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I La metalessi tra metonimia, metafora e ipotiposi

metalèpsi (o metalèssi) s. f. [dal lat. metalepsis, gr. μετάληψις, propr. «sostituzione»,

der. di μεταλαμβάνω «prendere invece»]. – Figura, molto rara, della retorica classica,

tipo particolare di metonimia consistente nel sostituire il termine proprio non col suo

immediato traslato, ma passando attraverso gradi intermedî; come esempio,

Quintiliano cita il verso della 1a egloga di Virgilio Post aliquot mea regna videns

mirabor aristas, dove post aliquot aristas (propr. «dopo alcune reste [di grano]»)

significherebbe «dopo alcuni anni», significato a cui si giunge gradatamente passando dalle reste alle spighe, dalle spighe alle messi, da queste alle estati e dalle estati agli

anni193.

Il vocabolario informatico Treccani offre una chiara definizione della metalessi, che come già anticipato è innanzitutto una figura retorica derivata dalla metonimia. La metonimia consiste nella sostituzione di una parola con un'altra, secondo un rapporto di contiguità spaziale, temporale o d'altro tipo, ed esprime la causa per l'effetto, o viceversa l'effetto per la causa. Con la metalessi si designa sempre un trasferimento di senso nell'utilizzo di una parola per un'altra, ma in base ad una vicinanza semantica non immediata e che anzi omette uno o più passaggi mediani. Virgilio infatti con reste intende anni, compiendo un balzo di significato che non tiene conto di spighe, messi, estati. Un simile procedimento retorico avvicinerebbe la metalessi anche alla metafora, perché hanno in comune il trasferimento di significato senza mediazione - la metafora infatti può anche essere definita come una similitudine abbreviata, anche se non si percepisce tra un termine e l'altro

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l'ampia distanza che si viene a creare nella metalessi. La proprietà che distingue la metalessi dalla metonimia e dalla metafora è dunque l'infrazione della gerarchia di livelli semantici nell'attribuzione del significato trasposto. Genette individua in particolare la metalessi utilizzata nei racconti, che denomina metalessi d'autore.

La métalepse de l'auteur [...] consiste, je le rappelle dans les termes de Fontanier, à

«trasformer les poètes en héros des faits qu'ils célèbrent [ou à] les représenter comme opérant eux-mêmes les effets qu'ils peignent ou chantent», lorsqu'un auteur «est

représenté ou se répresente comme produisant lui-même ce qu'il ne fait, au fond, que

raconter ou décrire». Dumarsais avait abordé ce cas en des termes plus vagues [...] car ils évoquent aussi bien la pratique de l'hypotypose: «On rapporte aussi à cette figure

ces façons de parler des poètes, par lesquelles ils prennent l'antécedént pour le

conséquent, lorsqu'au lieu d'une description, ils nous mettent devant les yeux le fait

que la description suppose»194.

La metalessi dell'autore dunque è quella per cui, travalicando i livelli diegetici, chi racconta si inserisce nella storia, divenendo fautore di ciò che sta narrando. È bene sottolineare che quella che Genette chiama metalessi dell'autore viene qui considerata metalessi del narratore: ovvero se chi racconta è anche l'autore, allora l'autore compie una metalessi, ma perché essa avvenga è importante che sia il narratore, la voce che racconta, a scavalcare i piani diegetici, a prescindere dal fatto che coincida oppure no con la figura dell'autore. Genette cita Dumarsais che, con la

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GENETTE, Métalepse, Seuil, Parigi 2004, p. 10 - La metalessi dell'autore [...] consiste, la ricordo nei termini di Fontanier, nel «trasformare i poeti negli eroi dei fatti che celebrano [o nel] rappresentarli come agenti essi stessi gli effetti che cantano», allorché un autore «è rappresentato o si rappresenta come produttore egli stesso di ciò di cui non fa, in fondo, che raccontare o descrivere». Dumarsais ha impostato questo caso in alcuni termini più vaghi [...] perché evocano così bene la pratica dell'ipotiposi: «Rapportiamo così a questa figura questi modi di dire dei poeti, per i quali essi assumono l'antecedente per il conseguente, allorché in luogo di una descrizione, essi ci mettono davanti agli occhi il fatto che la descrizione presuppone».

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sua definizione, avvicina la metalessi all'ipotiposi in virtù della peculiarità condivisa nel "mettere davanti agli occhi" del lettore la scena raccontata.

L'ipotiposi è in effetti la «rappresentazione viva ed immediata di un oggetto o di una situazione, sia attraverso similitudini concrete sia con la forza plastica della descrizione che suggerisce al lettore o all’ascoltatore immagini quasi visive»195. Un'ipotiposi di magistrale effetto è quella di Dante nel Purgatorio: «Ella non ci dicëa alcuna cosa,/ ma lasciavane gir, solo sguardando/ a guisa di leon quando si posa»196. Si tratta di una similitudine che riesce a farci quasi vedere l'immagine raccontata, con una forza rappresentativa molto più potente della metafora. Tuttavia con l'ipotiposi «è come se, per così dire, in qualche modo, volessimo connotare il carattere illusorio dell'effetto»197, senza che si possa parlare di un'infrazione della diegesi: l'ipotiposi rimane all'interno della narrazione né viene percepita altrimenti, sebbene consista di una certa efficacia quasi realistica. La metalessi diegetica invece trova la sua caratteristica principale proprio in una trasgressione nei confronti della gerarchia che si stabilisce normalmente tra il narratore e il suo testo diegetico.

Je crois raisonnable de réserver le terme de métalepse à une manipulation [...] de cette relation causale particuliére qui unit, dans un sens ou dans l'autre, l'auteur à son

œuvre, ou plus largement le producteur d'une représentation à cette représentation

elle-même198.

195 www.treccani.it

196 DANTE, Purgatorio, VI, 64-66 197

GENETTE, Métalepse, op. cit., p.11 - Les comme si, pour ainsi dire, en quelque sorte, veulent connoter le caráctere illusoire de l'effet.

198 Ivi, p. 13-14 - Io credo ragionevole riservare il termine metalessi ad una manipolazione [...] di

questa relazione causale particolare che unisce, in un senso o nell'altro, l'autore alla sua opera, o più generalmente il produttore di una rappresentazione a questa rappresentazione stessa.

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Nella metalessi diegetica si assiste ad una manipolazione del racconto per cui l'autore, o meglio il narratore, si confonde con l'oggetto del suo raccontare, destabilizzando il rapporto logico di causa ed effetto.