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La legge di successione al trono nel regno di Francia

Capitolo 4 – RE E NOBILTÀ NELLA STORIA DI FRANCIA: LA MONARCHIA

4.2 La legge di successione al trono nel regno di Francia

Le leggi fondamentali del regno

I cambiamenti avvenuti nei feudi in età carolingia sono osservati con particolare

interesse da Montesquieu perché tramite lo studio dei feudi è possibile, a suo avviso,

individuare le origini di alcune istituzioni proprie della costituzione francese, quali, ad

esempio, l’affermarsi del principio di primogenitura e della legge salica.

Il problema della successione al trono e delle leggi fondamentali è particolarmente

rilevante nel dibattito politico francese del Settecento. La legge di successione al trono è

considerata una delle leggi fondamentali del regno. In Francia si era sviluppato, nel

corso dei secoli, un intenso dibattito intorno alle leggi fondamentali: essendo di natura

consuetudinaria, questi principi di diritto pubblico volti a limitare il potere del monarca

non erano mai stati definiti con precisione. A seconda dei concreti problemi politici o

istituzionali che si erano presentati, alcuni gruppi sociali avevano, in diverse occasioni,

cercato di far riconoscere come leggi fondamentali determinate norme, senza successo.

Le uniche leggi fondamentali universalmente riconosciute erano quelle riguardanti la

successione al trono e il demanio regio

79

.

All’interno dell’Esprit des lois la monarchia viene definita come la forma di governo

nella quale «un seul gouverne par des loix fondamentales»

80

: le leggi fondamentali, che



79 A tutt’oggi, l’unico lavoro organico sull’argomento, che meriterebbe tuttavia ulteriori integrazioni e ricerche, è la tesi di dottorato di André Lemairie, Les lois fondamentales de la monarchia française d’après les théoriciens de l’ancien

régime, Paris, 1907, della quale esistono numerose edizioni anastatiche pubblicate nel corso degli anni da

Réprint Slatkine. Per una prima introduzione al problema si vedano inoltre M. Marion, voce «Lois fondamentales» in Id., Dictionnaire des institutions de la France aux XVIIe et XVIIIe siècle, cit., p. 341; P. Alatri, Parlamenti e lotta politica nella Francia del Settecento, cit., pp. 83-85. Relativamente ai dibatitti inerenti alla

successione nel Settecento, rimandiamo a C. Saguez-Lovisi, Les lois fondamentales au XVIIIe siècle. Recherches sur la loi de dévolution de la couronne, Paris, Presse universitaires de France, 1983.

80 EL, II, 4, pp. 936, 938. Sul concetto di «legge fondamentale» nell’Esprit des lois si veda J. Ehrard, La notion de

“lois fondamentales” dans l’œuvre et la pensée de Montesquieu, «Studies on Voltaire and the Eighteenth Century», 5

(2005), pp. 267-278, contributo nel quale l’autore analizza quali siano le leggi fondamentali nelle differenti forme di governo e mette in evidenza l’originalità del pensiero di Montesquieu. Relativamente alle leggi fondamentali nella monarchia si veda il classico É. Carcassonne, Montesquieu et le problème de la constitution

française au XVIIIࢥ siècle, cit., pp. 75-77, oltre a S. Goyard-Fabre, La philosophie du droit de Montesquieu, Paris,

Klincksieck, 1973, pp. 150-151. Meno rilevante è il contributo di Gabrielle Radica (Trois interprétations de la

162

non possono essere infrante dal monarca, evitano che il sovrano nell’esercizio del

potere si basi solo sulle proprie volontà, come accade nel dispotismo. Una di queste

leggi è quella che regola la successione al trono.

Nella teoria politica di Montesquieu, la regolamentazione della successione è

estremamente rilevante, in quanto considerata uno degli elementi discriminanti tra il

dispotismo e i governi moderati. Negli stati dispotici, dove tutto è sottoposto alla

volontà e ai capricci del governante, non vi sono leggi fondamentali relative alla

successione: «personne n’y est monarque de droit, mais seulement de fait»

81

.

L’aleatorietà della successione al trono fa sì che, alla morte di ogni despota, lo stato

rischi di precipitare in una guerra civile.

Nei governi moderati, al contrario, la legge fondamentale garantisce la certezza nella

successione, evitando in questo modo possibili conflitti alla morte di un sovrano.

Montesquieu ritiene che «ce n’est pas pour la famille régnante que l’ordre de

succession est établi, mais parce qu’il est de l’intérêt de l’Etat qu’il y ait une famille

régnante»

82

.

Queste righe sembrano essere una risposta a Boulainvilliers, secondo il quale «il est

évident que la perpétuité d’une Famille dans la possession de la Royauté, est un

occasion nécessaire d’avancer le pouvoir despotique»

83

. Nelle monarchie ereditarie,

infatti, spesso il caso fa sì che dopo il regno di un principe virtuoso salgano al trono dei

sovrani inetti

84

o che il re legittimo, sicuro della propria autorità, inizi ad abusare del

proprio potere.

Le posizioni di Boulainvilliers e di Montesquieu sono, su questo argomento,

diametralmente opposte. Boulainvilliers vede con sospetto l’ereditarietà della corona,

che può determinare l’affermazione del dispotismo, mentre secondo Montesquieu la



circulation des idées au XVIIIe siècle, Lyon, ENS Éditions, 2009, pp. 229-254: 232-235), nel quale vengono

riassunte le posizioni di Ehrard.

81 EL, V, 14, p. 1036.

82 EL, XXVI, 16, p. 1888.

83 Boulainvilliers, Histoire de l’ancien gouvernement de la France, cit., t. II, pp. 161-162. Le posizioni di Montesquieu sulla legge di successione sono simile a quelle di Dubos: «la Loi de succession, la Loi qui regle la succession à la Couronne, & qu’on y regarde avec raison comme leur plus ferme soutien, parce qu’empêchant les interregnes, & dispensant des elections, elle prévient les plus dangereuses contestations qui puissent naître dans un Etat, d’autant qu’il est ordinaire qu’elles dégénerent en guerres civiles durables & funestes souvent à l’Etata même» (Dubos, Histoire critique de l’établissement de la Monarchie Françoise dans les Gaules, cit., t. III, p. 278).

84 «Tel est donc le sort commun des Monarchies héréditaires, qui fait naitre cinquante mauvais Princes, inepts, fous, mal intentionnez, à la suite d’un bon esprit & d’un grand courage» (Boulainvilliers, Histoire de l’ancien

gouvernement de la France, cit., t. III, p. 156). Le opinioni di Boulainvilliers sulle norme di successione al trono

163

stessa legge difende la monarchia dai pericoli del dispotismo. Queste differenze nella

valutazione della legge di successione al trono derivano dalle diverse impostazioni dei

due autori. Boulainvilliers ritiene infatti che la tradizionale forza politico-sociale della

nobiltà sia il fattore dirimente per contrastare l’eccessivo potere dei sovrani assoluti. Le

leggi fondamentali, risalenti alle origini della monarchia, sono state dimenticate in

seguito alle usurpazioni del potere avvenute nel corso della storia di Francia; le leggi

fondamentali formatesi successivamente non hanno abbastanza forza per costituire un

argine adeguato alle eventuali pretese dei sovrani. La presenza di queste leggi risulta

pertanto inefficace per contrastare il potere del sovrano dispotico.

Preoccupato dai rischi di una degenerazione della forma di governo in dispotismo,

Montesquieu si concentra invece sui concreti meccanismi istituzionali capaci di arginare

il pericolo di una deriva dispotica della forma di governo monarchica. La presenza delle

leggi fondamentali, alle quali i sovrani sono sottoposti, è a suo avviso un mezzo efficace

per contrastare il rischio di una eccessiva concentrazione di potere nella mani del re

85

.

La successione di Luigi XIV

Montesquieu, in particolare, nei primi libri dell’Esprit des lois, si schiera a favore di un

ordine di successione basato su «la naissance, & un certain ordre de naissance»:

Une telle disposition arrête les brigues, étouffe l’ambition; on ne captive plus l’esprit d’un prince foible, & l’on ne fait point parler les mourans.

Lorsque la succession est établie par une loi fondamentale, un seul prince est le successeur, & ses freres n’ont aucun droit réel ou apparent de lui disputer la couronne. On ne peut présumer ni faire valoir une volonté particuliere du pere86.

È probabile che la stesura di questo brano comporti più di un riferimento all’attualità

politica. Il «prince foible» potrebbe infatti essere Carlo II d’Arburgo, le cui decisioni



85 Su queste differenze tra Boulainvilliers e Montesquieu si rimanda a D. Venturino, Boulainvilliers,

Montesquieu ou de la modération nobiliaire, in A. Postigliola - M.G. Palumbo, L’Europe de Montesquieu, cit., pp.

103-112: 110-112. Sul pensiero di Boulainvilliers relativo alle leggi fondamentali si veda anche D. Venturino,

Le ragioni della tradizione. Nobiltà e mondo moderno in Boulainvilliers (1658-1722), cit., pp. 294-299.

164

testamentarie, per le quali consultò anche il papa, diedero inizio alla guerra di

successione spagnola

87

.

L’espressione «on ne fait point parler les mourans» potrebbe inoltre essere un

riferimento a Filippo d’Orléans. Alla morte del Re Sole, infatti, Filippo d’Orléans, nel

tentativo di convincere il parlamento di Parigi a nominarlo reggente, riporta il discorso

che, a suo dire, il sovrano morente avrebbe pronunciato: discorso che sembrerebbe

giustificare la possibilità di apportare dei cambiamenti nelle disposizioni testamentarie

di Luigi XIV

88

. Anche il riferimento alla «volonté particuliere du pere» potrebbe,

presumibilmente, riferirsi al Re Sole. Nel 1714 infatti il sovrano promulga un editto con

il quale il duca del Maine e il conte di Tolosa, suoi bastardi legittimati, figli di Madame

de Montespan, vengono inseriti nella linea di successione del regno. Essi, che in

precedenza erano stati nominati principi del sangue, succederanno alla corona di

Francia in assenza di principi legittimi

89

. Poichè la legge che regola la successione è

considerata una legge fondamentale del regno, il tentativo di Luigi XIV di agire su di

essa, introducendo nella linea di successione i principi legittimati e i loro eredi, è un atto



87 Cfr. infra, pp. 166-167.

88 «M. le duc d’Orleans ayant salué la compagnie, a dit: “Messieurs […], c’est moi, comme le premier de ses sujets, qui dois donner l’exemple de cette fidélité inviolable pour sa personne, et d’un attachement encore plus particulier que les autres aux intérêts de son Etat. Ces sentiments connus du feu roi, m’ont attiré sans doute ces discours pleins de bonté, qu’il m’a tenus dans le derniers instants de sa vie, et dont je crois vous devoir rendre compte. Après avoir reçu le viatique, il m’appella, et me dit: Mon neveu, j’ai fait un testament où je

vous ai conservé tous les droits que vous donne votre naissance; je vous recommande le dauphin, servez-le aussi fidèlement que vous m’avez servi, et travaillez à lui conserver son royaume; s’il vient à manquer vous serez le maître, et la couronne vous appartient. A ces paroles il en ajouta d’autres, qui me sont trop avantageuse pour le pouvoir répéter, et il finit

en me disant: J’ai fait les dispositions que j’ai cru le plus sages; mais comme on ne sauroit tout prévoir, s’il y a quelque chose

qui ne soit pas bien, on le changera. Ce sont ses propres termes…”» (Arrêt du parlement de Paris touchant la régence, et procès-verbal de ce qui s’est passé au parlement à ce sujet, in Recueil général des anciennes lois françaises, cit., t. XXI, pp.

2-25: 4-5). Dopo aver pronunciato queste parole, Filippo d’Orléans chiede al Parlamento di assegnare a lui la reggenza, contrariamente a quanto stabilito nel testamento di Luigi XIV.

89 Questa decisione, che fa scalpore, è stata presa dal sovrano in seguito alle contingenze che si verificarono alla fine del suo regno. Tra il 1711 e il 1712 muoiono tre delfini: il figlio di Luigi XIV, il Gran Delfino (14 aprile 1711), il figlio maggiore di quest’ultimo, Luigi duca di Borgogna (18 febbraio 1712), e infine il primogenito del duca di Borgogna, Luigi duca di Bretagna (8 marzo 1712). Tra i discendenti legittimi del Re Sole rimaneva in vita solamente il secondogenito del duca di Borgogna, il futuro Luigi XV, bambino malaticcio, oltre al futuro Filippo V di Spagna. La decisione di inserire i legittimati nella linea di successione può avere diverse motivazioni. I principi del sangue che avrebbero potuto, in caso di morte di Luigi XV, aspirare al trono appartenevano alle famiglie Orléans, Condé e Conti, con le quali Luigi XIV era in profondo conflitto; d’altra parte, nel caso, che effettivamente si realizzerà, di una reggenza a causa della minorità di Luigi XV, il delfino si sarebbe trovato isolato di fronte alle ambizioni dei principi del sangue. La presenza dei legittimati avrebbe potuto dunque fungere da contrappeso, garantendo degli alleati a Luigi XV: il duca del Maine e il conte di Tolosa, consapevoli che i principi del sangue avrebbero fatto di tutto per eliminarli dalla linea di successione e per contrastare il loro potere, sarebbero stati portati a difendere il delfino, con lo scopo di mantenere le proprie prerogative. Su questa vicenda e sul conseguente dibattito sulle leggi fondamentali si rimanda in particolare a C. Saguez-Lovisi, Les lois fondamentales au XVIIIe siècle. Recherches sur la loi de dévolution de la couronne, cit., pp. 26-28.

165

che all’epoca viene considerato estremamente grave. Il re infatti non può cambiare le

leggi fondamentali.

Nell’editto con il quale Luigi inserisce i principi nell’ordine di successione, la sua

decisione viene giustificata con la volontà di perseguire «ce que nous croyons être du

bien et de l’avantage de notre État»: infatti, sebbene il sovrano dichiari che, considerato il

numero di principi del sangue viventi, sia possibile ipotizzare che la corona rimanga

ancora a lungo in seno alla famiglia reale, tuttavia «une sage prévoyance exige néamoins

de notre amour pour la tranquillité de notre royaume, que nous prévenions les malheurs et

les troubles qui porrai arriver, si tous les princes de notre maison royale venait a

manquer»

90

.

È probabile che Montesquieu, nel trattare la legge di successione nelle monarchie,

avesse ben presente questo editto. Le sue parole sembrano infatti essere una risposta a

quelle del Re Sole: «L’ordre de succession est fondé dans les monarchies sur le bien de

l’Etat, qui demande que cet ordre soit fixé, pour éviter les malheurs que j’ai dit devoir arriver

dans le despotisme»; la legge che regola la successione nelle monarchie ha infatti «pour

objet le bien & la conservation de l’Etat»

91

.

Mentre Luigi XIV ritiene necessario intervenire per evitare futuri malheurs,

Montesquieu rovescia questa argomentazione, sostenendo che l’ordine di successione al

trono deve essere fisso, altrimenti si rischia di entrare nell’incertezza e nelle sventure

proprie del dispotismo.

Il re non può cambiare arbitrariamente l’ordine della successione. Il fatto che il

brano dell’Esprit des lois sia una risposta a Luigi XIV è tanto più probabile se si considera

che il Re Sole viene accusato da Montesquieu, in diversi punti della sua opera, di essere

un sovrano con ambizioni dispotiche

92

.



90 Édit qui, en cas de défaillance des princes légitimes de la maison de Bourbon, appelle à la succession au trône les princes

légitimés (juillet 1714), in Recueil général des anciennes lois françaises, cit., t. XX, pp. 619-623: 622.

91 EL, XXVI, 16, p. 1888.

92 Durante il regno del Re Sole diversi autori, oltre a Montesquieu, accusano il sovrano di «dispotismo» o compiono dei raffronti tra i regimi orientali e la Francia. Su questo aspetto, si rimanda a D. Monda, Contro

166

La guerra di successione spagnola e la guerra di devoluzione

Nonostante Montesquieu difenda la fissità dell’ordine di successione, riconosce tuttavia

che possono verificarsi casi in seguito ai quali non solo è legittimo, ma anche necessario

un cambiamento: come quando la legge politica che ha istituito nello Stato un certo

ordine di successione «devient destructrice du corps politique pour lequel elle a été

faite»

93

. È di massimo interesse per uno stato che chi governa risieda nel territorio del

regno e rispetti le leggi e i costumi del proprio paese

94

. Da ciò segue che «si un grand

Etat a pour heritier le possesseur d’un grand Etat, le premier peut fort bien l’exclurre,

parce qu’il est utile a tous les deux Etats que l’ordre de la succession soit changé»

95

.

Montesquieu riporta come esempio la legge russa e quella portoghese, che escludono

dalla successione ogni erede che sia già re in un’altra monarchia. È probabile che, anche

in questo caso, Montesquieu si riferisca in realtà agli avvenimenti del regno di Luigi

XIV, in particolare alla guerra di successione spagnola: è questa vicenda storica,

probabilmente, a influenzarlo maggiormente nella sua riflessione sulle leggi di

successione per quanto riguarda l’ipotesi di un «un grand Etat» che «a pour héritier le

possesseur d’un grand Etat».

Nel 1700 muore senza eredi Carlo II d’Asburgo. Nella linea di successione è

presente anche Filippo, nipote di Luigi XIV: in assenza di eredi diretti, il defuno

sovrano, per disposizione testamentaria nomina proprio quest’ultimo erede al trono di

Spagna, a condizione che rinunci ai suoi diritti alla corona di Francia. Il Re Sole, però,

rifiuta di togliere al nipote i diritti di successione

96

.



93 EL, XXVI, 23, p. 1896.

94 EL, XXVI, 23, p. 1896: «J’ai dit qu’un grand Etat devenu accessoire d’un autre, s’affoiblissoit, & même affoiblissoit le principal. On sait que l’Etat a intérêt d’avoir son chef chez lui, que les revenus publics soient bien administrés, que sa monnoie ne sorte point pour enrichir un autre pays. Il est important que celui qui doit gouverner ne soit point imbu de maximes étrangeres; elles conviennent moins que celles qui sont déjà établies: d’ailleurs les hommes tiennent prodigieusement à leurs loix & à leurs coûtumes; elles font la félicité de chaque nation; il est rare qu’on les change sans de grandes secousses & une grande effusion de sang, comme les histoires de tous les pays le font voir». Stesso concetto si trova anche nella pensée 1900: «Que s’il arrivait qu’un état s’abandonnât lui même et ne fît point de loi politique pour conserver son indépendance ou prévenir le partage et qu’une telle négligence pût mettre les autres nations en péril, il ne faut pas douter que, dans ce cas il ne fallût régler cette succession, non pas par la Loi politique, mais par le Droit des gens, qui veut que les diverses nations fassent tout ce qu’elles peuvent pour se conserver, et qui ne souffre par que leur ruine dépende de la négligence d’une nation particulière».

95 EL, XXVI, 23, p. 1896.

96 Lettres patentes du Roi que son petit-fils le Roi d’Espagne conserve les droits de sa naissance, comme s’il continuati de

résider dans le Royaume, de sorte que lui et ses hoirs demeureront, le cas échéant héritiers de la Couronne de France, malgré leur absence du royaume et leur naissance à l’étranger (décembre 1700), riportate in S. de Bourbon, Le Traité d’Utrecht et les Lois fondamentales, Paris, Champion, 1914, pp. 262-264.

167

Durante la guerra che segue questi eventi, muoiono sia il delfino, sia il figlio e il

nipote di quest’ultimo. Erede legittimo di Luigi XIV è a questo punto il futuro Luigi

XV, all’epoca bambino malaticcio di appena due anni

97

. Nel caso della sua morte, è

destinato a salire al trono proprio Filippo. La questione della separazione delle due

corone diviene estremamente pressante.

Montesquieu ha probabilmente in mente questi avvenimenti quanto ipotizza la

possibilità di un cambiamento nell’ordine della successione perché, a suo avviso, le leggi

politiche devono sottostare al principio «le salut du peuple est la supreme loi»

98

.

Nonostante il ricorso a questa formula latina sia diffuso nella letteratura politica di età

moderna

99

, il suo utilizzo proprio in relazione a un eventuale cambiamento nella linea di

successione potrebbe richiamare le parole che Luigi XIV scrive, alla fine della guerra,

per giustificare la rinuncia alle pretese al trono di Francia da parte del nipote Filippo V.

Pur rimarcando la legittimità delle pretese al trono di Filippo, Luigi è costretto cedere di

fronte alla prospettiva del proseguimento di una guerra che la Francia non è più in

grado di sostenere: «Le salut d’un peuple si fidèle, est pour nous une loi suprême qui doit l’emporter

sur toute autre considération. C’est à cette loi que Nous sacrifions aujourd’hui le droit d’un

petit-fils qui nous est cher»

100

.

Se è possibile escludere un erede dall’ordine di successione, a maggior ragione,

secondo Montesquieu, si può costringere un possibile erede a rinunciare ai suoi diritti

alla corona, in particolare nel caso di matrimoni che potrebbero far perdere