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Il genocidio armeno e la diplomazia russa

CAPITOLO SECONDO

2. Il genocidio armeno e la diplomazia russa

Il 12 aprile (26 aprile) 1915, il ministro degli Affari esteri russo, Sazonov, inviò un telegramma259 agli ambasciatori a Parigi e Londra, Izvol’skij e Benkendorff, incaricandoli di proporre al governo francese e inglese di «pubblicare congiuntamente una dichiarazione rivolta alla Sublime porta che

259 “Il Ministero ha ricevuto nuove informazioni sull’anarchia nella Turchia asiatica e sulla strage degli armeni da parte

dei turchi e dei curdi. Il governo francese e inglese sono invitati a pubblicare con noi e con l’Inghilterra e la Francia un appello alla Porta, in cui la responsabilità personale per il pestaggio degli armeni viene affidata a tutti i membri del Consiglio dei ministri turco, così come a tutti i funzionari civili e militari, interessati da questi eventi. Nell’appello si potrebbero ricordare le misure repressive in circolazione, adottate in Europa nel 1860, dopo la strage in Siria. In caso del consenso del governo francese e inglese, si prega di accordarsi riguardo al testo dell’appello, che sarebbe auspicabile pubblicare il prima possibile e lo stesso giorno nei tre paesi”. (AA. VV, pod red. M.G. Nersisiana, Genocid

armjan v Osmanskoj imperii, Sbornik dokumentov i materialov, Izdatelʹstvo “Hayastan”, Erevan, 1982, documento n.

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dichiari personalmente responsabili della strage degli armeni tutti i membri del Consiglio dei ministri turco, così come anche tutti i pubblici ufficiali militari e non, coinvolti negli eventi»260.

Pertanto, il 24 maggio 1915, la Dichiarazione congiunta delle potenze dell’Intesa fu pubblicata contemporaneamente a Parigi, Londra e Pietrogrado261. In questa occasione i membri della Triplice

Intesa – Russia, Francia e Gran Bretagna – denunciarono i primi massacri compiuti nelle aree rurali del villayet di Van, definendoli “nuovi crimini contro l’umanità e la civiltà”262. Questa dichiarazione introduce il concetto di “crimine contro l’umanità” nel lessico giuridico ed è innovativa in quanto indica la responsabilità collettiva del governo turco per un crimine di massa. P. Adžemov, membro della Duma di stato, commentò la responsabilità dei Giovani turchi per il massacro degli armeni sull’edizione del 26 maggio 1915 del giornale economico Birževye

vedomosti (“I fogli della Borsa”). Il deputato ha descritto il genocidio come la risposta delle autorità

turche alla liberazione nazionale degli armeni. Oltre al significato politico della sollecitazione da parte dell’Intesa, è stato notato anche il suo significato morale: “Ma c’è anche un lato morale: le potenze stendono la mano alle vittime sfortunate e testimoniano al mondo intero che la causa degli armeni è di loro interesse”263.

Piuttosto che essere dissuaso da tali dichiarazioni, il regime dei Giovani turchi protestò fortemente contro l’azione delle potenze dell’Intesa in quanto violazione della sovranità nazionale turca: il governo ottomano «considera come suo dovere principale ricorrere a tutte le misure che esso giudica opportune per mantenere la sicurezza […] delle proprie frontiere e di conseguenza ritiene di non avere alcun obbligo di rendere dei conti a un governo straniero»264.

In risposta, il 27 maggio Talaat Pasha fece promulgare e approvare la “Legge temporanea di deportazione” – legge mai discussa nel Parlamento turco – che concesse alla vasta autorità militare turca di attuare la deportazione e la distruzione del popolo armeno265; ed il 10 giugno 1915 fu

promulgata quella che divenne nota come la “legge temporanea di espropriazione e confisca”266: in

pochi giorni le scuole, le chiese e le case e i beni degli armeni furono confiscati.

Testimonianza tangibile degli eventi risulta essere la presenza di migliaia di documenti negli archivi diplomatici, pubblicati in ogni lingua e paese, che rivelano oltre ogni dubbio la responsabilità dei Giovani turchi. Di estrema rilevanza è la prima pubblicazione scientifica di

260 M. Flores, Il genocidio degli armeni, cit., p. 143. 261 Ibid., p. 147.

262 R. Kevorkian, The Armenian genocide. A complete history, published by I. B. Tauris&Co Ltd, London-New York,

2011, p. 763.

263 V.G. Tunyan, Armjanskij genocid i russkaja pressa: 1915-1917 gg., [pp. 52-60], presente in Id. Istoriografija

genocida, Erevan, 2002, p. 52.

264 V.N. Dadrian, Storia del genocidio armeno– Conflitti nazionali dai Balcani al Caucaso, cit., p. 272. 265 S. Payaslian, The history of Armenia. From the origins to the present, cit., p. 138.

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documenti relativi al genocidio armeno pubblicata nel 1983, Genocid armjan v Osmanskoj

imperii267 (“Il Genocidio armeno nell’Impero ottomano”), a cura dello storico ed accademico

armeno Mkrtič Gegamovič Nersisian268. La raccolta, costituita da 267 documenti ufficiali trovati

negli archivi di Mosca e Erevan, così come materiali di consoli e ambasciatori stranieri, vuole rivelare e condannare gli organizzatori e gli esecutori dei massicci pogrom ai danni del popolo armeno, sino ad arrivare alla soluzione finale, il genocidio armeno. I materiali della raccolta dimostrano che la politica reazionaria del «sultano rosso» Abdul-Hamid II, dapprima, e dei Giovani turchi, in seguito, non fu affatto un fenomeno accidentale: fu causata dalla Questione armena sorta nell’ultimo quarto del XIX secolo, dopo il congresso di Berlino del 1878, a sua volta conseguenza diretta di una situazione socioeconomica e politica estremamente disperata degli armeni occidentali269, come abbiamo visto nel capitolo precedente.

Una caratteristica distintiva di questa raccolta non è solo l’autenticità dei materiali, ma il loro contenuto ricco e diversificato: i documenti fanno luce su questioni importanti come la difficile situazione politica ed economica degli armeni occidentali, il loro ruolo nello sviluppo economico della Turchia; gli obiettivi delle autorità turche che sterminarono gli armeni; la risonanza internazionale di questi tragici eventi; la lotta di liberazione del popolo armeno; l’insidiosa e doppia politica delle grandi potenze nella Questione armena.

I materiali della prima parte della raccolta (pp. 1-186) rivelano l’immagine dell’Armenia occidentale nel periodo della guerra russo-turca del 1877-1878, quando divenne teatro delle operazioni militari. L’ultimo decennio tra il XIX e l’inizio del XX secolo fu il periodo più brutale sotto il dominio di Abdul Hamid II; i documenti mostrano che gli eventi di Sasun (1893-1894) furono solo l’inizio della distruzione di massa degli armeni occidentali nel 1894-1896, quando trecentomila armeni furono vittime dei turchi. La seconda parte della raccolta (pp. 187-681) copre il periodo più oscuro della storia del popolo armeno: il periodo dei massacri degli armeni perpetrati dai Giovani Turchi tra il 1908 e il 1918. Va ricordato che la raccolta dei documenti riflette il punto di vista e gli interessi dell’impero russo.

Analizziamo adesso alcuni documenti che attestano ufficialmente che il governo dei Giovani turchi era ormai pronto a mettere in moto la macchina mortale del genocidio.

L’analisi dei documenti diplomatici prende il via dai telegrammi di Michail Nikolaevič Girs – ambasciatore russo a Costantinopoli dal 1912 al 1914 – inviati a Sergej Dmitrievič Sazonov – 267 AA. VV. pod red. M.G. Nersisiana, Genocid armjan v Osmanskoj imperii, Sbornik dokumentov i materialov,

Izdatelʹstvo “Hayastan”, Erevan, 1983.

268 Mkrtič Gegamovič Nersisian (1910-1999) è stato uno storico armeno sovietico e membro dell’Accademia nazionale

di scienze dell’Armenia.

269 Cfr. V. Mikaelyan, D. Muradyan, P. Harutjunyan, Kritika i bibliografija o genocide armjan v Osmanskoi imperii,

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ministro russo degli Affari esteri dal 1910 al 1916. I telegrammi sono datati rispettivamente 20 settembre 1914 e 11 ottobre 1914 e ci forniscono una testimonianza diretta ed ufficiale di quanto stava accadendo ad Erzurum e Bayazet: le autorità turche si stavano preparando per massacrare gli armeni. Leggiamo:

Il console generale a Erzurum telegrafa: il 18 settembre sono iniziate grandi manovre lungo il confine russo. Ai musulmani vengono distribuite armi per l’imminente massacro degli armeni. In vista della sospensione delle Capitolazioni, verranno eliminati anche nelle sale del consolato, dove si sono rifugiati270.

Ed ancora leggiamo nel telegramma di Girs a Sazonov dell’11 ottobre 1914 che gli armeni cercavano riparo in Russia per sfuggire al clima di terrore:

Il vice-console a Bayazet telegrafa: le autorità continuano ad armare bande di criminali. Gli armeni fuggono in Russia in preda al panico, temendo il massacro che ci si aspetta da un giorno all’altro. Akimovic271

.

In seguito alla soppressione delle Capitolazioni e alla dichiarazione di guerra, gli ambasciatori francese, britannico, russo, lasciarono le loro sedi nella capitale ottomana272.

Il 10 aprile 1915, Serafimov, il dragomanno dell’ambasciata russa a Costantinopoli sottolineava a Sazonov che “la popolazione cristiana, in particolare gli armeni, è soggetta a ogni sorta di persecuzioni e frequenti torture”, leggiamo:

L’estorsione da parte delle autorità ha raggiunto dimensioni estreme. La popolazione cristiana, per la maggior parte armena, è soggetta ad ogni sorta di persecuzione, e frequenti torture. Con il pretesto della coscrizione al tribunale militare, le persone vengono arrestate senza distinzione di età, catturate per strada, nelle chiese, nei negozi, sui tram, senza dar loro il tempo di organizzare le proprie attività, né di avvertire i loro parenti.

Arresti immotivati hanno coinvolto i nostri cittadini, mobilitati, spesso a piedi, in Asia Minore o trattenuti nelle prigioni.

In relazione a quanto sopra, la situazione sta diventando sempre più allarmante e non promette di migliorare, a meno che circostanze esterne non convincano la Sublime Porta che la punizione prevista sia inevitabile273.

Ed ancora, il 15 aprile (29 aprile – cinque giorni dopo gli arresti del 24 aprile) 1915, il funzionario per le relazioni diplomatiche informò il luogotenente nel Caucaso del Ministero degli affari esteri da Costantinopoli quale era la situazione degli armeni a Van:

Gli armeni hanno ricevuto una lettera da Van, cucita nella fodera del vestito del messaggero, con il seguente contenuto: nella provincia sono state uccise fino a seimila persone. Van e Šatach resistono tenacemente, i colpi hanno danneggiato poco la città di

270 AA. VV, pod red. M.G. Nersisiana, Genocid armjan v Osmanskoj imperii, cit., doc. n. 137, p. 274. 271 Ibid., doc. n. 138, p. 275.

272 M. Impagliazzo, Il martirio degli armeni. Un genocidio dimenticato, p. 65.

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Van. Sfruttiamo le ultime forze. Ogni giorno attendiamo l’aiuto russo. Imploriamo di fare in fretta. Dopo sarà troppo tardi. Questa lettera è del 15 aprile274.

Il 2 settembre 1915, l’inviato russo al Cairo mostrò al il ministro degli affari esteri Sazonov la situazione delle donne e dei bambini armeni riusciti a fuggire in Egitto grazie alle truppe francesi e rese noto che il numero delle vittime aveva ormai raggiunto il milione:

Il console americano ad Aleppo, tramite la mediazione di un mandatario, informa gli Alleati che duemila sudditi delle Potenze Alleate deportati ad Urfa sono in estremo pericolo a causa dell’esasperazione e della disperazione delle truppe turche che si ritirano dinanzi al nostro esercito caucasico. Sulla loro strada, queste truppe massacrano armeni ovunque; il numero delle vittime ha raggiunto ormai il milione. Gli armeni costieri, con l’assistenza del capo dello squadrone francese, impugnano le armi, inviano mogli e figli in Egitto, dove ne sono già arrivati circa tremila275.

Ed ecco, infine, un estratto del discorso di Sazonov alla Duma di Stato, in seguito alla presa di Erzurum da parte dell’esercito russo e viene sottolineata la connivenza della Germania durante i massacri:

Il 3 febbraio, Erzurum è cadutа. Le nostre valorose truppe avanzano, superando ostacoli difficili. Durante il periodo che seguì il nostro ritiro da Van, i turchi intensificarono le loro crudeltà verso gli armeni.

Ho già dovuto menzionare davanti a voi il tormento inaudito di questo popolo sfortunato. Sotto l’occhio solidale della Germania alleata, i Turchi apparentemente intendono realizzare il loro sogno di lunga data del completo sterminio della popolazione armena, che non si arrende ai musulmani e perciò costituisce un ostacolo ai piani tedeschi per l’assoggettamento economico e politico dell’Impero turco276

.

Questo documento fu poi pubblicato sul primo numero del giornale armeno stampato ad Odessa

Armjane i vojna (“Gli armeni e la guerra”) nel 1916.

Queste fonti ricche di dettagli riuniscono rapporti ufficiali, telegrammi, lettere di consoli, ambasciatori, ministri e altri funzionari testimoni di ciò che stava accadendo nei territori dell’Armenia occidentale forniscono una preziosa chiave per comprendere le dinamiche di sterminio del popolo armeno da parte dei Giovani turchi.

274 Ibid., doc. n. 148, p. 281. 275 Ibid., doc n. 168, p. 300.

276 Vojna i S. D. Sazonov, Poslednie reči b. Ministra inostrannych del vo vremja vojny v Gosudarstvennoj Dume,

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