2. I FONDI PENSIONE IN EUROPA: UN’ANALISI COMPARATA
2.1. Una tassonomia dei fondi pensione
Attualmente, nella maggior parte degli Stati membri una porzione dominante dell’offerta previdenziale complessiva è organizzata e gestita dal settore pubblico. Fino agli inizi degli anni Novanta gli schemi di natura privata (su base sia collettiva che individuale) rivestivano un ruolo significativo solo per i sistemi pensionistici di alcuni paesi del Nord Europa – segnatamente Danimarca, Paesi Bassi, Irlanda, Svezia e Regno Unito – nei quali gli schemi pubblici pay-as-you-go si limitavano ad erogare pensioni di base in somma fissa, senza distinzioni di sorta. Nel corso degli ultimi venti anni, in risposta alle sfide poste dalle avverse tendenze demografiche, un numero crescente di paesi dell’Unione ha provveduto ad espandere il ruolo degli schemi privati preesistenti, ovvero ad introdurre elementi di novità nel comparto complementare del proprio sistema pensionistico.
Dal momento che il processo di ridisegno del sistema ha seguito modalità molto differenti da uno Stato membro all’altro, sviluppandosi generalmente in via complementare ed integrativa rispetto alle specifiche connotazioni assunte dal primo pilastro, la conformazione attuale degli schemi di previdenza complementare nel nostro Continente si presenta variamente frammentata e articolata. La rilevanza e complessità di tali differenze non include soltanto la struttura, ma anche la terminologia utilizzata per descrivere i sistemi; conseguentemente l’elaborazione di una classificazione universalmente valida per la previdenza privata si rivela operazione non facile. L’approccio seguito dal presente lavoro segue l’impostazione adottata dall’OCSE27, prevedendo una classificazione strutturata attorno a due termini
chiave: piani (o schemi) pensionistici e fondi pensione. I criteri utilizzati come discriminanti sono di natura sia funzionale (Figura 10) che istituzionale (Figura 11).
Un piano pensionistico può essere definito come un contratto, giuridicamente vincolante, avente esplicite finalità previdenziali, tipicamente assicurate dalla presenza di clausole che impediscono o penalizzano in modo significativo l’erogazione di
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benefici prima che il contraente abbia raggiunto una soglia di età minima stabilita per legge. Tale contratto può costituire parte di un più ampio accordo collettivo stabilito dalle dalle parti sociali interessate, ovvero può essere esplicitato all’interno della cornice regolamentare o statutaria del piano; infine, può essere previsto direttamente dalla legge. legge. I piani pensionistici possono offrire ulteriori benefici o prestazioni in situazioni di disabilità, malattia e morte28.
In base alla natura dell’ente che lo gestisce, uno schema previdenziale può qualificarsi come pubblico o privato. I piani previdenziali pubblici sono costituiti dall’insieme degli strumenti di sicurezza sociale e dai programmi obbligatori amministrati da enti pubblici quali gli organi di governo centrale o locale, nonchè da altri organismi di natura pubblica come gli istituti di sicurezza sociale. Tali piani sono solitamente finanziati con il metodo pay-as-you-go, anche se più recentemente alcuni paesi hanno introdotto una capitalizzazione parziale delle passività pensionistiche pubbliche, mentre altri hanno direttamente sostituito i preesistenti piani pubblici con nuovi schemi privati. I piani previdenziali privati sono invece amministrati da un’istituzione diversa da un ente governativo: possono essere amministrati direttamente dal datore di lavoro in qualità di promotore (sponsor) del piano, da un fondo pensione privato ovvero da un’istituzione del settore privato autorizzata all’offerta di piani pensione.
All’interno dei piani privati un’ulteriore suddivisione sul piano funzionale contrappone piani pensionistici occupazionali e individuali. I piani occupazionali subordinano l’ammissione individuale all’esistenza di un rapporto d’impiego o professionale tra l’aderente al piano e l’entità che lo istituisce (sponsor); quest’ultima può essere rappresentata da un unico datore di lavoro o da gruppi di imprese (ad esempio un’associazione industriale) e da associazioni dei lavoratori o professionali, insieme o separatamente. L’amministrazione del piano può essere curata direttamente dall’impresa promotrice ovvero affidata ad un’entità indipendente come un fondo pensione o un’istituzione finanziaria fornitrice di prodotti e servizi previdenziali. Nel secondo caso, l’impresa promotrice può avere responsabilità di supervisione sull’operatività del piano. I piani occupazionali possono a loro volta essere suddivisi in:
28 In tutti gli Stati membri in cui i superstiti sono considerati un rischio biometrico calcolabile, essi
coincidono normalmente con il coniuge ed i figli, anche se in alcuni sistemi legislativi sono considerati tali anche tutti gli eredi legali o i beneficiari in modo generico.
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piani pensionistici occupazionali obbligatori: l’adesione a questi schemi da parte dei datori di lavoro è obbligatoria e regolata a norma di legge; in capo ad essi è posto l’obbligo di predisporre e versare contributi in un piano pensione occupazionale, al quale normalmente sarà richiesto di aderire anche ai lavoratori dipendenti. Nel caso in cui i datori di lavoro siano obbligati per legge ad offrire un piano pensione occupazionale, ma l’adesione dei lavoratori avviene su base volontaria, il piano viene in ogni caso riconosciuto come obbligatorio;
piani pensionistici occupazionali volontari: la creazione di questi piani è su base volontaria per i datori di lavoro; sono ricompresi in questa categoria i casi di iscrizione automatica prevista dalle clausole del contratto d’impiego o i casi in cui la legge richieda ai lavoratori di aderire a piani costituiti volontariamente. In alcuni Stati ai datori di lavoro è consentita l’istituzione volontaria di piani in sostituzione, almeno parziale, delle prestazioni erogate dal sistema pubblico. Tale opzione conferisce al datore di lavoro l’esenzione dal pagamento di una parte o di tutti i contributi a suo carico, da versare al sistema previdenziale pubblico.
I piani pensionistici individuali non richiedono alcun collegamento tra adesione agli stessi ed esistenza di un rapporto di lavoro. Sono costituiti e amministrati direttamente da un fondo pensione o da un’istituzione finanziaria che eroga i benefici pensionistici senza alcun intervento da parte dei datori di lavoro. Gli aderenti selezionano ed acquistano in modo del tutto indipendente le clausole e i termini contrattuali desiderati. Il datore di lavoro può decidere di versare i propri contributi ad un piano individuale piuttosto che ad uno occupazionale. Alcuni piani pensionistici individuali sono a numero chiuso. Come per i piani collettivi, anche in questo caso sussiste una differenziazione tra:
piani pensionistici individuali obbligatori: l’adesione individuale a tali piani è stabilita a norma di legge; in essi sono versati i contributi previdenziali a carico di lavoratori e datori di lavoro in genere. Il singolo può scegliere personalmente il piano pensione desiderato – solitamente tra un insieme ristretto di alternative – ovvero essere obbligato a versare contributi in un piano specifico;
piani pensionistici individuali volontari: la partecipazione a questi piani da parte dei singoli aderenti avviene su base volontaria: non sussiste alcun obbligo legale di adesione ad un piano pensione. Includono anche quei piani cui le persone
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possono aderire se scelgono di sostituire parte dei benefici erogati dal sistema di sicurezza sociale con gli introiti provenienti dagli schemi individuali29.
Gli schemi privati occupazionali possono essere ulteriormente suddivisi in funzione del metodo di calcolo dei benefici pensionistici erogati – quindi del livello di copertura dei rischi che garantiscono – in piani a contribuzione definita e piani a prestazione definita. Nei piani occupazionali a contribuzione definita (defined contributions, DC) l’impresa promotrice versa contributi in somma fissa e non ha alcun obbligo legale al pagamento di ulteriori contribuzioni in caso di eventi sfavorevoli al fondo. I piani occupazionali a prestazione definita (defined benefits, DB) non presentano invece un livello contributivo predefinito. Questi ultimi sono a loro volta sottoclassificabili in: piani DB tradizionali: piani nei quali i benefici sono legati tramite una formula ai
salari dei membri, alla durata dell’impiego o ad altri fattori;
piani DB ibridi: piani i cui benefici dipendono da un tasso di rendimento accreditato sui contributi versati. La redditività del fondo – l’interesse annuo che fruttano i contributi versati – può essere stabilita in base alla sottoscrizione di un contratto o essere agganciata all’andamento di un indice di mercato, al rendimento reale di una determinata attività oppure alla crescita dei salari o dei profitti;
piani DB misti: piani che sono in parte a contributi definiti ed in parte a prestazioni definite, specificate separatamente ma contemplate entrambe nello stesso contratto. Un’ultima suddivisione sul piano funzionale, applicabile agli schemi individuali e a quelli occupazionali a contributi definiti, contrappone piani pensionistici protetti e non protetti. I primi non prevedono alcun intervento da parte del fondo nè da parte del gestore o dello sponsor del piano a garanzia di un rendimento minimo degli investimenti; di conseguenza il livello delle pensioni (anche quello minimo) non è garantito, al punto che la pensione potrà anche essere inferiore ai contributi versati. Viceversa, i piani pensionistici protetti includono meccanismi di garanzia su un livello minimo di benefici pensionistici; tali obblighi possono essere a carico del fondo, dell’istituzione finanziaria che lo gestisce o, in ultima istanza, dello Stato.
In ottica istituzionale, un elemento discriminante di rilievo nella classificazione degli schemi previdenziali privati è rappresentato dalla modalità con cui essi vengono finanziati.
29 Come sarà analizzato in sede di analisi per singolo paese, tale opzione caratterizza fortemente il sistema
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Si definisce piano pensionistico a capitalizzazione (funded) un piano di tipo occupazionale o individuale che accumula i contributi versati e li investe in determinate tipologie di strumenti finanziari (azioni e obbligazioni) per far fronte al pagamento periodico delle pensioni. Il valore degli asset deve essere tale da coprire interamente l’ammontare delle passività previdenziali dello schema. Gli strumenti che possono costituire il portafoglio di un piano pensione sono stabiliti per legge (almeno le percentuali da detenere in portafoglio per ciascuno strumento) ed il loro uso è subordinato all’erogazione dei benefici.
Nei piani pensionistici finanziati con riserve (book reserved) il finanziamento del fondo avviene attraverso flussi cospicui di entrate nel bilancio dell’impresa promotrice come riserve o provviste per il pagamento delle prestazioni previste dai piani pensionistici occupazionali. Alcuni asset che compongono l’attivo di bilancio dell’impresa possono essere contabilizzati separatamente allo scopo di finanziare i benefici previdenziali, ma non sono legalmente o contrattualmente considerati come attività legate al piano. In molti paesi tale modalità di finanziamento non è ammessa; laddove lo è solitamente viene imposta un’assicurazione contro i rischi di insolvenza dello schema.
Infine, i piani pensionistici contributivi (unfunded) sono schemi finanziati direttamente attraverso i contributi versati dall’impresa promotrice e/o dal partecipante al piano. I pagamenti sono erogati tramite un sistema pay-as-you-go, in cui la forza lavoro in essere finanzia le pensioni degli ex lavoratori che si sono qualificati al godimento dei benefici pensionistici. I piani contributivi possono in ogni caso detenere riserve per coprire le spese immediate o regolarizzare il flusso dei contributi in determinati periodi. Molti paesi non autorizzano tali forme di finanziamento.
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Figura 10. Classificazione dei piani pensionistici: prospettiva funzionale. Fonte: nostra elaborazione.
Gli schemi previdenziali a capitalizzazione possono far ricorso a due strumenti di natura diversa: i fondi pensione ed i contratti di assicurazione previdenziale. Questi ultimi si qualificano come forme assicurative che prevedono il versamento di contributi previdenziali ad un’impresa di assicurazione, in cambio dell’erogazione da parte della stessa di una rendita pensionistica al raggiungimento di un’età fissata nel contratto, o in soluzione unica nel caso di uscita anticipata dallo schema. La maggior parte degli Stati membri ammette in via esclusiva i fondi pensione quali veicoli finanziari per la realizzazione dei piani pensionistici; altri paesi invece ammettono anche contratti assicurativi con fini pensionistici.
Un fondo pensione si configura come un insieme (pool) di attività gestite da un’entità legalmente indipendente ed acquistate con i contributi versati dagli aderenti ad uno schema pensionistico, con l’esclusivo scopo di finanziare il pagamento delle pensioni e dei benefits previdenziali. In capo ai membri del piano sono attribuiti diritti di natura contrattuale sulle attività detenute dal fondo pensione.
I fondi pensione possono essere costituiti nella forma di una società veicolo (special purpose vehicle, SPV) dotata di personalità giuridica propria – una società fiduciaria (trust), una fondazione, un gruppo di industrie o una singola impresa – o di un patrimonio giuridicamente separato privo di personalità giuridica, amministrato da un’azienda appositamente creata per la gestione del fondo pensione ovvero da un’istituzione finanziaria che agisce per conto dei membri del fondo.
Piani pensionistici privati Occupazionali Obbligatori DB DC Protetti Non protetti Volontari DB DC Protetti Non protetti Individuali Obbligatori Protetti Non protetti Volontari Protetti Non protetti
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Figura 11. Classificazione dei piani pensionistici privati: prospettiva istituzionale Fonte: nostra elaborazione.
In relazione alle possibilità di accesso al fondo, quest’ultimo può essere definito aperto o chiuso. Il fondo pensione aperto è un fondo in cui è presente almeno un piano senza restrizioni all’ingresso, mentre il fondo pensione chiuso è un fondo in cui l’accesso ai piani previdenziali è riservato solo a determinate categorie di lavoratori. I fondi chiusi sono a loro volta sottoclassificabili in funzione del numero di imprese promotrici che vi partecipano: nel fondo pensione di un datore di lavoro sono raccolti i contributi dei piani gestiti da un unico sponsor, mentre il fondo di più datori di lavoro accentra i contributi relativi a piani gestiti da più sponsor30. Possono essere di tre tipi: a) fondi per datori di lavoro correlati, in quanto società facenti parte della stessa
holding o società collegate finanziariamente (fondi pensione di gruppo);
b) fondi per datori di lavoro non correlati, che svolgono la loro attività nello stesso settore industriale (fondi pensione industriali);
c) fondi per datori di lavoro non correlati, indipendentemente dal tipo di attività svolta (fondi pensione collettivi).