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II – I MONUMENTS MEN A VENEZIA

Nel documento L'arte da salvare (pagine 122-135)

I MONUMENTS MEN

IV. II – I MONUMENTS MEN A VENEZIA

Venezia nel 1945, a pochi mesi dalla fine della guerra, era ancora una città sotto assedio: oltre che per la fame e il freddo, i bombardamenti in quest’ultima fase del conflitto ruppero un tabù risalente all’inizio della guerra e colpirono anche le case del centro storico283.

Fino all’anno precedente le varie isole che componevano Venezia non erano mai state oggetto delle incursioni da parte delle forse alleate: anche il bombardamento aereo da parte degli Alleati della Freiburg, nave ospedale tedesca ormeggiata tra punta della Dogana e l’isola di San Giorgio il 14

agosto 1944 interessò solamente la zona del Bacino San Marco284.

Le prime incursioni che riguardarono i quartieri residenziali tra febbraio e metà marzo del 1945 tuttavia ebbero degli effetti trascurabili, ma furono il segnale premonitore della tragedia ben più grave che stava per abbattersi sulla città.

Il 25 marzo un’intera squadriglia di 24 caccia bombardieri285 degli alleati giunse in città dirigendosi direttamente verso la stazione marittima la quale si trovava alla periferia dell’abitato. Il motivo di questa incursione venne spiegata da un ex pilota ricognitore australiano che partecipò all’operazione attraverso una serie di lettere che spedì al Comune a guerra conclusa: il servizio di informazioni alleato aveva ricevuto informazioni secondo le quali la nave tedesca Otto Leonhardt stesse scaricando nelle darsene interne al porto un ingente quantitativo di mine con cui avrebbero in seguito minato la stazione marittima e altri luoghi strategici della laguna286.

La città, in realtà, fu scossa soprattutto da un’unica esplosione, la cui onda d’urto però mandò in frantumi i vetri di quasi tutti gli edifici; i danni materiali non furono particolarmente elevati, ma risultarono distribuiti su

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Bobbo Giulio, Venezia in tempo di guerra: 1943-1945, Padova, Il poligrafo, 2005

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Bobbo Giulio, cit., p. 158

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Bobbo Giulio, cit., p. 158

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una vasta area che includeva tutto il centro storico e arrivava fino a Mestre e fu impossibile pensare di riparare i vetri esplosi in breve tempo287.

Quando gli Alleati arrivarono finalmente in città il 30 aprile 1945, il giorno seguente alla Liberazione, la trovarono per lo più illesa fatta eccezione per i danni causati dal bombardamento sopracitato e i Monuments Men si occuparono di riportare alla normalità la vita della città stanziando, ad esempio, fondi per la riapertura dei principali musei; vennero, inoltre, supportati da tutte le divisioni dell’esercito del Governo Alleato.

Risalente al 9 maggio, è un primo promemoria redatto dallo stesso Vittorio Moschini, Soprintendente alle Gallerie di Venezia, relativo alla situazione di musei e chiese della città subito dopo la fine del conflitto e ne emerge quanto segue288: le opere del Palazzo Ducale erano quasi tutte a Venezia, fatta eccezione per alcune inviate allo scoppio della guerra a Napoli per la Mostra d’Oltremare di cui si attendeva il rientro e quindi la loro risistemazione auspicabilmente sarebbe potuta avvenire in tempi brevi qualora fossero stati messi a disposizione i mezzi necessari per tale operazione; anche le opere delle Cà d’Oro si trovavano quasi interamente a Venezia, alcune erano ancora temporaneamente a Roma in seguito al trasferimento di emergenza da Sassocorvaro, ma si poteva procedere ugualmente ad una parziale apertura dello stabile essendo già in corso dei lavori per risistemare l’atrio al pian terreno e il primo piano. Occorrevano dei fondi per la risistemazione delle vetrate e per la ricollocazione delle opere. Le opere dei Musei Civici risultavano tutte presenti e pertanto la loro ricollocazione sarebbe stata molto agevole una volta messi a disposizione dal Comune i mezzi necessari. La Fondazione Querini Stampalia, invece, non presentava particolari danni i quali tuttavia sarebbero stati a carico della

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Bobbo Giulio, cit., p. 159

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 104, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Danni di Guerra; promemoria redatto da Vittorio Moschini in data 9 maggio 1945

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Fondazione stessa; la situazione delle diverse Chiese, invece, era un po’ più complessa non tanto per i lavori di restauro che eventualmente sarebbero stati eseguiti sugli edifici che li necessitavano, quanto per la ricollocazione delle opere d’arte al proprio interno. Questa operazione era molto delicata: si trattava di opere di grandi dimensioni, di tele arrotolate che nuovamente dovevano essere applicate sui telai che certamente dopo anni passati all’interno di casse o rulli avevano bisogno di restauri di tipo conservativo. Le tavole, in particolare, avevano maggiormente risentito delle variazioni ambientali ed erano minacciate dalla presenza di tarli che dovevano essere eliminati attraverso delle iniezioni sulla superficie stessa.

La condizione in cui vertevano le Scuole, infine, era sostanzialmente la stessa: anche in questo caso le opere prelevate nel corso della guerra stazionarono per anni all’interno di rulli protettivi, in parte conservati a Venezia in parte dislocati nei diversi ricoveri in veneto, e necessitavano di operazioni di restauro289.

I Monuments Men nel corso della loro permanenza approvarono più di 120 progetti, sottoposti loro dalla Soprintendenza alle Gallerie di Venezia, per un totale di circa 60.000.000 £ stanziate290. Dai documenti consultati, non risulta che ve ne siano stati di rifiutati: ad ogni richiesta avanzata da parte di Moschini, si riscontra una piena disponibilità da parte degli Alleati di far fronte alle necessità del momento.

Le richieste per i finanziamenti erano indirizzate da Vittorio Moschini al Maggiore Norman T. Newton, ufficiale regionale dell’MFAA fino al 10 agosto 1945.

Newton fu un architetto paesaggista e operò nell’MFAA: fu ufficiale sotto l’8° armata britannica con la quale entrò in Veneto e continuò a collaborare

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 104, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Danni di Guerra. Promemoria di Vittorio Moschini in data 9 maggio 1945

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2345/13/MFAA Headquarters Allied Commision APO 394 Subcommission for monuments fine arts and archives, Final report: Veneto and Venezia Tridentina, 20 December 1945

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con gli inglesi fino al suo trasferimento alla sezione che si occupava degli aiuti, in termini di elargizioni di fondi principalmente, per Venezia e le provincie circostanti. Ne divenne ufficiale regionale291.

Nel corso del suo operato osservò i danni ai monumenti architettonici arrecati dalla guerra e informò gli ufficiali e le truppe alleate sui valori storici di questi. Inoltre insegnò agli ufficiali italiani i metodi per capire quali fossero gli edifici che necessitassero di un primario intervento rispetto ad altri292. In seguito a questa esperienza scrisse il libro War Damage to

Monuments and Fine Arts in Italy in cui trattò il tema delle condizioni del

patrimonio artistico in Italia dopo la guerra293.

Il legame di Norman T. Newton con l’Italia iniziò molto tempo prima: dopo essersi diplomato alla Cornell University e il conseguimento della laurea in design del paesaggio nel 1920, vinse il Prix De Rome nel 1923 e per i successivi tre anni fu membro residente dell’ American Academy a Roma trascorrendo il suo tempo a studiare le diverse tipologie dei giardini delle ville italiane294. Questo percorso di formazione assieme alla propria preparazione universitaria probabilmente fecero di lui la persona più adatta per gestire un ruolo di grande responsabilità come decidere quali progetti sarebbero stati finanziati.

Newton venne sostituito, a partire dall’11 agosto, dal Capitano Basil Marriott.

Dal punto di vista biografico si conosce davvero poco, solamente che fu un architetto britannico. Ufficiale dell’MFAA per la sezione preposta agli aiuti per Venezia e le provincie limitrofe a partire dall’organizzazione del team

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2345/13/MFAA Headquarters Allied Commision APO 394 Subcommission for monuments fine arts and archives, Final report: Veneto and Venezia Tridentina, 20 December 1945

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Newton, Norman T., 1898 – 1992. The Norman T. Newton Collection: an Inventory, Frances

Loeab Library, Graduate School of Design, Harvard University

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Newton Norman T. War Damage to Monuments and Fine Arts in Italy

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Brinkley Howard, The history of the monuments, fine arts and archives program. Aso known as

Monuments Men, Lexington, Bookcaps, 2013

Newton Norman T., Design of the land: the devolpment of landscape architecture, Cambridge, Belknap press of Harvard University, 1971

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regionale nell’autunno del 1944, ne divenne ufficiale quando Newton venne trasferito. Gestì da solo il territorio fino al 30 ottobre quando terminò il suo incarico e venne promosso Maggiore e trasferito alla Commissione Alleata per l’Austria a dicembre295. A partire dal 1° dicembre,inoltre, la responsabilità per il territorio italiano, inclusi i progetti e conseguenti finanziamenti per il riassetto culturale delle diverse città, passò sotto il Governo Italiano e fu gestita dal Ministero della Pubblica Istruzione.

I Monuments Men si occuparono delle opere di primo intervento per la salvaguardia del patrimonio artistico di uno Stato martoriato dalla guerra. Una volta terminato il conflitto, l’Italia si trovò a risolvere questioni molto importanti: prima di tutto affrontò un processo di ricostruzione politica ed economica post fascista; quando il Governo riuscì ad organizzarsi e stabilizzarsi, solo a quel punto l’MFAA decise di lasciare che la questione del patrimonio diventasse interna al Paese296.

Il Maggiore Newton, dopo aver esaminato i danni subiti dalla città di Venezia, stilò una lista dei progetti d’emergenza che si sarebbero dovuti effettuare: innanzitutto la chiusura delle finestre andate rotte con l’esplosione del 25 marzo da effettuare intanto temporaneamente con qualsiasi materiale potesse impedire l’ingresso della pioggia e del vento in quegli ambienti che contenevano opere d’arte altrimenti a rischio perché esposte alle intemperie297.

E contemporaneamente la rimozione delle protezioni antiaeree dall’esterno e dall’interno della Basilica di San Marco, dal Palazzo Ducale e dalla Loggia di Sansovino; il ritiro dai depositi e il ricollocamento nei luoghi

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2345/13/MFAA Headquarters Allied Commision APO 394 Subcommission for monuments fine arts and archives, Final report: Veneto and Venezia Tridentina, 20 December 1945

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Edelsen M. Robert, cit., p. 212

De Ruggiero Guido, Alle origini dell’Italia repubblicana, 1944 – 1945: lotta politica e contrasti

ideali nel dopoguerra, Grassina, Le Monnier, 1994

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Lettera del Maggiore Norman T. Newton al Commissario Provinciale di Venezia in data 18 giugno 1945

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d’origine delle sculture più importanti come i quattro cavalli della facciata di San Marco, la statua equestre di Colleoni, il Leone di Venezia e la statua di San Todoro sulle colonne in Piazzetta San Marco298.

Il 2 luglio Vittorio Moschini scrisse una lettera alla Divisione Monumenti, Belle Arti e Archivi (MFAA) del Governo Alleato chiedendo un aiuto economico per poter effettuare degli interventi di primo soccorso ai diversi edifici, quali chiese e musei, della città. Il preventivo ammontava a 1.000.000 £299 destinati in parte alla riparazione dei danni subiti dalle R.R. Gallerie dell’Accademia, Cà d’Oro, R. Museo Orientale e Cà Pesaro, in parte sarebbero serviti per il ricollocamento dei dipinti nella Scuola e Chiesa di San Rocco, la Chiesa di San Sebastiano e per le opere di tutte le chiese e scuole di Venezia.

Queste ultime, inoltre, avevano la priorità secondo Moschini sia da un punto di vista artistico sia per le continue richieste dal Patriarca300.

La risposta non tardò ad arrivare e la Divisione stanziò, approvati dall’Ufficio Regionale delle Finanze:

- 810.000 £ per la riparazione delle finestre rotte, causate del

bombardamento del 25 marzo, di alcune chiese;

- 330.000 £ per la rimozione delle protezioni applicate nel corso della

guerra alla Basilica di San Marco, Palazzo Ducale e Loggia Sansovino;

- 40.000 £ per il ricollocamento dei dipinti all’interno della Basilica dei Frari;

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Lettera del Maggiore Norman T. Newton al Commissario Provinciale di Venezia in data 18 giugno 1945

299

Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Lettera di Vittorio Moschini al Maggiore Norman T. Newton in data 2 luglio 1945

300

Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Lettera di Vittorio moschini al Maggiore Norman T. Newton in data 2 luglio 1945

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- 98.000 £ per il ricollocamento dei dipinti all’interno della Scuola di

San Rocco;

- 27.000 £ per il ricollocamento dei dipinti all’interno della Chiesa di

San Rocco;

- 40.000 £ per il ricollocamento dei dipinti all’interno della Chiesa di

San Sebastiano;

- 29.000 £ per il ricollocamento dei dipinti all’interno di altre chiese non specificate301.

I fondi stanziati furono molti di più di quelli richiesti e ciò indica chiaramente quanto elevato fosse l’interesse da parte degli Alleati, e dei

Monuments Men in particolare, di salvaguardare e proteggere tesori d’arte

unici al mondo; ma anche per il godimento delle truppe e della popolazione nonché per il celere ritorno della città ad una vita normale attraverso la riapertura dei musei e delle chiese possibile grazie a lavori di ristrutturazione, ma soprattutto al ritorno delle opere dislocate nei diversi ricoveri alla loro collocazione originaria.

Entrando nel dettaglio, un’attenzione particolare meritano le Gallerie dell’Accademia.

Gli edifici del museo subirono gravi danni in seguito al bombardamento del 25 marzo: la maggior parte dei lucernai, infatti, furono distrutti e questo comportò diversi disagi nel processo di riapertura delle sale.

Il Genio Civile per ridurre i disagi causati dalla mancanza dei lucernai, provvide con delle coperture temporanee di eternit finché non fosse riuscito a reperire i fondi necessari per sostituirli con lastre di vetro302.

Oltre ai lavori tecnici, era indispensabile tirar fuori dalle 220 casse e sistemare alle pareti tutto il materiale, all’incirca 800 dipinti e mettere in

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RXII/MFA/RPTS Headquarters Venezie Region Allied Military Government, Division of Monuments Fine Arts and Archives, Monthly Report for July 1945, 1 August 1945

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Lettera di Vittorio Moschini al Genio Civile in data 30 aprile 1945

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telaio tutte le grandi tele che erano arrotolate dentro i rulli come per esempio il Convito in casa Levi di Veronese e il Miracolo di San Marco di Tintoretto303.

Inoltre nelle diverse sale, per evitare che il sole danneggiasse i dipinti, era necessario far realizzare nuovi velari e tende.

Già agli inizi di giugno Moschini rese nota la condizione in cui vertevano le Gallerie attraverso una lettera indirizzata al Maggiore Norman T. Newton304. Il contenuto di questa era molto chiaro: a causa dei danni subiti dall’edificio furono aperte al pubblico solamente due sale in cui erano esposti un gruppo di Primitivi Gotici Veneziani, mentre moltissime opere di pregiato valore stazionavano ancora all’interno delle casse, con il rischio che il clima umido danneggiasse le tele facilitando la formazione di muffa. Nel frattempo il Genio Civile si stava già occupando delle pratiche necessarie per ottenere i fondi ed i materiali indispensabili per le riparazioni nel più breve tempo possibile305.

Moschini chiese a Newton di intercedere presso l’ufficio competente del governo alleato affinché autorizzasse e finanziasse l’esecuzione di almeno una parte dei lavori per poter ripristinare quantomeno le sale dalla n° 2 alla n° 9 “(…) che sarebbero da riaprire al pubblico con opere essenziali di

Giambellino, del Carpaccio, del Cima da Conegliano, del Basaiti e di altri grandi maestri del rinascimento veneziano”306.

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Relazione di Vittorio Moschini sulle condizioni delle Gallerie dell’Accademia in data 17 agosto 1945

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Lettera di Vittorio Moschini al Maggiore Norman T. Newton in data 6 giugno1945

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Lettera di Vittorio Moschini al Maggiore Norman T. Newton in data 6 giugno 1945

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 104, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Danni di Guerra; Lettera di Vittorio Moschini al Maggiore Norman T. Newton in data 7 luglio 1945

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Non mancò, inoltre, di precisare come questi lavori sarebbero stati utili anche “(…) ai militari alleati di passaggio per Venezia, che ora possono

vedere soltanto una piccola parte dei dipinti delle R.R. Gallerie”307.

Concluse la lettera precisando che questa richiesta fu necessaria al fine di una risoluzione dei principali disagi nel minor tempo possibile, mentre avrebbero provveduto ai restanti lavori grazie ai fondi di ordinaria manutenzione che erano già stati richiesti allo speciale ufficio presso l’Intendenza della Finanza.

Il 12 luglio, inoltre, Moschini fece pervenire un preventivo per i lavori di riparazione ai lucernai pari a 260.000 £308; il giorno seguente i fondi vennero stanziati dalla Divisione sottolineando come questo progetto dovesse procedere con la massima velocità al fine di un repentino riassetto delle Gallerie anche in vista del fatto che Venezia sarebbe diventata un centro di riposo per le truppe alleate.

Altro edificio che rientrava nelle priorità di ripristino di Moschini era la Scuola Grande di San Rocco, uno dei più importanti monumenti della città sia per la sua architettura, ma soprattutto per il ciclo di affreschi di Tintoretto che contiene al suo interno309.

Tutti i dipinti della Scuola, comprese le 44 tele di Tintoretto, al tempo degli sgomberi erano stati rimossi, imballati e trasportati in un primo momento nel ricovero di Carceri e successivamente, nel 1944, fecero ritorno a

Venezia stanzionando nei depositi di Palazzo Ducale e di Cà Rezzonico310.

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 104, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Danni di Guerra; Lettera di Vittorio Moschini al Maggiore Norman T. Newton in data 6 luglio 1945

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Lettera di Vittorio Moschini al Maggiore Norman T. Newton in data 12 luglio 1945

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Relazione di Vittorio Moschini sulla Scuola Grande di San Rocco per il ricollocamento delle opere d’arte redatta nel luglio 1945

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna Busta 103A, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Ricollocamento; Relazione di

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Il ricollocamento dei dipinti, quindi, sarebbe stato indispensabile principalmente per la loro conservazione poiché permanendo all’interno delle casse sarebbero stati maggiormente esposti ai danni causati dall’umidità.

Uno dei principali problemi di questa operazione fu che all’interno della Scuola era contenuto il materiale del SEPRAL311, la sezione provinciale per l’alimentazione; pertanto la sua presenza costituiva un ritardo nella ricollocazione dei dipinti che chiaramente non sarebbe potuta avvenire a quelle condizioni. Oltre a questo si aggiunsero anche gli ordinari lavori di ristrutturazione dell’edificio per quanto riguarda il tetto e le finestre di cui si

sarebbe occupata la Soprintendenza ai Monumenti312.

A partire dal Febbraio del 1946 iniziò la ricollocazione delle opere, pertanto è da supporre che il materiale del SEPRAL a questa data fosse stato trasferito altrove.

La maggior parte delle tele di Tintoretto, inoltre, si sarebbero dovute inchiodare direttamente sul tavolato delle pareti come per altro era già stato fatto al termine della Prima Guerra Mondiale313.

Secondo Moschini, però, sarebbe stato preferibile fissarle su telai in legno in modo tale da isolarle dalle pareti, consentendo una maggiore aereazione molto utile anche a fronte della forte umidità ambientale; per realizzarli,

Vittorio Moschini sulla Scuola Grande di San Rocco per il ricollocamento delle opere d’arte redatta nel luglio 1945

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SEPRAL: ente istituito il 18 Dicembre 1939 con regio decreto legislativo, era un organo periferico del Ministero dell’Agricoltra e delle Foreste e del Ministero delle Corporazione per quel che riguardava rispettivamente l’approvvigionamento dell’alimentazione in tempo di guerra e la distribuzione dei generi alimentari.

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 104, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Danni di Guerra; Lettera di Vittorio Moschini alla Soprintendenza ai Monumenti in data 16 agosto 1945

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 104, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Danni di Guerra; Lettera di Vittorio Moschini al Ministero della Pubblica Istruzione in data 6 febbraio 1946

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inoltre, occorreva una somma pari a £ 100.000 di cui non c’era disponibilità314.

Emerse, tuttavia, la possibilità di ovviare alla spesa cedendo alla ditta che avrebbe realizzato i telai, le casse usate per l’imballaggio delle opere stesse.

Nel documento L'arte da salvare (pagine 122-135)