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Sala Dante, Palazzo incontr

ASPETTI GIURIDICI E PROFILI DI SICUREZZA ALIMENTARE ED AMBIENTALE

3. Insetti negli standard del Codex alimentarius

Dopo aver compreso che all’interno dell’Unione europea non esiste ancora una disciplina non solo uniforme, ma neppure armonizzata per gli insetti edibili, ma avendo premesso che, al di fuori dei confini unionali, questi costituiscono alimenti di uso comune, pare opportuno cercare di comprendere se esista e quale sia la relativa regolamentazione internazionale.

Purtroppo, anche in questo caso, non è consentito individuare norme condivise che consentano di evitare possibili ostacoli alla libera circolazione, fondati su valutazioni di sicurezza alimentare o ambientale.

Riconoscendone i molteplici profili positivi, la FAO ha dimostrato da anni un crescente interesse verso la possibilità di impiegare gli insetti nell’alimentazione umana sia direttamente (come alimenti essi stessi), sia indirettamente (utilizzandoli come mangimi per gli animali da allevamento). Nello studio condotto con l’Università di Wageningen (WUR)13, pubblicato nel

2013, è indagato l’impatto che un sistematico e generalizzato utilizzo di insetti potrebbe generare sugli ecosistemi e l’ambiente, sull’alimentazione, sulla sicurezza alimentare, intesa nella duplice accezione di food safety e food security, sui modi di vivere sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo.

In particolare, per quanto concerne il primo profilo, investire nell’allevamento di alcune specie di insetti commestibili potrebbe garantire la sopravvivenza di ecosistemi, attualmente minacciati dalla scomparsa delle suddette specie. Per quanto concerne gli ulteriori impatti ambientali, già si disse, nell’introduzione,

12 Consultabile all’indirizzo https://www.nvwa.nl/documenten-nvwa/risicobeoordelingen- voedselveiligheid/bestand/2207475/gekweekte-insecten-ter-consumptie

(15 settembre 2015).

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dell’alto coefficiente di conversione in massa del nutrimento assunto, proprio degli insetti. Non solo: come sottolinea lo studio FAO-WUR, questi animali possono essere allevati su materiale organico di scarto, compresi i rifiuti umani e animali. Ulteriormente, gli insetti sembrerebbero dare origine ad emissioni di gas serra e ammoniaca nettamente inferiori a quelle dei comuni animali da allevamento.

Per quanto concerne l’alimentazione umana, già si è detto dell’elevato apporto di sostanze nutritive che gli insetti garantiscono, ferma la considerazione della sussistenza di consistenti differenze tra una specie e l’altra. Parimenti, tanto il pregio nutrizionale, quanto la facilità di riproduzione e allevamento di questi animali, potrebbero costituire significativi elementi a sostegno del loro impiego nell’integrazione delle diete, per sopperire alla crescente domanda globale di cibo.

Ancora, gli insetti possono rappresentare validi elementi di integrazione anche per i mangimi, siano essi destinati ad animali domestici che ai tradizionali animali da allevamento.

È stato infine osservato come l’introduzione e lo sviluppo di impianti per la crescita di artropodi, non dispendiosi e caratterizzati da semplicità di gestione, possa costituire uno strumento per migliorare le condizioni di vita delle fasce meno abbienti, nei Paesi in via di sviluppo, che potranno così trovare, nell’allevamento e lavorazione degli insetti, una nuova fonte di reddito.

Pur confermando la necessità di ulteriori approfondimenti su taluni aspetti legati all’ingresso degli insetti edibili nella catena agroalimentare globale, lo studio conferma l’esigenza di valorizzare questa nuova fonte tanto a livello comunicativo, quanto normativo.

Su tale ultimo rilievo, è significativo osservare come ad oggi non sia stato adottato alcun atto in materia di insetti commestibili, all’interno del Codex

Alimentarius, nonostante la Commissione del Codex abbia lavorato, in anni

recenti, sulla definizione di uno standard regionale per l’Asia. In particolare, nel 2010, la delegazione del Laos propose di condurre un’indagine sull’argomento, evidenziando i benefici in termini nutrizionali e commerciali che l’adozione di uno standard avrebbe comportato. Sulla scia di questa proposta fu istituito un gruppo di lavoro elettronico incaricato di sviluppare un documento di discussione che tenesse conto dei dati di consumo e commercio che le delegazioni degli altri Paesi avrebbero dovuto fornire. Alla riunione del Comitato di Coordinazione per l’Asia, tenutasi nel 2012, la delegazione del Laos, che presiedeva il gruppo di lavoro, lamentò la difficoltà di reperimento delle informazioni (legata alla scarsa collaborazione delle altre delegazioni) e chiese l’intervento della FAO nell’acquisizione dei dati. Fu dunque costituito un nuovo gruppo di lavoro che ottenne unicamente informazioni dalla Thailandia, nel maggio 2014.

In considerazione della necessità di reperire ulteriori dati e in attesa di riuscire nell’intento, alla riunione del Comitato di Coordinazione per l’Asia del

Valeria Paganizza 167

2014 fu deciso di sospendere le attività del gruppo di lavoro, fino all’effettiva disponibilità di adeguati dati.

Il fatto che anche i Paesi già fortemente coinvolti nella produzione e commercializzazione di insetti edibili non siano riusciti non solo nel difficile compito di definire uno standard, ma anche nella più semplice opera di raccolta di informazioni sui consumi e il commercio di questi prodotti, è significativo e può essere giustificato senza troppe complicazioni. La definizione di uno

standard implica la fissazione di limiti, di criteri qualitativi e di sicurezza non

elastici, prima non sussistenti o comunque non codificati. Ne consegue che, come in ogni altro settore interessato dalle negoziazioni del Codex, numerosi Paesi, soprattutto se in via di sviluppo, appaiono restii ad autoimporsi vincoli che spesso non favoriscono la produzione nazionale o locale, ma ne ostacolano anzi le potenzialità di esportazione.

4. Conclusioni

Trovare delle conclusioni adeguate per il presente articolo è un compito ingrato, per una semplice motivazione: non possono esistere conclusioni. Il tema degli insetti edibili, infatti, conosce oggi la sua fase di maggior mutamento, sottoposto, com’è, alle pressioni dei gruppi di interesse che spingono per la diffusione dell’entomofagia, e a quelle opposte di chi, su motivazioni di carattere ambientale o di sicurezza alimentare, auspica la cauta valutazione di ogni possibile rischio legato al consumo di insetti o al loro utilizzo nei mangimi.

Chi scrive affronta tuttavia la questione dal mero punto di vista giuridico, difettando, suo malgrado, delle nozioni e degli strumenti tecnici che consentirebbero una discussione maggiormente consapevole del problema. Limitando dunque le considerazioni conclusive al solo dato normativo, non si può che accogliere con favore l’opera di revisione del regolamento CE n. 258/97, volta a fornire agli Stati membri una disciplina uniforme, chiara, e priva degli spazi di discrezionalità che l’attuale formulazione comunque garantisce alle autorità nazionali.

I pareri dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare costituiranno le solide fondamenta per tale opera di costruzione normativa, la cui stabilità sarà tuttavia da sottoporre a verifica periodica proprio in considerazione dei repentini mutamenti della materia.

Ad oggi, parrebbe tuttavia potersi condividere l’atteggiamento più restrittivo adottato dalla maggior parte dei Paesi dell’Unione europea: in assenza di una valutazione del rischio da parte dell’EFSA, le maggiori garanzie di sicurezza per alimenti che non hanno mai fatto parte della dieta europea provengono proprio dalla sottoposizione degli stessi alla procedura di autorizzazione prevista per i

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Per quanto concerne la scena internazionale, le attività di definizione di uno

standard condiviso, prima regionale, poi globale, certamente riprenderanno. Il

commercio di insetti non sembra tuttavia aver ancora assunto una portata tale da giustificare impegni diplomatici ed economici su vasta scala.

I prossimi anni si riveleranno ciononostante cruciali per la diffusione dell’entomofagia: non resta che attendere.

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