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Capitolo 1. Il corpo dissociato

2.3 Il discorso di Cefis

Un discorso in particolare sembra colpire profondamente Pasolini: si tratta del discorso tenuto da Cefis all'accademia militare nel '7259, uno dei rari interventi del presidente, dove si parla del futuro delle multinazionali, della necessità politica di privatizzare le aziende in funzione del nuovo mercato globale, sottolineando il peso politico di queste a discapito delle realtà nazionali. L'ideologia di Cefis va dunque verso una direzione precisa: il tardo capitalismo ignora la politica a meno che essa non si identifichi con la politica economica60, i mercati, muovendosi all'interno del dominio della finanza e dell'economia ignoreranno sempre più i confini nazionali per ragioni di opportunità61. Il discorso di Cefis dice, dalla prospettiva del capitalista, ciò che Pasolini andava scoprendo a partire dagli anni Sessanta sui mutamenti epocali che il nuovo potere opera. Se l'autore avesse potuto portare a termine la sua ultima opera, le parole di Cefis, da sempre contrario ad un'esposizione mediatica che giudicava

59 Esattamente il 23 febbraio 1972. Poi pubblicato sulla rIvista “L’Erba Voglio”, n. 6; oggi è reperibile via internet al sequente link:

[http://www.mediafire.com/download/cwbaoghn25d2afu/Pasolini+e+Cefis.rar] 60 "...ci si evolve sempre più verso l'identificazione della politica con la politica

economica" Eugenio Cefis p.15

61 "... gli stati nazionali nei loro rapporti con le imprese multinazionali sembrano spesso come i giocatori di una squadra di calcio costretti da un assurdo regolamento a giocare soltanto nella propria area di rigore lasciando ai loro avversari la libertà di muoversi a piacimento per tutto il campo." Eugenio Cefis p. 16

pericolosa, avrebbero costituito non solo un'impalcatura ideologica esplicita, ma in questo modo l'opera, pensata come qualcosa di

scritto62 che rimanda solo a se stesso, avrebbe trovato un punto di fuga per uscir fuori dal gigantesco vortice che si propone di essere, sciogliendo l'arrocco di un'autoreferenzialità totale e rimandando a qualcosa del mondo reale come reali sono le ramificazioni, i prestanomi e le scatole cinesi attraverso cui il capitale si moltiplica e si maschera.

L'ultimo paragrafo dell'appunto "Storia del problema del petrolio" e

retroscena, ci fornisce il ruolo che avrà Carlo Valletti all'interno dei

due blocchi che Pasolini sta cercando di descrivere: il protagonista in

ambo due i delitti, avrà parte attiva, nel primo si dice che la

partecipazione avverrà "incoscientemente, diventando membro attivo del complotto, nel "Secondo blocco" allucinatoriamente (facendo esplodere la bomba... alla stazione di Torino"63.

Con l'appunto 32 "Provocatori e spie (nel 1960)", arriviamo al momento vero e proprio dell'ingaggio, da parte di uomini del potere, di Carlo Valletti: la prova con cui il protagonista dovrà cimentarsi consisterà in un viaggio, come già detto, in Oriente, per conto dell'Eni. Un incarico di carattere burocratico, in sostanza, per testare le capacità tecniche dell'ingegnere. Ciò che colpisce nella descrizione dei personaggi presenti al ricevimento, è, ancora una volta, il caratte misto e contraddittorio degli uomini presenti nel salotto. L'autore si diverte a tratteggiare i ritratti degli scrittori Moravia e Camon, oltre allo stesso

62 Petrolio, p.167 63 Ivi, 127

Pasolini, accanto a quello dei politici Giulio Andreotti (intento a manifestere, attraverso un sorriso ambiguo, "con furberia e degradazione, la coscienza della propria furberia e degradazione"64) e Antonello Trombadori (comunista moderato che virerà verso il socialismo di Craxi). L'appunto si conclude con una riflessione su quello spartiacque socio-economico che per Pasolini sono stati gli inizi degli anni Sessanta: "dominava ancora l'egemonia culturale delle sinistre così com'erano uscite dalla Resistenza; mentre cominciavano a farsi strada la sociologia ed il mito tecnologico". Pur già avviandosi verso quell'ineluttabile mutazione antropologica, l'omologazione non arrivava ancora ad instaurarsi nei corpi livellandoli e disciplinandoli: era, allora, ancora possibile cogliere, semioticamente, le differenze di classe di un individuo "con la sua sola presenza fisica".

Come nel precedente esempio, appare lampante anche qui una certa continuità tra ciò che l'autore andava scrivendo in Petrolio e ciò che contemporaneamente pubblica sulle colonne del Corriere; è infatti del 24 giugno 1974 un altro celebre articolo, "Il potere senza volto", dove Pasolini, cercando di descrivere la quintessenza del nuovo potere, di cui resta impossibile compiere l'identikit, scrive:

In una piazza piena di giovani, nessuno potrà più distinguere, dal suo corpo, un operaio da uno studente, un fascista da un antifascista; cosa che era ancora possibile nel 1968.

Ma c'è un ulteriore articolo nel quale Pasolini, per spiegare come il nuovo potere agisca praticamente sugli individui, ricorre direttamente al discorso di Cefis.

In un intervento alla festa dell'Unità di Milano nell'estate del '74 (poi in Scritti Corsari, con il titolo de "Il Genocidio"65), Pasolini denunciava a piena voce la scissione netta, operata dalla classe dirigente, tra "sviluppo" e "progresso" intendendo con il primo termine la produzione di beni superflui finalizzati ad alimentare il vortice consumistico e con il secondo quella di beni necessari e di politiche finalizzate al miglioramento delle condizioni di vita. Il potere, secondo l'intellettuale corsaro, si interessa solo dello sviluppo, perché è da qui che proviene il profitto necessario per alimentare l'economia tardo capitalista; ed è cercando di definire in cosa consista lo spasmodico sviluppo contemporaneo che Pasolini, inaspettatamente, intende utilizzare il discorso di Cefis tenuto all'accademia di Modena:

Qual è invece lo sviluppo che questo potere vuole? Se volete capirlo meglio, leggete quel discorso di Cefis agli allievi di Modena che citavo prima, e vi troverete una nozione di sviluppo come potere multinazionale - o transnazionale come dicono i sociologhi - fondato fra l’altro su un esercito non più nazionale, tecnologicamente avanzatissimo, ma estraneo alla realtà del proprio paese.66 Questa internazionalizzazione dei mercati, dell'industria e dell'esercito trasformava, dando "un colpo di spugna al fascismo", il potere tradizionale in qualcosa di nuovo e di più pericoloso.

E' interessante notare come nel medesimo intervento Pasolini, per spiegare come il potere distrugga i valori tradizionali per istituire nuovi modelli atti a trasformare il popolo in una massa di consumatori, parli di un brano di Petrolio a cui stava lavorando:

65 Ora in Saggi sulla politica e sulla società, pp.511-517 66 Ivi, p.514-515

Come avviene questa sostituzione di valori? Io sostengo che oggi essa avviene clandestinamente, attraverso una sorta di persuasione occulta. Mentre ai tempi di Marx era ancora la violenza esplicita, aperta, la conquista coloniale, l’imposizione violenta, oggi i modi sono molto più sottili, abili e complessi, il processo è molto più tecnicamente maturo e profondo. I nuovi valori vengono sostituiti a quelli antichi di soppiatto, forse non occorre nemmeno dichiararlo dato che i grandi discorsi ideologici sono pressoché sconosciuti alle masse (la televisione, per fare un esempio su cui tornerò, non ha certo diffuso il discorso di Cefis agli allievi dell’Accademia di Modena).

Mi spiegherò meglio tornando al mio solito modo di parlare, cioè quello del letterato. In questi giorni sto scrivendo il passo di una mia opera in cui affronto questo tema in modo appunto immaginoso, metaforico: immagino una specie di discesa agli inferi, dove, il protagonista, per fare esperienza del genocidio di cui parlavo, percorre la strada principale di una borgata di una grande città meridionale, probabilmente Roma, e gli appare una serie di visioni ciascuna delle quali corrisponde a una delle strade trasversali che sboccano su quella centrale.67

Il discorso di Cefis rappresentava per Pasolini il succo dei "grandi discorsi ideologici" delle destre liberali e della classe dirigente, discorsi beninteso "sconosciuti alle masse", occultati dalle narrazioni dei mass media, ma di cui era possibile cogliere gli effetti direttamente nei corpi del popolo così come il poeta andava scrivendo nella "Visione del Merda".

Ecco allora il perché di tanta insistenza, in questa porzione di Petolio, sulla figura di Eugenio Cefis: non solo per il suo impero multinazionale, per la sua avventurosa carriera e i coni d'ombra sul suo passato (l'omicidio Mattei, il periodo della resistenza), ma anche e soprattutto su quanto l'onorato presidente espone lucidamente nel discorso all'accademia di Modena. E' in questo discorso che Pasolini vedeva articolarsi, per la prima volta in maniera esplicita, senza

mascherature retoriche, la visione economica del potente che punta tutto su una nuova idea di sviluppo, che mira in prima istanza a trasformare il cittadino in consumatore.