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La rivoluzione russa del 1905 e il conflitto armeno-tataro

Dagli anni ‘70 del XIX secolo, le idee di Karl Marx iniziarono a diffondersi in Russia. Il loro radicamento sul suolo russo è principalmente associato alle attività del filosofo e politologo russo G. V. Plechanov (1856-1918) e dal suo gruppo Osvoboždenie truda (L’emancipazione del lavoro), fondato nel 1883. Il quadro delle relazioni socioeconomiche che si erano delineate in quel momento ha mostrato abbastanza chiaramente che la Russia stava prendendo irreversibilmente la via dello sviluppo capitalista, con tutte le conseguenze che ne derivavano.

In Transcaucasia, per tutti gli anni ‘80 dell’Ottocento, il Marxismo rimase un fenomeno pressoché sconosciuto a causa della scarsa corrispondenza rispetto alla realtà ed alle aspirazioni concernenti la società armena locale. Tuttavia, all’inizio del XX secolo, con l’ascesa del sentimento rivoluzionario nell’Impero russo, lo zar Nicola II rafforzò la politica di repressione nazionale e sociale e respinse l’idea di ricostituire uno stato armeno indipendente. Il governo zarista temeva,

149 Dopo il trattato di Berlino (1878), la Bulgaria, che la Russia aveva aiutato significativamente nella sua lotta per

l’indipendenza, cominciò a rivoltarsi contro la sua protettrice, rifiutando di essere trattata alla stregua di una colonia.

150 V.N. Dadrian, Storia del genocidio armeno – Conflitti nazionali dai Balcani al Caucaso,cit., p. 105.

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difatti, che il movimento di liberazione nell’Armenia occidentale potesse portare anche la popolazione dell’Armenia orientale a chiedere l’indipendenza, e si convinse che la lotta di liberazione fosse diretta dalla Chiesa armena. Pertanto, il principe Golicyn, governatore generale del Caucaso ed esponente tra i più significativi di una politica russificatrice dai crismi repressivi, indusse lo zar Nicola II a firmare un decreto il 12 giugno 1903 in base al quale furono confiscati i beni della Chiesa armena e chiuse le scuole da essa dipendenti152. Il progetto di legge fu sostenuto da 5 ministri e fu respinto da 11. Lo zar approvò dunque il parere della minoranza. Il kat’ołikos di tutti gli armeni Chrimyan Hayrik apertamente invitò le masse alla resistenza pacifica153.

La Transcaucasia tra il 1903 e il 1907 fu sconvolta da scioperi e agitazioni antigovernative. La repressione di matrice zarista dotò la protesta armena di connotati smaccatamente politici e rivoluzionari, a dispetto dei caratteri essenzialmente religiosi e tradizionali che la stessa aveva potuto vantare ai suoi albori. Gli attacchi terroristici ai danni di ufficiali e funzionari russi ebbero inizio, e non risparmiarono lo stesso Golicyn, che fu pugnalato da tre membri del partito Hnčak nel 1903154.

Nell’aprile del 1905 il principe Voroncov-Daškov fu nominato viceré155 del Caucaso. Data

l’infelice atmosfera che si era instaurata tra la popolazione e i partiti nazionali armeni, scrisse allo zar che occorreva riguadagnare la fedeltà degli armeni elargendo concessioni. Con l’inizio della prima rivoluzione russa nel 1905, Nicola II fu costretto a fare un passo indietro; nell’agosto del 1905 firmò un decreto sul ritorno delle proprietà della Chiesa armena, e allo stesso tempo riaprì le scuole armene156. Queste concessioni riconciliarono il clero e i mercanti armeni con lo zarismo.

Il 1905 fu un anno devastante per la Russia; la sconfitta della guerra contro il Giappone (1904- 05) aggravò le già misere condizioni di vita del proletariato e dei contadini. Il movimento rivoluzionario di massa dei lavoratori russi all’inizio del XX secolo sfociò nella rivoluzione democratico-borghese del 1905-1907, la prima rivoluzione nazionale dell’era imperialista.

La domenica del 22 gennaio 1905, passata alla storia come “la domenica di sangue”, scoppiò la prima rivoluzione russa (1905-1907). La rivolta nacque dalla repressione da parte dell’esercito russo di una manifestazione pacifica degli operai di San Pietroburgo guidati dal sacerdote Georgy Gapon, operai che si erano recati davanti al Palazzo d’Inverno per presentare una petizione allo zar Nicola II. Questo tragico evento provocò in tutto il paese scioperi e rivolte nelle fabbriche e nelle

152 Cfr. A. Ferrari, Alla frontiera dell'impero. Gli armeni in Russia (1801-1917), cit., p. 287. 153 Cfr, V.G. Tunyan, Armjanskij vopros: mifotvorčeskij aspekt, cit., p. 188.

154 Cfr. G.A. Bournoutian, A Concise History of the Armenian People,cit., p. 293. 155 Carica ricostituita dallo zar, dopo che era stata soppressa nel 1882.

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campagne. Nel corso di un intero anno la rivoluzione si estese dal mondo operaio a quello rurale, vi furono massicce proteste contadine, e la nascita del Soviet dei delegati operai a Pietroburgo157.

Dal gennaio 1905, il movimento rivoluzionario iniziò a crescere, coprendo l'intero paese. Scioperi dei lavoratori si verificarono in tutta la Russia, veniva chiesto un miglioramento della loro posizione e delle loro libertà politiche.

Persino l’esercito, tradizionalmente fedele alla monarchia, si ribellò: in giugno la corazzata Potemkin e gli equipaggi mandati a reprimere la rivolta si rifiutarono di sparare sui rivoltosi. I bolscevichi sapevano bene che il successo della rivoluzione dipendeva in gran parte dall’esercito, dalla sua partecipazione alla rivoluzione e da quanto sarebbe stato possibile attrarlo dalla parte del popolo rivoluzionario. Per condurre la propaganda tra i soldati, ben presto furono create organizzazioni militari a Tiflis ed in altre città della Transcaucasia, in particolare ad Aleksandropol’, che già aveva una grande organizzazione socialdemocratica nell’esercito. L’organizzazione aveva una propria tipografia, che pubblicava in gran numero proclami bolscevichi, volantini ampiamente distribuiti nel Caucaso. I proclami socialdemocratici furono accolti con entusiasmo dalle truppe dell’esercito: si opposero alla brutalità delle autorità zariste, alla dura disciplina, alle difficili condizioni di lavoro, e chiesero una riduzione della durata del servizio e il congedo tempestivo158. I bolscevichi, quindi, attirarono l’esercito dalla parte della rivoluzione. Il giornale Kavkazskij rabočiij listok (Il foglio operaio del Caucaso) giustamente sottolineò che “un popolo senza un esercito, e un esercito senza un popolo è impotente. L’unione del popolo con l’esercito rivoluzionario è invincibile!”159.

Durante la rivoluzione le autorità dell’impero zarista si trovarono di fronte alle aspirazioni separatiste dei nazionalisti rivoluzionari armeni, che usarono le tattiche del terrore antistatale e provocarono rivolte di massa.

In Transcaucasia, così come nel resto del paese, iniziarono gli scioperi. Nell’estate del 1905, si verificarono scioperi a Kars, ad Aleksandropol’, ad Alaverdi e in altre città dell’Armenia orientale. «Nell’intera regione la rivoluzione del 1905 avrebbe visto [..] la contrapposizione dell’elemento nazionale a quello socio-politico»160. Gli eventi rivoluzionari del 1905-1907 instillarono nel cuore degli armeni una nuova speranza di liberazione ed il ripristino del loro stato nazionale.

La rivoluzione inferse un duro colpo all’autocrazia. L’ampia portata del movimento rivoluzionario nelle periferie nazionali costrinse il governo a ridurre la politica repressiva di assimilazione e a

157 A. Kappeler, La Russia. Storia di un impero multietnico, a cura di A. Ferrari, p. 301.

158 Cfr. G. Arutjinov, Revoljucionnoje dviženie v Armenii v oktjabre—dekabre 1905 goda, [pp. 3-24], articolo

Obščestvennye nauki, Izvestija Akademii nauk armjanskoj SSR,1955, N. 10, p. 18.

159 Cfr. ibid., p.21.

160 A. Ferrari, La rivoluzione del 1905 in Transcaucasia: il fattore etnico, [pp.189-198], presente in Id. Il grande paese. Studi sulla storia e la cultura russe, cit., p. 192.

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ritornare alla tradizionale politica di pragmatismo flessibile sulla questione nazionale. L’esito degli interventi fu la Costituzione di ottobre da parte dello zar Nicola II - il Manifesto del 17 ottobre 1905, che concedeva le libertà civili sulla base dell'inviolabilità dell’individuo, della libertà di coscienza, di parola, dell’assemblea e dei sindacati. Il manifesto prometteva l’instaurazione di un regime costituzionale e parlamentare161; difatti fu costituito il Parlamento, composto dal Consiglio

di Stato e dalla Duma162 di Stato.

Ma questo manifesto, era in realtà una sorta di tregua necessaria per lo zar per guadagnare tempo, raccogliere le forze e poi colpire la rivoluzione163. Non è un caso che i funzionari zaristi stessi dubitassero del manifesto del 17 ottobre. Sotto questo aspetto, è curioso il telegramma del governatore del Caucaso Voroncov-Daškov al Ministro degli Interni: “Oggi ho ricevuto un decreto sulla libertà di parola, firmato il 17 ottobre. È valido? Rispondete in codice”164.

I bolscevichi armeni invitarono le masse popolari a intensificare la lotta rivoluzionaria contro l’autocrazia. Il partito Dašnak assolse al compito di difendere le comunità dell’Armenia, con la richiesta di contributi e la costituzione di unità mobili inquadrate dai fedai, o militanti del luogo o affluiti dalla Turchia, per dare inizio a una sorta di guerriglia urbana. Acquisì un ruolo di comando nella società armena del Caucaso165.

La doppia natura dei Dašnak si manifestò allorché lo zar emanò il manifesto del 17 ottobre del 1905, accolto con entusiasmo dal partito dei Dašnak. “Secondo l’annuncio del più alto manifesto del 17 ottobre”, riferì il governatore di Erivan, “il partito Dašnakcutyun, nelle sue risoluzioni, ha espresso piena soddisfazione per questo atto, affermando che non avrebbe permesso (ad Aleksandropol’, Kars) alcuna manifestazione anti-governativa”166.

Quattro problemi nella società russa contribuirono alla rivoluzione: 1) le condizioni dei contadini appena emancipati erano di una ristrettezza tale da non permettergli di vendere o ipotecare la terra loro assegnata; 2) le minoranze etniche non potevano sottrarsi ad una idiosincrasia nei confronti della “russificazione”, della discriminazione e della loro repressione da parte del governo zarista; 3) vi era un forte malcontento da parte della nascente classe operaia industriale nei confronti del governo russo: aveva fatto troppo poco per proteggerli, in virtù del veto posto nei confronti di

161 A. Ferrari, Alla frontiera dell'impero. Gli armeni in Russia (1801-1917), cit., p. 303.

162 In realtà, le Dume elette tra il 1906 e il 1917 non ebbero alcun potere effettivo: vennero infatti sciolte ogniqualvolta

assumevano posizioni critiche nei confronti dello zarismo.

163 Istorija VKP – Vsesojuznaja kommunističeskaja partija (bol'ševikov) – Kratkij kurs, o Politizdat, 1953, p. 74. 164 Cfr. G. Arutjunov, Revoljucionnoj edviženie v Armenii v oktjabre—dekabre 1905 goda, cit., p. 9.

165 A. Ter Minassian, L’Armenia e il risveglio delle nazionalità (1800-1914), [pp. 343-378], presente in G. Dédéyan (a

cura di), Storia degli armeni, ed. italiana a cura di A. Arslan e B. L. Zekiyan, cit., p. 375.

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scioperi e sindacati; 4) il sorgere di idee radicali permise il formarsi di una nuova consapevolezza tra gli studenti, il futuro dell’intelligencija167.

Le tre nazionalità transcaucasiche – gli armeni, i georgiani e i tatari – non poterono che non vedere rafforzata la propria autocoscienza in seguito alla rivoluzione del 1905. E ciò si ebbe anche a livello politico. La rivoluzione, difatti, divenne il fattore più importante nel risveglio politico e nella mobilitazione nazionale di molti gruppi etnici. Il risveglio politico e culturale dei tatari musulmani, ad esempio, fu accompagnato da un movimento culturale ed educativo, grazie alla diffusione delle idee panturche e liberali europee. La stampa periodica e la pubblicazione di libri favorirono la diffusione di questa moderna autocoscienza168.

Nella lotta contro il movimento rivoluzionario nella Transcaucasia, lo zarismo non si limitò solo alle azioni punitive delle sue forze armate o alle promesse demagogiche come il manifesto del 17 ottobre. L’autocrazia cercò in ogni modo di accendere le ostilità tra la popolazione multinazionale della Transcaucasia, al fine di impedire ai popoli della regione di radunarsi nella lotta rivoluzionaria comune per la liberazione sociale e nazionale169.

Il rafforzamento dell’autocoscienza nazionale è alla base del conflitto armeno-tataro che scoppiò nel 1905 a Baku. «Tra il febbraio del 1905 e la primavera del 1906 un sanguinoso conflitto tra i musulmani dell’Azerbaigian e gli Armeni scosse la regione»170, provocando «tra le 3.000 e le

10.000 vittime»171.

Nonostante i tentativi dei leader spirituali armeni (cristiani) e musulmani della Transcaucasia per porre fine allo spargimento di sangue, le autorità zariste fecero pochi sforzi per ristabilire l’ordine. Durante i pogrom ai danni degli armeni le truppe russe non intervennero. Da Baku gli scontri tra tatari e armeni si estesero nella Transcaucasia centro-orientale. Gli scontri più violenti si verificarono nel 1905 a maggio a Erewan e a Naxijewan, in agosto a Shushi ed a novembre ad Elizavetpol’, danneggiando inoltre le città e i giacimenti petroliferi di Baku. Scontri interetnici scoppiarono anche a Tiflis a novembre172.

Alla rivoluzione parteciparono in modo particolarmente attivo quelle etnie i cui territori erano già stati toccati dall’industrializzazione e dalla modernizzazione e dove i movimenti nazionali avevano assunto un carattere di massa, ma solo nel caso che le quattro principali componenti della

167 Cfr. A. Ter Minassian, L’Armenia e il risveglio delle nazionalità (1800-1914), [pp. 343-378], presente in G.

Dédéyan (a cura di), Storia degli armeni, ed. italiana a cura di A. Arslan e B. L. Zekiyan, cit., p. 364.

168 Cfr. A. Ferrari, Alla frontiera dell'impero. Gli armeni in Russia (1801-1917), cit., p. 303.

169 Cfr. G. Arutjunov, Revoljucionnoje dviženie v Armenii v oktjabre—dekabre 1905 goda, cit., p. 22. 170 A. Kappeler, La Russia. Storia di un impero multietnico, a cura di A. Ferrari, p. 300.

171 A. Ferrari, La rivoluzione del 1905 in Transcaucasia: il fattore etnico, [pp.189-198], presente in Id. Il grande paese. Studi sulla storia e la cultura russe, cit., p.194.

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Rivoluzione - movimento agrario, movimento operaio, movimento democratico dell’intelligencija e movimento nazionale - convergessero173.

L’8 luglio 1906, Nicola II ebbe modo di sciogliere il primo Parlamento mai eletto in Russia. Ne conseguirono disordini che interessarono sia i contadini che l’esercito174. Tali disordini coincisero

con la fine della rivoluzione; la pace, difatti, fu conclusa a Shushi il 22 luglio 1906. Il 3 luglio 1907, la Seconda Duma di Stato fu dispersa e il potere illimitato dello zar fu ripristinato. La rivoluzione era finita.

Dopo la sconfitta della prima rivoluzione russa, iniziò un periodo di politica reazionaria da parte del governo russo (1907-10): il cosiddetto «colpo di stato del 3 giugno 1907». Le regole delle elezioni alla Duma di Stato furono cambiate per aumentare il numero di deputati fedeli alla monarchia; le autorità locali non osservarono le libertà dichiarate nel Manifesto del 17 ottobre 1905; la questione agraria, che era la più significativa per la maggioranza della popolazione del paese, non fu risolta.

L’autocrazia zarista, che durante la rivoluzione fu costretta a fare concessioni, lanciò un'offensiva contro le forze rivoluzionarie e progressiste del paese. Il terrore infuriava ovunque. Lavoratori, contadini, intellettuali progressisti furono brutalmente perseguitati. La reazione colpì principalmente il partito bolscevico e la classe operaia. Le organizzazioni e le alleanze democratiche emerse durante gli anni della rivoluzione furono debellate, i sindacati perseguiti e chiusi. Stolypin – ministro russo degli interni ed in seguito primo ministro – e la polizia segreta iniziarono ad arrestare leader politici sospetti175. Nel 1908-1909 il governo zarista aveva arrestato e

processato più di 100 rappresentanti dell’intelligencija armena e combattenti rivoluzionari con l'accusa di appartenere al partito Dašnak e condurre attività anti-statali176.

Gli anni della reazione divennero un periodo di sfrenato sciovinismo da parte del governo russo. Lo zarismo si propose l’obiettivo di sottomettere tutti i popoli non russi. La disorganizzazione dei contadini e l’assenza di una forte alleanza tra operai e contadini contro lo zarismo, la posizione dell’esercito, che per la maggior parte continuava ad essere il sostegno dell'autocrazia zarista, la mancanza di unità nei ranghi della classe operaia a causa delle attività di divisione dei menscevichi, portarono alla sconfitta della rivoluzione del 1905.

173 A. Kappeler, La Russia. Storia di un impero multietnico, a cura di A. Ferrari, p. 302. 174 Ibid., p. 309.

175 Cfr. G.A. Bournoutian, A Concise History of the Armenian People, cit. p. 295. 176 Cfr. J.S. Kirakosyan, Mladoturki pered sudom istorii, cit., p. 130.

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5. La condizione degli armeni durante il governo dei Giovani Turchi e la Guerra dei