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La Commissione Europea: uno sguardo concreto

Nel documento Sviluppo locale e digital divide (pagine 140-143)

Come già accennato, diverse sono state le iniziative avviate da parte dello Stato e dal Ministero per lo sviluppo economico al fine di programmare una implementazione della banda larga sul territorio nazionale; tuttavia i risultati a cui si è giunti non hanno portato ad una risoluzione del fenomeno che anzi assume sempre più la forma di un fenomeno “a diverse velocità” del divario digitale. Neanche i recenti piani, elaborati dal Governo precedente, sono riusciti a decollare per una serie di alterne vicende, che esulano dall’ambito della presente ricerca. Le poche iniziative in materia non hanno avuto concretizzazione alcuna, anche alla luce del taglio dei fondi che erano stati inizialmente previsti (850 milioni ridotti a poco meno di 120 milioni per tutto il territorio nazionale), oltre che per una cattiva gestione dei progetti di riferimento, a causa della mancanza di soggetti addetti ai lavori sufficientemente pronti a fronteggiare l’esigenza di dover sviluppare un dialogo fitto e continuo con gli amministratori, o eventuali finanziatori, delle realtà locali.

L’intervento della Commissione Europea nel corso del 2010 in materia di “Aiuti di Stato” ha riacceso i riflettori sul problema del digital divide e sulle carenze infrastrutturali. La Commissione ha sottolineato, nel recente Recovery

Plan170, infatti, che “un intervento pubblico ben mirato può contribuire a ridurre

il ‘divario digitale’ tra le aree e le regioni di un Paese che hanno accesso a servizi a banda larga abbordabili e competitivi e le aree in cui questa offerta è

assente171” tenendo presente, peraltro, che “è tuttavia necessario garantire, al

tempo stesso, che gli aiuti di Stato non vadano a sostituire l’iniziativa di mercato nel settore della banda larga172”; detta apertura ha rilanciato un nuovo avvio all’azione svolta “dal basso”, dalle regioni direttamente interessate alla riduzione del problema.

La Commissione dunque consapevole dell’importanza di un accesso diffuso alla rete ha ritenuto che per garantire il verificarsi di tale condizione l’attuazione di un intervento locale possa rispondere meglio rispetto all’intervento statele generalizzato.

Sul piano strategico, quindi, l’Unione Europea in tema di aiuti di Stato applicati allo sviluppo della banda larga ha previsto delle condizioni volte a tutelare la concorrenza e contestualmente a favorire la nascita di nuovi mercati (quali quello delle reti NGN); inoltre le linee guida predisposte dalla Commissione prevedono che il regime di aiuti non intacchi il libero intervento degli investitori privati e che sia favorito in primis il consumatore finale attraverso lo sviluppo delle reti di accesso.

Per individuare con precisione le zone di intervento la Commissione ha richiamato il principio della tipologia di area, come già suddetto, che contempla tre categorie: bianca, grigia e nera.

Nella prima categoria rientrano le zone in cui le infrastrutture a banda larga non sono presenti o quelle in cui vi è una capacità di connessione non sufficiente e

171 Articolo 1, comma 4, della comunicazione della Commissione “Orientamenti comunitari

relativi all’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione allo sviluppo rapido di reti a banda larga (Testo rilevante ai fini del SEE) 2009/C 235/04” disponibile su http://eur- lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2009:235:0007:01:IT:HTML.

per le quali non è previsto uno sviluppo nel medio termine; questa categoria rappresenta il principale obiettivo della Commissione, nel quale l’intervento pubblico è compatibile ed auspicabile.

Con la seconda categoria vengono definite le zone caratterizzate dalla presenza di un solo operatore di rete a banda larga; in dette zone l’intervento pubblico, per essere compatibile, deve soddisfare determinate condizioni, oggetto di analisi approfondite.

Infine nella terza categoria rientrano le aree in cui operano almeno due fornitori di servizi di rete a banda larga; per tali aree l’intervento pubblico non è giammai ammissibile.

La situazione attuale vede una costante presenza del digital divide nella sua veste principale (ossia infrastrutturale), concentrato principalmente nelle aree periferiche, rurali e montane, che per loro attuale natura sono scarsamente abitate. In dette aree, definite di fallimento di mercato, l’unica soluzione applicabile è l’intervento pubblico che nel corso del 2009 ha potuto contare su circa 1 miliardo di Euro stanziato dall’Unione Europea per ridurre il digital divide.

Il nuovo Recovery Plan, a differenza dei precedenti Piani di Sviluppo Rurali, cerca di indirizzare l’intervento non su specifiche realtà locali, ma più in generale sulle aree che presentano maggiori problemi. Le tecnologie digitali sono il tema principale per lo sviluppo, la competitività e il miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali, il cui motore è rappresentato dalla connessione in banda larga. Lo stanziamento straordinario attuato dal Recovery Plan173 ha portato alla modifica del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e alla

conseguente necessità di riprogrammazione dei PSR, al fine di renderli coerenti con la strategia comunitaria ed integrare le risorse aggiuntive. Detta statuizione si ritrova, anche, nella Misura 321 “Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurali finalizzati alla banda larga e alla riduzione del digital divide”.

La maggior parte delle regioni italiane hanno deciso di concentrarsi sull’abbattimento del digital divide mediante il programma per l’implementazione della banda larga nelle aree rurali predisposto dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali (oggetto del prossimo paragrafo).

7.Il problema del divario nel locale visto al microscopio: “Banda larga nelle

Nel documento Sviluppo locale e digital divide (pagine 140-143)