LA ROCCA DI SASSOCORVARO e IL PALAZZO DEI PRINCIPI DI CARPEGNA
I. VI – DALLA MOSTRA D’OLTREMARE AL VATICANO
I.VII RITORNO A VENEZIA
Nel corso di una seduta delle autorità cittadine veneziane, presieduta dal Commissario Prefettizio del Comune il Conte Alessandro Passi, il 7 ottobre 1943 tenutasi a Cà Farsetti, venne deciso che, per le opere di Venezia e provincia, in quel momento dislocate nei diversi ricoveri del Veneto e i beni dell’intera regione, sarebbero cominciate delle operazioni per riportarle e concentrarle in città il prima possibile per sottrarle ai pericoli della guerra150.
Chiaramente questa decisione non poté essere attuata previo consenso da parte del Ministero che avvenne nel giugno 1944.
Nello stesso mese Moschini iniziò il trasferimento, che terminò a metà del mese successivo, delle opere presenti a Praglia partendo da quelle più importanti di proprietà del Palazzo Ducale, di varie chiese e della Fondazione Querini Stampalia151.
Il trasporto sarebbe dovuto avvenire nel più breve tempo possibile, a ritmi serrati con una media di due viaggi a settimana usando i mezzi e il personale a disposizione proprio perché il precipitarsi degli eventi bellici avrebbe potuto rendere molto rischiose queste operazioni se non fossero state eseguite con immediatezza152.
I beni che arrivarono in città vennero distribuiti in vari ricoveri: Cà Pesaro, Cà Rezzonico, Palazzo Pisani, Palazzo Ducale e le sue prigioni, l’Accademia, il Seminario Patriarcale e alcune chiese quali quella di San
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Moschini Vittorio, Vicende di guerra delle opere d’arte venete, in “Arte Veneta”, I, Gennaio- Marzo 1947
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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 106, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Pratica Generale; Lettera di Vittorio Moschini all’Abate del Convento di Praglia in data 22 luglio 1944
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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 106, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Pratica Generale; Lettera di Vittorio Moschini al Ministero dell’Educazione Nazionale in data 25 luglio 1944
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Silvestro, di S.S. Giovanni e Paolo e della Madonna dell’Orto153. Nella maggior parte di questi, inoltre, vi erano dei servizi permanenti di custodia e i vigili del fuoco.
Al tempo stesso si fece il possibile per rendere pubblico il concentramento di tante opere proprio per proteggerle ulteriormente rendendo palese quali conseguenze vi sarebbero state qualora si fosse verificata un’offesa su Venezia che sarebbe stata molto elevata nel caso in cui fossero stati presenti degli obiettivi militari; il risultato di ciò fu l’annullamento del progetto di stabilire presso il Palazzo Ducale la Costituente della Repubblica Sociale Italiana e l’allontanamento di una grande nave ospedale tedesca ormeggiata alla Salute154.
Venezia, tuttavia, si trovò ad ospitare non solo le opere del Veneto, ma anche quelle della Romagna.
Una comunicazione ministeriale del 24 giugno 1944 informò i diversi Soprintendenti che si rendeva necessario, visto l’avanzare della ritirata dei tedeschi, lo sgombero dei ricoveri situati lungo la via Emilia, quindi da Rimini a Parma, se non nella loro totalità quantomeno delle opere facilmente trasportabili e deperibili o che in generale possano essere maggiormente esposti a rischi di dispersione, trafugamento e danni lasciando sul posto quelle che per materia, grandi proporzioni, in trasportabilità o poco valore non avrebbero corso grandi rischi.
Le opere d’arte di Rimini e Ravenna sarebbero state avviate verso Chioggia lungo la via Argenta-Adria, dove sarebbero state prese in consegna da funzionari della Soprintendenza di Venezia che le avrebbero poi trasferite nella città. Anche i beni appartenenti a Bologna, destinati alla
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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 106, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Pratica Generale; Lettera di Vittorio Moschini al Ministero dell’Educazione Nazionale in data 2 agosto 1944
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Moschini Vittorio, Vicende di guerra delle opere d’arte venete, in “Arte Veneta”, I, Gennaio- Marzo 1947
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Soprintendenza di Milano, qualora la Soprintendenza lo avesse ritenuto opportuno, avrebbero potuto in parte essere reindirizzati a Chioggia155. In seguito si verificò un cambiamento di destinazione poiché le suddette opere sarebbero state portate alla Villa Nazionale di Strà dove ad attendere gli autocarri ci sarebbe stata una peata, una grande imbarcazione apposita per i trasporti, che, una volta caricato il materiale, avrebbe raggiunto risalendo il fiume Brenta, Venezia156.
Moschini propose anche un’alternativa: gli autocarri avrebbero potuto proseguire direttamente per la città lagunare sostando presso la stazione marittima dove li avrebbe attesi un ferryboat in cui sarebbero stati caricati gli autocarri e portati direttamente ai ricoveri preposti senza il bisogno del trasbordo delle casse157.
Ad ogni modo a metà Agosto la Soprintendenza ricevette due tavolette di Beato Angelico del Museo di Forlì e custodite alle Gallerie dell’Accademia, 11 casse del Museo di Ravenna trasportate a Palazzo Pisani e 20 casse contenenti le opere d’arte di Bologna depositate nel Liceo Musicale “Benedetto Marcello”158.
Queste ultime casse provenivano da diversi luoghi di Bologna: 2 dalla chiesa di San Giovanni in Monte, 9 dalla chiesa di San Petronio, una dalla chiesa Dei Servi, 3 dalla Basilica di San Giacomo Maggiore, due dalla chiesa di San Martino e infine 3 dal Museo Civico di Bologna159.
In seguito al permesso da parte del Soprintendente di Bologna venne aperta la cassa della chiesa Dei Servi per controllare lo stato di conservazione,
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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 106, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Pratica Generale; Comunicazione del Ministero dell’Educazione Nazionale ai Soprintendenti di Ravenna, Bologna, Modena, Parma, Milano, Venezia e Torino in data 24 giungo 1944
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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 106, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Pratica Generale; Lettera di Vittorio Moschini al Ministero dell’Educazione Nazionale in data 27 giugno 1944
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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 106, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Pratica Generale; Lettera di Vittorio Moschini al Soprintendente delle Gallerie di Bologna in data 21 agosto 1944
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risultato buono, della preziosa “Madonna” di Cimabue che venne anche
esposta temporaneamente alle R.R. Gallerie dell’Accademia160.
Tutte le casse rimasero a Venezia fino al 1946 quando gradualmente iniziarono i trasporti per le restituzioni.
I piani di evacuazione per gli oggetti mobili furono un successo poiché gli iniziali ricoveri individuati in campagna e, in un secondo momento, gli spostamenti di dipinti, sculture e oggetti d’arte furono la chiave per la salvezza; tuttavia non vennero prese precauzioni sufficienti contro eventuali furti da parte dei Nazisti come si vedrà nel capitolo seguente.
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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 106, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Pratica Generale; Lettera di Vittorio Moschini al Maggiore Norman T. Newton, Ufficiale Regionale dei Monuments Men in data 14 giugno 1945
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