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I primi anni settanta: Psichiatria Democratica e dintorn

Daniele Pulino “Costruire una riforma. Amministratori, operatori, istituzione psichiatrica prima della legge 180 (1968-1978). ” Tesi di dottorato in Scienze sociali indirizzo Scienze della Governance e dei Sistemi Complessi-XXVI Ciclo.

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124 di superare l'ospedale, un ruolo decisivo è quello degli psichiatri impegnati negli esperimenti di trasformazione di quegli anni. In modo particolare di tutto il gruppo di operatori che si rifaceva all'esperienza di Gorizia che, nel 1973, costituisce a Bologna l'associazione Psichiatria Democratica116. In Psichiatria Democratica confluisce anche l'esperienza dell'Associazione di Lotta alle Malattie Mentali e quella degli amministratori che appoggiavano percorsi di trasformazione degli ospedali. È Basaglia a voler chiamare Psichiatria Democratica il movimento degli operatori che si organizzano per la riforma. “Chiamandosi “democratica”, la psichiatria riformatrice italiana vuole indicare la necessità di costruire saperi e istituzioni che interiorizzino e rendano vissuti i principi del patto democratico” (Giannichedda, 2005b). Il nome riprende in modo esplicito quello di Magistratura Democratica, l'associazione dei magistrati nata nel 1964 che si interroga sul ruolo del giudice della giustizia all'interno della democrazia. La costituzione di Psichiatria Democratica, in particolare la sua vicinanza ideale con Magistratura Democratica117, segnala anche la differenza tra il movimento di tecnici psichiatrici e i movimenti sociali di quegli anni. Se è possibile sostenere che il movimento di critica al manicomio fosse parte di una più generale critica sociale di quegli anni, è importante ricordare ancora una volta come si tratta soprattutto di un movimento di tecnici, di addetti al settore. Tecnici che non si sono tolti il camice per dedicarsi alla lotta politica ma hanno fatto politica nell'azione di trasformazione delle istituzioni in cui operano (De Leonardis, Emmenegger, 2005). Il documento programmatico dell'associazione propone come obiettivo di azione la lotta al manicomio come luogo di esclusione, richiama i pericoli della riproduzione di meccanismi separati nelle strutture extramanicomiali e sollecita l'azione comune delle forze democratiche impegnate nella realizzazione della riforma sanitaria (Saraceno, 1982).

116 Il gruppo promotore di Psichiatria Democratica era composto da Franca Basaglia, Franco Basaglia,

Domenico Casagrande, Franco Di Cecco, Tullio Fagiacomo, Vieri Marzi, Gian Franco Minguzzi, Piera Piatti, Agostino Pirella, Michele Risso, Lucio Schittar, Antonio Slavich (FDI n. 9, 1973)

117 È interessante notare come nello stesso periodo ebbe vita effimera anche il movimento dei

giornalisti democratici che si ispirava, tra l'altro alle "controaperture" dell'anno giudiziario messe in atto proprio da Magistratura Democratica. Il movimento, sorto per dare dignità alla professione pubblica del giornalista, darà un impulso importante al giornalismo impegnato che ha poi fronteggiato corruzione, mafie e terrorismo (Papuzzi, 2010: p. XXII) .

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125 Dal momento della sua costituzione Psichiatria Democratica agisce con un gruppo dirigente coeso, che cerca nuovi interlocutori e sviluppa i rapporti avviati negli anni precedenti all'interno del sistema politico. Il primo convegno nazionale dell'associazione, dal titolo La pratica della follia, che si terrà a Gorizia nel giugno del 1974, sarà un momento di grande partecipazione: 2500 convenuti, e raccoglierà contributi di adesione da rappresentati del Pci, del Psi, della CGIL, del Tribunale Russel con la partecipazione di Lelio Basso e Vladimir Dedijer (AA.VV. 1975).

La partecipazione del sindacato al convengo è il frutto dei rapporti che si erano sviluppati negli anni precedenti a partire dal convegno di Falconara Marittima del 1970118 e che accompagneranno anche negli anni successivi la vita di Psichiatria Democratica. Il rapporto tra Psichiatria Democratica e la CGIL sarà talvolta contraddittorio. Da un lato il sindacato si muoverà al fianco di Psichiatria Democratica a un livello enunciativo e di principio. Dall'altro assumerà spesso posizioni corporative e arretrate che tendono a ricondurre a una visione medicale il problema degli infermieri psichiatrici (Saraceno, 1982).

Una presenza importante al convengo è quella di Sergio Scarpa, responsabile della commissione sicurezza sociale del Pci. La presenza di Scarpa rappresenta il segno di un avvicinamento del Pci alle posizioni di Psichiatria Democratica, rispetto a una distanza che si era verificata fino ad allora in modo particolare sulla questione del lavoro diretto all'interno dell'ospedale psichiatrico119. Il segnale dell'avvicinamento alle posizioni di Psichiatria Democratica è evidente in un'intervista allo stesso Scarpa pubblicata su “l'Unità” nel luglio del 1974, subito dopo la conclusione del convengo di Gorizia. In quest' intervista Scarpa ripropone il tema dell'inserimento della psichiatria all'interno della più ampia questione della riforma sanitaria ma pone la questione delle responsabilità di governo relative all'assistenza psichiatrica, che investono il Pci nelle realtà locali dove amministra e il superamento delle controversie tecnico-psichiatriche. Dichiara nell'intervista: “[...] i problemi che riguardano l'interno delle istituzioni segreganti e l'esterno

118 Vedi infra 3.2 119 Vedi infra 3.3

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126 (emarginazione della società e espulsione dal processo produttivo) devono essere affrontati con carattere di contestualità” (Scarpa, Berlinguer, 1975: p.31). L‟intervento di Scarpa produce un dibattito che impegnerà le pagine del quotidiano comunista per alcuni mesi e che sembra un segnale di una vicinanza tra il Pci e Psichiatria Democratica. Vicinanza che sarà caratterizzata negli anni seguenti da momenti di diffidenza, di adesione, tentativi di fagocitamento e distanziamenti (Saraceno, 1982)120.

I rapporti tra gli psichiatri di Psichiatria Democratica e la Dc non avverranno mai attraverso un contatto diretto con le strutture nazionali del partito, ma sempre in relazione con quanto avviene al livello delle amministrazioni locali o con attraverso le strutture del governo nazionale. Il convegno La pratica della follia arriva nel momento in cui la Dc che governa la Provincia di Gorizia, accettando le dimissioni dell‟equipe che porta avanti il progetto di apertura dell‟ospedale, ha fatto mancare il suo appoggio all'esperienza121. D'altro canto, come abbiamo visto, è proprio un'amministrazione democristiana, quella di Trieste, a sostenere i progetti di Franco Basaglia. Michele Zanetti, presidente della Provincia di Trieste che dal 1971 ha chiamato Basaglia a dirigere l'ospedale psichiatrico si spenderà anche all'interno del partito per mandare avanti l'idea di riformare l'assistenza. Zanetti, è anche membro del direttivo dell'Unione Province Italiane (UPI). All‟interno dell‟UPI viene istituita una commissione sull‟assistenza psichiatrica, della quale lo stesso Zanetti è nominato presidente. La prima azione della commissione è quella di promuovere un‟indagine sulla situazione dei manicomi in Italia. I risultati dell‟indagine vengono presentati nel gennaio del 1974 a Trieste, durante un convengo in cui si discute della riforma della psichiatria. La situazione dei manicomi italiani viene presentata nella sua drammaticità. In questa occasione saranno espressi importanti apprezzamenti per i tentativi di trasformazione degli ospedali da parte di alcuni esponenti democristiani: Violenzo Ziantoni, presidente della Provincia di Roma e del UPI, e Mario Toros,

120 Ad esempio nel primo Congresso di Psichiatria Democratica che si terrà ad Arezzo nel 1976, ci

sarà un tentativo di candidare degli psichiatri del Pci all'interno del gruppo dirigente per ragioni di opportunità tattiche. Candidature che furono ostacolate dalla base dell'associazione (Saraceno, 1982).

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127 ministro per l‟attuazione delle Regioni. Non va trascurata l‟importanza delle posizioni prese dagli amministratori provinciali democristiani che partecipano al convengo. Questi accettavano - come ricorda Maria Grazia Giannichedda - non solo di fotografare la realtà dei manicomi, ma anche la dimensione di denuncia che il lavoro di ricerca evidenziava. Si trattava di un atteggiamento che in quegli anni era difficile trovare, anche nei partiti di sinistra122.

Sempre Zanetti contribuirà a far citare nel programma nazionale della Democrazia Cristiana per le elezioni amministrative del 1975, l'esperienza di Trieste come esperienza positiva nell'assistenza psichiatrica123. Tra il 1974 e il 1975 Franco Foschi, un importante esponente della Dc, entrerà in contatto con l'esperienza di lavoro di Basaglia. Foschi, psichiatra e sottosegretario alla Sanità, andrà in visita alla Villa Fulcis di Belluno dove, dal 1975 al 1977, si avvicendano in dei soggiorni di vacanza dei malati ricoverati nell'ospedale psichiatrico di Trieste. Da quel momento fino al 1976, anno in cui Foschi cessa la sua carica all'interno del governo, Foschi si incontrerà più volte con Franco Basaglia di cui vuole comprendere meglio la posizione rispetto la chiusura dei manicomi. Per questa ragione deciderà di invitarlo insieme con altri esperti anche a partecipare ad alcune riunioni del gruppo di lavoro che si stava occupando della riforma psichiatrica (O. Basaglia, Giannichedda, 1987: p.407).

Non sorprende dunque che alla vigilia delle elezioni politiche del 1976 il tema della riforma psichiatrica sia entrato dentro l'agenda politica. L'interesse di una riforma coinvolge ormai anche la Dc. Tuttavia poco prima delle elezioni Franco Basaglia interviene pubblicamente indicando la sua dichiarazione di voto per il Pci. Si tratta di una decisione che sorprende i suoi collaboratori e che sarà orientata alla scena politica nazionale124 attraversata in quegli anni da grossi cambiamenti e, in particolare, dall'avvicinamento dei comunisti all'area di governo.

122 Intervista con Maria Grazia Giannichedda 123 Intervista con Michele Zanetti

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