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CAPITOLO 3. LA FORMAZIONE ESPERIENZIALE DAL CONCETTO DI FORMAZIONE ALLA CAPACITY BUILDING

3.1 I riferimenti internazionali e nazionali per la formazione

Per fare fronte all’adeguata gestione di siti riconosciti Patrimonio Mondiale dell’Umanità, nel 2011 è stata sviluppata dal World Heritage Committe la World Heritage Capacity Building Strategy24, in cui viene esplicitata l’esigenza di migliorare le strategie di formazione già delineate nel 2001 con la Global Training Strategy for Cultural and Natural Heritage25.

Se nel 2001 l'attenzione è stata posta sulla necessità di una maggiore conoscenza della Convenzione del 1972 e della sua applicazione a livello territoriale da parte dei site managers e sul miglioramento delle competenze professionali per la gestione e la conservazione dei siti, nel 2011 è stato sottolineato il bisogno di nuovi ambienti e strumenti di apprendimento. Come viene infatti descritto tra le premesse della World Heritage Capacity Building Strategy, dal 2001 ad oggi le esigenze formative per la tutela e gestione dei siti Unesco sono cambiate in modo significativo e si è verificata la necessità di riesaminare e rivedere la strategia per prendere in considerazione nuove realtà territoriali.

23In questa accezione si fa riferimento al funzionamento di una comunità di pratica, Wenger,… 24

WHC-11/35.COM/9B, Presentation and adoption of the World Heritage Strategy for Capacity Building, World Heritage Committee, 35esima sessione, Parigi, 19-29 giugno 2011.

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Come primo elemento di riflessione si può affermare che il quadro di riferimento per la formazione nell’ambito del World Heritage è diventato molto più ricco a causa di molti fattori che hanno contribuito a questi rapidi cambiamenti: la presenza di molte nuove istituzioni che offrono percorsi formativi nell’ambito della tutela e gestione del Patrimonio Mondiale e nuovi ambienti di apprendimento creati grazie all’impiego di nuove tecnologie. Altro aspetto fondamentale è la maggiore enfasi sul concetto di “acquisizione delle conoscenze” rispetto alla nozione di mero “trasferimento delle conoscenze”.

La Global Training Strategy del 2001 prevedeva anche l'utilizzo del processo di Periodic Reporting26 come un importante fattore per lo sviluppo delle strategie regionali di formazione. Non risulta che siano state sviluppate vere e proprie strategie a livello regionale, ad eccezione di alcune iniziative formative previste all’interno di specifici piani di azione formativi. La situazione attuale sulle strategie formative rilevata proprio dal World Heritage Committee conferma pertanto la necessità di fornire orientamenti migliori a livello regionale per lo sviluppo di strategie efficaci di formazione.

Con la World Heritage Capacity Building Strategy si propone un cambiamento di paradigma per andare oltre la formazione tradizionale per abbracciare una strategia di capacity building. Esigenze attuali dimostrano che il pubblico interessato alla conservazione del patrimonio mondiale e le attività di gestione è ampia, diversificata e crescente. Creazione e rafforzamento delle capacità delle istituzioni e delle reti che collegano il settore dei beni a più ampie comunità è tanto una priorità come la formazione dei singoli professionisti. Il risultato sarà più forte struttura organizzativa e le interfacce tra il patrimonio e l'ambiente in generale, consentendo alle persone, anche al di fuori del patrimonio delle professioni, a intraprendere azioni più efficaci. E’ in questo contesto che questa strategia segna il passaggio da una "World Heritage Global Training Strategy" ad una "World Heritage Capacity Building Strategy” come una linea di sviluppo che corrisponde all'articolo 5 della Convenzione del Patrimonio Mondiale, proprio nell’ottica di mettere a fuoco da parte del Comitato del Patrimonio Mondiale sulla creazione di

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Il rapporto periodico è articolato in due sezioni: la prima riguarda i provvedimenti amministrativi e legislativi che lo Stato parte ha adottato e le azioni intraprese per l’applicazione della Convenzione; la seconda riguarda lo stato di conservazione dei singoli siti del Patrimonio Mondiale. Tale rapporto

documenta lo stato di conservazione, integrità ed autenticità dei valori per i quali il sito è stato inserito nella WHL, deve essere redatto ogni sei anni e sottoposto all’esame del World Heritage Centre per valutare l’applicazione della Convenzione, per valutare se i valori del sito vengono mantenuti nel tempo, per ottenere informazioni aggiornate sui siti, inclusi i cambiamenti generali e quelli dello stato di conservazione, rinforzare la cooperazione regionale e lo scambio di informazioni ed esperienze tra gli Stati parte

capacità come uno dei suoi cinque obiettivi strategici (5Cs: Credibilità, Conservazione, Comunicazione, Capacity building e Comunità).

Se la Capacity è "la capacità degli individui, delle organizzazioni e delle società di svolgere le funzioni, risolvere i problemi, fissare e raggiungere obiettivi in modo sostenibile", nel quadro del Patrimonio Mondiale la capacity building per la gestione efficace dei Beni del Patrimonio Mondiale dovrà:

• rafforzare le conoscenze, le abilità, le competenze e il comportamento delle persone con responsabilità dirette sulla conservazione e gestione del patrimonio,

• migliorare le strutture istituzionali e i processi decisionali attraverso il rafforzamento delle capacità dei decisori e dei responsabili;

• introdurre un rapporto più dinamico fra patrimonio e il suo contesto e, di conseguenza, maggiori vantaggi reciproci da parte di un approccio più inclusivo,

Il concetto di capacity building - sia di professionisti, istituzioni o comunità e reti - è visto come una forma di cambiamento centrato sulle persone che implica la collaborazione tra gruppi di individui per realizzare il miglioramento delle metodologie di gestione del patrimonio culturale e naturale.

Considerata la popolarità che è stata raggiunta dalla Convenzione del Patrimonio Mondiale e il suo sostegno politico in corso, è opportuno utilizzare il Patrimonio Mondiale come una strategia per il rafforzamento delle capacità a beneficio della conservazione del patrimonio in senso ampio e della sua relativa gestione.

Il secondo cambio di paradigma contenuto nella World Heritage Capacity Building Strategy fa leva sul fatto che gli attori coinvolti nella tutela e gestione del patrimonio naturale e culturale devono insieme essere coinvolti nella creazione di nuove iniziative di capacity building e non separatamente. Uno degli elementi chiave della Convenzione del Patrimonio Mondiale è infatti proprio la messa a fuoco sulla tutela sia del patrimonio culturale che di quello naturale in un unico strumento normativo

A livello nazionale, la metodologia elaborata dal MiBAC, dedica specifiche sezioni all’aspetto della formazione necessaria per l’implementazione del Piano. Tuttavia, il focus è sulle competenze specialistiche che i responsabili tecnici che operano nell’ambito del sito dovrebbero possedere, e non tanto su quelle organizzative e gestionali che si acquisiscono mediante l’esperienza diretta che la presente ricerca rileva di fatto come fondamentali.

Il MiBAC suggerisce che, per ciascun piano di azione definito nell’ambito del Piano di gestione, si prevedano le attività da svolgere che porteranno all’elaborazione dei

quattro piani di formazione: individuazione delle criticità nei processi di gestione; analisi delle competenze attuali, disponibili presso i soggetti che operano nell’ambito del sito; individuazione di macroaree di competenze attese al fine della realizzazione delle azioni definite nei Piani di azione; analisi dei gap tra i profili di competenze attesi da parte dell’Unesco e quelli posseduti dai soggetti che gestiscono il territorio; definizione di un panel, in ambito formativo, degli ambiti che possono essere sviluppati per soddisfare il livello delle competenze attese dall’Unesco; definizione dell’intervento formativo. Come risultato atteso, il MiBAC propone che all’interno del Piano di gestione venga definito un Piano della formazione complessivo per l’ottenimento dei profili di competenza necessari per la sua implementazione e messa a regime. Viene infatti auspicata la predisposizione di 4 piani di formazione di dettaglio, in termini di moduli/corsi, modalità di erogazione, destinatari, formatori, tempi, strumenti/materiale formativo, valutazione dell’efficacia e della qualità della formazione, fonti di finanziamento.

Tuttavia, l’approccio per competenze specialistiche risulta inadeguato ad adottare e sviluppare nuove metodologie per la stesura e la costruzione di sistemi di gestione dei siti Unesco, che rispondano alle effettive esigenze di trasformazione dei territori.

3.2 Analisi dell’offerta formativa attuale per la gestione dei siti Patrimonio