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C APITOLO 5 D ELL ’ UOMO VIRILE

5.3 V IRILITÀ E LA R IVOLUZIONE FRANCESE

Come sostiene Jean-Marie Roulin “la rivoluzione francese costituisce un momento particolarmente interessante, poiché quegli anni sono stati quelli di uno sconvolgimento del potere e dei suoi ordini simbolici senza precedenti”. Come sottolinea il letterato, la lotta per il potere che avviene in 49 quegli anni ha aperto una frattura su un doppio livello: da una parte il conflitto tra repubblicani e monarchici, tra giacobini e girondini o ancora tra Montagnardi e Termidoriani, d’altra parte, l’esclusione delle donne dalla vita politica. A tale scopo, non c’è solo bisogno di allontanare le 50 donne dalla sfera politica, di tracciare una differenza insormontabile, di creare una divisione invalicabile tra spazio pubblico e privato, ma è anche necessario creare un’immagine di mascolinità virile molto lontana da tutto ciò che possa essere considerato femminile. È proprio su questioni legate all’immaginario collettivo e alle rappresentazioni dei generi che si giocano importanti lotte sociali e politiche. Le donne non sono però l’unico bersaglio. La creazione di una nuova e rigenerata figura maschile nasce in contrasto anche con un modello di mascolinità ormai percepito decadente: la guerra contro i privilegi della nobiltà passava dalla distruzione di un’immagine maschile troppo dedita alla vita mondana, al libertinaggio e ai salotti. Come sottolinea Jean-Marie Roulin, infatti:

Il modello maschile che si è imposto durante l’Ancien Régime si inscrive nella continuità del cortigiano, con una specifica inflessione: quella del mondano, o del libertino, più uomo da salotto che guerriero, evolvendo in uno spazio dominato dal femminile nel XVIII secolo; le donne sono state le organizzatrici dei salotti e hanno dato loro un nome.51

Per una ricostruzione storica del modello virile si veda Alain Corbin, Jean-Jacques Courtine, Georges Vigarello,

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Histoire de la virilité, Edition de Seuil, Paris 2011.

Jean-Marie Roulin, Virilité et pouvoir dans l’imaginaire des textes érotiques de la Révolution, in Gary Ferguson (a

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cura di), L’homme en tous genres: masculinités, textes et contextes, L’Harmattan, Paris 2009, p. 107 “la Révolution française constitue un moment particulièrement intéressant, puisque ces années ont été celles d’un bouleversement sans précédent du pouvoir et de ses symboliques”.

Cfr. Ivi, pp. 107-108.

50

Ivi, p. 110. “Le modèle masculin qui s’est imposé sous l’Ancien Régime s’inscrit dans la continuité du courtisan, dans

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une inflexion spécifique: c’est celle du mondain, voire du libertin, plus homme de salon que guerrier, évoluant dans un espace dominé par le féminin au XVIII siècle; les femmes ont été les organisatrices des salons et leur ont donné un nom”.

Simbolo di un sistema sociale basato su privilegi e diritti riservati solo ad una minoranza, i nobili rappresentano un soggetto maschile in lento decadimento. È necessaria non solo una rivoluzione che cambi il sistema politico, ma anche un cambiamento culturale, un nuovo immaginario collettivo. Nel saggio intitolato Virilité et pouvoir dans l’imaginaire des textes érotiques de la

Révolution, Roulin rintraccia nei testi erotici e pornografici dell’epoca alcuni elementi di questo

grande cambiamento culturale. Durante il periodo rivoluzionario vi è stata una grande proliferazione di testi erotici e pornografici. Molto spesso si trattava di caricature o parodie di personalità politiche a sfondo sessuale. Sebbene si possano considerare delle vere e proprie “satire carnavalesque, de tendance républicaine”, questi testi non avevano un posizionamento politico 52 esplicito. Risultano tuttavia interessanti se li si analizza dal punto di vista della produzione culturale dell’epoca poiché fanno emergere un nuovo ordine simbolico legato alla mascolinità, che passa attraverso la messa in scena di una virilità fisica e sessuale ostentata. In questo modo, si creava una nuova immagine di mascolinità e contemporaneamente si distruggeva quella precedente, accusata di essere “contro natura”. La prefazione dei Travaux d’Hercule ou la Rocambole de la fouterie del 1790 può essere considerata un chiaro esempio di tale operazione: qui l’autore dichiara infatti di volere descrivere il godimento “che la natura, con tutta la sua energia, è suscettibile di procurare a coloro presso i quali essa non è alterata. Voglio infine ricercare il piacere alla sua fonte e non coglierlo attraverso le sue ramificazioni“. Il suo appello non è rivolto ai “petit-maîtres, ces 53 pygmées en galanterie”, né “ à des débiles et des efféminés”. Al contrario per potere godere 54 appieno dei piaceri sessuali è necessaria una costituzione vigorosa e virile. A partire da questa prospettiva, “i personaggi”, come sostiene Roulin, “del trattato erotico incarnano nella loro energia virile la forza di rigenerazione che è stata uno dei più grandi slogan rivoluzionari”. È curioso 55 notare come anche qui emerga un legame tra sessualità e politica: la forza di rigenerazione necessaria alla rivoluzione è indissolubilmente legata alla forza virile dell’uomo sessualmente attivo. È necessario generare un altro Stato, un sistema sociale meno ingiusto e dei nuovi cittadini e

Ivi, p 109.

52

Wald-Lasoswski (a cura di), La Science pratique de l’amour: manuels révolutionnaires érotiques, Picqiuer, Paris

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1998, p. 193, opera citata in Jean-Marie Roulin, Virilité et pouvoir dans l’imaginaire des textes érotiques de la Révolution,cit., p. 111. “que la nature, dans toute son énergie, est susceptible de procurer à ceux chez qui elle n’est point altérée. Je veux enfin chercher le plaisir dans sa source et non le saisir par ses ramifications”.

Cfr. Ibidem.

54

Ivi, p. 108. “les personnages du traité érotique incarnent dans leur puissance virile la force de régénération qui a été

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tale sforzo deve essere fatto seguendo le direttive della natura che, all’interno di questi testi e della retorica rivoluzionaria, si delineavano come un appello alla riproduzione, ovvero ad un piacere virile volto alla fecondazione e di conseguenza al disprezzo verso altre pratiche sessuali non riproduttive. Detto altrimenti, emerge un parallelo tra la capacità di dare vita a un nuovo ordine 56 politico e la facoltà riproduttiva propria dell’uomo.

Tale immaginario del vigore naturale maschile trova nella figura di Ercole un’icona adeguata: con una leggenda conosciuta da molti e una fisionomia immediatamente riconoscibile, il semidio nato con il dono straordinario della forza era l’immagine che meglio raffigurava l’uomo nuovo. Questa figura viene quindi riutilizzata in vari testi dell’epoca come Les Quarante Manières de foutre (1790), Les petit-Fils d’Hercule (1784) o il già citato Travaux d’Hercule ou la Rocambole de la

fouterie (1790), dove Ercole raffigura una nuova mascolinità atletica, vigorosa e forzuta. L’uomo è

così rappresentato come una sorta di moderno bodybuilder, sempre pronto ad affrontare sia le 57 fatiche sessuali che quelle del lavoro. Infatti, come scrive Roulin, ”i suoi successi sessuali come le sue imprese lavorative si oppongono ideologicamente all’oziosità dell’aristocrazia”. L’esaltazione 58 dell’uomo appartenente al Terzo stato si dispiega così sui due piani del sesso e del lavoro.

Nel 1793, la figura di Ercole viene ripresa in ambito politico. Durante l’Assemblea nazionale dello stesso anno, Jacques Louis David propone di costruire una statua raffigurante il semidio in occasione della festa dell’Unità e dell’Indivisibilità. Il passaggio politico è ben chiaro: il popolo, 59 liberatosi di Luigi XVI, deve ora proteggere la Repubblica dalla minaccia del federalismo. La 60 festa pubblica dedicata all’unità della repubblica francese si tenne così il 10 agosto 1793 in grande stile. A rappresentare le varie fasi della Rivoluzione furono quattro monumenti: una figura della Natura posta vicino alle rovine della Bastiglia, un arco di trionfo dedicato agli eroi del 1789, una statua della Libertà per ricordare la decapitazione del re avvenuta nel 1793 e infine l’enorme statua raffigurante Ercole. Pensata da David quest’ultima doveva rappresentare il popolo che, con l’aiuto 61 di una mazza, uccide l’idra, simbolo della frammentazione e della pericolosa scissione. L’immagine di Ercole raffigura quindi l’ultimo stadio della Rivoluzione: conquistata la libertà, la repubblica non

Cfr. Ivi, p. 111.

56

Ivi, p. 112.

57

Ibidem.“Ses exploits sexuels sont autant de travaux qui l’opposent idéologiquement à l’oisiveté de l’aristocratie”.

58

Cfr. Le Peuple français terrassant l'hydre du fédéralisme, 1793, Bibliotèque nationale de France.

59

Cfr. Lynn Hunt, La rivoluzione francese. Politica, Cultura, Classi sociali, Il Mulino, Bologna 1984, p. 96.

60

Cfr. Ibidem.

deve abbassare la guardia ed il popolo deve proteggere le sue conquiste. Se fino a quel momento a evocare la libertà del popolo francese era stata Marianne, volto di donna, ora sono necessari i muscoli e la forza di un semidio per garantire alla Repubblica un futuro roseo. Proprio quell’uomo forzuto che, come abbiamo visto, aveva popolato i racconti erotici, diviene ora l’eroe perfetto per sconfiggere i nemici politici dello stato francese, per mezzo di quello che sembra uno “slittamento dalla forza sessuale a quella della resistenza”. Come sostiene la storica Lynn Hunt il pittore Jean 62 Louis David, recuperando e riabilitando la figura di Ercole come simbolo di virilità, mette in gioco una nuova immagine di sovranità, in netto contrasto con quella precedente. Leggiamo in La

Rivoluzione francese:

Ercole […] è una forte figura fraterna che protegge le sorelle Libertà e Eguaglianza. La virilità di Ercole si riflette indirettamente sui deputati stessi: per suo tramite essi riaffermano la propria immagine di gruppo di fratelli che si è sostituito al re-padre. 63

La statua rappresenterebbe quindi la molteplicità dei ‘fratelli’ della patria, ma come Ercole, essi sono al contempo uno solo, uniti e indivisibili: la loro volontà è unica. Non solo, l’immagine dei fratelli sostituisce quella del padre. Tale iconografia rievoca così quel parricidio simbolico che, secondo Carole Pateman, segnerebbe il passaggio tra il patriarcato classico e quello moderno. Come è noto, in Il contratto sessuale Pateman ripercorre la diatriba tra i contrattualisti e la posizione tradizionale sostenuta da Filmer.

La posizione del patriarcato classico, sostenuta da Robert Filmer nel Patriarca , che considera il 64 potere politico come una concessione fatta direttamente da Dio ad Adamo, venne duramente attaccata dai contrattualisti, tra cui Rousseau. Questi ultimi sostengono che il potere del padre non abbia valenza politica e che il potere politico si costituisce solo mediante una convenzione, un contratto appunto. Secondo la teoria tradizionale filmeriana, invece, i figli nascono in una posizione di soggezione nei confronti del padre, non solo naturale ma altresì politica. La visione di Filmer pare quindi essere chiara: il diritto politico deriva dalla paternità e il padre mantiene il suo potere naturale sia nella sfera privata che in quella pubblica. Come afferma infatti Filmer il potere politico

J. Roulin, Virilité et pouvoir dans l’imaginaire des textes érotiques de la Révolution, cit., p. 113.

62

L. Hunt, La rivoluzione francese, cit., p. 102.

63

Robert Filmer, Patriarca, o il potere naturale dei re, in John Locke, Due trattati sul governo e altri scritti politici, a

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di Adamo deriva direttamente da una concessione divina originaria, concessa a quest’ultimo in quanto marito di Eva.65Rimane evidente che il potere politico paterno riguardi una figura maschile compiuta in se stessa che custodisce in sé sia il potere procreativo maschile che quello femminile. L’uomo fecondando la donna con il suo seme genera la vita, e allo stesso tempo crea e governa la vita politica. La figura femminile, all’interno del sistema patriarcale classico, è raffigurata come un corpo vuoto da riempire, atto al contenimento del seme maschile, unico agente attivo. Dio concede ad Adamo l’esercizio del potere sessuale sulla donna, soggetto irrilevante sia dal punto di vista fisico-procreativo che dal punto di vista politico. L’uomo filmeriano, avendo esercitato il suo diritto sessuale sulla donna, diventa padre, negando così la capacità procreativa femminile, e rivendicando invece a sé tale prerogativa, la trasforma in facoltà generatrice nell‘ambito politico.

Come sottolinea Pateman all’interno de Il Contratto sessuale, il parricidio simbolico messo in atto dai figli non mette in gioco solo le libertà individuali ed il controllo politico ma anche l’accesso sessuale maschile alle donne. Il contratto diviene un mezzo per instaurare, quello che Pateman chiama il patriarcato moderno, che viene a delinearsi non più come potere paterno, ma come una subordinazione delle donne agli uomini in quanto uomini (maschi). “Quando il padre non incarna più il diritto politico, il patriarcato diventa fraterno, il diritto sessuale non può più essere sussunto nel potere della paternità, come faceva Filmer, e il diritto sessuale maschile sulle donne viene dichiarato non politico”.66 Le donne, relegate nella sfera domestica, infatti vengono escluse dalla vita pubblica e politica del Paese. In tale cornice di senso, si inserisce secondo Lynn Hunt anche la scelta di utilizzare la figura di Ercole in quel determinato momento storico. Seguendo dunque le sue parole:

Così introducendo Ercole i deputati prendevano le distanze dalla crescente mobilitazione delle donne, che miravano alla politica attiva. Affermando che la partecipazione attiva delle donne alla politica avrebbe provocato quella disgregazione e quel disordine che possono essere prodotti dall’isterismo, la Convenzione aveva bandito i club femminili alla fine dell’ottobre 1793. 67

Dal punto di vista simbolico e politico le donne dovevano essere estromesse dalla vita pubblica. Proprio quando si inneggiava all’uguaglianza e alla libertà del popolo, c’era invece una parte di esso

C. Pateman, Il contratto sessuale, cit., p. 114.

65

Ivi, p. 117.

66

L. Hunt, La Rivoluzione francese, cit., p. 102.

che rimaneva senza diritti, privata della possibilità di agire. Era dunque funzionale cambiare, almeno momentaneamente, l’iconografia che rappresentava la grande repubblica francese. Marianne infatti era una figura troppo vicina e utile per quelle donne che non avevano intenzione di smettere di rivendicare i loro diritti. “Come tutti i simboli forti, Ercole era polivalente, trasmetteva 68 più di un messaggio contemporaneamente. Poteva essere popolare, fraterno, parricida e antifemminista”. D’altro canto invece, Ercole, icona virile e coraggiosa, rappresentava a pieno 69 quegli uomini che, conquistato il potere, non avevano intenzione di perderlo.