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Il contesto didattico: un quadro complesso

Nel documento , , Corso di Laurea Magistrale in (pagine 40-43)

1.3 Ritorno al bilinguismo e revival della traduzione come strumento didattico. Cosa è

1.3.1 Un lento cambiamento. Apertura alla rivalutazione della traduzione nella

1.3.1.3 Il contesto didattico: un quadro complesso

È quindi all'interno di questo quadro socioculturale intricato ed in costante mutamento che si inserisce il dibattito sul ritorno al bilinguismo nella didattica e, in secondo piano, anche il parziale ripristino della traduzione per l'insegnamento delle lingue straniere.

Come già anticipato, purtroppo questi due elementi non necessariamente coincidono: mentre l'uso della L1 degli studenti è ormai generalmente accettato e ne vengono messe in evidenza le potenzialità ed i vantaggi, per la traduzione non si può dire lo stesso.

Cook (2010) individua alcune cause fondamentali che possono fornire una spiegazione di questo paradosso.

In primo luogo si osserva che, a seguito delle numerose critiche emerse durante il periodo della Riforma e del Direct Method, la traduzione viene ancora largamente associata alle tecniche didattiche promosse dal Grammar Translation Method27. Erroneamente dunque la traduzione non è ancora del tutto considerata come un'attività comunicativa o in grado di fornire esempi di uso autentico della lingua.

Negli stessi anni inoltre, anche gli studi sull'acquisizione di una seconda lingua furono altrettanto severi ed intransigenti nel giudicare l'utilità della traduzione. Tra le svariate argomentazioni contro il suo utilizzo si possono citare le teorie secondo cui gli esercizi traduttivi vengono considerati un impedimento all'uso ''automatico'' della L2, provochino interferenze linguistiche negative28 con la L1 o addirittura per gli studenti siano semplicemente un tipo di materiale di scarso interesse. In altre parole la traduzione non aiuterebbe a migliorare il livello di competenza linguistica, ma anzi la ostacolerebbe.

Come Cook (2010) puntualizza però, tutte queste affermazioni non sono altro che supposizioni infondate dal momento che non furono mai condotte delle vere e proprie

27 Considerate, come visto nel § 1.2.1.1, come sterili ed eccessivamente accademiche,

28 Questo termine iniziò ad essere usato negli anni Cinquanta del Novecento per indicare il processo secondo cui lo studente opera dei calchi di strutture della sua L1 nella L2

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ricerche scientifiche che dimostrassero empiricamente l'inutilità e l'inefficacia della traduzione nell'apprendimento di una L2.

Laviosa (2014) propone alcune delle argomentazioni che, a partire dalla fine degli anni 80 fino alla prima decade degli anni 2000, si schierarono invece a favore della traduzione come strumento per la didattica.

Il primo ad essere menzionato è il traduttore Alan Duff, autore del testo Translation (1989) in cui, da un lato, secondo l'accezione ''tradizionale'', egli presenta la traduzione come un insieme di abilità da poter usare anche in contesti professionali, ma dall'altro ne esalta anche le potenzialità quale risorsa per l'apprendimento di una lingua. Duff (1989) spiega infatti che attraverso la traduzione l'apprendente può sviluppare le competenze necessarie per operare scelte lessicali che consentano una resa ottimale del significato del testo di partenza. Contrariamente a quanto sostenuto dagli studi sull'acquisizione di una seconda lingua, questo permette inoltre di esercitare ed allenare il giudizio critico ed analitico aiutando lo studente ad essere consapevole delle interferenze della L1 sulla L2 ed evitarle. L'autore specifica poi che la traduzione, in quanto abilità frequentemente usata nella vita reale, è anche un'attività comunicativa e per tanto legittimata ad essere implementata in contesti didattici.

A queste considerazioni si aggiungono quelle di Malmkjær (1998), docente di Lingue Moderne presso l'Università di Leicester, la quale sottolinea che la traduzione si pone in una prospettiva di complementarietà rispetto alle competenze tradizionalmente definite comunicative, ovvero writing, listening, reading e speaking, non di opposizione.

Nel 1998 poi, Stewart Campbell elabora un modello in tre passi per l'insegnamento e la valutazione di traduzione in una seconda lingua a partire dall'idea secondo cui la traduzione è un percorso in divenire e in stretta relazione con il progressivo apprendimento della L2. I tre step sono così descritti:

1. Target language textual competence, or ability to manipulate the genre

potential of the target language by deploying grammar and lexis above the sentence level;

2. Disposition on the individual factor causing variation in performance due to translator's personal characteristics and stylistic performances,

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unrelated to language competence;

3. Monitoring competence or the ability to adopt effective editing strategies

(Campbell 1998:152 in Laviosa 2014)

All'inizio degli anni 2000 il dibattito sui pregi della traduzione viene arricchito da nuove riflessioni derivate in gran parte dai recenti studi sul bilinguismo e sui translation

studies. In questo periodo si considera la traduzione non solo come un mezzo attraverso

cui sviluppare le abilità metalinguistiche, ma anche come competenza che tiene conto del valore della L1 degli studenti e della necessità di favorire la creazione di un'identità multilingue e culturalmente differenziata. Una tale necessità è da inquadrare in un contesto sociale come quello odierno caratterizzato appunto dal multiculturalismo e globalizzazione (Laviosa ibid.:28).

Infine, Laviosa (ibid.) conclude con due degli interrogatici che lasciano ancora aperta la discussione sul ruolo della traduzione per l'apprendimento delle L2. Si chiede innanzitutto quale sia la forma di traduzione potenzialmente più efficacie per il raggiungimento dei fini didattici. In seconda istanza si domanda anche come dovrebbe essere esattamente collocata la traduzione all'interno dei curricola scolastici.

Cook (2010) ha provato a dare una risposta, anche se parziale, ad almeno uno di questi due quesiti affermando che:

''[he suggest] to keep beginners' attention focused mainly upon semantic equivalence […] leaving attention to issues such as functional and discoursal equivalence to increase through intermediate stages, becoming a major focus of attention for advanced students.''

(Cook 2010:73)

In conclusione è dunque possibile osservare come, nonostante la presenza di voci controcorrente, il dibattito sulla validità della traduzione come strumento didattico sia oggi molto vivace. Sebbene non siano ancora stati elaborati metodi o approcci didattici incentrati esclusivamente (o almeno parzialmente) sulla traduzione, gli attuali studi

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accademici sembrerebbero mantenere le porte aperte a nuovi cambiamenti mirati a lasciare più spazio nella didattica anche alla traduzione.

Nel documento , , Corso di Laurea Magistrale in (pagine 40-43)