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3. APPRENDERE LE COMPETENZE TRASVERSAL

3.7. Il Costruttivismo

La nascita del movimento costruttivista viene fatta risalire agli anni Cinquanta del secolo scorso, in un contesto che vedeva, da un lato, il graduale declino della prospettiva comportamentista e, dall’altro, l’affermarsi delle teorie cognitiviste. La novità apportata da questa corrente di pensiero risiede nella convinzione che ogni persona percepisca ed interpreti la realtà attraverso degli schemi del tutto personali e che pertanto non possano esistere verità oggettive ed univoche sulla sua interpretazione; tuttavia, alcune controversie sorte a proposito della metodologia di indagine e della natura della realtà hanno portato il movimento a distinguersi in tre diverse prospettive.

La prima è quella dello psicologo e pedagogista statunitense George Kelly, che formulò, verso la fine degli anni Cinquanta, la Teoria dei costrutti personali. Secondo Kelly, le persone interpretano la realtà attraverso degli schemi (o, per l’appunto, i costrutti personali) formatesi precedentemente e costantemente suscettibili di modificazione. L’autore afferma, infatti, che le persone sono continuamente impegnate nella verifica e nella validazione dei loro costrutti interpretativi e a tale scopo li utilizzano per cercare di predire ed anticipare quanto accadrà nella realtà. Nel caso quanto predetto si riveli corretto, i costrutti si rafforzano; se, invece, la realtà contrasta con la previsione, questi schemi cominciano a modificarsi.

Sebbene le teorie di Kelly abbiano ad oggetto la percezione, piuttosto che l’apprendimento, per gli scopi di questa trattazione risulta interessante capire il funzionamento di una terapia da lui sviluppata, denominata “Fixed role therapy”. Per fare in modo che una persona modifichi i propri costrutti e sviluppi nuovi comportamenti, questa terapia richiede ad un soggetto di recitare la parte di una persona che possiede delle caratteristiche diverse dalle proprie e modi di vedere la realtà del tutto nuovi. Così facendo, da un lato, questi non si sente in conflitto con se stesso e con il proprio modo abituale di comportarsi, perché di fatto è consapevole di recitare, dall’altro inoltre acquisisce nuovi comportamenti e nuovi schemi di interpretazione che potranno rivelarsi determinanti ai fini della modifica delle sue abitudini comportamentali. In un certo senso questo è quello che fanno coloro che vogliono sviluppare una competenza trasversale: sebbene non si tratti di un gioco o di una sorta di recita, in un primo momento potrebbe sorgere nelle persone un conflitto interiore dato dal fatto che il modo abituale di

comportarsi è diverso da quello attuato; tuttavia, attraverso la pratica, le nuove abitudini andranno a consolidarsi e a sostituire quelle precedenti.

Una seconda prospettiva, denominata costruttivismo radicale, sostiene che i soggetti non possano in alcun modo accedere alla realtà oggettiva delle cose, dal momento che tutto viene interpretato attraverso i costrutti personali; le persone possono solamente comprendere se i loro schemi siano o meno corretti. In proposito, il filosofo e biologo cileno Humberto R. Marturana utilizza il termine “auto poiesi” per indicare che ogni organismo si auto-crea e auto-sostiene, indipendentemente dalle modificazioni dell’ambiente in cui è inserito: ogni individuo, in questa prospettiva, si configura come un sistema chiuso.

Adottando una visione radicalmente opposta, il costruttivismo sociale sostiene che le persone non possiedano una personalità stabile, poiché quest’ultima si costruisce e si modifica per effetto delle interazioni sociali. L’identità di un individuo, in una visione per così dire pirandelliana, si configura come un qualcosa di mutevole, che dipende dal contesto, dalle relazioni che un individuo intrattiene e dalle pratiche sociali nelle quali è immerso. (Raskin, 2002)

Per le finalità di questo studio sul capitale umano, tuttavia, è necessario affermare che sebbene sia innegabile che ogni soggetto costruisce la propria realtà e adotta modi specifici per interpretarla, le persone sono essere sociali, tutt’altro che immuni all’influenza dell’ambiente nel quale sono inserite. Per concludere, nonostante la vastità degli ambiti in cui la posizione costruttivista ha trovato applicazione, in vista degli scopi di questa analisi sull’apprendimento, il suo contributo può essere così sintetizzato:

 l’apprendimento si configura come un processo nel quale il soggetto che apprende assume un ruolo attivo: egli costruisce la sua conoscenza sulla base delle conoscenze pregresse, utilizzando le proprie modalità di apprendimento, fissando obiettivi personali e individuando le risorse di cui avvalersi per raggiungerli. Questo rispecchia quanto accade per apprendimento in soggetti adulti;

 l’apprendimento si fonda sull’esperienza concreta e sulla sperimentazione. Questo concetto acquista maggior valore se si considera che, da un lato, gli adulti desiderano apprendere ciò che possono impiegare nella loro vita personale e lavorativa e, dall’altro, che le soft skills si sviluppano solo grazie all’esercizio;

 l’apprendimento, come affermava il filosofo e pedagogista John Dewey, è soltanto il punto di partenza del processo educativo e non il suo risultato;

il ruolo svolto dagli insegnati, istruttori e coach ha una mera funzione di supporto e si sostanzia nel fornire dei rinforzi volti ad aumentare le possibilità che il soggetto raggiunga i suoi obiettivi. Nel caso dell’apprendimento auto-diretto, infatti, la presenza di queste figure è meno frequente, anche se le applicazioni analizzate nel capitolo seguente potrebbero assumere questo ruolo;

 l’apprendimento non avviene in maniera isolata dal contesto sociale nel quale i soggetti sono inseriti. In proposito, è necessario ricordare che lo sviluppo delle competenze trasversali risulta molto più efficace quando i comportamenti vengono sperimentati insieme ad altri soggetti. Questo accade perché, da un lato, il fatto di essere osservati funge da fattore di stimolo che induce ad adottare comportamenti migliori, e dall’altro perché gli individui possono così ricevere dei feedback. L’apprendimento delle soft skills, inoltre, non può avvenire in isolamento, dal momento che è proprio nel contatto con altri soggetti che tali competenze trovano la loro concreta applicazione;

 la creazione di un ambiente “di prova” o sicuro costituisce una buona modalità di

training affinché i soggetti si sentano liberi di sperimentare, fallire e provare

nuovamente. Quanto affermato nel primo capitolo a proposito degli ambienti virtuali deve essere ora richiamato per avvalorare l’ipotesi che questi possano costituire un terreno di sperimentazione sul quale apprendere concetti nuovi, senza che questo impatti in maniera rilevante sulla vita delle persone. (Huang, 2002; Fosnot, 1996)