Jaya Sagade e la tutela legale della sposa bambina in India
3.4 Responsabilità dell’India
Ogni stato è legalmente tenuto a rispettare gli accordi internazionali presi e a sottoporre report periodici agli organismi di controllo dei diversi trattati. L’India è un chiaro esempio, per ciò che concerne il rispetto dei diritti umani fondamentali delle spose bambine, di stato firmatario e rettificante i trattati sui diritti umani, ma che non adempie agli impegni presi.
La Costituzione indiana dichiara di tutelare nel suo articolo 14 il diritto di tutti all’uguaglianza e protezione davanti alla legge, mentre nell’articolo 15 proibisce ogni forma di discriminazione ed afferma che lo Stato è tenuto ad adoperarsi e a proteggere in particolare donne e bambini. Inoltre, l'India ha ratificato l’ICCPR, l’ICESCR, la Women’s Convention e la Chidren’s Convention. Quanto appena 76
affermato mostra a chiare lettere la gravità del livello della negligenza del governo indiano, il quale sulla carta ed internazionalmente vuole dimostrarsi una nazione progredita, attenta alla sua popolazione e rispettoso delle consuetudini internazionali, ma che nella realtà è a tutt’oggi governato dal patriarcato e dal disinteresse verso la fascia di popolazione femminile. Per rispondere alle
Ivi, p. 181. 73 Ivi, p. 199. 74 Ivi, p. 201. 75 Ivi, p. 143. 76
osservazioni che le vennero mosse, l'India ha dichiarato alla Women’s Convention, più precisamente in relazione agli articoli 5 e 16 della stessa, che lo Stato fa il possibile per mantenere gli impegni, ma che allo stesso tempo deve rispettare la sua politica di non interferenza con la sfera privata dei cittadini delle diverse comunità presenti sul territorio indiano. Per quanto riguarda invece i rapporti che l’India 77
trasmise al CEDAW, in quello nel gennaio 2000 l'India non fece diretto riferimento al matrimonio precoce e quando le furono chieste spiegazioni a riguardo diede sempre la stessa risposta, aggiungendo che le cose non sarebbero cambiate in futuro. Risposta simile fu data per quanto riguarda le mancate registrazioni obbligatorie dei matrimoni con lo scopo di prevenire quelli precoci. In questo caso, fu usata come giustificazione il fatto che il territorio indiano è tanto vasto, interessato da tante religioni, costumi e diversi livelli di istruzione da non rendere possibile tale registrazione. Una tale risposta da parte dell'India non può considerarsi accettabile 78
visto che CEDAW raccomanda espressamente la necessità di registrare nascite e matrimoni con il fine di evitare il traffico di esseri umani, il lavoro minorile, i matrimoni precoci e i matrimoni forzati. In generale, secondo CEDAW lo Stato deve essere ritenuto responsabile qualora fallisca nel prevenire la violazione dei diritti umani fondamentali anche se ad opera di atti privati dei suoi cittadini . Tuttavia, in 79
base a quanto affermato da Salerno, sebbene la registrazione del matrimonio costituisca «la prova in prima facie del matrimonio stesso, questa non è obbligatoria in alcuno Stato del subcontinente indiano». 80
Molto interessante è il suggerimento di Sagade per cui CEDAW dovrebbe pronunciarsi nelle sue raccomandazioni contro il matrimonio precoce così come fece nella sua lotta contro l'infibulazione femminile nel mondo. L'autrice si riferisce in particolare all'azione di CEDAW nel suo General Recommendation on Female
Circumcision e nella General Recommendation 19 on Violence against women, le
quali potrebbero essere prese come modello e come linee guida per la formazione di
Ivi, p. 144. 77 Ivi, p. 145. 78 Ivi, p. 150. 79 Salerno, op cit., p. 80. 80
decreti specifici a tutela delle ragazzine vittime o potenziali vittime dei matrimoni precoci.
Per quanto riguarda invece il diritto alla libertà, l'India non rispetta l'articolo 21 della sua stessa Costituzione il quale affianca il diritto alla libertà a quello alla vita. Ancora una volta il principio dietro il quale l’India giustifica la sua negligenza è quello di non poter interferire con pratiche culturali e religiose consolidate. Un altro diritto che 81
viene violato dalla pratica del matrimonio precoce È il diritto alla libertà dalla schiavitù che viene sancito dalla Slavery Convention (articolo 1), la quale considera la servitù derivante da matrimonio come una forma di schiavitù a tutti gli effetti . 82
Naturalmente l'India ha ratificato anche la Slavery Convention e sarebbe perciò tenuta ad abolire ogni forma di schiavitù presente nel suo territorio, di conseguenza anche il matrimonio precoce.
Per ciò che concerne il diritto all’istruzione, la costituzione indiana nel suo articolo 45 prevede l'istruzione obbligatoria e gratuita per tutti i bambini al di sotto dei 15 anni. Attualmente il 58% delle donne indiane è analfabeta, solo il 68% dei bambini tra i 6 e i 14 anni frequenta la scuola e tra questi il 76% sono maschi. Come generalmente si è visto accadere per il matrimonio precoce, questa tendenza è più pronunciata nelle zone rurali rispetto a quelle urbane. Come in qualsiasi altra situazione, anche nella fattispecie il trattamento riservato alle bambine è sempre di seconda scelta rispetto a quello riservato ai bambini, l'istruzione delle figlie femmine non è una priorità dei genitori i quali preferiscono investire le spesso limitate risorse nei figli maschi. Di conseguenza la scelta più opinabile per le famiglie è quella di far sposare le figlie femmine il prima possibile, ancor meglio mentre sono ancora bambine. La sposa bambina, una volta passata di proprietà al marito, avrà serie difficoltà nel continuare a frequentare la scuola, sia per via delle distanze da percorrere che per via delle faccende di casa che diventeranno sua esclusiva competenza. 83
Sagade, op. cit., pp. 162-163. 81
Ivi, p. 163. 82
Ivi, pp. 195-196. 83
Alla luce di quanto affermato finora, l'India sarebbe obbligata dalle sue stesse ratifiche a mantenere le promesse fatte negli accordi internazionali per ciò che concerne il rispetto dei diritti umani fondamentali, ma si nasconde e si giustifica dietro le religioni, le culture e la vastità del suo territorio. A questo punto verrebbe naturale aggiungere che gli stessi organismi internazionali sarebbero tenuti a sanzionare le nazioni negligenti come l’India, indirizzandole in questo modo verso una loro corretta tutela dei diritti della donna e forzandole a riconoscere finalmente la loro responsabilità sociale.