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Il modello bio-ecologico dello sviluppo umano

PARTE SECONDA

2. Quando la rete familiare non funziona più: interventi messi in atto per cercare di riabilitarla

2.1. Le reti social

2.1.2. Il modello bio-ecologico dello sviluppo umano

Il modello della bio-ecologia dello sviluppo umano di Bronfenbrenner (1979, 2005) riconosce una relazione di articolata complementarità tra il soggetto umano e gli ambienti vitali. Bronfenbrenner indica come tale modello

implichi lo studio scientifico del progressivo adattamento reciproco tra un essere umano attivo che sta crescendo e le proprietà, mutevoli, delle situazioni ambientali immediate in cui l’individuo in via di sviluppo vive (Bronfenbrenner, 1979, pp.54-55).

Ogni persona è tale grazie ad una moltitudine di relazioni che la influenzano e che sono influenzate da lei. Quindi, agire sullo sviluppo del bambino

richiede l’analisi di sistemi d’interazione composti da più persone, che non va limitata ad un unico contesto, e che deve tenere conto di aspetti dell’ambiente che vanno al di là della situazione immediata di cui il soggetto fa parte (Bronfenbrenner, 1979, p.54).

Tali sistemi di interazione sono l’onto, il micro, il meso, l’eso, il macro e il crono sistema (figura 1, p.28). Ciascun bambino sin dalla nascita è contraddistinto da alcune caratteristiche individuali (“ontosistema”) che definiscono la sua identità (per esempio l’età, il genere, il temperamento, il patrimonio genetico, ecc.) e a partire dalle quali egli si pone nella relazione con l’altro da sé (Milani, Ius, 2010). Queste relazioni vengono definite “microsistemi” e comprendono tutti i contatti diretti che il bambino ha con le persone di riferimento e in cui egli ha un ruolo di soggetto attivo: innanzitutto la

39 famiglia, successivamente gli educatori e gli insegnanti a scuola e, nel caso dell’affidamento, la famiglia affidataria, l’operatore sociale che incontra assiduamente il bambino, ecc.(Milani, Ius, 2010).

Il “mesosistema” rappresenta le relazioni che intercorrono tra le persone che compongono i vari microsistemi e dunque le situazioni in cui il bambino non partecipa direttamente, ma che influenzano il suo microsistema (per esempio, il colloquio tra genitori e insegnanti, la relazione tra i genitori e gli allenatori sportivi, il clima relazionale tra i suoi insegnanti, ecc.). Sono tutte situazioni in cui il bambino non è presente, ma il modo in cui gli adulti sono in relazione tra di loro influenza le relazioni di ognuno con quel bambino (Milani, Ius, 2010). Si pensi alla famiglia del bambino, agli operatori dei servizi e alla famiglia affidataria che si relazionano singolarmente con il bambino e a come famiglia del bambino, servizi e famiglia affidataria stanno in relazione tra di loro quando il bambino non è presente.

Agire in prospettiva mesosistemica significa agire e promuovere la prospettiva della co-educazione, in quanto

è più probabile che un bambino acquisisca capacità, conoscenze e valori da una persona con la quale ha costituito una relazione significativa, piuttosto che da una persona che esiste per lui solo quando è presente di fatto nella sua stessa situazione ambientale (Bronfenbrenner, 1979, p.104).

In questa prospettiva, l’indicazione chiave è relativa al valorizzare l’apporto che i genitori possono dare all’educazione dei figli, ad esempio nel rapporto tra scuola e famiglia, non sostituendosi, ma entrando a far parte di una costellazione relazione in cui le stelle principali (figlio e genitore) vanno accompagnate a creare un nuovo contesto dove professionisti e famiglie possano realizzare un processo di co-apprendimento e co-

development (Milani, Ius, 2010).

L’esosistema è costituito dalle relazioni nelle quali partecipano gli attori del mesosistema, che sono apparentemente estranee al bambino, ma che hanno influenza indiretta sulla sua crescita. Tra gli esempi: il contesto lavorativo dei genitori, la relazione tra il personale della scuola, la vita del quartiere, i gruppi di varia natura (sportivi, di sostegno alla genitorialità, ecc.) a cui partecipano i genitori, le occasioni formative per gli operatori sociali o per le famiglie affidatarie, ecc.(Milani, Ius, 2010).

40 Un passo più in là vi è il “macrosistema”, cioè il sistema culturale che comprende attitudini, credenze e norme proprie del contesto di vita, in cui si inseriscono anche gli aspetti legislativi e organizzativi della comunità di riferimento (Milani, Ius, 2010).

Oltre allo spazio relazionale vi è anche il “tempo”, dimensione lungo cui ogni sistema si sviluppa, cambia, evolve. Il “cronosistema”, dunque, identifica il tempo personale, quello familiare, dei servizi, delle decisioni, e anche un tempo sociale, come ad esempio un evento che arriva dall’esterno agendo inaspettatamente su un percorso di vita (Milani, Ius, 2010).

L’insieme dell’ecologia contribuisce a definire la situazione di vulnerabilità e allo stesso tempo concorre a creare le condizioni per il superamento di una difficoltà, focalizzandosi su quattro aspetti (Milani, Ius, 2010): il processo, come relazione dinamica tra il bambino e il contesto; la singola persona, con le sue caratteristiche biologiche, cognitive, emotive e comportamentali; il contesto, come ecologia nella quale i vari sistemi interagiscono tra essi; il tempo nelle sue dimensioni ontogenetica, familiare, storica, sociale, che invita a tenere in considerazione come si presenta l’intera ecologia quando emerge la difficoltà, come si presentava in precedenza e quali sono i potenziali fattori da promuovere come risorse per la ripresa.

In sintesi, il modello bioecologico evidenzia che (Bonfenbrenner, 1979):

- la crescita del bambino non è determinata in modo causale da quanto accade in un unico sistema, ad esempio la relazione bambino-genitori, ma si realizza grazie alla complessa interazione tra i diversi sistemi;

- la crescita del bambino avviene non solo grazie alla relazione diretta con lui, ma anche grazie a come gli adulti si accordano, nel senso musicale del termine, per trovare un intervallo armonico tra le singole corde di uno strumento, secondo la prospettiva della ”co-educazione”, grazie alle possibilità di crescita degli adulti stessi (lavoro, formazione, confronto,ecc.) e grazie alle risorse culturali del contesto micro e macro di vita;

- le relazioni nei diversi sistemi sono da ritenere contemporaneamente sia risultati dello sviluppo avvenuto fino ad un determinato momento, sia generatori di possibilità di sviluppo futuro;

- è necessario operare sia all’interno di ciascun singolo sistema affinché le persone possano prendervi parte in modo attivo, sia sulla continuità spaziale e temporale tra i

41 diversi sistemi, costruendo ponti che permettano di attraversare i confini e quindi di passare in modo facile e consapevole da un sistema all’altro;

- è auspicabile che ciascuna persona si renda responsabile del suo agire nel singolo sistema e della connessione con gli altri sistemi in cui è in relazione.

Fig. 1 – Il modello bioecologico di Bronfenbrenner (da Milani, Ius, 2010, p.32).