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Lo sviluppo locale come ipotesi di sviluppo delle NGN

Nel documento Sviluppo locale e digital divide (pagine 103-108)

5. La rete del futuro “Next Generation Network”: realtà o utopia?

5.2 Lo sviluppo locale come ipotesi di sviluppo delle NGN

Come ormai compreso, esistono diverse possibili soluzioni per affrontare l’avvento della nuova rete ed il dato certo, al riguardo, è che l’avvio della rete NGN porta con sé dei costi esorbitanti.

Per affrontare tale problematica si ritiene utile richiamare una delle tre teorie fornite nel Capitolo I in merito all’evoluzione del divario digitale nel tempo: la teoria glocalista o strutturale. In base a tale teoria, come detto, l’abbattimento del divario può avvenire solo grazie ad un intervento mirato che guarda le caratteristiche tipiche di una data realtà locale concentrando su questa gli

interventi di stimolo attraverso una correlazione tra i diversi punti di forza delle specifiche caratteristiche di quella realtà particolare. Applicando tali principi dettati dalla teoria glocalista del digital divide, una possibile soluzione per quanto riguarda la realizzazione della rete NGN potrebbe quindi giungere dalle singole realtà locali.

Come illustrato nel paragrafo precedente, a differenza della rete in rame realizzata da Telecom Italia in passato, grazie alla sua funzione pubblica, per quel che riguarda la realizzazione di una rete completamente in fibra ottica emergono non poche difficoltà di ordine puramente economico. L’enorme costo richiesto per una copertura, come anticipato, che ricordiamo si attesta sui 15 miliardi di euro, è dovuto alla necessità di realizzare dei lavori di scavo e di posa oltre al costo delle materie prime e della successiva manutenzione. Inoltre l’attuale crisi economica, che sta colpendo l’Europa ed in particolare il nostro Paese, non garantisce uno stanziamento pubblico di tale portata. Ne discende quindi la necessità di effettuare una diversa programmazione di sviluppo della rete NGN che non parta direttamente dall’alto ma dal basso. Verosimilmente, la realizzazione di uno sviluppo dal basso è concepita in funzione del soddisfacimento dei bisogni primari di una realtà locale incentrato sulla valorizzazione di risorse immobili127.

Ci si può dunque domandare se uno sviluppo locale possa essere alternativo o integrativo rispetto ad uno sviluppo generale della rete NGN. In altre parole, la domanda a cui si cerca di dare una risposta in questa parte della trattazione consiste nella possibilità di ipotizzare delle soluzioni alternative rispetto agli interventi generali in termini di realizzazione della rete che partano dalle singole

realtà locali. Ovvero se occorra attendere il naturale corso del mercato eventualmente sovvenzionato da interventi statali oppure se è possibile prevedere delle strategie di implementazione della banda larga mediante uno sviluppo del territorio.

In risposta a quanto posto è possibile richiamare, quale esempio, l’operato della società Metroweb128 nella città di Milano, e poi nella regione Lombardia. Detta società (detenuta in origine anche dal citato Comune che ne ha permesso di fatto l’avvio) ha cablato in maniera molto invasiva l’intera rete urbana e poi in un secondo momento ha affittato la rete costruita agli operatori di TLC interessati in detto investimento, con grandi recuperi del capitale investito.

Diventa interessante infatti l’ipotesi per le città (non solo metropolitane) di investire direttamente sulla rete NGN e poi affittare la rete spenta (dark fiber) agli operatori interessati. Circa i 2/3 degli investimenti richiesti in materia di NGN è costituito infatti dai costi per la realizzazione delle opere civili (gli scavi appunto). Abbattendo o almeno riducendo sostanzialmente il costo della realizzazione dell’infrastruttura, si renderebbe percorribile l’ipotesi di investimento sostenibile per la restante parte, dall’incumbent e gli altri operatori che avrebbero tutto l’interesse ad affittare in dette aree e a coprire le aree sfornite. In questo contesto è possibile ipotizzare un ritorno, non solo economico ma anche culturale e sociale per i vari Comuni coinvolti derivante dall’avanzamento della cultura digitale. L’esempio di Metroweb in questo contesto è emblematico. La connessione NGN,

128 La società Metroweb è proprietaria della più grande rete di fibre ottiche di Milano e della

Lombardia, la più estesa rete metropolitana in fibra ottica in Europa con cablaggi per oltre 5000 Km. In particolare nell’area metropolitana di Milano gestisce una rete con 3.272 km di infrastrutture e 7.254 km di cavi, corrispondenti a circa 311.000 km di fibre ottiche. Inoltre controlla approssimativamente altri 13.000 km di cavi di lunga distanza. Per approfondimenti http://www.metroweb.it.

grazie alla quale è possibile usufruire in maniera stabile dei servizi del Web 2.0, è riuscita ad attrarre un numero tale di clienti da consentire alla società stessa di ricoprire i costi affrontati in un tempo minore rispetto a quello previsto. Le previsioni effettuate da Metroweb non avevano infatti preso in piena considerazione l’effetto a catene che la connessione NGN ha causato nella città di Milano.

In tema di investimenti per la rete di nuova generazione l’apporto del precedente Governo è stato del tutto irrisorio essendosi limitato ad avviare prima un’indagine conoscitiva nel luglio 2008 e poi a emanare un generale rapporto sulle strategie da seguire per lo sviluppo delle reti NGN. Dal rapporto emergono tre differenti ipotesi alternative proposte.

La prima rimarca l’idea, sopra accennata, di una separazione della gestione rete (si ritornerà specificamente nel paragrafo su Open Access) che comporta però un’attribuzione più forte di poteri in capo all’Agcom per la realizzazione di una effettiva apertura della rete accessibile a tutti gli operatori a condizioni economiche paritetiche.

La seconda strada indica l’ipotesi di una società ad hoc composta dall’incumbent, in qualità di socio di maggioranza e poi da gli altri operatori. Detta società avrebbe il compito di gestire l’infrastruttura e garantire lo sviluppo della rete.

Infine la Commissione prospetta l’ipotesi di unire tutte le infrastrutture presenti sul territorio, pubbliche e private e affidare la gestione ad un soggetto terzo.

Non aiutano neppure le promesse indicate nel noto “piano Romani” del maggio 2009, ove erano previsti l’avvio di collaborazioni tra pubblico e privato il cui obiettivo era la riduzione del digital divide. I fondi messi a disposizioni erano originariamente di 1 miliardo e mezzo di euro ripartiti tra opere civili hardware e

software, fondi scesi, a causa della forte crisi economica, poi a 800 milioni ed

infine a 100 milioni lo scorso settembre divisi equamente tra finanziamento statale e cofinanziamento regionale.

L’ipotesi pertanto più plausibile è quella di collegare in fibra ottica circa 60/70 distretti industriali che oggi non possono contare su collegamenti veloci.

In questo contesto, determinante è il ruolo svolto dalle Regioni che si sono fatte portatrici delle esigenze del territorio (sul punto si ritornerà nel dettaglio con il capitolo III). In particolare la Conferenza delle Regioni ha manifestato le proprie preoccupazioni sulle esigue misure finanziare e strategiche adottate dal Governo sull’infrastruttura NGN e in particolare nell’assenza di dette misure nel decreto sviluppo (d. l. 70 del 13 maggio 2011). Inoltre la Conferenza ha messo al centro dello scenario i distretti industriali grazie ai quali si può instaurare una collaborazione coordinata in ambito inter-regionale. I distretti essendo legati ai vari territori rappresentano i nodi per l’implementazione della rete grazie ai quali favorire l’internazionalizzazione delle imprese.

Occorre quindi comprendere quale possa essere il ruolo svolto dalle regioni, dalle province, dai comuni e più in generale dal territorio in termini di riduzione del divario digitale. Ossia capire se l’ente pubblico possa essere portatore degli

interessi della propria collettività o se invece debba svolgere il ruolo di mero snodo rispetto all’amministrazione centrale.

Gli esempi riportati nei paragrafi precedenti hanno dimostrato che in determinate realtà il territorio ha svolto un ruolo cruciale, specie nella diffusione della fibra ottica, riuscendo ad diffondere la rete NGN in tempi più rapidi e in zone più estere rispetto all’operato svolto dell’incumbent. L’importanza dell’iniziativa locale ha assunto una rilevanza tale che alcuni operatori nazionali, come Fastweb, hanno acquistato parte della società stessa.

Detto esempio quindi diventa prezioso strumento ai fini della presente ricerca in quanto dimostra che è possibile attraverso lo sviluppo del territorio contribuire, anche in misura determinante, a ridurre il divario digitale.

Tuttavia se da un lato quanto affermato corrisponde al veno, dall’altro occorre sottolineare che si è trattato di una realtà diffusasi intorno ad una città metropolitano ossia Milano. Non è infatti possibile prevedere ex ante una replicabilità del modello senza le dovute conoscenze del territorio in cui si intende operare.

Nel documento Sviluppo locale e digital divide (pagine 103-108)