Capitolo 3. Da giugno ad agosto 1917
3.3 Immagini del nemico
Tutte le rivoluzioni nella storia sono spesso percepite come una lotta manichea tra bene e male, luce e oscurità, passato e futuro. La creazione di queste dicotomie può essere utile per dare un senso di unità alle fazioni in gioco, portandole ad essere solidali nella lotta contro un nemico comune. Per questo motivo per tutti i leader di una rivoluzione risulta essere necessaria l’idea del “nemico”, il quale viene poi identificato
32 «РУКОВОДСТВО К ОБРАЩЕНИЮ С НАРОДНЫМ МИНИСТРОМ. [...] Странныи прием был устроен в Екатеринославе министру Н. В. Некрасову. Публика, собравшаяся на митинге в Большом театре, вела себя как в цирке. Слышны были крики "пора!"..."время!"...Наконец, появился министр, н не успел он произнести слова привета от Временнаго Правительства, как местные большевики шумно направились с плакатами, исписанными резкими надписями, к экстраде. Поднялся гам и крик. Оглушенный перебранкой, министр, раскрыв рот вынужден был остановиться. Потребовалось, по крайней мере, минут десять, чтобы публика успокоилась. После речи министра выступил д-р Павловский, который в течение 3/4 часа требовал для Украины автономии. Министр посматривал на часи, но Павловский, ободряемый аплодисментами, продолжал свою речь, которую закончил пожеланием, чтобы министр тот же немедленно заявил, что он признает автономию Украины. Оставалось 10-15 минут до отъезда Х. В. Некрасова. Публика требовала выбрать председателя. Однако, все кандидаты начали отказываться один за другим, при этом председатель совета рабочих депутатов громогласно мотивировал свой отказ: он не может преседательствовать на том собрании, где присутствуют не один только пролетарии, но и буржуи и вдобавок буржуазный министр. Это был последний привет екатеринославцев первому народному министру. Публика бешено аплодировала этим словам Орлова. Для такой публики - вместо министра нужно было бы послать простого городового старого режима. Свистнул бы он в свисток, дал кое-кому по затылку, и все бы облегченно вздохнули и пришли в порядок.»
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come appartenente alle “forze oscure”. Per quanto riguarda la rivoluzione russa la prima immagine interpretata sotto questa accezione fu quella dello zar, come ci testimonia la narrativa ad essa dedicata. Nelle canzoni e nei testi della tradizione rivoluzionaria emergono le figure dello zar “tiranno”, “vampiro”, “plutocrate”, seguite da quelle dei suoi funzionari, definiti come “esecutori”, “burocrati senza cuore”, ”preti corrotti” ecc…(cf. Figes, Kolonitckij, p. 154). Lo stesso sdoppiamento è la causa del forte sentimento di odio sviluppatosi nei confronti della borghesia tramite l’opposizione del “ricco” con il “povero”, del “contadino” con il “kulak”. I nemici del popolo venivano associati a figure inumane, come vermi o parassiti, di conseguenza l’utilizzo di violenza e terrore nei loro confronti era non soltanto giustificato, ma anche strettamente necessario.
Particolarmente durante la prima Guerra Mondiale, vide il suo sviluppo la formazione di un’ulteriore immagine del nemico, ovvero quella del tedesco. Il tedesco divenne il maggiore nemico esterno, mentre il tedesco che abitava in Russia, divenne il maggior nemico interno. Furono in migliaia gli esiliati in Siberia che videro confiscati i propri beni perché accusati di avere origini tedesche, altrettanti furono licenziati dai loro posti di lavoro o espulsi da circoli e club. L’uso della lingua teutonica fu proibito nei contesti istituzionali, gli spettacoli in tedesco furono rimossi dai repertori dei teatri e delle sale da concerto. Addirittura anche i nomi di luoghi geografici con denominazione tedesca vennero russificati. In Russia esplose una vero e proprio fenomeno di germanofobia, che vide come sua conseguenza la nascita di una forte ossessione maniacale per la presenza di spie interne al sistema. Molti fallimenti a livello militare vennero ricondotti a cospirazioni o tradimenti da parte di ufficiali corrotti. Questo fu il caso ad esempio del generale Kornilov33, il supremo comandante delle forze armate del governo provvisorio, la cui fuga dal
33 Lavr Georgievič Kornilov (Öskemen, 18 agosto 1870 – Krasnodar, 13 aprile 1918): di
origini cosacche, fu generale dell’esercito russo nella Prima guerra mondiale e poi durante la Guerra civile russa. Nel mese di luglio divenne Supremo comandante in capo delle forze armate del governo provvisorio. Tra agosto e settembre 1917, nel tentativo di rafforzare il governo Kerenskij, verrà invece accusato di aver tentato un colpo di stato e di conseguenza arrestato.
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campo dei prigionieri di guerra in Austria venne messa in dubbio. In molti pensavano che fosse stato invece assoldato dai tedeschi per portare discordia in Russia. Una sorte simili toccò qualche anno prima al ministro della guerra zarista Suchomlinov34, il quale fu accusato di tradimento nel periodo della Guerra mondiale. Il “Novyj Satirikon” dedicò al generale una vignetta satirica a maggio nel diciottesimo numero:
Figura 5: disegno di V. Lebedev.
«- Diamine, sapete che sotto il ritratto di Suchomlinov c’è scritto: “venduta”?
- E di cosa vi scandalizzate?
- prima di tutto è sgrammaticato: non è “venduta” ma “venduto”, e in secondo luogo, la notizia è molto tarda. Anche nel vecchio
34 Vladimir Aleksandrovič Suchomlinov (Kaunas, 16 agosto 1848 – Berlino, 2 febbraio
1926): fu ministro della guerra durante l’impero zarista dal 1909 ed allo scoppio del conflitto mondiale convinse Nicola II a coinvolgere gran parte dell’esercito contro la Germania. L’azione portò alla dichiarazione di guerra della Germania alla Russia e quest’ultima andò incontro a conseguenze disastrose. A marzo 1916 Suchomlinov venne arrestato con l’accusa di non aver preparato di proposito l’esercito in modo adeguato al conflitto. In più, alcuni dei suoi più stretti collaboratori erano stati accusati di essere spie tedesche.
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regime tutti sapevano che era un venduto.»35 (N. S. 1917, n°18, maggio)
Ciò dimostra come anche il settimanale sostenesse fortemente la teoria riguardo alla manipolazione della Germania degli eventi rivoluzionari in Russia. Infatti, a partire dai numeri pubblicati in seguito al controverso ritorno di Lenin, si nota come i bolscevichi divennero il bersaglio di un mirato attacco satirico, in quanto sostenitori dei tedeschi e sabotatori dell’impegno bellico.
Le rivolte avvenute a Mosca nel 1915 mostrano ancora come questo sentimento anti-tedesco fosse diffuso, poiché furono bruciati e saccheggiati uffici e negozi tedeschi. Chiunque fosse sospettato di avere un qualsiasi tipo di legame con la Germania era un potenziale obiettivo, anche se spesso le sue colpe erano quella di possedere un negozio di lusso o di avere un cognome che per sua sfortuna “suonava” tedesco. Proprio a causa di questa ossessione, molte persone con un cognome di origine tedesca provvidero a cambiarlo, adottandone uno che potesse esprimere un maggiore patriottismo. Alcuni cambiarono addirittura il proprio nome, come ad esempio l’archeologo Wilhelm Wilhelmovič Struve, che si fece chiamare Vassilij Vasilevič (cf. Figes, Kolonitckij 1999, p. 159). Su questa ossessione Averčenko scrisse un articolo a giugno, nel ventiduesimo numero del “Novyj Satirikon”. Ciò che l’autore critica è il procedimento meccanico con cui diversi rappresentanti del partito di Lenin mutarono il proprio cognome, probabilmente per scrollarsi di dosso le insinuazioni a loro riguardo. Nel testo emerge inoltre una chiara allusione antisemita, in quanto molti dei cognomi citati sono in realtà yiddish, ossia ebraici. Infatti, erano piuttosto numerosi gli ebrei che occupavano posti di rilievo all’interno del partito bolscevico. Molti sono gli studi che conferiscono ad essi un ruolo cruciale nella nascita e nella successiva
35 «- Чорт знаете, что такое, под портретом Сухомлинова стоит: "Продано"
- Чего же вы-то возмущаетесь?
- Во-первых, это безграмотно: не "продано", продан, а во-вторых, это уже очень запоздалое сообщение - это даже при старом режиме все знали...».
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presa del potere da parte del partito comunista russo, almeno nella sua fase iniziale (vedi Weber 1994, pp. 4-22). Il protagonista del brano che segue è lo stesso Averčenko, intenzionato a prendere la parola in una adunanza organizzata dai bolscevichi. Ancora una volta l’immagine che viene fornita di questi ultimi risulta essere negativa.
«Logica conclusione
Ad un incontro, organizzato dai bolscevichi, è venuto un signore con una faccia intelligente e di buone maniere.
Ero io.
Appena mi sono avvicinato al presidente dell’incontro, lui mi chiese: - “Cosa volete?”
- “Vorrei fare un discorso. Scrivetemi, per favore, nella lista degli oratori” - “Bene. Qual è il vostro cognome?”
- “Victor Hugo”
Il presidente ci rimase di stucco. - “Cooosaaa??”
Io sorrisi e risposi deciso:
- “il mio cognome è Victor Hugo”
- “Ma…ma…Victor Hugo è morto da tanto tempo”.
- “Davvero? Che dispiacere. Si, ho sentito anche io qualcosa di simile. Si…purtroppo le persone con talento non hanno lunga vita”
- “Allora, come scrivo il vostro cognome?” - “Victor Hugo”
Il presidente, con gli occhi sbarrati dalla sorpresa e con l’orrore in viso, si alzò e con voce tremante si rivolse ai presenti:
- “Compagni! Sta succedendo qualcosa di molto strano: è venuto un uomo che dice di chiamarsi Victor Hugo”.
Centinaia di occhi si rivolsero verso di me e all’improvviso si sentì la voce di qualcuno nel silenzio:
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Il presidente mi dette un’occhiata piena di rimprovero.
- “Perché dite che vi chiamate Victor Hugo, se in realtà il vostro nome è Arkadij Averčenko?”.
- “Oh, vermi delle tombe!”, urlai. “Non avete neanche il coraggio di essere onesto! Se il vostro Bronštein vuole chiamarsi Trotckij, Andelbaum-Žinovev, Rozenfeld-Kamenev, Načamkes-Steklov, Gimmer-Suchanov, Goldman- Gorevij, Goldenberg-Meškovskij e Lure-Lezin, se voi tutti avete cambiato i vostri cognomi tedeschi con quelli russi, perché io non posso sostituire il mio nome ucraino con uno francese? E’ soltanto che io ho più gusto di voi! Victor Hugo! Vi sembra brutto?”.
Scossi le spalle e mi voltai per andare via…e sentii dire alle mie spalle: - “Mah, cambia il cognome…sarà un provocatore”.
Eh si, è molto difficile essere onesti nella Russia rivoluzionaria.»36 (N. S. 1917, n°22, giugno)