• Non ci sono risultati.

I principali modelli di mediazione familiare

Dopo aver esaminato i principi e le condizioni inerenti alla mediazione, in questo paragrafo approfondiremo l’argomento relativo all’attività mediativa in senso proprio.

I modelli di mediazione familiare su cui poterci soffermare sono molti, ma in generale si distingue tra mediazione globale, che viene svolta da un mediatore che è in grado di affrontare la riorganizzazione familiare sotto tutti i profili, compreso quello patrimoniale, e la mediazione parziale, che si sofferma su problematiche specifiche, soprattutto di tipo relazionale. I modelli della mediazione strutturata e della mediazione negoziale sono riconducibili alla mediazione globale, ma ci sono altre tipologie accreditate presso la comunità scientifica come la mediazione sistematica, la mediazione dialogica, la mediazione terapeutica e la relazione simbolica185. È opportuno richiamare la mediazione facilitativa ovvero valutativa in relazione al minore o maggiore grado di coinvolgimento del mediatore nella gestione del conflitto.

183P. Mazzamuto, La mediazione familiare nella tutela della famiglia, cit., pag. 19. 184 P. Mazzamuto, La mediazione familiare nella tutela della famiglia, cit., pag. 21.

185V. Di Gregorio, La mediazione familiare nel diritto di famiglia riformato, Mulino, Bologna, 2017, pag. 619.

3.1. La mediazione globale e parziale

La mediazione globale si basa su un approccio di carattere cognitivo, fondato su tecniche di negoziazione utilizzabili anche in altri contesti mediativi e focalizzato sull’obiettivo di ristabilire un equilibrio tra le due posizioni, tramite l’attiva partecipazione della coppia nella ricerca di un accordo che possa durare nel tempo, con il minimo ingresso degli aspetti emozionali, che vengono considerati solo nell’ottica di valutare correttamente il significato di alcune decisioni riguardo ai figli e al rapporto di essi con ciascun genitore.

Vengono trattate tute le questioni che riguardano il rapporto di coppia, comprese anche quelle di carattere patrimoniale, come la divisione dei beni comuni, l’assegnazione della casa di abitazione, l’entità dell’eventuale assegno per il coniuge e l’apporto di ciascuno per il mantenimento dei figli. L’intervento si basa sulla possibilità di modificare le opzioni che ciascuna parte propone e di trasformare le soluzioni di partenza per raggiungere un accordo che apporta vantaggi che si otterrebbero se ciascuna parte adottasse scelte diverse da quelle che hanno generato il conflitto186.

La mediazione parziale si concentra principalmente sulla funzione genitoriale e sui rapporti intercorrenti tra i genitori e i figli e non sugli aspetti patrimoniali. Si ritiene indispensabile dare spazio all’ascolto e alla elaborazione delle emozioni e dei vissuti della coppia, attraverso un apporto empatico del mediatore che non assume un ruolo attivo, ma di orientamento nella percezione dei sentimenti originati dal conflitto, al fine di riattivare la comunicazione interrotta. In questo tipo di mediazione il successo non è correlato al raggiungimento di un accordo, che diventerà rilevante solo se le parti hanno partecipato a un processo trasformativo rivolto ad una nuova prospettiva di interpretazione del rapporto con l’altro e di crescita morale187.

3.2. La mediazione negoziale

La mediazione negoziale adotta la tecnica del problem solving, dove il mediatore traduce le posizioni di interessi reali e per l’utilizzo del brainstorming, che porta

186 V. Di Gregorio, La mediazione familiare nel diritto di famiglia riformato, cit., pag. 620. 187 V. Di Gregorio, La mediazione familiare nel diritto di famiglia riformato, cit., pag. 621.

le parti all’elaborazione di tutte le possibili soluzioni e a sviluppare la loro creatività, sospendendo il giudizio critico.

Lo scopo della mediazione negoziale è contrattare tutti gli aspetti della separazione per permettere alle persone di proiettarsi nel futuro e condividere un progetto, e non favorire la recriminazione relativa al passato, alla crisi e alla storia della coppia.

Al mediatore è richiesto di mantenere una posizione centrale rispetto alle parti, egli controlla lo svolgersi del processo, gestendo la fase della negoziazione, con la responsabilità di mantenere vivo il processo stesso, ma facendo comunque attenzione a non assumere mai il ruolo di giudice, difensore o terapeuta. Inoltre, il mediatore non utilizza colloqui individuali, se non in casi estremi, quali ad esempio il sospetto abuso di alcool o stupefacenti, di probabile violenza nei confronti del coniuge o dei figli, di alta conflittualità.

Durante il processo di negoziazione, il mediatore stesso o le parti possono richiedere la consulenza di un avvocato, un commercialista o di un agente immobiliare.

Il processo di mediazione negoziale si sviluppa in ben nove fasi:

1. l’ammissione del problema, dove le parti riconoscono che c’è un disaccordo e devono risolverlo;

2. la scelta del campo, cioè la consapevolezza da parte di entrambe le parti che la mediazione sia il modello più appropriato;

3. la selezione del mediatore;

4. la raccolta dei dati che riguardano il conflitto 5. la visione che le parti hanno sul disaccordo;

6. la definizione del problema proposta dallo stesso mediatore;

7. la creazione di opzioni alternative attraverso la tecnica del brainstorming; 8. la ridefinizione delle posizioni inizialmente assunte;

9. la contrattazione, dove il mediatore aiuterà le parti a raggiungere una definizione congiunta del problema.

Alla fine di queste nove fasi la mediazione si conclude con un accordo, redatto dal mediatore che consegnerà una copia ad entrambe le parti. Sarà responsabilità degli avvocati, dopo l’accordo, tradurre il rapporto in termini legali188.

3.3. La mediazione strutturata

La mediazione strutturata ha come scopo quello di aiutare a migliorare le condizioni di vita, seguendo una procedura che consenta a tutti di raggiungere il massimo vantaggio e sfruttare le stesse opportunità, sulla base della capacità, insita nelle persone che affrontano una separazione e la sofferenza generata da essa, di imparare a prendere delle decisioni logiche e responsabili.

Il modello strutturato rappresenta un tipo di mediazione globale, poiché riguarda sia le questioni relative all’educazione dei figli e al loro mantenimento, che quelle patrimoniali.

L’intervento è focalizzato sul tentativo di ristabilire un equilibrio di potere sulla base dell’autodeterminazione, la collaborazione e la comunicazione tra i genitori, con lo scopo di superare il conflitto, che non è considerato un elemento utile. Il mediatore deve mantenere una posizione di neutralità. Sono sconsigliati colloqui individuali ed il ricorso ai consigli legali, mentre i figli possono essere coinvolti in un incontro, se necessario.

Questa metodologia si articola in quattro fasi:

1. definizione del problema, cioè le parti, con l’aiuto del mediatore, devono esplicitare in maniera chiara le loro difficoltà rispetto al problema;

2. raccolta delle informazioni; 3. formulazione delle opzioni;

4. scelta dell’opzione, secondo il criterio della miglior soluzione possibile. Alla fine di queste fasi viene elaborato un verbale del processo di mediazione dove sono contenuti i punti rilevanti dell’accordo, che costituisce la base per il lavoro dell’avvocato189.

188 V. Di Gregorio, La mediazione familiare nel diritto di famiglia riformato, cit., pag. 621. 189 V. Di Gregorio, La mediazione familiare nel diritto di famiglia riformato, cit., pag. 620.

3.4. La mediazione terapeutica

La mediazione terapeutica procede secondo un approccio clinico e si concentra non tanto sul conflitto, ma piuttosto sulle persone, sugli aspetti emotivi della crisi, alla ricerca della soluzione emotiva e affettiva incentrata sulle interazioni della famiglia, escludendo approfondimenti sui fatti e sulle posizioni delle parti.

Il mediatore aiuta le parti a pensare razionalmente e a leggere la situazione in cui si trovano in modo da pervenire ad una soluzione soddisfacente.

La mediazione terapeutica si distingue in quattro fasi. La prima fase consiste nella valutazione della disponibilità della coppia ad entrare in mediazione. L’obiettivo di questa fase è quello di orientare la coppia al negoziato o alla pre-mediazione, o a una terapia a lungo termine o, infine, al tribunale. Se la coppia viene considerata idonea a seguire il percorso di mediazione, ma non è ancora pronta alla fase negoziale, si svolgeranno degli incontri di “pre-mediazione” dove si lavora sul riconoscimento dell’altro come interlocutore valido sul piano genitoriale.

Altra fase è quella di negoziazione, alla quale vi si accede dopo la pre-mediazione oppure dopo la prima fase di valutazione, qualora siano sono state ravvisate le risorse sufficienti per entrare direttamente in mediazione.

La fase di negoziato è una fase mediante la quale la coppia cerca di arrivare ad un accordo sulle diverse conflittualità.

Al negoziato segue il follow up, cioè la verifica di routine della tenuta dell’accordo a distanza dalla sua conclusione190.

3.5. La mediazione sistematica

La mediazione sistematica ha costruito la base della terapia familiare, fondata principalmente sull’attenzione posta sulla comunicazione e sulle interrelazioni fra i soggetti appartenenti al sistema: il mediatore intercetta i messaggi che vengono inviati attraverso i canali di comunicazione verbali e non verbali per modificare le regole che gestiscono il sistema e individuare le possibili soluzioni al conflitto191. Questo tipo di mediazione è centrata sull’intero sistema familiare, mettendo al centro la famiglia, per così dire, allargata, che ricomprende cioè nonni, genitori,

190 H. Irving, M. Benjamin, Family Mediation: Theory and Practice of Dispute Resolution, Toronto, 1987.

altri componenti del nucleo familiare e i figli, che vengono coinvolti direttamente o indirettamente nel processo mediativo.

Il modello sistematico, tenendo conto dell’intero sistema familiare, propone una lettura complessa della dinamica relazionale che ruota intorno al conflitto e adotta un approccio interdisciplinare sollecitando il dialogo e la sinergia operativa tra figure professionali di ambito diverso, psicologico, giuridico e sociale.

La mediazione sistematica si basa su una prima fase di pre-mediazione dove si effettua un esame della storia coniugale e genitoriale e si verifica se la separazione è definitiva oppure no.

Dopo questa fase, si passa alla sottoscrizione del contratto di mediazione, in cui le parti individuano le questioni da trattare e si impegnano a intraprendere il percorso di mediazione. Dopo ciò, le parti sono richiamate a vigilare le possibili soluzioni ai problemi nella terza fase che prende il nome di negoziazione ragionata.

Infine, ci sarà la redazione del progetto di intesa che potrà essere ufficializzato, su decisione delle parti, al fine dell’omologazione della separazione consensuale, oppure spontaneamente adempiuto192.

Al di là della scelta metodologica adottata, ritengo evidenziare come, al di là dei tratti essenziali che contraddistinguono i diversi modelli appena descritti, si possono identificare, alla base di ogni ambito di applicazione, dei tratti comuni e fondamentali. Il primo elemento comune ad ogni forma di mediazione è il necessario consenso delle parti, così come la neutralità, l’imparzialità che devono riguardare la figura del mediatore, in più la riservatezza del percorso intrapreso dalle parti. L’altro tratto in comune è l’autonomia rispetto al contesto giudiziario, da un lato, e a quello terapeutico, dall’altro.