• Non ci sono risultati.

D ONNE , TRA DISORDINE E VIRTÙ

6.6 L E IDENTITÀ DI GENERE , TRA ESSERE E APPARIRE

L'arte di Rousseau consiste nell'indicare costantemente il prezzo dell'essere virtuoso: la vertigine dell'errore e del peccato si accompagna di continuo ai suoi personaggi. La trasparenza non regna spontaneamente: costruisce il suo regno sul rifiuto di un'opacità il cui rischio si rinnova ad ogni istante.175

Cfr. Brunella Casalini, I rischi del materno. Pensiero politico femminista e critica del patriarcalismo tra Sette e

173

Ottocento, Edizioni Plus, Pisa 2004.

Cindy A. Stearns, Breastfeeding and the Good Maternal Body, «Gender and Society», Vol. 13, No. 3 (Jun., 1999), p.

174

309. ”is also a visual performance of mothering with the maternal body at center stage”. J. Starobinski, La trasparenza…, cit., p.153.

Con queste parole Starobinski sottolinea uno degli aspetti più contraddittori e quindi più interessanti del pensiero rousseauiano: per il filosofo ginevrino, la virtuosità da una parte si configura come uno sforzo continuo, e dall’altra si traduce in un’aderenza morale e fisica tra essere e apparire. Come abbiamo visto, per esempio, non è un caso che Rousseau raccomandi la pratica dell’allattamento, attività che permette alla donna non solo di elevarsi a madre virtuosa, ma anche di apparirlo agli occhi degli altri. Lungi dal presentarsi come un moto spontaneo, la trasparenza dell’individuo con sé e con gli altri si delinea quindi paradossalmente come un lavoro senza sosta, poiché il rischio dell’errore incombe costantemente. In una prospettiva più ampia, l’identità di genere, per Rousseau indissolubilmente legata al sesso, è ciò che precede il soggetto, ovvero la sua “natura”, ma è contemporaneamente anche il risultato di un continuo controllo di sé, al fine di reiterare quei comportamenti che preservano la tanto agognata trasparenza. Come sostiene Starobinski, nella teoria rousseauiana “la frattura tra essere e apparire ingenera altri conflitti, come una serie di echi amplificati: frattura fra il bene e il male (fra i buoni e i cattivi), frattura fra la natura e la società, l'uomo e i suoi dei, l'uomo e se stesso”.176 Questo conflitto, presente nel rapporto dell’uomo con se stesso, è messo a tacere da Rousseau, sebbene egli non lo neghi mai. Consapevole di tutto ciò, sapendo che, proprio perché costruita, questa aderenza tra essere e apparire potrebbe fallire, il filosofo tenta di dare forma a un sistema rigido e ordinato, in cui appunto non si possa immaginare un’alternativa al di fuori delle identità già prestabilite. Un sistema che deve prevedere non solo una sfera pubblica ma anche una sfera privata. Rousseau ha infatti il merito di aver intuito che pubblico e privato sono due dimensioni indivisibili, intrecciate indissolubilmente: non è sufficiente elaborare un nuovo contratto sociale, è necessario occuparsi anche della dimensione domestica e soprattutto di chi, come abbiamo visto, gioca un ruolo fondamentale in quest’ultima, ovvero la donna. La società che Rousseau teorizza si costruisce quindi non solo sulla netta contrapposizione tra pubblico e privato, ma anche su un’idea di cittadino tutt’altro che universale. Dalle pagine rousseauiane emergono infatti soggetti sessuati: il filosofo non si limita a immaginare un nuovo ordine sociale, ma intuisce anche la necessità di definire parallelamente l’identità maschile e quella femminile. La costruzione e soprattutto la buona riuscita di tale progetto politico passano così dalla creazione di identità di genere. In tal senso, sembra suggerirci il filosofo ginevrino, non si può pensare al cittadino e alla patria, senza teorizzare prima l’individuo sessuato al maschile e quello sessuato al femminile. Benché questa si possa considerare la scommessa politica forse più radicale fatta da Rousseau, la sua teorizzazione delle identità è pericolosamente normativa. Infatti, come abbiamo

Ivi, p. 27.

visto, al fine di definire i generi maschile e femminile, il filosofo fa un uso ambiguo del concetto di natura. L’uomo e la donna sembrano essere guidati dalle proprie inclinazioni naturali, ma al contempo devono sforzarsi di performare continuamente quelle stesse inclinazioni. In tal senso il corpo diventa il luogo dove si manifesta la tensione tra natura e performance: se da una parte, come abbiamo avuto modo di sottolineare, Rousseau fa riferimento alla conformazione anatomica del soggetto maschile e di quello femminile, per descriverli anche in termini morali e politici, d’altra parte, il corpo è lo strumento privilegiato per la messa in scena del genere. Quella che caratterizza l’uso rousseauiano del concetto di natura è un’ambiguità che, sebbene non venga mai completamente dissimulata dal filosofo, viene continuamente sussunta nel suo contrario, ovvero in quell’idea di trasparenza che emerge con insistenza dalle pagine di Rousseau. In questo senso, l’immagine di Ercole, forzuto e prestante e dall’altra parte quella della madre che allatta, figure come abbiamo visto riprese e riutilizzate dalla Rivoluzione, sono emblematiche in quanto estremamente efficaci visivamente. La trasparenza raggiunge infatti la sua massima espressione in quei corpi che palesano al meglio e immediatamente ciò che realmente sono: corpi esposti che rivelano, senza bisogno di ulteriori didascalie, la nuova idea di uomo e di donna.


BIBLIOGRAFIA

Rousseau Jean-Jacques, Discorsi. Sulle scienze e sulle arti e sull’origine della

disuguaglianza fra gli uomini, introduzione e note di Luigi Luporini, Rizzoli, Milano 2007.

Rousseau Jean-Jacques, Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza tra gli

uomini, a cura di Valentino Gerratana, Editori Riuniti, Roma 2002.

Rousseau Jean-Jacques, Discours sur l'origine et les fondements de l'inégalité parmi les

hommes, a cura di Blaise Bachofen, Bruno Bernardi, Flammarion, Paris 2008.

Rousseau Jean-Jacques, Emilio o Dell’educazione, a cura di Paolo Massimi, Arnoldo Mondadori, Milano 1997.

Rousseau Jean-Jacques, Giulia o La nuova Eloisa, introduzione e commento di Elena Pulcini, Rizzoli, Milano 1996.

Rousseau Jean-Jacques, Il contratto sociale, a cura di Barbara Carnevali, Laterza, Bari 1997.

Rousseau Jean-Jacques, Lettera sugli Spettacoli, ed.Aesthetica, 1995.

Rousseau Jean-Jacques, Lettere morali, a cura di R. Vitiello, Riuniti, Roma 1978.

Rousseau Jean-Jacques, Opere, a cura di Paolo Rossi, Sansoni editore, Firenze 1972.

Rousseau Jean-Jacques, Saggio sull’origine delle lingue:dove si parla della melodia e

dell’imitazione musicale, a cura di Paola Bora Torino, Einaudi 1989.

Rousseau Jean-Jacques, Scritti politici, UTET, a cura di Paolo Alatri, Torino 1970.

Rousseau Jean-Jacques, Scritti politici, volume 2, a cura di Maria Garin e Eugenio Garin, Laterza, Bari 1990.