I. PERCORSI DI APPRENDISTATO DI ALTA
3. IL DOTTORATO DI RICERCA INDUSTRIALE COME PERCEPITO DALL’IMPRESA
L’analisi mostrata nel precedente paragrafo mostra un trend sicuramente po- sitivo, pur con ampi margini di ulteriore miglioramento. Sicuramente investire in un dottorato può non essere economicamente/strategicamente agevole per imprese spesso medio/piccole, come quelle che dominano il panorama italiano. È altresì vero però che il numero totale di Dottori di ricerca che conseguono il titolo in un anno nelle Università italiane è di poco superiore alle 10000 unità, a fronte di un numero enormemente più consistente di imprese, anche for- temente caratterizzare a livello di innovazione e competitività internazionale. Allo scopo di meglio identificare le ragioni della scarsa diffusione di dottora- ti industriali (in tutte le accezioni indicate in Tabella 1), il GdL ha realizzato in collaborazione con Confindustria una indagine mirata avente come target un sottoinsieme di 600 imprese che in vari ambiti si fossero caratterizzate per una tendenza alla innovazione particolarmente marcata. I feedback ottenuti costi- tuisco la parte preponderante della precedete relazione e la motivazione alla base delle azioni descritte nella presente, sene riassumono quindi brevemente nel seguito le principali evidenze.
Anzitutto l’analisi ha evidenziato una netta correlazione tra dimensione dell’impresa e propensione all’investimento in Dottorati di ricerca. Se infatti il 50 % delle multinazionali interpellate già partecipa a vario titolo in iniziative di dottorato industriale, la percentuale scende al 26 % per le grandi e intorno al 10 % per medie e piccole. Interessante è anche l’effetto volano relativo alla propensione a continuare a investire in Dottorati di Ricerca da parte di imprese che già lo abbiano fatto nel passato. Ben più della metà delle imprese che an- noverano Dottori di ricerca nel proprio organico, investe ulteriormente in borse di Dottorato Industriale. Da sottolineare anche come la totalità delle imprese coinvolte in programmi di dottorato industriale si siano dichiarate soddisfatte o molto soddisfatte dell’esperienza.
Per quel che riguarda le imprese interpellate che non avevano alla data dell’in- dagine nessuna forma di collaborazione nell’ambito di Dottorati di ricerca, l’a- nalisi delle motivazioni fornite ha rivelato due aspetti estremamente rilevanti per le strategie di comunicazione future dell’Osservatorio:
Le imprese interpellate non indicano criticità specifiche quali onere economi- co troppo elevato, durata dell’investimento o criticità nella gestione della pro- prietà intellettuale.
Il 70 % del campione risponde di non aver semplicemente preso in considerazio- ne la possibilità o di non ritenersi adeguatamente informato al riguardo
3.1 ESTRATTO DAL REPORT 2017 INDAGINE COORDINATA OSSERVATORIO CRUI-CONFINDUSTRIA
La limitata fruizione di questo tipo di strumenti non è quindi legata ad aspetti specifici legati ai contenuti o alle modalità – benché la presenza di una buro- crazia eccessivamente onerosa venga comunque alimentata da alcune delle imprese interpellate – ma alla conoscenza stessa del Dottorato di ricerca in generale e del Dottorato Industriale in particolare.
È utile in questa sede richiamare anche alcune delle evidenze emerse da una indagine Alma Laurea (Indagine 2017) relativa alla condizione occupazionale dei Dottori di Ricerca. L’indagine ha coinvolto 4400 Dottori di ricerca di 24 Atenei distinti24. I Dottori di ricerca sono stati contattati nel 2015 a un anno dal con- seguimento del titolo. L’analisi non è direttamente correlabile agli effetti del DM 45/2013, dato che nessuno dei Dottori di Ricerca coinvolti poteva alla data dell’indagine aver conseguito un titolo tra quelli ivi introdotti, ma fornisce utili informazioni di contorno relativi alla contestualizzazione del Dottore di ricerca nell’impresa italiana, fornendo quindi un valido strumento di monitoraggio nel contesto dei lavori dell’Osservatorio.
A un anno dal conseguimento del titolo il 57 % degli intervistati sta proseguen- do la propria formazione tramite borse di studio o assegno di ricerca, a dimo- strazione di come ancora oggi la strada di inserimento lavorativo prevalente per i Dottori di ricerca rimanga in ambito accademico. Solo il 9 % del campione si dichiara disoccupato, contro il 20 % rilevato nel 2016 per i Laureati Magistrali. Valutando più nel dettaglio la natura dell’occupazione rispetto all’area discipli- nare di provenienza, si nota come le attività di lavoro autonomo risultino par- ticolarmente diffuse tra i dottori di ricerca delle scienze economiche, giuridiche e sociali (29 %) e di ingegneria (18 %). All’opposto, la percentuale scende al 2 % per i dottori di ricerca in scienze di base che per il 27 % usufruiscono di assegno di ricerca e per il 18 % di una borsa. Per quel che riguarda i contratti a tempo indeterminato, i dottori di ricerca in ingegneria sono i più rappresentati (32 %), subito seguiti dalle scienze umane (31 %) con mansioni che riguardano preva- lentemente istruzione e formazione.
Ad un anno dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta dei dottori di ricerca è pari, in media, a 1.610 euro, valore nettamente più̀ elevato di quanto os- servato sia sui laureati magistrali biennali del 2015 ad un anno dalla laurea (+40%, 1.153 euro) sia su quelli del 2011 a cinque anni (+15%, 1.405 euro; AlmaLaurea, 2017). L’analisi per area disciplinare evidenzia forti differenziazioni nelle retribu- zioni percepite: in particolare, le retribuzioni più elevate sono dichiarate dai dot- tori di ricerca delle scienze della vita (1.734 euro) e delle scienze di base (1.693 euro;). Livelli retributivi decisamente inferiori alla media si riscontrano invece tra gli occupati che hanno conseguito un dottorato nelle scienze umane (1.256 eu- ro); ciò è dovuto in parte all’elevata percentuale, tra questi ultimi, di occupati a tempo parziale (31 contro il 15% osservato sul complesso dei dottori di ricerca).
3.2 INDAGINE ALMALAUREA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI DOTTORI DI RICERCA REPORT 2017
24. Condizione Occupazionale dei Dottori di ricerca Report AlmaLaurea 2017. Citazione autorizzata.
Tuttavia, anche limitando l’analisi a coloro che hanno iniziato l’attuale attivi- tà lavorativa dopo la laurea e lavorano a tempo pieno, i dottori di ricerca delle scienze umane risultano penalizzati da un punto di vista retributivo.
Ma i differenziali retributivi per area disciplinare sono legati anche alla diver- sa incidenza dei dottori che risultano occupati all’estero, ai quali, generalmen- te, sono corrisposte retribuzioni più elevate (2.295 euro mensili netti contro i 1.496 euro dei dottori di ricerca che lavorano in Italia). Complessivamente, in- fatti, il 14% degli occupati lavora all’estero, quota che sale al 24% tra i dottori delle scienze di base, mentre scende al 10% tra quelli di scienze della vita. Questi dati possono essere utilmente confrontati con quanto emerso nella in- dagine CRUI 2017. Esplicitamente interrogate sulle modalità di riconoscimento del titolo di Dottore di ricerca, il 36 % delle imprese (che è bene ricordare fanno parte di un sottoinsieme particolarmente coinvolto in attività di innovazione e ricerca) dichiararono di non riconoscere in alcun modo il titolo, neppure a livello di anzianità maturata.
In conclusione, il report AlmaLaurea 2017 evidenzia uno scenario in evoluzione in cui la maggior parte dei Dottori di ricerca continua a considerare l’Accademia come interlocutore privilegiato. I livelli di occupabilità in impresa o nella libe- ra professione sono fortemente dipendenti dal settore scientifico disciplinare, così come lo sono i livelli di retribuzione. In generale settori come le scienze ingegneristiche, economiche e giuridiche rappresentano buone prassi in cui il titolo di dottore di ricerca è utile per l’avvio di una carriera lavorativa indipen- dente dall’Accademia e più remunerativa della analoga basata sul solo titolo di Laurea Magistrale. Meno sviluppati gli ambiti delle scienze di base e delle scienze umanistiche.