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De Stefani (a cura di) IL PAESE PERDUTO Аcent’anni dal genocidio armeno, cit., p 62.

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socio-politici armeni orientali e i partiti nazionali dichiararono il loro sostegno incondizionato alle politiche dei paesi dell’Intesa. Ciò fu ampiamente facilitato dalla proclamazione da parte dei circoli ufficiali della Russia del principale obiettivo di entrare in guerra: la liberazione dei cristiani d’Oriente. L’occupazione dell’Armenia occidentale da parte della Russia non solo non contraddiceva le aspirazioni dei leader del movimento di liberazione nazionale armeno, ma occupò anche un posto importante nel programma di politica estera russa. Pertanto, nell’Armenia orientale, con l’inizio della guerra, iniziarono le attività per l’organizzazione del movimento dei volontari armeni per combattere accanto all’esercito russo.

Su consiglio del vicerè del Caucaso Voroncov-Daškov, in vista di un conflitto con la Turchia, furono creati corpi di volontari, ad opera dell’Ufficio nazionale armeno di Tiflis, simili a quelli che erano stati alleati dei russi nei precedenti conflitti contro i Turchi. Una rivolta anti-turca molto accesa si svolse a Tiflis. Molti volontari aderirono, nonostante il fatto che l’Ittihad si servirà di questi corpi armati per la persecuzione degli armeni turchi195.

Durante la Prima guerra mondiale, nell’impero ottomano, «l’elemento armeno», secondo la terminologia turca, fu spietatamente sradicato, fatto a pezzi ed espulso. Difatti, già nel primo periodo delle ostilità sul fronte caucasico, le autorità turche iniziarono lo sfratto della popolazione armena dal territorio dell’Armenia occidentale. In Turchia, cominciò una frenetica propaganda anti- armena. Approfittando dello stato di guerra, il governo dei Giovani turchi – con a capo il triumvirato militare di Talaat Pasha, Enver Pasha e Cemal Pasha – iniziò il barbaro sterminio degli armeni, a partire dall’aprile 1915 sotto le spoglie della deportazione della popolazione armena dalla linea del fronte. Il genocidio continuò negli anni seguenti e fu completato dai nazionalisti turchi- kemalisti solo nel 1922. Almeno 1.5 milioni di armeni furono vittime del genocidio e questo tragico evento produsse oltre un milione di rifugiati. Così si venne a formare la diaspora armena, in armeno

spiwrk’, «dispersione, disseminazione», che ha in sé l’idea di una dispersione senza possibilità di

ritorno, perché non esiste più una «patria» cui fare riferimento196.

La motivazione di questo genocidio fu prevalentemente di carattere etnico, in quanto l’eliminazione della componente armena avrebbe assicurato in maniera definitiva il dominio turco sui territori anatolici ed in prospettiva favorito l’unificazione con i turchi dell’Azerbaigian e persino dell’Asia Centrale197.

195 Y. Ternon, La Prima guerra mondiale e il genocidio (1914-1923), [pp. 379-409], presente in G. Dédéyan (a cura di), Storia degli armeni, ed. italiana a cura di A. Arslan e B. L. Zekiyan, cit., p.383.

196 G. Uluhogian, Gli armeni, cit., p. 196.

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La grande tragedia, definita dagli armeni mec yeghern198, ebbe inizio il 24 aprile 1915. Circa mille tra intellettuali e politici andarono incontro a morte o deportazione a Costantinopoli. Tra loro possono essere annoverati il grande poeta Daniel Varujan e Grigor Zohrab, scrittore, deputato e intimo amico di Talaat. Non era che l’inizio. In base a quanto dichiarato ufficialmente dal governo turco bisognava attuare nell’Anatolia Orientale una deportazione temporanea dell’elemento armeno lontano dal fronte199.

Lo scoppio delle ostilità sul fronte caucasico durante la Prima guerra mondiale e il genocidio degli armeni nell’impero ottomano aggravarono la situazione della popolazione armena. La guerra causò un enorme deflusso di rifugiati dalle zone devastate dalla guerra. Un gran numero di armeni dell’Armenia occidentale e della Persia si trasferì in varie parti della Russia. Di conseguenza, nel 1914-1917, il numero della popolazione armena nell’Armenia occidentale e in Persia diminuì significativamente. Il problema dei rifugiati divenne importante per l’impero zarista e, per soddisfare le esigenze di questi, il 30 agosto 1915 il governo russo emanò una legge che introduceva “Il regolamento sulle misure per assicurare il destino dei rifugiati”200. L’attenzione per

garantire i bisogni dei rifugiati fu assegnata ad organi statali - il Ministero dell’Interno, i principali commissari per l’organizzazione dei rifugiati - governatorati, uffici regionali e amministrazioni pubbliche cittadine e commissioni locali.

Dopo il genocidio, la Questione armena fu percepita attraverso il prisma delle sue conseguenze, come vedremo nei capitoli seguenti.

198 Sul genocidio armeno esiste un’ampia bibliografia, al cui interno segnalo i seguenti studi: AA. VV. pod red. M. G.

Nersisiana, Genocid armjan v Osmanskoj imperii, Izdatelʹstvo “Hayastan”, Erevan, 1983; V.N. Dadrian, Storia del

genocidio armeno – Conflitti nazionali dai Balcani al Caucaso, Guerini e Associati, Milano, 2003; A. Ferrari, La Turchia e il genocidio del popolo armeno. Un problema storiografico? [pp. 227-237], presente in Id., L’Ararat e la gru. Studi sulla storia e la cultura degli armeni, Mimesis, Milano, 2003; T. Akçam, Nazionalismo turco e genocidio armeno. Dall’Impero ottomano alla Repubblica, Guerini e Associati, Milano, 2005; M. Flores, Il genocidio degli armeni, il Mulino, Bologna, 2006; R. Kevorkian, The Armenian genocide. A complete history, published by I. B.

Tauris&Co Ltd, London-New York, 2011; B. L. Zekiyan, Expulsion (tehcir) and Genocide (soykirim): from Ostensible

Irreconciliability to Complementary – Thoughts on Metz Yeghern, the Great Armenian Catastrophe, Ed. Ca’ Foscari,

Venezia, 2014; A. Ferrari, Radici storiche e ideologiche del genocidio armeno, [pp. 125-134], presente in Id., Armenia.

Una cristianità di frontiera, Il Cerchio, Rimini, 2016; A. Ferrari, La Russia, la Prima guerra mondiale e il genocidio armeno [pp. 57-68], presente in A. Arslan, F. Berti e P. De Stefani (a cura di) IL PAESE PERDUTO. А cent’anni dal genocidio armeno, Guerini e Associati, Milano, 2017.

199 A. Ferrari, Radici storiche e ideologiche del genocidio armeno, [pp.125-134], presente in Id., in Armenia. Una cristianità di frontiera, cit., p. 130.

200 Cfr. articolo di A.A. Harutiunyan, Gosudarstvennaja pomošč’ Rossii armjanskim bežencam v gody Pervoj miravoj vojny, estratto da pod. red. K.A. Mirumjana, Iz materialov naučnoj konferencii, posvjashennoj 200-letiji MID Rossii, N

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