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L’impatto dell’intelligenza emotiva sulle performance: alcuni dati

2. L’INTELLIGENZA EMOTIVA: CARATTERISTICHE ED IMPATTO SULLE

2.4. L’impatto dell’intelligenza emotiva sulle performance: alcuni dati

Tre decenni di studi sulle competenze emotive ne hanno dimostrato la rilevanza ai fini delle performance36 in tutti i settori in cui le imprese si trovano ad operare ed in ogni ruolo che i soggetti sono chiamati a svolgere37. Di qui il temine “competenze trasversali”, utilizzato per distinguerle da quelle tecnico-specialistiche e per sottolineare che si tratta di abilità spedibili in ogni contesto lavorativo. La letteratura ha dimostrato infatti che il mix ed il livello delle competenze necessarie per eccellere non dipendono tanto dal tipo di mansione o dalla specificità dei compiti assegnati, quanto piuttosto dalla complessità dell’attività che i soggetti svolgono e del livello a cui questi si collocano nella gerarchia aziendale. Uno studio condotto dai professori John Hunter (Michigan State University), Frank Schmidt e Michael Judiesch

34 Con questo termine si fa riferimento a quelle “capacità apprese, basate sull’intelligenza emotiva, che risultano

in una prestazione professionale eccellente” (Goleman, 1995).

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L’autore ha collezionato ed analizzato i modelli delle competenze che sono stati compilati da 121 aziende, con sedi in tutto il mondo.

36 Una serie di esempi rilevanti per comprendere l’importanza delle competenze trasversali ai fini della

performance aziendale si trova nel libro “Competence at work” (1993), scritto da Lyle M. Spencer Jr e Signe M. Spencer.

Per ulteriori informazioni si rimanda, inoltre, ai business case riportati nel sito del Consortium for Research on

Emotional Intelligence in Organization e disponibili al seguente link:

http://www.eiconsortium.org/pdf/business_case_for_ei.pdf.

37 Per maggiori dettagli sullo studio si manda a O’Boyle, Humphrey, Pollack, Hawver, Story, “The relationship

(Iowa University)sottolinea che quanto maggiore è la complessità di un lavoro, tanto più le competenze emotive si rivelano determinanti per la performance38. Nei lavori più semplici, come quello dell’operaio, o in quelli di media complessità, come quello del commesso, i soggetti che hanno sviluppato un buon livello di competenze soft garantiscono prestazioni rispettivamente di tre e di dodici volte superiori a quelle dei colleghi che non le padroneggiano. Per le posizioni lavorative più complesse, come quelle dell’avvocato o dell’account manager, il possesso di queste abilità conduce invece a prestazioni di quasi tredici volte superiori rispetto al dato medio39.

Allo stesso modo, quanto più ci si avvicina ai vertici della gerarchia aziendale, tanto più le competenze trasversali si rivelano determinanti. Ai livelli meramente esecutivi, infatti, il grado di padronanza delle skills tecniche ed intellettuali costituisce una buona approssimazione ai fini della previsione delle performance. Salendo lungo l’organigramma, tuttavia, il contributo dato all’eccellenza da parte delle competenze tecnico-specialistiche si fa sempre meno rilevante: quello che fa davvero la differenza è il possesso delle competenze che fanno capo all’intelligenza emotiva.

Quanto detto trova fondamento negli sviluppi condotti dalle neuroscienze sullo studio del cervello umano. Essi dimostrano che le prestazioni lavorative risultano correlate al possesso delle soft skills poiché le emozioni, quando non sono correttamente gestite, prendono il sopravvento sulle aree del cervello dedite al ragionamento, con l’effetto di paralizzarne l’attività. In particolare, le strutture cerebrali coinvolte in questo processo sono due: il sistema limbico e la corteccia prefrontale. Il primo può essere definito come il centro nel quale si originano e si elaborano le emozioni, attraverso le quali vengono in seguito influenzati i comportamenti40. Esso comprende l’amigdala, ovvero quella struttura encefalica che si è rivelata fondamentale ai fini della sopravvivenza della specie, dal momento che si attiva in situazioni di pericolo. Elaborando le emozioni e inviando degli impulsi all’ipotalamo41

, l’amigdala ha l’effetto di attivare i comportamenti più istintivi. La corteccia prefrontale è, al contrario, il centro esecutivo del cervello, preposto all’analisi e all’archiviazione delle informazioni provenienti dall’esterno e nel quale risiedono pertanto, tutte le conoscenze ed il

38 Questa ricerca è stata condotta misurando il valore apportato alla propria organizzazione da parte di soggetti

che hanno fornito prestazioni eccellenti e rapportandolo al valore generato da coloro che hanno fornito prestazioni scarse o mediocri.

39 L’analisi non è stata condotta paragonando soggetti con prestazioni eccellenti e scarse, ma tenendo come

termine di paragone le prestazioni medie.

40 Per ulteriori dettagli consultare: http://www.treccani.it/enciclopedia/sistema-limbico/. 41

sapere42. Essa è la sede dei processi decisionali, è coinvolta nella formazione dei comportamenti complessi orientati ad un fine, nell’apprendimento, nell’utilizzo dei concetti appresi e nella formulazione delle strategie, poiché sostiene la motivazione e regola gli istinti. Quando un soggetto si trova a vivere una condizione di forte stress emotivo, l’amigdala prende il sopravvento sui lobi prefrontali, causando quella che può essere definita una “disfunzione cognitiva” o un “sequestro emotivo”. In queste circostanze, i pensieri si focalizzano unicamente sull’oggetto o sulla situazione fonte di stress, con l’effetto di compromettere la razionalità, l’apprendimento, la ritenzione delle informazioni, la creatività e la flessibilità delle reazioni, l’attenzione, la motivazione, l’efficacia di pianificazione e di organizzazione.

Analizzando la relazione fra il livello delle prestazioni che i soggetti garantiscono ed il loro livello di ormoni dello stress, il grafico restituisce quella che Goleman ha definito una “U rovesciata” (Fig. 2.3).

Figura 2.3 – Rapporto tra livelli di stress e prestazioni mentali. Goleman D., 2001

Le prestazioni più scarse sono associate ad un livello di ormoni dello stress troppo basso, indice di noia, apatia e tristezza, o ad un livello troppo alto, che designa situazioni di ansia ed irrequietezza. Quando l’amigdala elabora questi tipi di emozioni, infatti, induce la produzione di ormoni dello stress, in particolare di cortisolo e di norepinefrina, che hanno l’effetto di dirottare ai sensi tutte le energie che erano dedicate alle altre funzioni cerebrali, come il

42 Per una definizione consultare L’Enciclopedia della Scienza e della Tecnica Treccani, disponibile al link:

ragionamento e il pensiero, e attiva una sorta di istinto di sopravvivenza. Alte quantità di cortisolo e norepinefrina sono pertanto associate al sequestro emotivo della corteccia prefrontale, che allontana l’individuo dalla possibilità di eccellere. Le emozioni come la gioia, l’ilarità e l’armonia, al contrario, consentono ai soggetti di dispiegare tutte le loro potenzialità, proprio perché in questi momenti l’area del cervello maggiormente attiva è la corteccia prefrontale, la quale favorisce la concentrazione, la motivazione, la curiosità, la creatività, la flessibilità cognitiva e l’elaborazione delle informazioni; è dimostrato infatti che i sentimenti positivi accompagnati ad un giusto livello di stress43, come quello garantito da una situazione che si presenta sfidante ma risolvibile, conducono gli individui ad essere maggiormente performanti. (Goleman, 2001)