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PRAGLIA, L’Abbazia

Nel documento L'arte da salvare (pagine 46-50)

La necessità di trovare nuovi ricoveri dovuta sia dalla volontà di non accentrare troppo materiale all’interno di uno stesso luogo sia dal fatto che le opere da trarre in salvo erano davvero molte, aumentò nel corso degli anni tanto che verso la fine del 1942 Moschini, che nel frattempo era diventato Soprintendente, era nuovamente alla ricerca di un posto sicuro. Moschini, ad ogni modo, proseguì con la politica adottata precedentemente da Fogolari: si impegnò nella ricerca di nuovi locali idonei in cui smistare le ancora tante opere da proteggere presenti ancora in città e si occupò di alleggerire il carico di beni già presenti nei ricoveri utilizzati fino a quel momento.

Dopo una serie di ricerche, nel novembre dello stesso anno, si optò per l’Abbazia di Praglia presso Teolo, edificio strutturalmente molto robusto ai piedi dei colli euganei, distante all’incirca 12 km da Padova e circa 10 da una polveriera, di cui vennero dati in concessione alcuni locali da Mons. Gerardo Fornaroli Abate dei padri Benedettini, Conservatore Onorario alle dipendenze della Soprintendenza ai Monumenti di Venezia.

La necessità di mettere in sicurezza lo stabile si fece tanto più urgente quando dal Ministero dell’Educazione Nazionale giunse una comunicazione che ordinava lo sgombero tempestivo di tutto il materiale artistico rimasto nei maggiori centri urbani e in particolar modo Venezia , trasportandolo nei ricoveri.

Moschini volle prima accertarsi che sul posto all’arrivo dei primi autocarri fosse garantita la presenza della Forza Pubblica, preferibilmente dei RR. Carabinieri e almeno un paio di vigili del fuoco nel caso in cui si rendessero necessari interventi urgenti a cui in seguito sarebbero stati affiancati i custodi inviati dalla stessa Soprintendenza.

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Così il 17 novembre arrivò a Praglia il primo carico con opere di privati e del Palazzo Ducale87; si tratta di un gruppo ristretto di opere, solamente sette provenienti dal Palazzo Ducale, tra cui la Madonna di Sansovino, il

Paradiso di Tintoretto, e una cassa del privato cittadino l’ingegner Giacomo

Bisacco Palazzi88.

Ne seguì un altro il 20 sempre con opere del Palazzo Ducale e 15 casse della Procuratoria di San Marco89. Il ricovero, inoltre, ospitò anche opere delle R.R. Gallerie dell’Accademia, della Scuola di San Rocco, della Biblioteca Marciana, della Comunità dei Greci Ortodossi e di varie chiese di Venezia con spedizioni per quasi tutto l’anno successivo.

In febbraio Moschini sollevò un nuovo problema: uno dei chiostri dell’abbazia fu dato in uso, ancora tempo addietro venisse utilizzato come ricovero, all’Autorità Militare la quale vi fece costruire delle baracche dove stanziavano alcuni soldati occupandosi della custodia dei locali; questo non rappresentava un problema, se non fosse che spesso venivano portati sul posto per breve tempo un numero notevole di militari che per lo più si esercitavano al poligono di tiro situato nell’adiacenza dello stesso.

Pensando che le baracche in questione potessero rappresentare un pericolo per la sicurezza delle opere poiché viste dagli aerei nemici avrebbero potuto far supporre lo svolgersi di attività militari molto più importanti, pregò Luigi Marangoni, Proto di San Marco, di intercedere per lui presso il Conte Volpi di Misurata, Ministro di Stato e Senatore del Regno, che a sua volta avrebbe comunicato la richiesta al Ministero della Guerra, affinché

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 108, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Padova e Provincia; Lista delle opere spedite il 17 novembre 1942

88 Ivi

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 108, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Padova e Provincia; Lista delle opere spedite il 20 novembre 1942

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l’Autorità Militare si servisse il meno possibile di quei locali e trasferisse altrove le baracche.

Sfortunatamente la richiesta di sgombero non venne accolta poiché non vi era la possibilità di trasferire la truppa dislocata nel convento in altri edifici e per l’indisponibilità di spazio adatto per ricostruire altrove le baracche. La presenza di alcuni militari, tuttavia, poteva rappresentare anche un aiuto in più nel caso di urgente bisogno; ad ogni modo questa sorta di convivenza forzata continuò, ma il Ministero garantì a Moschini che non si sarebbero verificati ingenti trasferimenti di militari all’interno dell’abbazia. Nell’Aprile del 1943, però, il Ministero della Guerra comunicò che, in seguito alle incalzanti richieste e a nuove possibilità, sarebbero state trasferite altrove e al più presto anche le baracche già esistenti90.

La segretezza e delicatezza di queste operazioni, tuttavia, furono rese note a chiunque quando il “Popolo d’Italia”, quotidiano di stampo politico fondato da Benito Mussolini nel 1914, pubblicò, il 21 aprile 1943, un lungo articolo sul ricovero di Praglia parlando specialmente dei cavalli di San Marco e del leone della piazzetta corredandolo anche di fotografie che lo ritraevano dopo la rimozione. E’ chiaro come un articolo di questo tipo mettesse notevolmente a repentaglio la sicurezza di quelle opere così preziose: ormai il danno era stato fatto, ma almeno Moschini si augurava che non venissero più divulgate informazioni di questo tipo, specialmente da testate giornalistiche di tiratura nazionale.

Probabilmente sia a causa dell’articolo sia perché il numero di opere da proteggere aumentava sempre di più, Moschini si rivolse al Ministero dell’Educazione Nazionale affinché proponesse alla Commissione Interministeriale per la sicurezza delle installazioni, di far includere l’abbazia di Praglia nell’elenco delle installazioni da sottoporre a misure

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 108, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Padova e Provincia; Lettera del Ministero dell’Educazione Nazionale a Vittorio Moschini in data 7 aprile 1943

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militari di sorveglianza o difesa nel territorio della zona militare di Padova91.

L’acclusione, sfortunatamente, non fu possibile a causa della scarsità delle forze già mobilitate in precedenza per la tutela di installazioni di qualsiasi genere che aveva portato lo Stato Maggiore del Regio Esercito ad imporre una limitazione per l’impiego delle forze stesse ai soli obiettivi di assoluto interesse lasciando i restanti alla sorveglianza alle aziende, enti o autorità locali92.

Così Moschini si rivolse ai vigili del fuoco di Padova i quali, in seguito ad un sopraluogo dell’abbazia, comunicarono la necessità della costituzione di tre squadre di primo intervento, l’acquisto di materiale, come sacchi di sabbia ed estintori, per far fronte all’eventuale scoppio di incendi, l’installazione di un nuovo impianto elettrico, di un sistema telefonico e altri piccoli accorgimenti come una stretta sorveglianza ai visitatori esterni e la chiusura degli accessi ai locali contenenti il materiale artistico; essi, però, non furono nella possibilità di mettere a servizio il proprio personale in quanto già impiegato altrove, ma si resero disponibili per l’istruzione di suddette squadre i cui elementi vennero scelti dall’abate del monastero che furono attive a partire da Luglio 194393.

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 108, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Padova e Provincia ; Lettera in cui viene citata questa comunicazione al Ministero dell’educazione Nazionale da parte di Vittorio Moschini, alla Prefettura di Padova in data 3 maggio 1943

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 108, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Padova e Provincia; Lettera della Regia Prefetura di Padova alla Soprintendenza alle Gallerie di Venezia in data 29 aprile 1943

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Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, Busta 108, Oggetti d’arte P.A.A. (protezione antiaerea), Padova e Provincia; Rapporto del 57° Corpo dei Vigili del Fuoco di Padova in seguito al sopraluogo eseguito a Praglia in data 3 maggio 1943

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I.IV – I RICOVERI NELLE MARCHE

LA ROCCA DI SASSOCORVARO e IL PALAZZO DEI

Nel documento L'arte da salvare (pagine 46-50)