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Il sistema pensionistico olandese: i due pilastri universali

5. I FONDI PENSIONE NELLE PRINCIPALI ECONOMIE EUROPEE

5.4. Il sistema pensionistico olandese: i due pilastri universali

Profili evolutivi e struttura complessiva del sistema

L’istituzione di un’assicurazione obbligatoria contro i rischi di invalidità per i lavoratori dipendenti nel 1913 costituisce la pietra angolare su cui i Paesi Bassi hanno costruito un efficiente sistema di sicurezza sociale obbligatorio sul modello bismarckiano. Nel corso degli anni Cinquanta, quest’ultimo è stato al centro di profondi mutamenti che lo hanno avvicinato significativamente al modello social- democratico tipico dei paesi scandinavi, con un trend più accentuato in favore del sistema a capitalizzazione a gestione privata. La sua evoluzione si è infine assestata su un quadro di armonica coesistenza di istituzioni pensionistiche pubbliche e private che hanno sinergicamente coperto, e coprono tuttora, i fabbisogni pensionistici della popolazione.

L’attuale sistema pensionistico olandese si articola in tre pilastri: un primo pilastro pubblico universale, costituito dalla Algemene Ouderdomswet (AOW); un ben consolidato secondo pilastro privato a carattere occupazionale; un terzo pilastro composto da forme pensionistiche individuali di natura assicurativa.

Il primo pilastro, ad adesione obbligatoria e gestione statale, opera in base al metodo della ripartizione, e si avvale di uno schema di vecchiaia – l’AOW, appunto – che eroga prestazioni di tipo flat rate indicizzate agli stipendi in favore di tutti i residenti di età pari o superiore ai 65 anni. Sono richiesti almeno 50 anni di residenza nel paese per conseguire la piena pensione di base, che viene rivalutata del 2% all’anno per ogni anno di residenza inferiore al cinquantesimo. Non è consentita la postergazione delle prestazioni spettanti, tuttavia è possibile proseguire l’attività lavorativa pur percependo già la rendita maturata. Il sistema è finanziato dai lavoratori attraverso il versamento di contributi pari al 17,9% del reddito lordo, con possibilità di futuri aumenti, nel limite attualmente fissato del 18,25%, in caso di evoluzione in senso sfavorevole delle dinamiche demografiche148. A tal proposito il Governo è intervenuto, nel 1998, istituendo un fondo pensionistico pubblico di risparmio, una

148 Da un punto di vista demografico i Paesi Bassi manterranno, per i decenni a venire, un tasso di

dipendenza degli anziani al di sotto della media europea, grazie ad un tasso di fertilità sostenuto e ad un aumento modesto della speranza media di vita della popolazione. Anche il tasso di occupazione olandese è in predicato di confermarsi tra i più elevati dell’Unione nel prossimo futuro.

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sorta di “fondo cuscinetto” finanziato dai tesoretti conseguiti dalla riduzione del debito pubblico, per far fronte al previsto invecchiamento della popolazione.

La pensione di base corrisposta dall’AOW rappresenta circa il 70% del reddito netto minimo per un pensionato non coniugato ed il 50% per un pensionato coniugato, garantendo approssimativamente il 30% di copertura di un reddito medio full time. In particolare il tasso di sostituzione risulta più alto per i lavoratori a basso reddito e viceversa più contenuto per coloro che percepiscono redditi medio-alti. È poi previsto uno schema di assistenza sociale per le persone più anziane che provvede ad erogare benefici netti della medesima entità dell’AOW ed è amministrato per conto delle autorità locali dalla Sociale Verzekeringsbank (SVB), la stessa organizzazione che implementa i piani di sicurezza sociale nei Paesi Bassi.

Le pensioni complementari olandesi hanno da sempre svolto un ruolo cruciale nell’integrazione alla pensione pubblica flat rate, contribuendo a determinare tassi di sostituzione complessivi pari a circa il 70%. In virtù dell’attuale tendenza manifestatasi negli ultimi anni a favorire forme pensionistiche complementari a prestazione definita basate sui redditi medi dell’intera carriera rispetto a quelle basate sull’ultimo reddito da lavoro percepito, il tasso di sostituzione ha subito una flessione, specie in relazione ai lavoratori con redditi medio-alti e quelli che otterranno un incremento retributivo negli ultimi anni di carriera.

Il terzo pilastro, agevolato fiscalmente, è volontario ed include prodotti assicurativi sulla vita sottoscrivibili a prescindere dall’esistenza di un rapporto di lavoro. Molte delle suddette polizze prevedono la possibilità di acquisire un capitale in luogo di una rendita periodica. Dal momento che non è previsto alcun massimale di copertura dei redditi da parte dei piani occupazionali di secondo pilastro, è lecito attendersi che la domanda rivolta ai piani privati di assicurazione individuale possa essere alquanto limitata, anche in virtù dei benefici di reversibilità che la maggior parte dei primi concede, e che contribuiscono ad aumentarne la sostituibilità rispetto ai secondi. Ad ogni modo, l’entità della domanda espressa nei confronti dei prodotti di terzo pilastro è tutt’altro che trascurabile, soprattutto per merito dei molti immigrati provenienti da altri paesi dell’Unione, che verosimilmente avranno brevi carriere lavorative nei Paesi Bassi e possono quindi trovare più conveniente assicurarsi in forma privata.

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Le configurazioni della previdenza complementare

Nei Paesi Bassi i primi piani pensionistici complementari sorgono nella seconda metà dell’Ottocento a livello aziendale; tuttavia fu solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che tali schemi si diffusero su scala nazionale, favoriti dall’emanazione di una disciplina specifica.

I datori di lavoro non sono tenuti a compiere alcuna promessa pensionistica nei confronti dei propri dipendenti, ma, una volta che questa è stata fatta, il Pension and Saving Funds Act (1952) garantisce la tutela dei diritti spettanti in capo ai membri ed ai beneficiari. La legge, emendata diverse volte, è stata infine sostituita dal Pension Act (Pensioenwet) nel 2007. Quest’ultimo provvedimento ha introdotto una cornice regolamentare meglio definita, istituendo una struttura di supervisione e controllo apposita per i fondi pensione, denominata Financial Assessment Framework (FTK) e composta da due diversi organismi: la Autoriteit Financiële Markten (AFM), con compiti di sorveglianza sulle norme di comportamento degli intermediari, e la Nederlandsche Bank (DNB), incaricata della vigilanza prudenziale ed operativa sul settore.

Attualmente i regimi pensionistici occupazionali olandesi si configurano come schemi correlati al reddito, offerti su base volontaria dai datori di lavoro e fondati in genere su accordi industriali di settore o di categoria, ovvero su contratti collettivi siglati tra datori di lavoro e lavoratori o tra i loro rappresentanti. La copertura del secondo pilastro si estende al 90% dei lavoratori del paese, in virtù del fatto che ciascun lavoratore operante in un settore o in una categoria professionale coperta da un accordo viene automaticamente incluso nel relativo fondo pensione esistente. In aggiunta ai benefici tipici di vecchiaia, tali piani offrono in genere prestazioni ulteriori in caso di inabilità individuale e possono anche prevedere benefits di reversibilità in favore del coniuge e dei figli in caso di morte del partecipante. L’età di pensionamento prevista si assesta sui 65 anni, tuttavia è possibile differire l’entrata in quiescenza, a fronte di un incremento attuariale dei benefici maturati. Nell’ottica di una politica generale volta all’incremento degli anni di permanenza sul lavoro, nel 2005 il Governo ha proceduto all’abolizione della legislazione fiscale di favore inizialmente prevista per i pagamenti pensionistici anticipati dai 60 ai 65 anni.

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Circa l’87% lavoratori dipendenti rientra in piani pensionistici a prestazione definita, nati nei primi anni Ottanta sulla base di accordi tra le parti sociali; mentre solo il 5% di essi è coperto da schemi a contribuzione definita. Esistono poi forme di natura ibrida, come i Collective Defined Contribution (CDC), caratterizzati dalla coesistenza di elementi tipici di entrambe le tipologie di fondi: prevedono infatti una contribuzione datoriale fissa all’interno di un arco temporale compreso tra i 5 e i 10 anni, in cui il datore di lavoro non può essere obbligato ad effettuare versamenti integrativi in caso di rivalutazioni inadeguate; al contempo le contribuzioni sono realizzate in favore di tutti i lavoratori iscritti in modo indistinto, prevedendo una particolare formula di calcolo che tenga conto del reddito di ogni singolo lavoratore.

Le rivalutazioni attuariali sono generalmente pari almeno al 2% e sono indicizzate al tasso di crescita dei salari o dell’inflazione, ma tale condizione potrebbe non essere garantita in caso di situazione finanziaria sfavorevole per il fondo. In paricolare, in oltre la metà dei piani l’indicizzazione è in base ai salari, solitamente quelli del settore di riferimento.

La forma giuridica assunta dai fondi pensione olandesi è quella della fondazione (Stichting); quest’ultima garantisce piena indipendenza legale dall’impresa promotrice, la quale resta in ogni caso obbligata almeno moralmente ad intervenire in caso di deficit finanziari del fondo tali da pregiudicare l’integrità dei benefici maturati.

Tutte le forme di secondo pilastro, purchè conformi alla definizione di “piano pensionistico collettivo” contenuta nella Legge sulla tassazione delle imprese (Wet op de Vennootschapsbelasting), prevedono la piena deducibilità fiscale delle contribuzioni versate dal datore di lavoro e dal lavoratore. Ciò è dovuto al fatto che il legislatore interpreta i contributi previdenziali come reddito da lavoro differito, tassabile solo nel momento in cui la pensione viene pagata al beneficiario. Anche i rendimenti delle attività investite e dei profitti realizzati dal fondo sono esentati.

In seguito al marcato trend di consolidamento nel settore previdenziale olandese, il numero dei fondi pensione nel paese in questione ha subito un sensibile decremento nel corso degli ultimi 15 anni149. Il calo più rilevante si è registrato tra i fondi aziendali, laddove circa 22.000 piccoli imprenditori, con approssimativamente 800.000 lavoratori alle loro dipendenze, hanno esternalizzato la gestione delle rispettive promesse

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previdenziali, affidandola a compagnie assicurative private piuttosto che facendo ricorso a veicoli pensionistici. A fine 2008, il Fondo Monetario Internazionale150

rilevava la presenza di 651 fondi complessivi, di cui 543 promossi da un singolo datore di lavoro (Private Pension Funds, PPF) e riguardanti circa il 12% dei partecipanti totali, e 65 fondi nati da accordi industriali (Industry-wide Pension Funds, IPF) che coprono circa il 76% degli aderenti al secondo pilastro. Gli asset gestiti dai fondi pensione ammontavano a circa 693 miliardi di euro a fine 2009, ed hanno toccato nel 2010 quota 707 miliardi. Si tratta, peraltro, di un mercato assai concentrato: i due più grandi fondi pensione industriali olandesi, ABP e PFZW, gestiscono circa il 44% delle attività complessive del secondo pilastro, e i dieci maggiori fondi rappresentano approssimativamente il 78% del mercato.

150 Cfr. International Monetary Fund (2011), Kingdom of the Netherlands - Netherlands: Publication of

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5.5. Il sistema pensionistico italiano: la soluzione “privata” al problema