popoli

del Nord, viene ricondotta principalmente a cause fisiche: da una parte a fattori

climatici; dall’altra al modo di sostentamento di queste popolazioni.

L’influenza del clima ha un ruolo fondamentale, secondo Montesquieu, nella

formazione dell’esprit général delle nazioni. I fattori climatici intervengono infatti sulla

struttura corporea, agendo sulle fibre nervose. L’action de l’air, ossia la variazione della

temperatura atmosferica, influenza notevolmente i caratteri

41

: da questo deriva

un’estrema diversità nella costituzione fisica e nei temperamenti dei popoli che vivono

in paesi freddi rispetto a quelli che risiedono nei paesi caldi. Queste caratteristiche

fanno sì che i popoli del Settentrione siano naturalmente liberi, mentre i popoli del Sud

siano destinati a vivere in schiavitù

42

.

Fondamentale, per la piena comprensione dei caratteri dei popoli germanici è anche

il modo di sostentamento: esiste infatti una stretta correlazione tra questi e la

legislazione. I popoli che, come le tribù germaniche, non coltivano la terra «joüissent

d’une grande liberté»

43

. Infatti, la coltivazione della terra, secondo Montesquieu, porta

alla costituzione di società complesse e implica lo sviluppo delle arti e delle scienze,



40 EL, XVII, 5, p. 1464.

41 L’aria fredda restringe le estremità delle fibre, accelera la circolazione sanguigna, diminuisce la sensibilità dei nervi, mentre l’aria calda rilassa le fibre, rallenta la circolazione, espande le estremità dei nervi. Questa idea risale a Ippocrate e nel Settecento viene riproposta in molti scritti di carattere medico-filosofico. Al tema del clima Montesquieu dedica la breve opera, composta tra il 1736 e il 1743, Essay sur les causes qui peuvent affecter les esprits et

les caracters, in OC, t. IX (Œuvres et écrits divers II), 2006, pp. 219-270. Sulla teorizzazione di Montesquieu inerente

all’influenza dei fattori climatici sui caratteri dei popoli e sulle sue fonti antiche (Ippocrate, Aristotele, Platone, ecc.) e moderne (J. Bodin, J. Chardin, ecc.), si veda R. Shackleton, The evolution of Montesquieu’s theory of climate, «Revue internationale de philosophie», 9 (1955), pp. 317-329; Id., Montesquieu. A critical biography, cit., pp. 302-319; S. Rotta, Quattro temi dell’«Esprit des lois», «Miscellanea di storia ligure», 20 (1988), pp. 1347-1357; R. Minuti,

Ambiente naturale e dinamica delle società politiche: aspetti e tensioni di un tema di Montesquieu, in D. Felice (a cura di), Leggere l’«Esprit des lois». Stato, società e storia nel pensiero di Montesquieu, Napoli, Liguori, 1998, pp. 137-163

(riproposto in traduzione francese col titolo Milieu naturel et sociétés politiques: réflexions sur un thème de Montesquieu, in M. Porret - C. Volpilhac-Auger [ed.], Le Temps de Montesquieu, cit., pp. 223-244); D. Felice, Carattere delle

nazioni: ‘fisico’ e ‘morale’ nell’«Essai sur les causes qui peuvent affecter les esprits et les caracteres» e nell’«Esprit des lois», in Id., Per una scienza universale dei sistemi politico-sociali. Dispotismo, autonomia della giustizia e carattere delle nazioni nell’«Esprit des lois» di Montesquieu, Firenze, Olschki, 2005, pp. 119-144: 124-125. Relativamente alla nozione di esprit général

nell’opera di Montesquieu si rimanda a C. Borghero, Lo spirito generale delle nazioni, in D. Felice (a cura di), Leggere «Lo Spirito delle leggi» di Montesquieu, cit., vol. I, pp. 353-404.

42 «Il y avoit dans les climats froids une certaine force de corps & d’esprit qui rendoit les hommes capables des actions longues, pénibles, grandes & hardies […]. Il ne faut donc pas être étonné que la lâcheté des peuples des climats chauds les ait presque toûjours rendus esclaves, & que le courage des peuples des climats froids les ait maintenus libres. C’est un effet qui dérive de sa cause naturelle» (EL, XVII, 2, p. 1456). Cfr., inoltre, EL, XIV, 2, pp. 1362-1370.

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oltre all’invenzione della moneta: si tratta di fattori che accrescono le diseguaglianze. Al

contrario, i popoli pastori o cacciatori vivono in una condizione di eguaglianza e di

massima libertà

44

.

Il riconoscimento della proprietà privata, dunque, differenzia significativamente

l’organizzazione giuridica e politica dei popoli coltivatori da quelli non coltivatori, in

quanto accresce le ingiustizie e la formazione delle diseguaglianze. I popoli che, come i

Germani, non coltivano la terra, sono popoli estremamente liberi.

Libertà germanica e dispotismo romano: il problema della riscossione delle imposte

Nelle opere di Montesquieu, a partire dai Romains, i popoli germanici, la cui

caratteristica peculiare è la libertà, vengono paragonati ai Romani: «il n’y a rien au

monde de si contradictoire que le plan des Romains & celui des Goths: & pour n’en

dire qu’un mot, le premier étoit l’ouvrage de la force, l’autre de la foiblesse; dans l’un la

sujétion étoit extrême, dans l’autre l’indépendance»

45

.

La contrapposizione tra mondo romano e società barbarica si inserisce all’interno

della storia europea che, a differenza di quanto accade nel resto del mondo, è

caratterizzata dall’alternarsi, nel corso del tempo, di libertà e di oppressione.

Vi è una stretta interdipendenza tra cause fisiche e cause morali: in Asia e in Africa il

clima e la conformazione del territorio non hanno mai consentito l’esistenza di forme di

organizzazione politica che non fossero dispotiche. La storia, pertanto, è stata solo un

susseguirsi di oppressioni e di abusi

46

.



44 «Ce qui assûre le plus la liberté des peuples qui ne cultivent point les terres; c’est que la monnoie leur est inconnue. Les fruits de la chasse, de la pêche ou des troupeaux ne peuvent s’assembler en assez grande quantité, ni se garder assez pour qu’un homme se trouve en état de corrompre tous les autres: au lieu que lorsque l’on a des signes de richesses, on peut faire un amas de ces signes & les distribuer à qui l’on veut. Chez les peuples qui n’ont point de monnoie, chacun a peu de besoin, & les satisfait aisément & également. L’égalité est donc forcée; aussi leurs chefs ne sont-ils point despotique» (EL, XVIII, 17, p. 1490). Su questi aspetti, si rimanda a T. Casadei - D. Felice, Modi di sussistenza, leggi e costumi, in D. Felice (a cura di), Leggere «Lo Spirito delle

leggi» di Montesquieu, cit., vol. I, pp. 313-351: 325-327.

45 Romains, VI, p. 141. Questo aspetto è stato evidenziato in particolare in M. Pavan, Il mondo barbarico nelle

«Considérations sur les causes de la grandeur des Romains», in A. Postigliola (a cura di), Storia e ragione. Le «Considérations sur les causes de la grandeur des Romains et de leur décadence» di Montesquieu nel 250° della pubblicazione, cit., pp. 169-178.

46 I continenti extraeuropei sono infatti caratterizzati dalla presenza di grandi pianure con poche barriere naturali. Il territorio è pertanto naturalmente diviso in pochi stati di grande estensione: gli stati molto ampi non possono, secondo Montesquieu, che essere governati in maniera dispotica. Inoltre, in Asia non c’è la presenza di una zona temperata: le popolazioni coraggiose del Nord sono a diretto contatto con quelle pavide del Sud. Il continente asiatico è pertanto destinato ad essere governato da despoti. Cfr. EL, XVII, 3, pp. 1458-1463;

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In Europa, al contrario, la presenza di frontiere naturali, fiumi o monti, favorisce la

formazioni di stati di medie dimensioni e rende difficile la nascita di vasti imperi, a

differenza di quanto accade nel continente asiastico. L’esistenza di zone a clima

temperato fa sì che le nazioni confinanti siano simili in forza e in coraggio: è difficile

che una riesca a prevalere sull’altra. Questa particolare situazione europea ha fatto sì

che, nel corso della storia, accanto a governi violenti e arbitrari, si siano visti fiorire

anche governi miti e liberi: vi è stato, insomma, un «flux et reflux d’empire et de

liberté»

47

.

Nel pensiero di Montesquieu si delinea una concezione ciclica della storia europea:

forme politiche libere sono destinate a prosperare e ad ingrandirsi, per poi andare

incontro a una decadenza che le porta a perdere la propria libertà originaria, finchè non

giungono nuove nazioni libere a ricominciare il ciclo

48

. Ereditando lo spirito delle

repubbliche greche, Roma è per Montesquieu la civiltà che, nei tempi antichi, ha

interpretato la vocazione europea per la libertà. Nel corso dei secoli, in seguito ad un

lungo processo di decadenza, Roma si è trasformata in un regime dispotico

49

.

Nel trattare dell’oppressione esercitata dall’Impero romano sui suoi cittadini,

Montesquieu si sofferma su due aspetti, strettamente collegati tra loro: l’eccessivo peso

fiscale e gli abusi perpetrati nelle province dell’Impero dagli appaltatori delle imposte.

La libertà non è più presente nell’Impero, ormai in decadenza, e l’unico modo che

hanno i provinciali per sfuggire al fiscalismo esasperato e, soprattutto, alle angherie



Felice, Il dispotismo, in Id. (a cura di), Leggere «Lo spirito delle leggi» di Montesquieu, cit., vol. II, pp. 125-198: 182-185; Id., Imperi e Stati del Mediterraneo nell’«Esprit des lois» di Montesquieu, in A. Cassani - D. Felice (a cura di), Civiltà e

popoli del Mediterraneo. Immagini e pregiudizi, Bologna, Clueb, 1999, pp. 159-201.

47 P 100, pp. 209-210: 210. Sulle peculiarità dell’Europa si vedano i saggi raccolti in A. Postigliola - M.G. Bottaro Palumbo (réunis par), L’Europe de Montesquieu, Actes du Colloque de Gênese (26-29 mai 1993), Napoli-Paris-Oxford, Liguori-Universitas-Voltaire Foundation, 1995. Relativamente all’idea di una contrapposizione tra Asia ed Europa nel pensiero europeo della modernità si vedano le riflessioni di Federico Chabod (Storia

dell’idea d’Europa, Bari, Laterza, 1961, pp. 82-107) e Norberto Bobbio (Grandezza e decadenza dell’ideologia europea,

in Id., Teoria generale della politica, a cura di M. Bovero, Torino, Einaudi, 1999, pp. 607-618).

48 «Presque toutes les nations du monde roulent dans ce cercle: d’abord elles sont barbares; elles conquièrent, et elles deviennent des nations poliecées; cette police les agrandit, et elles deviennent des nations polies; la politesse les affaiblit; elles sont conquises et redeviennent barbares» (P 1917, p. 587). Nelle Lettres persanes (LP, CXXV, pp. 478-480) Montesquieu abbraccia tutta la storia europea sotto il profilo dell’evoluzione delle forme politiche.

49 La storia della decadenza di Roma viene ripercorsa da Montesquieu nei Romains. Su questi temi, si rimanda in particolare a M. Mazza, Montesquieu, Lebeau e la decadenza dell’impero romano, in A. Postigliola (a cura di), Storia e

ragione, cit., pp. 385-420; L. Dileo, Montesquieu e la «décadence». Alcune annotazioni intorno ai Romains,

«Montesquieu.it», 4 (2012), pp. 165-203; R. Oake, Montesquieu’s Analysis of Roman History, «Journal of the History of Ideas», 16 (1955), 1, pp. 44-59.

71

degli esattori

50

è rifugiarsi presso i Barbari. Montesquieu ricava queste informazioni da

vari scrittori tardo antichi, in particolare da Salviano di Marsiglia

51

. Ulteriori fonti che,

probabilmente, Montesquieu potrebbe aver utilizzato sono l’Historiarum adversus paganos

di Paolo Orosio

52

e l’Historia Gothorum di Isidoro di Siviglia

53

.

Nella sua ricostruzione storica Montesquieu è sicuramente in debito con gli scrittori

tardo antichi. Tuttavia, l’attenzione posta sulle problematiche inerenti alla riscossione

delle imposte risente fortemente dall’attualità politica: «la questione della fiscalità è

centrale nella storia della Francia d’ancien régime: si può dire che le lotte politiche e le

rivolte popolari si articolano pressoché tutte, almeno nei secoli XVII e XVIII, attorno

ai problemi connessi all’imposizione fiscale»

54

.

I problemi legati alla fiscalità sono particolarmente rilevanti all’inizio del Settecento.

Le guerre che hanno contraddistinto il regno di Luigi XIV hanno causato un

rigonfiamento del debito pubblico e l’introduzione di nuove imposte per far fronte alle

spese militari.

La principale imposta diretta, la taglia, è particolarmente onerosa e grava sui roturiers.

Le difficoltà della sua riscossione, le cui regole variano nelle singole province, e le



50 Particolarmente dure sono le parole che Montesquieu, nei Romains e nell’Esprit des lois, dedica agli appaltatori delle imposte romani, dei quali sottolinea l’avarizia: «les chevaliers étoient les traitans de la république; ils étoient avides, ils semoient les malheurs dans les malheurs, & faisoient naître les besoins publics des besoins publics» (EL, XI, 18, p. 1270). Leggermente diverso è il manoscritto dell’Esprit de lois: «gens naturellement avides et par consequent corrompus» (MsEL, t. 3, p. 266). Si veda, inoltre, su questo, EL, XI, 19, pp. 1274, 1276, oltre alle Pensées 1877 e 1878, pp. 574-575. In Salviano di Marsiglia troviamo una durissima requisitoria contro gli appaltatori: «illud est gravius, quod plurimi proscribuntur a paucis quibus exactio publica peculiaris est preda, qui fiscalis debiti titulos faciunt quaestus esse privatos, et hoc non summi tantum, sed paene infimi, non iudices solum, sed etiam iudicibus obsequentes. Quae enim sunt non modo urbes, sed etiam municipia atque vici, ubi non quot curiales fuerint, tot tyranni sunt?» (De gubernatione Dei, V, 4, 17-18, MGH, Auct. ant., t. I, pars prior, p. 58). Cfr. anche, nella stessa opera, V, 4, 25, p. 60, dove gli appaltatori sono definiti «qui in similitudinem immanium bestiarum non rexerun traditos sibi, sed devorarunt, nec spoliis tantum hominum, ut plerique latrones solent, sed lacerazione et iam, ut ita dicam, sanguine pascebantur».

51 «Il faut lire dans Salvien les horribles exactions que l’on faisoit sur les Peuples. Les Citoyens poursuivis par les traitans, n’avoient d’autre ressource que de se réfugier chez les Barbares, ou de donner leur liberté au premier qui la vouloit prendre» (Romains, XVIII, p. 238). Salviano, infatti, riferisce che «ad hostes fugiant […] quaerentes scilicet apud barbaros Romanam humanitatem, quia apud Romanos barbaram inhumanitatem ferre non possunt […]. Itaque passim vel ad Gothos vel ad Bacaudas vel ad alios ubique dominantes barbaros migrat, et commigrasse non paenitet: malunt enim sub specie captivitatis vivere liberi quam sub specie libertatis esse captivi» (De gubernatione Dei, V, 5, 21-22, cit., p. 59).

52 Orosio riporta che tra i barbari si possono trovare dei Romani, che «malint inter barbaros pauperem libertatem, quam inter Romanos tributarium sollicitudinem sustinere» (Le storie contro i pagani, a cura di A. Lippold, 2 voll., Mondadori, Milano, 1993, vol. II, VII, 41. L’opera di Orosio è presente nella Biblioteca di Montesquieu a La Brède [Catalogue, n. 2699] e viene citata più volte nei Romains).

53 «Unde et hucusque Romani, qui in regno Gothorum constitunt, adeo amplectuntur, ut melius sit illis cum Ghotis pauperes vivere quam inter Romanos potentes esse et grave iugum tributi portare» (Historia Gothorum

Vandalorum et Suevorum, MGH, Auct. ant., XI, p. 274.

72

crescenti spese di guerra, fanno sì che venga istituita un’ulteriore imposta, la capitation,

che avrebbe dovuto rigurdare indistintamente tutti i sudditi del regno. Ideata come

un’imposta eccezionale, soppressa nel 1697, la capitation viene però reintrodotta nel

1701, con diverso carattere: diviene un’imposta proporzionale alla taglia. I ceti

privilegiati ne sono, in questo modo, nuovamente esenti. Nel 1710 l’insufficienza delle

entrate fa sì che venga stabilita una nuova tassa, il dixième denier, consistente nel

pagamento della decima parte di tutti i redditi. Queste imposte sono in buona parte

eluse dal clero e dalla nobiltà. A queste tasse si aggiungono le imposte indirette, come la

gabelle, la tassa sul sale, particolarmente odiata dalla popolazione.

All’inizio della reggenza, la situazione economica in cui versa il regno è

estremamente grave

55

: il debito pubblico è ingente e le imposte gravose per la

popolazione. Ciò induce il reggente a inviare agli intendenti un proclama, da diffondere

in tutto il territorio, con la richiesta di far pervenire proposte di riforma per il riordino

dell’economia del regno. Montesquieu in questa occasione invia un breve scritto, noto

con il titolo Mémoire sur les dettes de l’État, nel quale delinea le linee di un piano di

riforma

56

.

L’interesse per i problemi fiscali accompagna tutta la riflessione successiva di

Montesquieu e ha ripercussioni importanti nella sua teoria sulla decadenza degli stati.

Un intero capitoli dell’Esprit des lois è dedicato al rapporto tra la libertà e l’imposizione



55 Situazione così descritta dallo stesso reggente Filippo d’Orleans, nella Declarations del 7 dicembre 1715: «S’il