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LA TASSAZIONE NUTRIZIONALE TRA DIRITTO AD UNA SANA ALIMENTAZIONE E CRISI DELLE FINANZE PUBBLICHE

3. I fondamenti economici della tassazione alimentare

L’utilizzo della tassazione nutrizionale si pone nell’ambito dei tributi sui consumi non meritori introdotti anche per motivi di sanità pubblica: il consumo di prodotti quali tabacco ed alcool cagiona l’emersione di esternalità negative che rappresentano costi per la società non coperti né dal produttore né dal consumatore11. La scelta del cliente di acquistare junk food ovvero

bibite zuccherate si riflette in un costo posto a carico dell’intera comunità senza che egli sopporti una qualsiasi compensazione. Il produttore vende (ed il compratore acquista) ad un valore che non tiene conto dei c.d. costi esterni ovverosia dei costi trasferiti su altri soggetti, generando un sussidio indiretto sul bene a spese dei soggetti incisi dall’esternalità12. L’inefficiente

allocazione delle risorse, dunque, favorisce un consumo eccessivo di cibi poco

9 Così A. URICCHIO, La tassazione sugli alimenti tra capacità contributiva e fini extrafiscali,

cit., 1270.

10 Cfr. G. ZIZZO, I tributi sui grassi … ovvero come dimagrire con le imposte, cit., 5-6. 11 Cfr. WHO, Using Price Policies to Promote Healthier Diets, Copenhagen, 2015, disponibile

su www.who.int, passim; F. SASSI-A. BELLONI-C. CAPOBIANCO, The Role of Fiscal

Policies in Health Promotion, in OECD Health Working Papers, 66/2013, passim. 12 Cfr. M. LECCISOTTI, Lezioni di Scienza delle Finanze, Torino, 1997, 37 ss.

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salutari a danno dell’intera collettività. Il prelievo fiscale, però, agendo sui prezzi finali, permette di imputare al consumatore anche il fattore sanitario ed ambientale facendo gravare sui soggetti responsabili delle diseconomie i costi derivanti dalla propria attività. L’utilizzo della leva fiscale, infatti, permette l’internalizzazione dei costi ambientali nei prezzi di mercato dei beni facendo sì che il prodotto immesso sul mercato risulti essere meno competitivo in quanto il prezzo (netto) deve essere maggiorato dell’imposta. Tale internalizzazione delle diseconomie esterne avviene generalmente tramite prelievi c.d. pigouviani che, se ben strutturati, rappresentano un valido rimedio ai fallimenti del mercato. L’intervento statale consente, infatti, di incrementare il prezzo del prodotto tramite la tassazione e ridurre conseguentemente la domanda. Nei casi in cui la presenza di fallimenti di mercato è imputabile a casi diversi dalle esternalità, l’utilizzo della leva fiscale è insufficiente per il perseguimento della tutela della salute. È il caso in cui nel mercato vi siano asimmetrie informative sulla qualità del prodotto e sul suo impatto nutrizionale13.

Generalmente tali tributi assumono le sembianze di una tassazione indiretta attraverso accise specifiche ovvero ad valorem nonché di una imposizione sul valore aggiunto. Le accise specifiche sebbene siano di semplice gestione amministrativa devono essere periodicamente riviste per adeguarle all’inflazione a pena della loro perdita di valore nel tempo. È, tuttavia, evidente che maggiore è l’effetto del tributo pigouviano sulla contrazione della domanda di prodotti alimentari non salutari, minore è il gettito raccolto. Il fine extra- fiscale, quindi, si pone in un contrasto stridente con il fine fiscale in quanto minore sarà il consumo di junk food indotto dalla leva fiscale minore sarà il gettito raccolto dal tributo.

L’intervento statale, tuttavia, non si esaurisce in un ruolo “negativo” quale un incremento del gravame fiscale potendo trovare altresì spazio un comportamento “positivo” volto ad incentivare il consumo di prodotti sani attraverso la concessione di sussidi, specie fiscali. Agevolazioni fiscali su frutta e verdura, ad esempio, possono determinare una riduzione del loro prezzo di mercato ed un conseguente incremento della domanda14. Un incremento nei

consumi di tali beni comporta una significativa riduzione di rischio di mortalità dovuta ad una alimentazione non corretta.

La necessità di strutturare una fiscalità nutrizionale efficace, efficiente ed equa ha avviato da qualche anno la diffusione di studi sul tema15. È stato

13 Cfr. F. SASSI-A. BELLONI-C. CAPOBIANCO, The Role of Fiscal Policies in Health Promotion, cit., 22 ss.

14 Si v. S. ANGELENI, Insalate miste pronte da mangiare. A dieta anche l’Iva aliquota al 4%,

disponibile su Fiscooggi.it, 8 aprile 2013.

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dimostrato che i tributi sui cibi non salutari o bevande zuccherate influenzano le preferenze di consumo incentivando una dieta sana ed equilibrata16. Di

converso sussidi anche di matrice fiscale su cibi più salutari hanno l’effetto di incentivarne il consumo aumentando la spesa su tali prodotti. L’effetto combinato di tassazione nutrizionale e sgravi fiscali massimizza gli effetti della leva tributaria sulle abitudini di consumo dei cittadini17.

Il successo della fiscalità nutrizionale è ancorato all’approfondita analisi di alcune variabili economiche che incidono sulla possibilità del tributo di perseguire lo scopo prefisso. Prima fra tutte l’elasticità della domanda al prezzo che misura la sensibilità della domanda alla variazione dei prezzi18. L’elasticità

è influenzata da numerosi fattori tra cui le preferenze e le abitudini di consumo degli acquirenti nonché il numero di alternative disponibili. Maggiore sarà, pertanto, l’elasticità della domanda, maggiore sarà l’effetto di sostituzione provocato dal prelievo impositivo ed il contributo della fiscalità nutrizionale nella diminuzione di diete non salutari. Tuttavia in ossequio alla regola di Ramsey uno Stato dovrebbe tassare con aliquote più alte i beni con una domanda inelastica al fine di minimizzare l’eccesso di pressione e massimizzare l’efficienza del sistema tributario.

Un’altra variabile fondamentale da approfondire nella strutturazione del tributo riguarda la sua capacità di lanciare un segnale di prezzo riducendo la domanda e modificando le sue abitudini al consumo definendo il quantum dell’imposizione. Tributi applicati in misura specifica o ad valorem rischiano di produrre effetti blandi o pressoché nulli qualora troppo bassi19: tali prelievi

Taxes and Subsidies to Improve Diets: Understanding the Recent Evidence, in Nutr Rev.,

2014, 9, 551 ss.

16 Sull’esperienza irlandese legata alla tassazione tramite accisa di bevande analcoliche

dolcificate con lo zucchero si v. R. BAHL-R. BIRD-M.B. WALKER, The Uneasy Case Against

Discriminatory Excise Taxation: Sugarsweetened Beverage Taxes in Ireland, in Public Finance Review, 2003, 5, 510 ss.

17 Sulla proposta di riforma dell’IVA su alimenti e bevande in Svezia si v. L.J. NORDSTRÖM-L.

THUNSTRÖM, Can Targeted Food Taxes and Subsidies Improve the Diet? Distributional

Effects Among Income Groups, in Food Policy, 2011, 2, 259 ss. Sulla proposta di revisione

della tassazione britannica si v. K.E. NNOAHAM-G. SACKS-M. RAYNER-O. MYTTON-A. GRAY, Modelling Income Group Differences in the Health and Economic Impacts of Targeted

Food Taxes and Subsidies, in Int. J. Epidemiol., 2009, 5, 1324 ss.

18 Per uno studio sull’elasticità e sull’effetto sostitutivo a seguito dell’introduzione di

un’imposta sulle bevande zuccherate in Brasile si v. R.M. CLARO-R.B. LEVY-B.M. POPKIN- C.A. MONTEIRO, Sugar-sweetened beverage taxes in Brazil, in Am. J. Public Health, 2012, 1, 178 ss.

19 Si v. H. CHOUINARD-D. DAVIS-J. LAFRANCE-J. PERLOFF, The Effects of a Fat Tax on Dairly Products, in CUDARE, Working paper 2005, n. 1007.

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in luogo di assumere una funzione disincentivante finiscono per svolgere una funzione redistributiva al fine di procacciare entrate per l’Erario. Del resto tributi di modesta entità possono essere anche assolti direttamente in capo al venditore evitando l’effetto di traslazione economica ed il relativo segnale di prezzo compromettendo l’effettiva utilità del tributo20.

Il timore maggiore degli Stati nell’introdurre tributi su cibi e bevande è imputabile principalmente ai rischi di regressività del prelievo che incidono sulle fasce meno abbienti di contribuenti che maggiormente consumano

junk food in quanto più economici21. Il contribuente più povero, infatti, sarà

maggiormente inciso dal tributo in quanto spende per l’alimentazione una quota del proprio reddito disponibile più alta del contribuente ricco22. Alcuni

studi hanno evidenziato come alla regressività economica del prelievo si abbina una riduzione nelle disuguaglianze nelle condizioni di salute perché proprio le fasce più povere sono anche quelle che beneficiano maggiormente nell’adozione di una dieta sana ed equilibrata23. Le fasce più deboli di contribuenti sono più

sensibili alle variazioni di prezzo registrando una elasticità più alta e, pertanto, sono quelle che riducono maggiormente il consumo di alimenti non salutari24.

Ulteriori rimedi alla regressività possono essere rintracciati utilizzando il gettito raccolto per sussidiare i cibi sani agevolando l’effetto di sostituzione ovvero per finanziare programmi di promozione della salute aumentando i benefici della tassazione nutrizionale25.

20 Cfr. F. SASSI-A. BELLONI-C. CAPOBIANCO, The Role of Fiscal Policies in Health Promotion, cit., 14 ss.

21 È stato recentemente dimostrato che anche nel nostro Paese le differenze nel consumo di

sale sono legate alle importanti diseguaglianze economiche e sociali tra le regioni meridionali e quelle centro-settentrionale. Per un’analisi economica si v. M. CARAHER-G. COWBURN,

Taxing food: implications for public health nutrition, in Public Health Nutrition, 2005, 8,

1242 ss.

22 Cfr. R. WILLIAMS-K. CHRIST, Tassare i vizi: le accise sono efficienti, in M. TROVATO (a

cura di), Obesità e tasse, Torino, 2013, 194. Per profili di regressività della fat tax in Italia si v. R. LAGRAVINESE, Una “fat tax” per ridurre l’obesità in Italia?, disponibile su www.

nelmerito.com, 20 gennaio 2012.

23 Cfr. O. MYTTON-A. GRAY-M. RAYNER-H. RUTTER, Could Targeted Food Taxes Improve Health?, in J. Epidemiol Community Health, 2007, 61, 689 ss.

24 Cfr. S. SMED-J.D. JENSEN-S. DENVER, Socio-economic Characteristics and the Effect of Taxation as a Health Policy Instrument, in Food Policy, 2007, 5-6, 624 ss.

25 Cfr. N. DIRINDIN-E. BRENNA-C. DI NOVI, Tassare il cibo spazzatura?, disponibile su www.lavoce.info, 7 febbraio 2012.

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