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Capitolo 1. Il corpo dissociato

2.4 Prima fiaba del Potere

Un'ultimo appunto conclude la serie di brani dedicati a Carlo nel salotto aristocratico, questa volta non si tratta di una digressione à la

Sterne, ma di un racconto nel racconto: si tratta della prima Fiaba del

Potere. L'appunto è il numero 34bis; stupisce, quindi, la mancanza di un appunto 34 e non aiuta l'analisi l'appunto precedente, il 33, rimasto in bianco.

Se dunque appare particolarmente lacunosa questa porzione di appunti, sono ancora una volta le note a margine e le postille dell'autore a giungerci in aiuto per tentare di comprendere il disegno di Pasolini anche laddove il testo letterario non ha raggiunto la propria compiutezza.

In calce a questo appunto, leggiamo:

Seguono le altre storie: il popolo e il potere (come era fino o prima del '68) e come cominciarono a non essere più [e questa è la ragione per cui se ne discute]...68

La Prima fiaba del Potere, dunque, ne prevedeva altre che non furono poi scritte, queste altre storie avrebbero trattato il tema del potere intrecciato al popolo, tenendo sempre presente la mutazione di cui è

stato, incosapevolmente, oggetto. Un simile "blocco di racconti", inseriti in una cornice socialmente aristocratica e, come abbiamo visto, politicamente mista, ha molte affinità con un altro blocco di appunti, che ci è arrivato in uno stato molto meno embrionale e che sembrano generarsi in un ambiente simile, ma ancor più connotato in senso politico69. Si tratta degli appunti dell'Epoché, nei quali, per oltre cinquanta pagine, una serie di narratori raccontano parabole dove si ripete sempre la stessa storia, che ne è lo schema:

Tale storia prima mi sembra che potrebbe essere intitolata: "Storia di un colpo di Stato fallito"70.

Ma prima di fallire (anche se, come vedremo, il falllimento di cui si parla è più formale e funzionale che reale) il potere deve mostrarsi in tutta la sua ambiguità: all'interno del ricevimento della signora F. un narratore prende la parola e racconta una fiaba dalle forti implicazioni simboliche e che sembra preannunciare alcuni sviluppi a cui andrà in contro Carlo. Come il protagonista di Petrolio, anche l'intellettuale al centro della prima fiaba del Potere è affetto da nevrosi, che però non si risolve in una dissociazione, ma, grazie ad un intervento soprannaturale esterno (gli appare il diavolo in sonno), trova soluzione in un nuovo percorso esistenziale: il protagonista della prima fiaba vuole raggiungere il potere attraverso la Santità.

Pasolini vuole qui mostrare l'aspetto massimamente ambiguo di un potere (quello dell'istituzione religiosa) che arriva addirittura ad operare per il bene, anche se è mosso dal male per eccellenza; il

69 Ne L'Epoché Carlo si trova al Quirinale, per la festa del 2 giugno, durante un grande ricevimento presieduto da Saragat.

diavolo stesso assume caratteri profondamente ambigui nel momento in cui viene presentato quale maschera di Dio, come un "momento"

del bene":71. Pur essendo santo, l'intellettuale non si pone mai come santo eretico72: il suo pensiero religioso non scioglie la storica

dissociazione della Chiesa tra fede e speranza da una parte e carità dall'altra73. Ad interrompere il suo percorso di santità sarà una folgorazione scaturita proprio dall'improvvisa presa di coscienza dell'impossibilità di scindere fede e speranza dalla carità, altrimenti il bene si rivolge nel suo opposto. Così, "il nostro intellettuale lanciò un urlo e cadde a terra"74, colto da un apparente delirio mistico, il corpo del santo viene trasportato altrove, prima in un deserto e poi nel terzo cielo. Qui appare Dio ed il dialogo tra i due personaggi ci restituisce quell'ambiguità del potere cui alludevo in precedenza:

-Credi davvero a questa storia del diavolo? -Come?

-Ti pare... che possa averti condotto alla Santità, quella vera?... E' stato uno scherzo. Il Diavolo non è una persona, ma una maschera...75

Ora il santo è pronto a tornare sulla terra, a patto che "nell'andare via da qui, devi andare via drittto, senza voltarti indietro per riguardarmi". Contravvenendo al divieto del noli respicere, il santo scorge, nell'ultimo sguardo, il diavolo al posto di Dio; trasformato in pietra, precipita sulla terra.

Per quanto oscuro possa apparire, questo inciso fiabesco presenta una visione di Bene e Male relativista e funzionale; le categorie di bene e

71 Ivi p. 145 72 Ivi p. 143 73 Ivi p. 141 74 Ivi p.143 75 Ivi p. 144-145

male, nella loro presunta assolutezza, vengono qui messe in contraddizione. L'eziologia di questo relativismo morale sembra ritrovarsi in quella dissociazione della chiesa che sacrifica la Carità:

Egli [l'intellettuale-santo, protagonista della fiaba] si guardò bene dall'interrompere la tradizionale dissociazione della Chiesa tra Fede e Speranza da una parte, e Carità dall'altra.

Pur presentandosi come un innovatore all'interno dell'istituzione ecclesiastica, pur manifestando aperture ideologice a sinistra, il nostro intellettuale non si oppone, come un santo eretico, al potere ecclesiastico, ma ne accetta l'istituzione, le logiche e le contraddizione interne:

Cominciò a elaborare un pensiero, che, non essendo affatto eretico, era tutta via innovatore rispetto alla tradizione ecclesiastica. Si avvicinò moderatamente ai movimenti cattolici di sinistra, proclamando però sempre con contrizione e modestia la sua fedeltà al Vaticano.76

Il tema dell'eresia, insieme a quello della Carità ancillare rispetto a Fede e Speranza, sembra centrale all'interno della fiaba: insistendo su questi punti l'autore sembra volere dire che un santo è tale solo se è santo-eretico, solo se la sua opera di fede apre una contraddizione all'interno dell'istituzione ecclesiastica. Ma è solo al momento dell'apparizione del diavolo che queste implicazioni critiche si fanno esplicite nella mente del protagonista della fiaba:

Per restare ai fatti, alle cose, ciò che lo aveva folgorato era il radicalizzarsi della dissociazione teorica in cui era vissuto preparando la santità. Ecco che di colpo come in una vertigine Fede e Speranza gli riuscirono inconcepibili se prive della Carità da cui erano state separate (come se si fosse trattato di Idealismo o di Nazismo!). Ogni forma di

innovazione del pensiero religioso si rivelò impensabile al di fuori dell'eresia. Il cattolicesimo di Sinistra si rivelò inconciliabile col Vaticano.77

Come avevamo già anticipato, la storia dell'intellettuale-santo che desidera il potere, presenta diversi punti in comune con la storia di Carlo e ne anticipa alcune tappe a cui andrà incontro il protagonista di Petrolio. Anche l'ascesa dell'ingegnere all'interno dell'Eni è presentata come un percorso di santità: Carlo dovrà farsi santo per consacrarsi al potere. Per far ciò dovrà rinunciare al suo doppio privato, alla zavorra della sua interiorità che come un peso ne inficia il successo pubblico, che vuol dire carriera e potere. Ma le analogie non si esauriscono qui: come il protagonista della prima fiaba, Carlo viene più volte presentato come un intellettuale cattolico con moderate aperture a sinistra, ma questa implicazioni non appaiono in contraddizione con il desiderio di potere: proprio perché inquadrato come "cattolico di sinistra" il nostro sarà scelto quale interlocutore privilegiato dalla parte piu clericale della

Democrazia Cristiana. La sua formale apertura a sinistra sarà la

condizione necessaria al raggiungimento di un più alto livello di potere, sarà funzionale alla sua carriera invece di opporsi ad essa quale elemento di resistenza all'interno della propria ascesa ai vertici dell'azienda.