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Il principio della certezza e della semplicità

LA TASSAZIONE SUGLI IMMOBILI 1 Il sistema impositivo italiano

2. I principi cardine dell’imposta

2.3. Il principio della certezza e della semplicità

La seconda massima di Smith, nota come principio della certezza, prevede che “l’imposta che ogni individuo è tenuto a pagare dovrebbe essere certa e

non arbitraria” ovvero che “il tempo di pagamento, il modo di pagamento, l’ammontare da pagare, tutto dovrebbe essere chiaro e preciso per il contribuente e per ogni altra persona”95.

In altre parole tale principio richiede che i contribuenti ben sappiano ciò che devono dare sia per quantità sia per contingenza e questa certezza deve trovarsi in tutti gli elementi dell’imposta: nel soggetto ovvero nella determinazione di colui che giuridicamente è obbligato a pagare l’imposta; nell’oggetto, cioè la cosa, per il possesso o il consumo della quale l’imposta è dovuta, ossia la materia imponibile (terreni, fabbricati, redditi di ricchezza mobile, ecc.); nell’aliquota dell’imposta e quindi la somma da pagare; ed anche nel tempo e luogo e modo del pagamento.

In definitiva è considerata certa, e cioè non arbitraria, l’imposta nel caso in cui la legge ne determina con precisione e chiarezza, il soggetto, l’oggetto, la misura, i metodi di riscossione, le multe e le pene per le contravvenzioni, le autorità che devono decidere, in via amministrativa ed eventualmente in via giudiziaria, sui reclami dei contribuenti, ecc..

Smith puntualizza quindi che “dove fosse diversamente (ovvero qualora

l’imposta non fosse certa ma arbitraria), ogni persona soggetta all’imposta sarebbe più o meno in balìa dell’esattore, che può o inasprire l’imposta al contribuente antipatico o estorcergli, con la minaccia di questo inasprimento, qualche regalia o vantaggio96”. Ne consegue che, secondo il

                                                                                                                         

94 Raneletti O. (2009), op cit., p. 113. 95 Smith A. (2005), op.cit., p. 998. 96 Smith A. (2009), op.cit.,

medesimo Autore l’incertezza dell’imposizione incoraggia l’insolenza e favorisce la corruzione di una classe di persone per natura impopolari, anche quando non sono né insolenti né corrotte.

Si ritiene cioè che l’indeterminatezza per le leggi d’imposta sia uno dei peggiori mali che si possono immaginare: qualunque disuguaglianza reale o supposta è sempre di grandissimo danno.

L’indicazione che ne deriva è che i ruoli delle imposte (ovvero le disposizioni emanate a tal proposito dallo Stato) devono essere in tal modo redatti che si possa leggervi dentro agevolmente: nessuna indecisione e, soprattutto, nessuna possibilità di arbitrio.

Va poi precisato che “la determinazione esatta di tutte codeste circostanze serve molto a diminuire le frodi, ed anche le spese medesime dello Stato, riguardo agli istituti tributari, poiché esse vengono aumentate dalle controversie, che si moltiplicano allorché il precetto legislativo è oscuro e non preciso.

Posto che “il pagamento dell’imposta è già abbastanza oneroso per il

contribuente, senza che i danni suoi debbano ancor crescere a cagione della male maniera tenuta nel riscuoterla, se quindi l’imposta non è definita in maniera certa e non arbitraria, il contribuente è incerto rispetto al suo onere, non sa se debba o no intraprendere un’industria o un commercio, e si trova in balìa delle estorsioni degli esattori97”.

Sotto un profilo pratico si può affermare che la certezza dell’imposta, oltre che dalle disposizioni legislative, dipende allo stesso modo anche dall’idoneità e dall’attività del personale amministrativo insieme dalla semplicità del sistema tributario98.

Le problematiche di natura amministrativa riguardanti l’imposta, sono collegate alle citate questioni in merito alla certezza e alla semplicità dell’amministrazione: è consigliabile pertanto che le imposte siano chiare e certe cosicché i contribuenti sappiamo quanto devono pagare, e che la stessa

                                                                                                                         

97 Einaudi L.(1940), Principii di Scienza della finanza, Torino, p.130. 98 Graziani A. (1929), Istituzioni di scienza delle finanze, Torino, p. 338

amministrazione sia semplice, in modo da non implicare gravosi costi diretti o oneri aggiuntivi per la collettività e ridurre le possibilità di evasione99. Il principio della semplicità, che rientra in quello della certezza, racchiude al suo interno una serie di problemi e di questioni che l’ente pubblico deve tenere fortemente in considerazione nell’esercizio della sua attività finanziaria.

In primo luogo, tale principio va inteso nel senso letterale: le leggi tributarie devono essere chiare e intellegibili, in modo da poter essere agevolmente applicate, e da non dar luogo a controverse interpretazioni e ad un numeroso contenzioso.

Posto poi che esistono costi di gestione diretti100 e indiretti101, se si assume che maggiori costi amministrativi riescono a realizzare un maggior gettito fiscale, allora l’operatore pubblico dovrà decidere quanto spendere per l’amministrazione di un determinato tributo, e nel farlo le condizioni di ottimo sono indicate, al solito, dal principio marginalistico, per cui il rapporto fra l’insieme dei costi amministrativi e di adempimento ed il gettito deve essere al margine uguale per tutte le imposte.

Il principio della semplicità giustifica infine il fatto che la scelta del sistema tributario deve avvenire in modo da lasciare ai contribuenti il minor spazio possibile per l’evasione.

Ciò comporta, da un lato, l’adozione di quelle imposte che non possono essere facilmente evase, e per le quali il controllo del fisco è agevole e non richiede elevati costi, dall’altro, che il sistema nel suo complesso deve essere formulato in maniera tale da ridurre la possibilità di evasione o di elusione dell’imposta.

In sintesi, si riconosce che per sfuggire a costi addizionali inutili è necessario che il singolo contribuente comprenda esattamente l’onere tributario che deriva da una sua condotta o scelta economica; non si tratta di                                                                                                                          

99 Leccissotti M. (2007), Economia dei tributi, Torino, p. 78

100  Leccissotti M. (2007), op.cit.. Per costi diretti si intende “il costo del personale e delle

altre risorse richieste per l’amministrazione di una determinata imposta”.

101 Leccissotti M. (2007), op.cit., p.79. Per costi indiretti si intende in fatto che l’imposta

“implica una serie di oneri aggiuntivi che i contribuenti devono sostenere per ottemperare

correttamente e tempestivamente agli obblighi fiscali posti a loro carico, ovvero che sono disposti a sostenere pur di eludere od evadere le imposte dovute”.

attuare solamente il principio della certezza del diritto, che informa tutte le norme giuridiche di uno Stato democratico (chiarezza delle leggi tributarie in modo da evitare ogni discrezionalità nella loro applicazione), ma di consentire un’adeguata prevedibilità delle conseguenze fiscali di una scelta economica102.