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IL SODDISFACIMENTO DEL FABBISOGNO FINANZIARIO DELLE PM

3.3 IL FABBISOGNO FINANZIARIO IN OTTICA QUALITATIVA

3.3.3. PRIVATE EQUITY E VENTURE CAPITAL

3.3.3.3 I MINI BOND

Il mini bond può rappresentare per la PMI un’opportunità di finanziamento alternativa al credito bancario.

Un bond, tecnicamente, è un titolo che un’impresa emette per reperire finanziamenti. Lo scopo di tale emissione obbligazionaria è appunto il reperimento di liquidità da parte dell’emittente.

Il Monte dei Paschi di Siena nel nostro Paese è stato il primo istituto ad avviare un credit found, nello specifico, il Fondo Mini Bond PMI Italia varato dall’istituito per un importo di 250 milioni di euro, il quale nasce come strumento di finanziamento dei progetti di crescita e rafforzamento delle piccole e medie imprese che non sono quotate e sono prive di rating in tutti i settori dell’economia.

Si tratta di finanziamenti che sono riservati ad investitori istituzionali che decidono di investire nelle PMI, fornendo di fatto una alternativa al credito bancario.

Il primo caso di questa forma innovativa di finanziamento, si è reso possibile a seguito della collaborazione tra la Banca di Credito Cooperativo di Cherasco e la piemontese CAAR (consulting Automotive Aereospace Railway), società di ingegneria.

La CAAR ha collocato un mini bond con un tasso fisso pari al 6.50% per cinque anni di 3 milioni di euro, quotato sul mercato Extramont Pro di Borsa italiana50, con la finalità di finanziare un imponente piano di

sviluppo aziendale che prevedeva iniziative volte a raddoppiare il personale e far crescere il volume di affare, guardando con particolare attenzione i mercati esteri.

Nonostante l’indubbio interesse da parte di autorità e studiosi verso lo strumento, i punti sui quali agire al fine di migliorare l’applicabilità possono essere ricondotti a:

• I requisiti economici, patrimoniali e finanziari che necessariamente devono essere in possesso dell’impresa per poter accedere al finanziamento;

• Il costo effettivo dell’operazione;

• Informazioni più trasparenti sugli effettivi sottoscrittori di minibond;

• Entità dei collaterals, ovvero il diritto di un creditore di rivalersi su uno specifico bene del debitore a garanzia dell’adempimento.

In Italia, l’utilizzo dello strumento mini bond è in crescita, ma se ci rapportiamo al resto d’Europa notiamo che il mercato interno è abbastanza indietro, le ragioni possono essere ricondotte in prima battuta al fatto che chi investe preferisce farlo in strumenti liquidi, valutati con rating trasparenti.

50 E’stato creato un apposito Segmento Professionale all’interno del quale è possibile collocare

gli strumenti finanziari per le PMI. Tale segmento è stato attivato l’11 febbraio 2013 e prende appunto il nome ExtraMOT Pro. L’obiettivo del legislatore è stato quello di creare un quadro normativo e un mercato che offre alle PMI italiane un accesso al mercato dei capitali semplice ed

Quello dei mini bond attualmente è un mercato che oltre a questi limiti si presenta come molto oneroso e, inoltre, non sono sottoposti al giudizio delle agenzie di rating più prestigiose quali ad esempio S&P e Moody’s51. Tuttavia, tale strumento nasce con lo specifico obiettivo di finanziare la crescita, non la ristrutturazione del debito, infatti sono stati individuati una serie di driver che si rendono necessari per l’utilizzo di questo strumento, come ad esempio:

• Il fatturato deve essere tra i 25 e i 100 milioni di euro; • Ebitda >5%;

• Ros minimo del 2,5%;

• Rapporto debito/patrimonio netto pari a 3 tre volte; • Oneri finanziari/ Ebitda sotto il 35%.

Per quanto invece riguarda i requisiti qualitativi, l’azienda deve essere trasparente, il management stabile e credibile, la struttura finanziaria deve essere flessibile e il piano di sviluppo ben delineato.

3.4 MODALITA’ DI APPAGAMENTO DEL FABBISOGNO

FINANZIARIO

Una volta analizzato il fabbisogno finanziario in ottica qualitativa, quantitativa ed aver descritto gli strumenti di finanziamento innovativi che possono essere utilizzati dalle PMI, vediamo ora quelle che possono essere le modalità di appagamento del fabbisogno finanziario.

Come abbiamo avuto di vedere nelle precedenti pagine, il fabbisogno finanziario deve essere soddisfatto in modo dinamico, attraverso la disponibilità del fattore capitale, che potremmo definire come risorsa scarsa, vista la sua difficoltà di reperimento52 sul mercato.

La difficoltà di reperimento potrebbe essere dovuta a ragioni di natura endogena ed esogena. Tra le prime possono essere annoverati fattori quali

51 La Cassa Depositi e prestiti sta esaminando alcune soluzioni per favorire l’emissione di mini

bond da parte delle PMI per la creazione di un “fondo di fondi” che investa in credit found a loro volta investire in mini bond, con la finalità di favorire l’apertura di un nuovo canale di credito per le PMI

tipologia e intensità delle attività aziendali, le scelte di politica aziendali adottate dal soggetto economico che possono incidere sulla capacità di approvvigionamento, ed in ultimo, la propensione al rischio.

Accanto troviamo quei fattori di natura esogena, legati cioè al contesto in cui l’azienda opera. Tra questi possiamo ritrovarci la situazione economica nazionale ed estera, l’andamento dei mercati finanziari, gli interventi statali a favore delle aziende.

L’azienda, in altre parole, per accedere ad un finanziamento da parte di un istituto di credito deve godere di quella forza contrattuale tale da riuscire ad accedere allo stesso, considerando sia la propria struttura finanziaria, sia il contesto in cui opera.

Proviamo ora a delineare un approccio di appagamento del fabbisogno finanziario di una PMI, considerando la sua ripercussione sui mezzi di terzi.

I soggetti coinvolti sono, da una parte, l’azienda che necessita di un fabbisogno finanziario e, dall’altra, i soggetti terzi che potrebbero soddisfare tale necessità investendo capitali in azienda.

Per raggiungere l’obiettivo, ovvero avere il finanziamento, l’azienda deve sia puntare sulla sua forza contrattuale, sia comunicare in maniera efficace il suo essere “luogo” accattivante per i potenziali finanziatori.

In altre parole, deve sapersi comunicare sia come “valore sociale”, sia come “valore aziendale”:

• valore sociale vuol dire porsi dal lato dell’offerta, rappresentando per gli investitori una valida opportunità di business;

• valore aziendale invece, vuol dire porsi dal lato della domanda di risorse finanziarie e, come tale, effettua una ricerca di soggetti disposti a finanziarla.

Al fine di indagare la relazione esistente tra fabbisogno finanziario e il ricorso a mezzi di terzi, è opportuno contestualizzare l’appagamento del

fabbisogno finanziario in relazione alla fase del ciclo di vita in cui essa si colloca53.

Nella fase di avvio e parte iniziale della fase di crescita, l’azienda sta costruendo la sua immagine e possiede una forza contrattuale modesta in fase di approvvigionamento. Nello specifico, mostra uno scarso appeal finanziario, ossia, allo stato attuale, non viene percepita come accattivante luogo di investimento da parte di terzi finanziatori.

In questa fase, l’azienda si manifesta nella sua prevalente accezione di “valore aziendale”, mentre la sua valenza sociale è scarsa se ci troviamo nella fase di avvio e moderata se ci troviamo nella parte iniziale della fase di crescita.

Pertanto, le modalità di soddisfacimento del fabbisogno finanziario sono di origine interna.

Nella fase di crescita l’azienda migliora gradualmente la sua immagine e la sua reputazione commerciale, riuscendo anche ad imporsi nell’approvvigionamento di fattori produttivi e, quindi, anche di capitale. A differenza della prima fase, inizia a crescere anche la “valenza sociale” in quanto riesce meglio a comunicare di essere “luogo” interessante di investimento. La fase di crescita è caratterizzata da un fabbisogno finanziario elevato ed il ricorso ai mezzi di terzi è condizionato dai risultati raggiunti.

Le fonti di finanziamento esterne sono in un primo momento bilanciate da quelle interne, ma dopo prenderanno il sopravvento, fermo restando il raggiungimento di risultati soddisfacenti.

Nella fase di espansione l’approccio volto alla “valenza sociale”, deve essere ancora più marcato, l’organizzazione, infatti, è riuscita a costruirsi un’immagine sul mercato, attraverso la quale riesce in maniera efficiente a

53 A. BERGER, G. UDELL, “The economics of small business finance: the roles of privete equity and debt markets in the financial growth cicle” The Journal of Bancking and Finance,

pp.163 e ss; Z. FULCK “Capital structure decisions in small and large firms: a lifetime cycle

theory of financing”, working paper, Stern School of Business, New York, 2000; H: HELWEGE,

N:LIANG, “Is there packing order?” Evidence from a Panel of IPO firms”, Journal fo Financial Economics, pp. 429 ss, 1996; J:STOREY, “Understeanding the small business sector”,

comunicare i suoi progetti e la sua attrattività sul mercato dei capitali, facilitando di fatto l’afflusso in azienda di mezzi di terzi e capitali.

La penultima fase è quella di maturità, qui il fabbisogno finanziario tende a rimanere costante, possiamo dire che vi è comunque una prevalenza di mezzi di terzi, ma in misura inferiore alla fase di espansione.

In ultimo, andiamo ad analizzare la fase di declino in cui sono le scelte aziendali ad incidere, in misura ancora maggiore rispetto le fasi sopra descritte.

Possiamo infatti avere due situazioni:

• il touraround: quando si affronta un processo di risanamento l’azienda deve essere in grado di convincere i terzi finanziatori che è dotata di un progetto valido, chiaro e il più trasparente possibile, in quanto la “valenza sociale” si configura come scarsa. Solamente una volta condiviso, viene a generarsi un nuovo importante fabbisogno finanziario nei confronti del quale l’azienda deve mostrarsi sul mercato come valore aziendale. Per la buona riuscita del processo di tournaround, ovvero l’inversione di marcia in tempi rapidi, l’azienda necessita di nuovi mezzi finanziari, che verosimilmente, entreranno in azienda solamente quando tale progetto avrà un elevato grado di affidabilità.

• Manifestazione di una fase di crisi: in questo caso le alternative sono o optare per un processo di risanamento, oppure scegliere di cessare la propria attività.

Abbiamo visto, quindi, come il ciclo di vita dell’azienda possa essere un fattore rilevante per identificare il fabbisogno finanziario aziendale in ogni suo momento. Questa, tuttavia, è un’ipotesi abbastanza complessa da verificare nella realtà, specialmente quando il campione di osservazione è molto diversificato.

Infatti, sarebbe molto difficile identificare un unico parametro che possa indicare in termini assoluti la fase di appartenenza dell’azienda nell’ambito del suo ciclo di vita.

Nell’ambito del processo di soddisfacimento del proprio fabbisogno di finanziamento, il processo di comunicazione economico-finanziario ha un ruolo essenziale, esso infatti, va ad esaltare le caratteristiche di apertura del sistema azienda nei confronti dei suoi stakeholders54, che possono distinguersi in interni ed esterni.

L’informativa economico-finanziaria è strumentale alla formulazione di un giudizio sull’economicità aziendale, in quanto, aiuta i portatori di interesse a prendere una decisione sulla base di parametri certi.

Lo sforzo comunicativo dovrebbe essere direttamente proporzionale allo stato di salute dell’azienda, se infatti, gode di uno stato di salute buono, utilizzerà tendenzialmente il processo comunicativo non in senso persuasivo. Al contrario, invece, se lo stato di salute non è dei migliori, gli sforzi saranno volti a garantire un’informativa chiara, completa, trasparente e continuativa al fine di custodire gli interessi sia diretti che indiretti degli stakeholders, sia di ottenere il loro consenso al progetto aziendale55.

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