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Il Sarda Act o Child Marriage Restraint Act

Una vita dedicata a difendere la dignità e i diritti delle donne al di là dei confini e delle etnie

2.4. Il Sarda Act o Child Marriage Restraint Act

Il Sarda Act o Child Marriage Restraint Act dell’ottobre 1929 venne emanato alla luce dell’inchiesta della Commissione Joshi e del relativo Report. Lo scopo principale dell'Atto era quello di contenere il più possibile la celebrazione dei matrimoni precoci in India e lo si sarebbe dovuto applicare, a differenza di quanto deciso all’inizio, a tutta la popolazione della colonia inglese, quindi indù e mussulmani, non soltanto ai primi. Una volta approvato, il Sarda Act entrò in vigore non prima dei sei mesi 51

successivi, il 1 aprile 1930, con le conseguenze che si vedranno in seguito.

La legge proibì il matrimonio di ragazzi sotto i 18 anni e delle ragazze sotto i 14 anni, ma fu tuttavia di scarso effetto poiché prevedeva un percorso troppo 52

burocraticamente complicato e talvolta rischioso per i vicini di casa o per delle vittime sole e spesso molto povere. Infatti, ai tribunali era vietato avviare dei processi salvo la previa presentazione di una esplicita denuncia dell’avvenuta violazione della legge. La denuncia andava fatta davanti alla Corte o al tribunale distrettuale e, a meno che non fosse stato espressamente esentato per iscritto dalla Corte, il denunciante avrebbe dovuto garantire la sua disponibilità a pagare 100 rupie nel caso in cui l'accusa fosse decaduta. Allora 100 rupie erano una cifra che non molte persone erano in grado di pagare, soprattutto non una moglie bambina nullatenente e soggiogata da marito e suocera. Nel caso in cui la denuncia fosse andata a buon fine, invece, la Corte poteva imporre una sanzione non superiore alle 1.000 rupie, un mese di reclusione, o entrambi. Queste erano le sanzioni applicate nel caso in cui il marito avesse un’età maggiore di 21 anni, sanzioni che sarebbero potute ricadere

Ivi, p. 56. 49

Bianchi, Eleanor Rathbone e l’etica della responsabilità. op. cit., p.109. 50

Rathbone, op. cit., p. 42.

51

Clausola 5, Sarda Act.

anche sul genitore o il tutore del bambino e su chi avesse celebrato la cerimonia. Se invece il marito fosse stato di età compresa tra i 18 e i 21 anni poteva essere multato ma non imprigionato. Circa la metà dei casi rimase comunque in sospeso. 53

Si è poc’anzi utilizzato il termine ‘rischioso’ riferendosi allo sporgere denuncia presso i tribunali, poiché una denuncia poteva, dopo essersi risolta in una multa o dopo essere decaduta, andare a ledere la sposa bambina. Infatti, denunciando si potevano andare ad intaccare le alleanze e i rapporti tra le famiglie del villaggio, allontanare gli amici ed esporsi al rischio di essere lasciata in balia della vendetta del marito e della relativa famiglia. 54

Un altro ostacolo importante alla buona riuscita del Sarda Act fu l’insufficiente o sbagliata propaganda che ne fu fatta. L’esempio più lampante che Rathbone riporta è quello in cui in alcuni villaggi remoti fosse addirittura arrivato il messaggio sbagliato, ovvero che i matrimoni fossero stati vietati per i 14 anni successivi e non per le ragazzine sotto i 14 anni. La stessa cosa non si può affermare invece per la cattiva pubblicità degli oppositori, visto che il matrimonio di per sé era un business che riforniva le casse di stato e degli officianti religiosi. 55

Una questione importante è come l’atto riguardasse sia i ragazzi che le ragazze, infatti, vi fu esplicitato come il matrimonio infantile avesse un impatto diretto sulla salute fisica e mentale dei bambini di ambo i sessi. Con il termine bambino si voleva indicare originariamente

«

una persona di sesso maschile che non avesse compiuto i 21 anni o una di sesso femminile che non avesse compiuto i 18 anni

».

56 Ad oggi si direbbe che il requisito sarebbe stato quello del raggiungimento della maggiore età. Si andava a definire anche il termine di matrimonio precoce, il quale stava ad indicare un matrimonio in cui una delle due parti contraenti, o entrambe, era per l’appunto un bambino. Nonostante le suddette circostanze l’atto, provò a prescrivere gli anni 15 come l'età minima per le ragazze e 18 per i ragazzi, ma l'impatto sul contesto sociale

Rathbone, op. cit., pp. 43-44.

53

Ivi., p. 50.

54

Ivi, p. 45.

55

Kalaivani, R., Child Marriage Restraint Act (1929) – A Historical Review. International Journal of Humanities and

56

Social Science Invention ISSN (Online): 2319 – 7722, ISSN (Print): 2319 –7714 www.ijhssi.org Volume 4 Issue 1, ǁ January. 2015, sezione IV: AIM; p 17.

fu tale da dover abbassare ancora di un anno l’età del consenso per le ragazzine. In 57

base alla precedente considerazione, va ora definito cosa s’intendesse invece per età del consenso. Lungi dal voler considerare la volontà della bambina, l’età del consenso altro non era che l’età minima consentita ufficialmente, su considerazioni biologiche inerenti il menarca e lo sviluppo sessuale delle donne, per la consumazione del matrimonio. Nel 1891 era stata poi adottata la riforma Notes on Infant Marriage and

Enforced Widowhood su proposta del giornalista di Bombay Behramiji Malabari. 58

Grazie a tale proposta, appoggiata anche da una forte mobilitazione dei movimenti femministi indiani, venne alzata l’età del consenso dai 10 ai 12 anni per le bambine e rendeva la consumazione del matrimonio prima dei 12 al pari di uno stupro. A 59

riguardo, la Rathbone parla di come, in quello stesso anno, fossero stati portati alla luce molti casi di convivenza prematura e di stupro maritale nel Bengala che causarono intense sofferenze e spesso la morte delle piccole. Nonostante l’agitazione popolare che si scatenò con l’applicazione dell’Atto, il governo fu fortunatamente irremovibile a riguardo. Come sottolineò la stessa Rathbone, lo stupro fuori dal 60

matrimonio era condannato a priori dalle religioni indù e mussulmane, ma l’idea di frenare la consumazione dei matrimoni in cui le bambine erano sotto una certa soglia di età, proveniva originariamente dalla commissione che aveva abbozzato il Codice Penale indiano nel 1846. Tale Codice, entrato in vigore nel 1860 prevedeva già la deportazione a vita dei mariti trasgressori che avessero violato le mogli sotto i dieci anni di età. Tuttavia, la riforma non andò ad influire sull’età della celebrazione del 61

matrimonio che, una volta celebrato, rimaneva perfettamente valido e non poteva nemmeno essere annullato. In questo modo la consumazione del matrimonio rimase incontrollabile, visto che nella sfera privata della famiglia sarebbe stato piuttosto difficile intervenire, verificare o anche solo trovare dei famigliari disposti a testimoniare contro quelli che venivano considerati i diritti del marito. A riguardo la

Rathbone, parlando del resoconto Joshi, mise in evidenza come per gli indù il

matrimonio non fosse semplicemente un semplice accordo al quale le parti potessero

Ivi, p. 17.

57

Bianchi, Eleanor Rathbone e l’etica della responsabilità. op. cit. p. 105.

58

Le pene previste in caso di effrazione erano lo scontare dieci anni di prigione, oppure la deportazione a vita.

59

Rathbone, op. cit., p.17.

60

Ibidem.

sottrarsi, ma al contrario sottolinea come esso fosse un legame indissolubile tra marito e moglie di fronte alla legge ed alla società fino alla morte del primo e la vedovanza inesorabile della seconda. La Commissione ammise che non tutti i matrimoni comportavano un’immediata consumazione del matrimonio dopo il rito, ma che fosse comunque l’usanza maggiormente praticata in tutte le caste. In linea di massima lo stupro maritale e la gravidanza precoce che ne sarebbe derivata, non erano considerati dal un punto di vista dell’effettiva maturità sessuale della

ragazzina. Dipingendo un quadro ancora peggiore, la Commissione constatò come 62

la consumazione prepuberale, sebbene non praticata in modo omogeneo ovunque e allora in via di un lentissimo abbandono, fosse un problema non solo reale, ma anche più praticato di quanto si pensasse e che necessitava di urgente rimedio. 63

Altro fattore determinante era che la tradizione voleva che la ragazzina raggiungesse il menarca nella casa del marito, altrimenti il suo utero ed i figli che ne sarebbero derivati sarebbero stati considerati per sempre compromessi ed impuri. Così è 64

immaginabile come le effrazioni rimanessero il più delle volte impunite e la parte che violava la legge veniva al massimo multata di poche rupie soltanto, somma comunque molto piccola se comparata alle spese matrimoniali. Diversi decenni più 65

tardi questa posizione fu mantenuta anche nell’Hindu Marriage Act del 1955. 66

Infine, dalla Commissione Joshi emersero due raccomandazioni fondamentali: in primis, era necessario alzare l’età del consenso a 15 anni per le ragazze sposate e a 18 per quelle non sposate; in secundis, la celebrazione sotto i 14 anni avrebbe dovuto essere proibita e punita al fine di prevenire nel modo più efficace la consumazione prematura del matrimonio. 67

Rathbone, op. cit., p. 24.

62

Ibidem.

63

Bianchi, Più numerose di tutte le croci del Fronte Occidentale. op. cit., p. 75.

64

Kalaivani, op. cit., p. 17.

65

Atto che innalzò l’eta del consenso a 15 anni per le ragazzi e a 18 per i ragazzi. Kalaivani p. 17 e p. 18, nota

66

8.

Il problema fu che non veniva comunque annullata la validità del matrimonio precoce.

2.5. Gli effetti del Sarda Act rilevati attraverso il Censimento