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Dopo esserci soffermati su Polibio e Livio, dobbiamo passare alla descrizione del popolamento cisalpino restituita dalla nostra terza fonte per importanza, Strabone. Diversi passaggi del V libro della Geografia sono per noi di rilievo. Nel primo fra questi, Strabone afferma che la Cispadana è abitata uJpo; tw'n Ligustikw'n ejqnw'n kai; tw'n Keltikw'n: i primi abitano sui monti (cioè sull’Appennino), i secondi in pianura. La Transpadana è, invece, occupata da Celti e Veneti496. Letto in isolamento, questo brano potrebbe dare l’idea che Strabone discorra del suo presente, ma così non è. Più avanti il geografo, non tradendo la sua generale propensione a interessarsi al passato delle regioni che descrive, chiarisce come la sua sia un’immagine retrospettiva: è in antico che la regione attorno al Po era abitata soprattutto da Celti. Fra gli e[qnh celtici, mevgista erano i Boii, gli Insubri e, poi, quei Senoni che presero Roma insieme ai Gesati. Seguono annotazioni sulla sorte di questi gruppi, che, salvo gli Insubri ancora presenti (ai tempi di

492 A dimostrazione della notorietà dell’episodio, “une des scènes les plus racontées de l’histoire de Rome” (LUCAS 2009, p. 15), si

veda il numero dei riferimenti a esso nella lista seguente, peraltro non esaustiva: Polyb., II, 34, 1-9; Liv., Per., 20; Frontin., Strat., IV, 5, 4; Plut., Marc., 6-8; id., Comp. Pelop. et Marc., 1, 2; id., Romul., 16, 7-8; Flor., Epit., I, 20; Fest., De verb. signif., pp. 202-204 Lindsay; Luc. Ampel., 21; Eutr., III, 6; Oros., Hist., IV, 13, 15. Nel contesto poetico costituito da Prop., IV, 10, 39-44, l’avversario di Marcello è chiamato “Virdomaro” e detto portatore di uno scudo belgico (Belgica […] parma). Per altri riferimenti ancora, v. MRR, I, p. 233. Conviene pure ricordare che la battaglia in cui Marcello compì il suo exploit, già verso la fine del III secolo, fu celebrata da una praetexta di Nevio, intitolata, appunto, Clastidium e di cui pochissimo è rimasto (BOURDIN 2012, p. 36; WILLIAMS 2001, p. 43).

493 PEYRE 1979, p. 32. 494 BRIZZI 1997, p. 178. 495 PEYRE 1992, p. 12; VITALI 2014, p. 741. 496 Strab., Geogr., V, 1, 4. 125

Strabone o delle sue fonti), furono tutti eliminati dalla scena a opera dei Romani: se i Senoni e i Gesati subirono un vero e proprio sterminio, ai Boii toccò in sorte quell’espulsione che abbiamo già evocato497.

Strabone torna poi una terza volta su questi temi, con quello che, fra tutti, è il brano più articolato. La Cispadana era per lo più occupata da Boii, Liguri, Senoni e Gesati, ma, dopo l’espulsione dei Boii e l’annientamento di Gesati e Senoni, ora rimangono solo i fu'la liguri e le colonie dei Romani. Il fatto che, prima del duro impatto romano, vi fossero per lo più gruppi celtici e liguri fa intendere che esistessero anche ulteriori componenti, che Strabone non lascia nell’anonimato. Infatti, egli precisa che, in Cispadana, ai Romani si è mescolato pure il fu'lon/e[qno" degli Umbri e, in certi luoghi, pure quello dei Tirreni498. Strabone spiega la presenza umbra e tirrenica in Cispadana con una digressione499, in cui è narrata un’antica contesa per il primato tra Umbri e Tirreni, estesasi al tema del dominio a nord dell’Appennino, con tanto d’invio, prima da parte dei Tirreni e poi degli Umbri, di spedizioni contro i barbari abitanti la regione del Po. Per Strabone, i Tirreni e, soprattutto, gli Umbri hanno installato numerose colonie in queste zone500. Altrove nella Geografia, fra le colonie degli Umbri, Strabone cita due centri che accolsero in seguito anche coloni Romani, cioè Rimini e Ravenna501. Oltre che a Rimini e a Ravenna, non manca poi la segnalazione della presenza di Umbri pure a Sarsina502.

Tornando al brano succitato, occorre ricordare anche quanto Strabone afferma dopo l’excursus sulla colonizzazione umbra e tirrenica della Cispadana. Secondo il geografo, una volta assunto il controllo della regione e avendo a loro volta inviato coloni in molti luoghi, i Romani salvaguardarono anche i gevnh dei coloni precedenti. Il passo si chiude con Strabone che dichiara “e ora sono tutti quanti Romani, ma nondimeno alcuni si dicono/sono detti (levgontai) Umbri (ÒOmbroi) e Tirreni (Turrhnoiv), così come Veneti (ïEnetoiv) e Liguri (Livgue") e Insubri (ÒInsoubroi)”503. Che voglia o non voglia comunicare anche un giudizio su una romanizzazione culturale504, senz’altro Strabone qui evoca una romanizzazione giuridica: c’è chi ritiene che il riferimento sia alla concessione del diritto latino nell’89505, chi invece pensa alla concessione della civitas romana nel 49506. Non è chiaro a quale momento l’autore si riferisca: può essere che Strabone citi una sua fonte507, posteriore al 49 o solo all’89, oppure che parli del proprio tempo, tra la fine dell’età augustea e l’inizio di quella tiberiana508 (si ricordi che il V libro della Geografia dovette essere terminato verso il 18 d.C.). Nel secondo caso, è possibile che non vada rintracciata alcuna specifica fonte letteraria, ma che Strabone, semplicemente, registri “un état de fait notoire”509. Comunque sia, parlando di cisalpini che, pur ormai giuridicamente Romani, si dicevano/erano detti Umbri, Tirreni o Liguri (senz’altro a sud del Po) e Insubri o Veneti (senz’altro in Transpadana), oltre a ribadire il concetto della sopravvivenza, lungo tutta l’età celtica, di un popolamento umbro, tirrenico e ligure in Cispadana, Strabone dichiara che, nella Cisalpina romana, esistevano ancora un’identità umbra, una tirrenica, una ligure, una insubre e una veneta510. Per essere precisi, Strabone testimonia la circolazione, l’uso, delle etichette che, in greco, egli rende come ÒOmbroi, Turrhnoiv, Livgue", ÒInsoubroi e ïEnetoiv. Senz’altro è implicato un uso esoetnico di tali etichette, ma può darsi che Strabone intendesse evocarne anche uno endoetnico. Accettando quest’ultima possibilità, per ognuno dei casi implicati, bisognerebbe interrogarsi sull’affidabilità delle parole di Strabone rispetto all’età romana e, magari, sull’eventualità che esse possano contribuire a dire qualcosa anche di endodefinizioni etniche d’età preromana. Qui c’è materia per vari studi.

Restando invece a quanto direttamente ci interessa qui, proviamo a sintetizzare e chiarire la posizione straboniana sull’antica Cispadana celtica. In epoca preromana, vi fu un tempo in cui la Cisalpina, se presa nel suo complesso, risultava essere popolata soprattutto da Celti: infatti, questa è la regione che ejnto;" Keltikh;n kalou'men511. Guardando però con maggiore dettaglio alla sola Cispadana, questa risultava essere occupata da due componenti primarie: i Liguri, ripartiti in sottogruppi distribuiti lungo l’Appennino, e i Celti, ripartiti in sottogruppi distribuiti lungo la fascia pianeggiante compresa tra gli Appennini e il Po. I sottogruppi dei Liguri qui vengono taciuti, mentre

497 Strab., Geogr., V, 1, 6. 498 Strab., Geogr., V, 1, 10.

499 AMAT SABATTINI 1990, nota 22, p. 122; RAVIOLA 2006, pp. 102-103.

500 Strab., Geogr., V, 1, 10. L’identità dei barbari della regione padana citati qui da Strabone è discussa. Se per R. Vattuone essi

corrispondono a quanti, altrove, appaiono come Celti (VATTUONE 1990, p. 55), secondo F. Raviola, Strabone non sa, non vuole o non è interessato a dire chi siano questi barbari, i quali, comunque, farebbero parte di una rappresentazione ellenica di una fase preceltica della storia cispadana (RAVIOLA 2006, pp. 105-106).

501 Strab., Geogr., V, 1, 7; 1, 11; 2, 1; 2, 10. 502 Strab., Geogr., V, 2, 10.

503 Strab., Geogr., V, 1, 10. 504 STORCHI 2018, p. 48.

505 BIRASCHI 20015, nota 65, p. 73; LASSERRE 1967, nota 1, p. 52. 506 BOURDIN 2012, nota 106, p. 606; RAVIOLA 2006, p. 108. 507 BOURDIN 2012, p. 606.

508 BANDELLI 2017, p. 308. 509 LASSERRE 1967, nota 1, p. 52.

510 BANDELLI 2017, p. 308; BOURDIN 2012, p. 606 e relativa nota 106; CAVALIERI 2016, p. 199; RAVIOLA 2006, pp. 108-109. 511 Strab., Geogr., V, 1, 11.

dei Celti sono citati i sottogruppi maggiori, cioè i Boii e i Senoni, cui vanno aggiunti i Gesati. Questi ultimi sono esplicitamente connessi ai Senoni quanto alla spedizione che condusse alla presa di Roma e può essere che Strabone intendesse legare ai Senoni anche la loro sorte ultima. Infine, in Cispadana si trovano due ulteriori componenti, né celtiche né liguri. La componente tirrenica non ha collocazione precisa, mentre quella umbra occupa senz’altro un’area orientale della Cispadana, sull’Appennino (a Sarsina) e sulla costa (a Rimini e Ravenna). In confronto ai quadri restituiti da Polibio e Livio, quello straboniano presenta sia punti di sovrapposizione sia differenze. Quanto alla lista dei sottogruppi dei Celti/Galati/Galli insediati a sud del Po, rispetto all’elenco polibiano (Anari, Boii, Lingoni, Senoni) e a quello liviano (Boii, Lingoni, Senoni), il geografo di Amasea propone le tre etichette “Boii”, “Senoni” e “Gesati”. Dunque, Boii e Senoni sono gli unici a comparire in tutte e tre le liste. Con ogni probabilità, l’assenza in Strabone degli etnonimi “Anari” e “Lingoni” va spiegata con un’applicazione del principio polibiano della menzione solo dei gruppi più importanti, però in un modo più restrittivo rispetto allo stesso Polibio. Che dire, però, del riferimento ai transalpini Gesati come a un gruppo etnico celtico insediatosi in Cispadana al pari dei Boii e dei Senoni e altrettanto meritevole di citazione?