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I principi contabili internazionali e la “globalizzazione contabile”

La crescente internazionalizzazione che caratterizzava, e caratterizza tuttora, le imprese appartenenti al cosiddetto “mercato globale ”, ha portato gli organismi internazionali ad intraprendere un processo europeo di armonizzazione contabile. Nei primi anni 2000, l’Unione Europea, abbattendo le barriere che ostacolavano la libera circolazione di capitali, merci, servizi e persone ed introducendo l’euro come moneta unica, ha portato ad un’intensificazione dei rapporti e dei traffici commerciali tra i paesi della comunità europea, ed ha fissato obiettivi ben precisi, che rendessero e mantenessero il mercato

più efficiente e competitivo. Gli IAS, International Accounting Standards, sono i principi introdotti nell’ordinamento comunitario dell’Unione Europea con il Regolamento CE 1606/2002 del 19 luglio 2002, i quali hanno apportato una serie di modifiche alle informazioni contabili ed

extracontabili fornite dai bilanci d’esercizio. Tali principi sono stati adottati dall’Italia con il D. Lgs n°38 del 28 febbraio 2005 e ciò rappresenta un grande passo per

l’informativa societaria italiana, nonostante la loro applicazione non sia stata priva di

ostacoli. Dunque le norme ed i principi riconosciuti a livello internazionale hanno portato

progressivamente alla sostituzione di quelli nazionali, ottenendo quella che può definirsi globalizzazione contabile. Perché gli organismi internazionali hanno ritenuto necessario rendere la contabilità

globale? Per rispondere a questa domanda è necessario analizzare le finalità del

documento principale della contabilità, il bilancio d’esercizio. Il bilancio d’esercizio è un documento contenente informazioni, raccolte ed elaborate,

relative alla situazione economico-finanziaria e patrimoniale dell’azienda e, come espresso dal comma 2 dell’art. 2423 del codice civile, deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto tale situazione ed il risultato

economico d’esercizio. Questa è la finalità primaria del bilancio, documento fondamentale per ciascuna azienda, in quanto in veste di strumento di conoscenza,

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fornisce una serie di informazioni, che vanno quindi adefinire in modo chiaro la

situazione attuale dell’azienda dal punto di vista patrimoniale, economico e finanziario, considerandone l’andamento passato ed indicandone la direzione futura dei flussi finanziari e dei cicli economici che caratterizzano l’attività della stessa; inoltre il bilancio non è diretto esclusivamente a sintetizzare l’andamento della gestione passata ed ad esprimere un giudizio sull’impresa in termini reddituali, ma deve anche tenere presente gli interessi e le esigenze dei diversi stakeholders. Nel processo decisionale

economico rappresenta dunque uno strumento informativo imprescindibile. Ma l’introduzione di strumenti finanziari sempre più complessi e di difficile

comprensione da parte dei non “addetti ai lavori”, ha reso questo obiettivo sempre più difficilmente raggiungibile. Inoltre, come già detto, il bilancio si rivolge a diverse categorie di interlocutori sociali, i quali possono avere fabbisogni informativi differenti; dunque, affinché assolva pienamente al suo ruolo informativo, è necessario che

contenga informazioni di comune interesse per ognuno di loro, tra cui troviamo

finanziatori, azionisti, dipendenti, investitori nonché clienti e fornitori. I bilanci dei vari stati membri erano, dunque, redatti secondo i loro principi contabili

nazionali e ciò rendeva gli stessi difficilmente confrontabili; tale problematica si è accentuata con il cambiamento avvenuto nello scenario economico: l’avvento della globalizzazione e lo sviluppo dei mercati finanziari hanno comportato, ad esempio, l’aumento dei grandi gruppi, composti spesso da società sparse in diversi paesi; inoltre con l’internazionalizzazione è aumentato il numero delle imprese che non si

rivolgevano più esclusivamente al mercato interno, ma, a prescindere dalle dimensioni e dall’attività svolta, comunicavano ed interagivano con finanziatori e fornitori esteri. È scontato il fatto che queste imprese si trovarono nella situazione di avere la necessità di produrre informazioni comprensibili, e soprattutto trasparenti in modo da garantire la corretta rappresentazione della loro situazione economica e patrimoniale. Erano due le esigenze che assumevano molta importanza per le imprese che operavano su scala mondiale: l’invio di un flusso di informazioni rappresentante la situazione economico-finanziaria e patrimoniale dell’azienda così come il suo ricevimento e la sua corretta interpretazione43.

43 Di Pietra R., Armonizzazione e standardizzazione contabile tra globalizzazione e localismo, Quaderni

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Altre difficoltà riscontrate dalle imprese europee riguardavano il reperimento di risorse finanziarie in mercati esteri, dovute anche alle numerose valutazioni errate compiute dagli stakeholders, che a loro volta si trovano in difficoltà nel comprendere i dati e le informazioni contenute nei bilanci. Inoltre le imprese intenzionate a raccogliere capitali all’estero si trovavano a dover adottare standard multipli, con un sostenimento di costi aggiuntivi, oltre quelli relativi al costo del capitale. La situazione di incertezza, dovuta all’esistenza di principi contabili multipli e per la quale i mercati chiedevano un premio, ha portato ad una mancanza di fiducia nelle informazioni fornite nei bilanci, che ha spinto gli investitori ad abbandonare i mercati, portando anche alla cattiva allocazione

dei capitali sul mercato. Inoltre un principio contabile adottato in un determinato paese poteva essere più severo

del corrispondente in un altro stato, ponendo le imprese locali in una situazione di

svantaggio competitivo.

Questi sono i motivi che hanno portato gli organismi internazionali a deliberare a favore dell’adozione di principi contabili internazionali, ottenendo importanti obiettivi.

Riassumendo possono essere individuati tre principali obiettivi alla base dell’applicazione di principi contabili internazionali:

- garantire il sano funzionamento dei mercati dei capitali: “metodologie contabili” comuni evitano distorsioni causate da informazioni “falsate”;

- assicurare ai destinatari del bilancio le informazioni necessarie per intraprendere decisioni economiche;

- tutelare gli investitori attraverso un’effettiva comparabilità dei dati forniti dalle aziende.

Per eliminare i conflitti tra direttivi e IAS e per aggiornare la struttura il 19 luglio 2002 è stato emanato il regolamento comunitario 1606/2002, il quale ha obbligato dal 1 gennaio 2005 le società quotate sui mercati regolamentati a redigere i bilanci consolidati

secondo i nuovi principi contabili internazionali. Il regolamento CE 1725/2003, conformemente al già citato regolamento CE 1606/2002,

ha vincolato gli Stati Membri all’adozione di una serie di principi contabili

internazionali, andando ad agire sulla comprensibilità e sulla comparabilità del bilancio; grazie all’utilizzo di questi principi contabili di generale accettazione e grazie

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all’adozione di un “linguaggio comune” è stato possibile rendere il bilancio

comprensibile ed interpretabile in qualsiasi paese, a prescindere dall’applicazione delle differenti discipline contabili.