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Il (nuovo) gioco di Carlo di Tetis

Capitolo 6. La visione del Merda

6.5 Il (nuovo) gioco di Carlo di Tetis

Tra l'appunto 74a e l'81 abbiamo una lacuna di almeno sei appunti, non scritti dall'autore, ma di cui ci rimane un breve schema:

-inserire nei gruppi dei vari Gironi e delle varie Bolgie della Visione, alcuni dei venti ragazzi del Pratone della Casilina, completamente trasformati e degradati (naturalmente ancora un po' cresciuti d'età)

-organizzare le varie visioni dei Gironi e delle Bolgie con episodi e situazioni più narrative e concrete208

Da queste poche righe veniamo a sapere che Pasolini aveva intenzione di inserire in questa porzione di testo una serie di scene ambientate ancora tra i Gironi e le Bolge della Visione; questa volta però invece degli anonimi adepti incontrati negli appunti precedenti, sarebbero stati riconoscibili i giovani già incontrati nell'appunto 55, i venti ragazzi che componevano "il branco" che aspettava il proprio turno sui montarozzi del Pratone della Casilina. Questa informazione è preziosa perché mostra come, agli occhi di Carlo di Tetis, tutti i giovani sottoproletari siano ormai ignari adepti dei culti tardo-moderni imposti dal nuovo potere.

Nell'appunto 82 l'esperienza di Carlo di Tetis viene considerata conclusa, resosi conto che tra i giovani della visione ci sono anche i giovani che avevano contribuito alla sua godimento supremo sullo spiazzo erboso a ridosso della Casilina, Carlo lascia la borgata dove si era trasferito e ritorna ai Parioli. Qui non trova il suo doppio Carlo di Polis, come se il cambiamento di ruolo in atto fosse previsto. Arriviamo così al Terzo momento basilare del poema, nel quale, Carlo di Tetis, specchiandosi nel bagno della casa ai Parioli, vede che i seni

sono ormai scomparsi ed il fallo è ritornato al suo posto: a questo punto il protagonista si precipita presso una clinica per compiere l'unico gesto che sembra capace di restituirgli la libertà perduta: la castrazione.

E' a questo punto che, nell'appunto successivo, Il gioco, emerge il tema del 'nulla sociale' e dell'irrisione del mondo. Lungi dall'essere una sorta di manifesto politico dell'ultimo Pasolini, lo sguardo annichilente sul mondo, la frantumazione di ogni ideale e la sfiducia in qualsiasi idea di futuro che in queste pagine vengono proposte, non devono essere lette quali riflessioni autoriali che collaborano ad un nuovo 'posizionamento' politico e filosofico dell'intellettuale Pasolini che, deluso dagli esiti catastrofici che il progresso tardo capitalista ha comportato, è rimasto senza più speranza né amore.

Le ciniche riflessioni presenti in questo appunto sono infatti da riferirsi (e in questo senso appare illuminante l'ultima frase del breve appunto) a Carlo il Mite, cioè Carlo di Tetis, il quale, dopo aver assistito all'omologante mutazione dei giovani del Pratone, vede naufragare la propria ideologia interamente fondata sulla coazione a godere.

A questo punto, la funzione di Carlo di Tetis all'interno dell'opera sembra mutata radicalmente: se inizialmente, mosso da una gigantesca pulsione a godere, Carlo di Tetis ignorava le dinamiche del potere vivendo al di fuori della Legge, sia essa giuridica o morale, e questa sua estraneità al mondo del potere lo connotava come una specie di "ribelle o rivoluzionario", dopo la Visione del Merda e la scoperta tra i

ragazzi "omologati" anche dei giovani che avevano contribuito al soddisfazione del suo imperativo a godere, Carlo sembra ora compiere un rifiuto, motivato dalla nichilistica scoperta di quello che Pasolini chiama "nulla sociale". Questa forma di irrisione non trasgredisce quell'ordine orrendo che il nuovo potere ha istituito, ma anzi collabora con esso. In questa ottica la castrazione avvenuta nel terzo momento

basilare assume il significato di un ritorno all'ordine; il radicale rifiuto

del fallo da parte di Carlo di Tetis vuol dire rifiuto dello strumento di godimento in prima istanza e del mezzo che poneva in relazione il corpo borghese con l'alterità sottoproletaria.

Questa forma di irrisione non ha nulla a che spartire con le precedenti tipologie di riso che abbiamo incontrato nell'appunto 82: lì il riso era sacro perché in instancabile opposizione alle relazioni di potere, qui, invece, l'irrisione di Carlo della realtà sociale è irrisione di

tutta l'intera realtà. Ci troviamo davanti ad uno sguardo

onnicomprensivo che accoglie e nega indifferentemente ogni cosa: lo sguardo ironico di Carlo di Tetis svuota ogni elemento della realtà, spoglia il mondo di fascino e di mistero:

L'idea della speranza nel futuro diventa un'idea irresistibilmente comica. La lucidità che ne consegue spoglia il mondo di fascino. Ma il ritorno ad esso è una forma di nuova nascita: l'occhio luccica di ironia nel guardare le cose, gli uomini, i vecchi imbecilli al potere, i giovani che credono di incominciare chissà che.209

Il ritorno al mondo, dice Pasolini, è una nuova nascita: ma non c'è gioia in tutto questo, non c'è passione né amore. Ogni cosa appare disincantata e distante dallo sguardo ironico di Carlo che, infatti,

paradossalmente, non si ritira a vita privata: non c'è alcuna conversione nel suo animo rinnovato, ma lucida accettazione di quel nulla che ormai, ai suoi occhi, avvolge ogni esperienza e ogni speranza umana.

Fuga dal mondo e ascesi saranno invece gli esiti estremi a cui giungerà Carlo di Polis verso la fine del romanzo: dopo aver scoperto un nulla assoluto, che Pasolini distingue dal nulla sociale conosciuto da Carlo di Tetis:

E' chiaro che non parlo di coloro che scoprono il 'nulla' filosofico, cosmico. Si tratterebbe in tal caso di una conversione, molto coerente con le loro precedenti illusioni e fedi, e causerebbe il blocco di tutto; il ritiro dal mondo; l'ascesi.210

Nichilismo cosmico e ritiro dal mondo saranno l'ultima carta che l'ingegnere opporrà al potere, ma anche questa sarà una mossa che non disinnesca, che non cerca di aprire uno spazio di resistenza in opposizione al potere, ma sarà ancora la reazione pacifica, ironica e borghese di chi pensa di potere vivere al di fuori dei vincoli che il mondo del potere instaura.

Capitolo 7