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Il divario digitale e lo sviluppo locale: un’ambizione,

Nel documento Sviluppo locale e digital divide (pagine 125-131)

prescinde da uno sguardo al local development. 4. L’accesso alla rete come condizione incrementale allo sviluppo locale. 5. I progetti dell’apparato pubblico sulle infrastrutture: imprescindibilità della partnership col privato. 6. La Commissione Europea: uno sguardo concreto al problema tra progetti, incentivi e monitoraggio. 7. Il problema del divario nel locale visto al microscopio: “Banda larga nelle aree rurali d’Italia”. 7.1 Un intervento concreto per lo sviluppo delle zone locali-rurali? Programmi di Sviluppo Rurale 2007-2013. 7.2 Le fasce più sottosviluppate nel rurale: necessario intervento per la riemersione. 8. I modelli e gli strumenti tra business pubblico e partneriato negli enti locali. 8.1 Un focus sui “virtuosismi regionali italiani” e possibilità di replica. 9. La domanda di tecnologie e soluzioni ICT nelle piccole e medie imprese. 10.Valutazioni conclusive.

1. Introduzione

Nel Capitolo precedente si è cercato di approfondire la tematica oggetto della ricerca fornendo, da un lato, un rilievo giuridico del fenomeno dell’accesso alla rete, e dall’altro, una comprensione del funzionamento della struttura della rete (sia in rame che in fibra). Alla luce delle considerazioni effettuate, l’analisi della correlazione tra il divario digitale e lo sviluppo locale assume dei contorni più nitidi, avendo compreso, in particolare, che la tematica dell’accesso ha assunto un’importanza tale da annoverarla tra la categoria dei diritti.

Il passaggio successivo consiste, dunque, nel prendere in analisi le politiche di riduzione del divario infrastrutturale effettuate ed in corso di realizzazione nel nostro Paese ed analizzarle alla luce dei principi della teoria glocalista introdotta nel Capitolo I (teoria maggiormente avallata da chi scrive). L’obiettivo che si

intende perseguire, attraverso l’analisi delle politiche di sviluppo localizzato, consiste nella formulazione di una o più risposte alla domande poste all’inizio della trattazione, ossia comprendere il ruolo dello sviluppo locale in relazione al divario digitale e di conseguenza chiarire se gli effetti di una maggiore possibilità di connessione alla rete siano funzionali all’implementazione dello sviluppo locale.

Come è stato già anticipato nel corso del Capitolo II, la tematica dell’accesso ad Internet e del connesso interesse nell’implementazione della banda larga rientra tra gli obiettivi prefissati dalla Commissione Europea. Le Direttive e le consultazioni pubbliche che sono state prese in considerazione nel capitolo precedente, relativamente al servizio universale e alla neutralità delle rete, riguardavano il fenomeno dell’accesso e della qualità della connessione in termini, non solo economici e sociali, ma anche e soprattutto del diritto all’accesso. Gli organi comunitari, inoltre, hanno previsto delle azioni di intervento volte a contribuire concretamente nel processo di riduzione del divario digitale soprattutto nelle zone maggiormente critiche nel nostro paese, ossia le aree rurali, stanziando circa un miliardo di euro per sostenere la connessione internet in suddette zone (si riprenderà più diffusamente la tematica al successivo paragrafo 7).

L’intervento istituzionale diventa un fattore imprescindibile nella teoria glocalista in un’ottica di riduzione del fenomeno del divario digitale. Occorre prendere in considerazione i singoli casi per stimolare una politica di sviluppo che

parta direttamente dal basso, attraverso l’inclusione degli attori sociali nell’analisi del territorio.

Si prenderanno, quindi, in considerazione le principali strategie di interventi adottate ed in corso di adozione dalle regioni italiane, ad eccezione della regione Sicilia, la cui trattazione verrà effettuata nel Capitolo successivo, al fine di comprendere se l’intervento locale possa o meno essere una “key solution” nell’abbattimento del divario digitale.

2. Il divario digitale e lo sviluppo locale: un’ambizione anche del Legislatore comunitario

L’aspetto che più da vicino tocca l’anima della presente ricerca, in tema di interventi comunitari, è rappresentato dall’intenzione della Commissione Europea di volgere il proprio intervento direttamente alle realtà locali (tra le quali in primis Regioni) esortandole a prevedere, nei propri piani di sviluppo rurale (PSR), un adeguato rilievo alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

La Commissione si è spinta anche oltre la semplice esortazione formale, in quanto ha previsto nel “PSN 2007-2013” (che si riprenderà nel dettaglio nel paragrafo 7) una priorità per la banda larga, consapevole, infatti, che l’implementazione dell’accesso veloce ad internet, ed in generale delle nuove tecnologie informatiche, possano concretamente favorire la crescita e l’innovazione dell’economia locale, riducendo al contempo l’isolamento di determinate aree155.

155 Per un approfondimento si rimanda all’ Allegato 1 “Banda larga nelle aree rurali d’Italia.

Progetto di intervento pubblico nell’ambito dei PSR 2007-2013” delle linee guida emanate nel 2010 dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali pag. 4 ss.

Analizzando la situazione dell’Europa in termini di rete a larga banda e ultra larga emergono numerose e variegate iniziative locali volte ad implementare l’accesso ad internet ad alta velocità. Si registra innanzitutto un ritardo diffuso in tutta Europa nel garantire uno sviluppo omogeneo nei vari Stati Membri della copertura del servizio a banda larga156. Sul punto si è espressa chiaramente il Commissario europeo della Direzione Information Society Neelie Kroes, la quale a fine novembre 2011 ha affermato che non esistono attualmente le condizioni per includere la banda larga nel servizio universale. Si comprende, quindi, che il ritardo generalizzato non permette di spingere in aventi la tutela giuridica della rete attraverso la previsione di una velocità di connessione minima garantita né attraverso un, seppur embrionale, obbligo regolamentare di inclusione nel servizio universale.

Consapevole di tale situazione, l’Unione Europea ha rafforzato il proprio intervento negli ultimi anni, volto ad incoraggiare gli stati Membri nell’adozione di immediati interventi per l’implementazione, sia mediante forme di incoraggiamento formale, che mediante consultazioni pubbliche, ovvero attraverso l’erogazione di fondi strutturali157.

L’Unione Europea svolge un ruolo fondamentale nel favorire tale processo di sviluppo. Seppure la banda larga non rientra ancora nell’oggetto del servizio universale, come anzidetto, (si veda nel Capitolo II il paragrafo 2 sul servizio universale) sono molteplici le iniziative e gli interventi, sia della Commissione

156 Per un approfondimento si veda il programma realizzato dall’AGCOM ISBUL 2009, ed in

particolare il working paper 1.1 - Infrastrutture di rete fissa NGAN.

che del Parlamento Europeo158. Con una Comunicazione, il Parlamento ha palesato la problematica del divario digitale sottolineando la necessità di ampliare l’accesso in banda larga: “L’accesso a internet ad alta velocità attraverso le

connessioni “a banda larga” apre immense possibilità e costituisce una dimostrazione concreta delle promesse della “società dell’informazione”. I vantaggi offerti dalla banda larga sono tali che l’impossibilità di accedervi costituisce un problema che deve essere affrontato con urgenza. La mancanza di accesso alle connessioni a banda larga costituisce un aspetto del problema più generale denominato abitualmente “divario digitale”, che descrive il divario che separa i singoli cittadini, le imprese e i territori in funzione delle possibilità di accesso e di utilizzo delle TIC”.

Grazie all’intervento comunitario si sono verificate svariate situazioni di successo che hanno stimolato la realizzazione di reti di accesso ad opera di società private stabilite nelle piccole realtà locali; inoltre tali interventi hanno avuto un ritorno economico e sociale maggiore rispetto alle previsioni159 con un tasso di penetrazione nelle famiglie residenti nell’area servita dai sistemi in banda larga cresciuto progressivamente in misura sensibile (di cui più approfonditamente tratteremo tra breve).

158 Il Parlamento europeo ha presentato nel 2006 una “COMUNICAZIONE DELLA

COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Colmare il divario nella banda larga” disponibile sul sito http://eur- lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2006:0129:FIN:IT:PDF.

159 Come ad esempio in Francia

(http://fibergeneration.typepad.com/welcome/pau_broadband_country/) ed in Olanda (http://www.apritel.org/fotos/editor2/Jan_van_Rooijen.pdf).

L’intervento locale è stato quindi un inaspettato incentivo di successo, la cui attività non si è limitata alla realizzazione dell’infrastruttura ma anche nell’erogazione del servizio di connessione.

Pertanto, l’azione comunitaria volta alla diffusione della banda larga ha favorito la nascita di società locali con la partecipazione pubblica.

Un ruolo determinante è stato svolto dalle “linee guida sugli aiuti di stato160” della Commissione, che ha suddiviso il territorio in tre aree: le prime sono definite “nere” in quanto in dette aree non è possibile assegnare un finanziamento pubblico per la realizzazione delle opere infrastrutturali, le seconde sono le cosiddette aree “bianche” ossia le aree a fallimento di mercato ed infine nella terza categoria rientrano le aree “grigie” in cui senza un sostegno finanziario pubblico nessun operatore privato, nazionale o locale, sarebbe interessato a realizzare la rete ottica giacché i ritorni degli investimenti sarebbero lenti nel tempo.

Tali nuove regole stanno modificando sensibilmente nell’Unione Europea le metodologie da seguire in futuro nella realizzazione di reti locali specie nei casi in cui si richiederanno finanziamenti a fondo perduto.

Si comprende dunque il grande interesse dell’Unione per quanto riguarda l’efficacia dell’intervento locale nella riduzione del digital divide. Detto interesse però necessità di un riscontro concreto con il territorio oggetto dell’intervento in mancanza del quale non è possibile comprendere aprioristicamente l’efficacia.

3. L’intervento statale sul divario digitale nazionale non prescinde da uno

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