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I risultati scolastici delle seconde generazion

5. L a lente d’ingrandim ento sulle seconde generaz ion

5.3 I risultati scolastici delle seconde generazion

Gli studenti di origine straniera sono sempre più presenti nelle scuole italiane, nonostante la diminuzione dei flussi dal 201118. La popolazione scolastica multietnica ha ormai mutato in maniera irreversibile la demografia dei sistemi d’istruzione dei paesi occidentali.

Da alcune ricerche19 sugli adolescenti stranieri presenti nel nostro paese sono emersi i seguenti nodi problematici rispetto all’esperienza formativa: - l’eterogeneità e la complessità dei percorsi degli adolescenti, in aumento nel sistema scolastico, con la prevalenza di migranti di prima generazione; - l’investimento in istruzione, ma anche carenze di risorse materiali e relazionali (ad es. lo scarso aiuto e supporto nello studio) nel conseguire un diploma e nel trovare un lavoro adeguato;

- l’orientamento verso percorsi brevi e professionalizzanti a causa delle difficoltà di proseguire gli studi, anche se è forte la motivazione a continuare;

- la canalizzazione principalmente nella formazione professionale;

- gli elevati tassi di ritardo e di abbandono, la notevole dispersione scolastico-formativa e le carriere irregolari;

- una diffusa incertezza sul futuro formativo e professionale degli studenti stranieri, che si esprime nel rischio di un’integrazione subalterna e di una segregazione in professioni poco qualificate sul modello dei genitori, cui consegue una mobilità socio-professionale sostanzialmente bloccata, aggravata da un accesso alla cittadinanza ancora limitato.

Nonostante queste problematiche, alcuni ragazzi di seconda generazione hanno conseguito risultati migliori dei loro coetanei autoctoni, dimostrando che l’esperienza migratoria non è necessariamente sinonimo di insuccesso e di fronte a questo fenomeno si dovrebbe avere un atteggiamento neutro.

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Cfr. IDOS – UNAR (2013), op. cit.

19 Cfr. Besozzi E., Colombo M., Santagati M., op.cit.; Giovannini G. (2010), Immigrati:

diversi/non “speciali”, intervento al Seminario Interregionale del MIUR sull’Orientamento, Ischia, in www.graziellagiovannini.it.; Ricucci R. (2010), Italiani a metà. Giovani stranieri crescono, Il Mulino, Bologna; Santagati M. (2009), op.cit.

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Questo aspetto è stato evidenziato anche da alcuni professori che hanno partecipato ai focus group.

Il successo formativo (riferito all’efficacia dell’esperienza formativa e quindi ai risultati non solo di apprendimento, ma anche relativi allo sviluppo complessivo del soggetto, delle sue competenze cognitive, relazionali e alla sua capacità di darsi e di raggiungere degli obiettivi) viene inteso dagli studenti stranieri20 allo stesso modo degli studenti italiani. La scuola viene percepita come una via privilegiata verso l’inserimento e la partecipazione alla società di accoglienza, con una sua spendibilità concreta nel mondo del lavoro. Il legame tradizionale che enfatizza l’influenza diretta dell’origine sociale e culturale sulla riuscita scolastica non è facilmente ricostruibile nelle esperienze scolastiche della popolazione straniera. L’esito scolastico dunque non è necessariamente legato al tipo di inserimento sociale che svolgono le seconde generazioni, né è strettamente connessa all’età di arrivo.

La varietà di etnie presenti nel nostro Paese determina anche la varietà di esiti scolastici e di collegamenti tra mondo della scuola e quello del lavoro. Si trovano così da un lato genitori che aspettano che i figli entrino nel mondo del lavoro con un diploma o una laurea, altri che, a causa di problemi economici, fanno interrompere gli studi ai figli affinché producano reddito ed altri che spingono i figli a coniugare studio e lavoro (in particolare i cinesi)21.

Dal rapporto redatto da Colombo e Ongini22 emerge che rispetto ai dati delle ricerche su riportate, nel corso di questi ultimi anni la situazione non è migliorata. La maggior parte degli studenti di origine non italiana, infatti, continua ad essere maggiormente orientata verso la formazione tecnica e professionale, mentre l’avvio al liceo o all’istruzione artistica interessa poco più del 20% di questa tipologia di studenti. Le scelte scolastiche degli studenti di origine immigrata sono riconducibili a molte variabili, che dimostrano quanto si debba ancora lavorare per migliorare la condizione di questi studenti. Le variabili sono prevalentemente economiche, ma sono

20 Besozzi, et al. (2009), op. cit.

21Le recenti ricerche che si sono svolte sull’inserimento nel mercato del lavoro delle

seconde generazioni fanno emergere un quadro nel quale questi giovani non sono stati in grado di compiere quell’ascesa sociale che loro stessi e i loro genitori presumibilmente si auspicavano, ma sono rimasti ancorati nei cosiddetti lavori umili. Queste ricerche, infatti, sono accomunate da alcuni tratti comuni: un tasso di partecipazione al mercato del lavoro molto più alto dei loro coetanei autoctoni; un significativo scollamento tra lavoro svolto e lavoro desiderato per il futuro; i lavori svolti sono spesso a bassa qualifica, saltuari, faticosi e mal pagati; i settori lavorativi riguardano in prevalenza l’economia informale.

anche importanti quelle legate alla difficile progettazione familiare, come i risultati di apprendimento nei primi livelli di scuola e, non ultimo, i giudizi di orientamento dei docenti e la difficoltà dei licei ad attrezzarsi per una popolazione diversificata. Altri elementi critici riguardano il divario tra studenti autoctoni e di origine immigrata negli esiti. Divario che è maggiore nella secondaria di primo grado, dove a fine ciclo viene promosso il 64,1% di chi ha origini straniere, contro l’82% degli autoctoni (-17,9%). A seguito di una selezione scolastica più stringente, alla fine del ciclo secondario viene ammesso all’esame di maturità il 91,4% degli stranieri (solo il 4,3% in meno degli italiani). L’esito finale dell’esame di maturità vede ridursi il divario, poiché supera l’esame lo 0,1% in meno di stranieri rispetto agli italiani, e anche la distribuzione dei voti di maturità non vede differenze eclatanti in quasi tutti i tipi di indirizzo, ad eccezione dei Licei, dove hanno performance migliori gli autoctoni.

Non va poi dimenticato il fenomeno della dispersione scolastica, particolarmente vistoso nella scuola superiore. Esso si manifesta nella sua espressione più eclatante con l’evasione dell’obbligo scolastico, ma comprende anche altre forme, quali: l’abbandono dei corsi di studio superiore, il non raggiungimento del titolo di studio, le bocciature, le assenze, le frequenze irregolari, le discrepanze tra l’età e la classe frequentata, il basso rendimento, il conseguimento di un titolo a cui non corrispondono adeguate competenze, il tune out23. Tra la popolazione studentesca di origine straniera la dispersione scolastica riguarda soprattutto il passaggio dalla scuola secondaria di I° grado a quella di II° grado, in particolare per quegli studenti che hanno frequentato i cicli completi della scuola primaria e secondaria inferiore, a differenza di chi giunge in Italia, dopo aver svolto alcuni anni di studio nel Paese d’origine. L’indicatore di dispersione attribuisce all’Abruzzo un 13,4%, il secondo peggiore a livello nazionale; la media nazionale è di 8,5%24. Per quanto riguarda, invece, gli esiti, secondo i dati del ministero della Pubblica Istruzione nell’anno scolastico 2008/2009 nella scuola secondaria di secondo grado, gli alunni stranieri promossi sono stati il 72%, il 14,4% in meno rispetto ai loro coetanei italiani. La causa principale di questo gap è dovuto, secondo il

23 Con il tune out lo studente è presente fisicamente a scuola, tuttavia, non si impegna per

niente o in maniera irrisoria, di conseguenza sorgono dissonanze tra quello che egli valuta utile per il perseguimento dei propri scopi e quello che la scuola effettivamente offre, senza trovare nel contempo, al di fuori delle mura scolastiche, stimoli e alternative significative da intraprendere.

24 Cfr. CNEL – Caritas/Migrantes, Indici di integrazione degli immigrati in Italia. Il

potenziale di integrazione nei territori italiani. A nalisi dell’occupazione e della criminalità per collettività. VII Rapporto, 2010.

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C.N.E.L. ad inserimenti in classi inferiori rispetto all’età anagrafica e le stesse bocciature sono spesso conseguenti al trasferimento da altre scuole, spesso da Paesi esteri, e all’inserimento ad anno scolastico iniziato25. Dal rapporto di Colombo e Ongini26, emerge che tra gli alunni di origine straniera son ancora troppi coloro che vivono il problema del ritardo scolastico, si registra il 16,3% di coloro che frequentano la scuola primaria, il 44,1% degli studenti delle scuole secondarie di primo grado e addirittura il 67,1% nelle scuole secondarie di secondo grado.