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La Regione Sicilia tra dati economici e approccio alla digitalizzazione

Nel documento Sviluppo locale e digital divide (pagine 179-188)

Prima di effettuare l’analisi sulle politiche di intervento locale, più adatte per la regione Sicilia, è bene partire da alcuni indicatori che ci permettano di comprendere la situazione attuale della Regione per affrontare, con cognizione di causa, le considerazioni in relazione allo sviluppo locale. In base ad una ricerca annuale per il 2010,227 eseguita dalla Banca d’Italia, sulle condizioni dell’economia nella regione Sicilia, emergono alcuni dati funzionali alla presente ricerca che meritano un approfondimento. In particolare si registra un aumento del tasso di disoccupazione che si attesta al 14,7% della popolazione isolana, in crescita rispetto all’anno precedente (13,9% nel 2009); l’incremento interessa sia gli uomini (0,9 punti percentuali, al 13,3%) sia le donne (0,7%, al 17,3%). Il valore registrato in Sicilia è il più elevato tra le regioni italiane, superiore, dunque,

227La relazione completa è disponibile su

al dato per il Mezzogiorno che è pari al 13,4% a fronte di un tasso nazionale che è dell’8,4%. Il dato che risulta ancora più rilevante emerge in relazione ai giovani in età compresa tra i 15 e i 34 anni che, nel periodo 2006-2010, hanno offerto un contributo costantemente negativo alla dinamica dell’occupazione siciliana, a fronte invece del contributo di quelli più anziani che è stato positivo. Dalla relazione si apprende, inoltre, che gli effetti più incisivi della crisi economica hanno riguardato proprio i giovani ed in particolare quella categoria di ragazzi che non lavorano e non studiano (cosiddetto fenomeno Neet) ,228 con una incidenza maggiore rispetto alle altre regioni italiane. La relazione afferma che “le stime

sulle transizioni a 12 mesi indicano che i giovani italiani che si trovano nella condizione di Neet hanno un’elevata probabilità di rimanervi (il 76 per cento). Nel Mezzogiorno tale probabilità raggiunge l’82 per cento, in crescita di 5 punti percentuali rispetto al periodo precedente la crisi”.

Detti dati devono far riflettere nel senso che oggi in Sicilia, più che nelle altre regioni d’Italia, i giovani non sono considerati quale risorsa fondamentale per la crescita economico-sociale del territorio, diventando per l’intero Paese una risorsa scarsa ed immobile. Questo aspetto deve essere preso in considerazione da parte della Regione in merito all’attuazione di una politica di sviluppo delle ICT. Occorre infatti trovare un ruolo centrale per la crescita e lo sviluppo dei giovani che sono i principali fruitori del web. L’intervento locale che mira all’abbattimento del divario digitale deve quindi fare leva su questo aspetto valorizzare dette risorse in modo da creare un effetto trainante nei confronti degli attori sociali che non hanno alcun “internet skill”.

Per quanto riguarda la situazione economico-finanziaria del tessuto imprenditoriale siciliano, emerge che dal 2003 al 2009 il fatturato è diminuito in maniera costante (circa il 9%). Il dettaglio più importante consiste nella considerazione in merito all’espansione dell’imprenditoria siciliana al commercio internazionale (sia con l’import che con l’export). Ciò ha permesso un recupero del significativo calo registrato nel 2009 soprattutto tramite le esportazioni siciliane; tuttavia, i riflessi sulla dinamica economica regionale sono risultati limitati, anche a causa della strutturale modesta apertura all’export, ad esempio, del settore manifatturiero locale.

Anche tale dato merita un’attenta riflessione, nel senso che la forza economica che potrebbe derivare dal cuore della Regione, ossia dalle imprese locali, non decolla e resta anche qui immobile, incapace di una programmazione lineare nel tempo. Come è stato dimostrato nel corso della trattazione diversi sono i benefici che la rete può fornire alle realtà locali. Occorre puntare una maggiore visibilità e conoscenza delle proprie risorse locali attraverso la rete. La vera forma della regione Sicilia consiste nelle proprie piccole e medie imprese che messe in condizione di un accesso diffuso e attraverso la comprensione del valore che esso comporta per la conoscibilità dei propri servizi e prodotti possono realizzare il verificarsi del fenomeno del legfroag ossia compiere un balzo in avanti per raggiungere le dimensioni di esportazioni di altre regioni e realtà italiane.

Analizzando, poi, la spesa sostenuta dalla Regione sulla ricerca e lo sviluppo emerge che essa è pari allo 0,9% del PIL regionale, valore al di sotto della media nazionale e che corrisponde a meno della metà di quello europeo. E’ utile notale

che nel dettaglio del dato richiamato, lo 0,7% circa si riferisce all’investimento nel settore pubblico (dato superiore alla media italiana che si attesta allo 0.5%) mentre solo lo 0.2% si riferisce alla parte di investimento in ricerca e sviluppo delle imprese private (a fronte dello 0.6% nazionale e dell’1.2% comunitario). Inoltre diversi sono gli indicatori che, dal confronto con le altre regioni e con il contesto europeo, appaiono allarmanti. In particolare, la percentuale di soggetti che lavorano nella Regione nel settore della ricerca e dello sviluppo arriva ad appena il 4%, contro una media europea di circa il 5%. Inoltre anche il numero di soggetti laureati in discipline scientifiche (7%) è sotto la media nazionale (12%). Tradotto in altri termini, in Sicilia, a parere di chi scrive, non si investe nella ricerca e nello sviluppo e soprattutto non investono i privati che dovrebbero avere più interesse del pubblico ad impiegare denaro in questo settore, in modo da garantire una strategia di crescita efficiente che guardi al futuro invece di risparmiare e concentrarsi sulle risorse del presente. Infine, ma non ultimo, si registra un dato molto basso per quanto riguarda un aspetto decisivo dell’attività innovativa della regione, rappresentato dai brevetti depositati nella stessa; nel dettaglio della relazione della Banca d’Italia emerge, infatti, che in Sicilia vengono depositati solo 9 brevetti ogni milione di abitanti, mentre il dato medio del Paese è di 81 brevetti (ossia 9 volte tanto), quello dell’Unione è di 117 (14 volte rispetto alla regione siciliana). Ciò significa che l’attitudine allo sviluppo nel settore dell’information technology è molto limitata, probabilmente perché un

controspinte di natura concorrenziale che, evidentemente, non sono registrabili nel mercato siciliano.

Dall’analisi compiuta nel corso della trattazione sono emerse diverse realtà locali che grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie hanno creato canali nuovi di ricchezza partendo dalle proprie tipiche risorse. Tale crescita è stata possibile solo grazie al grado di sviluppo della ricerca e dell’innovazione resa concreta ad opera delle risorse allocate in tali settori. Occorre dunque puntare nell’investimento della ricerca specie nel settore delle ICT strumento fondamentale per garantire lo sviluppo del territorio.

A completare il quadro sin qui tracciato diventa indispensabile riportare i dati elaborati nel corso del 2011 dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demòpolis su “La

comunicazione pubblica ed il rischio Digital Divide in Sicilia” su iniziativa della

Camera di Commercio.229 L’analisi si è focalizzata sulla modalità di informazione dei cittadini in relazione all’attività delle P.A., analizzando l’accesso ad internet e la fruizione dei siti Web degli Enti pubblici, al fine di comprendere anche l’impatto che la digitalizzazione della comunicazione istituzionale, prevista dalla Legge n. 69/2009, potrà avere in una regione come la Sicilia, nella quale ampi segmenti di cittadini e di piccole imprese rischiano l’esclusione dall’accesso all’informazione di pubblica utilità.

Ciò che innanzitutto emerge è che oltre il 60% della popolazione maggiorenne (circa 2 milioni e mezzo di cittadini) non accede completamente ad

229Per analizzare il rapporto completo si veda il sito istituzionale della Camera di Commercio di

Catania in cui è disponibile scaricare la relazione completa al seguente link:

http://www.ct.camcom.gov.it/documenti/progetti%20speciali/digital_divide/Demopolis_Stampa.p df.

internet e soltanto il 25% utilizza internet regolarmente, come evidenziato nel grafico rappresentato di seguito nella Figura 8, mentre il 14% effettua una connessione solo una o due volte a settimana.

Figura 8 Indagine condotta dall’Istituto nazionale di ricerca Demòpolis

Questi dati dimostrano l’elevato divario digitale che nel primo capitolo era stato definito “reale”. In altre parole seppure la maggior parte dell’isola è servita dalla rete in banda larga con una percentuale di digital divide infrastrutturale intorno al 7/8% solo ¼ dei siciliani fanno un uso reale della rete, dove per tale uso si intende la connessione giornaliera ad internet.

Le cause di questa elevata assenza di interesse all’utilizzo del web derivano principalmente dalla mancanza di alfabetizzazione informatica. Occorre, quindi, fare leva su questo aspetto attraverso l’adozione di buone pratiche adottata da altre regioni, come ad esempio, l’istituzione di corsi di formazione, di seminari e concorsi sul tema e così via. In questo scenario l’intervento delle istituzioni locali è fondamentale.

Inoltre, per quanto riguarda più diffusamente le modalità attraverso cui i siciliani si informano, riguardo ai fatti di cronaca regionale locale o più in generale relativamente agli avvenimenti del territorio latu sensu, emerge chiaramente, come raffigurato di seguito nella Figura 9, che oltre i 2/3 dei siciliani continuano a preferire i telegiornali trasmessi dalle emittenti televisive in ambito locale piuttosto che le fonti Web. La televisione resta di gran lunga lo strumento di comunicazione di massa più utilizzato, attraverso i vari Telegiornali delle emittenti locali, seguiti da circa il 67% dei siciliani. Al secondo posto, si attestano i notiziari locali realizzati dalla RAI regionale (TGR Sicilia) seguiti da oltre metà dei siciliani. Segue poi l’informazione fruita attraverso i giornali quotidiani o settimana con il 38% e solo dopo compare la categoria rappresentata dalla rete con i 22%.

L’informazione plurima e variegata che passa attraverso la rete è, innanzitutto, un po’ come quella cartacea più pluralista, in quanto è possibile documentarsi su una stessa notizia attraverso diverse testate giornalistiche in formato elettronico. Inoltre, un dato peculiare consiste nella diffusa gratuità dei servizi di informazione accessibili in rete, cioè usufruibili spesso senza la necessità di acquistare una copia privata; in aggiunta, la rete a differenza della televisione e della stampa cartacea offre un confronto tra i diversi punti di vista sulle informazioni riguardanti i fatti, anche del territorio, grazie ad esempio alla presenza dei forum tematici, ossia luoghi virtuali in cui è possibile dibattere su una questione specifica ed avere delle informazioni derivanti direttamente dai cittadini senza alcun filtro editoriale e politico. Oltre ai forum, grande rilievo stanno assumendo i social network grazie ai quali è possibile condividere con tutti gli utenti registrati le informazioni relative a notizie, fatti di cronaca, ma anche alti aspetti legati alla musica al cinema e via dicendo.

Si comprende, dunque, che l’informazione riguardante il territorio locale, seguita prevalentemente attraverso la televisione, è estremamente passiva, non offre cioè al telespettatore una vera possibilità di attività critica in merito ai fatti o alle notizie ricevute. Se questa non è una caratteristica poi così peculiare della stampa (che per ragioni legate al mezzo, comporta il diritto di replica, per così dire “in differita”, ossia solo nel numero successivo del quotidiano o settimanale che sia) lo è in maniera peculiare nonché esponenziale per la rete, dove è possibile ottenere in pochi secondi più punti di vista in maniera gratuita e soprattutto dove è possibile far sentire la propria opinione in merito.

Un altro aspetto interessante emerso dalla ricerca effettuata da Demòpolis consiste nella fruizione quotidiana della rete. Dalla Figura 10 sottostante, emerge anche un digital divide generazionale: il 46% dei giovani under 35 si collega ogni giorno, segue il 29% della fascia tra i 35 e i 54 anni, poi solo l’8% della fascia di soggetti che vanno dai 55 anni in su.

I dati esposti indicano il limitato utilizzo della rete da parte dei soggetti adulti che per questioni generazionali fanno più fatica a prendere più confidenza con il web, nato da appena un ventennio, del resto, però, appare preoccupante che neanche la metà della popolazione siciliana under 35 si collega quotidianamente alla rete.

Figura 10 Indagine condotta dall’Istituto nazionale di ricerca Demòpolis

Se da un lato si registra il lento apprendimento siciliani nell’informazione on- line, sono ancor meno coloro i quali visitano i siti istituzionali, anche a causa della forte sfiducia nelle istituzioni, tanto che le visite periodiche ai siti istituzionali

(Governo, Regione, enti pubblici locali) ricoprono solo l’1%, campione che afferma di vistare più abitualmente il sito della Regione o del Governo.

Emerge con chiarezza, dunque, che in un contesto come quello siciliano, dove il grado di diffusione di Internet stenta ancora a decollare, diventa determinante “il

ruolo degli enti locali nel garantire l’accesso alla comunicazione di interesse collettivo dei cittadini che dichiarano, in ampia maggioranza (58%), di essere interessati alle informazioni sulle attività, le iniziative ed i servizi erogati dagli enti pubblici sul territorio230”.

3 Il government regionale: un approccio risolutivo e potenzialmente

Nel documento Sviluppo locale e digital divide (pagine 179-188)