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CAPITOLO 2 – IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NEL SISTEMA AGRICOLO E VITIVINICOLO: impatti e adattamenti

2.2 I cambiamenti climatici e il sistema vitivinicolo

2.2.5 Impatti sulle aziende vitivinicole

In generale, negli ultimi decenni, le aziende agricole non sono più considerate in un ambiente stabile, permettendo così di dedicare una particolare attenzione all'ottimizzazione dei sistemi di produzione, bensì sono concepite in un sistema di evoluzione e adattamento (Rebecka Milesta, Benoît Dedieu, Ika Darnhofer 2012). Secondo Belliveau et al. (2006) esistono esposizioni multiple e fattori multi-scala, quest’ultimo ripreso poi da Bardaji & Iraizoz (2015), che influenzano il sistema, in cui l'azienda è considerata la principale unità decisionale, composta da tre elementi (terra, lavoro e capitale), collegati attraverso la gestione. L'azienda agricola è vista, infatti, come un sistema dinamico che opera e si modifica in risposta ad eventi esterni, interconnessi (ecologici, economici, sociali e politici) (Olmstead, 1970; Bowler, 1992). Tali eventi esterni possono rappresentare rischi, opportunità e vincoli nelle scelte decisionali (Bryant & Johnston, 1992) (Bryant e Johnston, 1992) sull’andamento dell’azienda e, quindi, sulle scelte dei produttori.

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Secondo Milesta et al. (2012), capire la mentalità degli agricoltori, le interazioni tra le attività famigliari nelle aziende, i diversi approcci alla gestione della produzione, la visione dell’azienda e le opzioni per aumentare l'autonomia degli agricoltori sono temi centrali per affrontare le sfide del cambiamento climatico.

In particolare, l’azienda vitivinicola è quell’impresa che integra la fase agricola (produzione dell’uva) con quella di trasformazione (produzione del vino) provocando la convergenza di tutte le problematiche tecnico-produttive e rendendola una realtà estremamente complessa sul piano strutturale, organizzativo nonché tecnico.

Sul piano organizzativo, ad esempio, la ciclicità del bene prodotto si concentra in un unico periodo, creando forti scostamenti in termini di fabbisogni di personale. Sul piano tecnico invece, il limite di conservazione del prodotto richiede che la struttura tecnico-produttiva sia adeguata a ricevere e trasformare tutta la produzione agricola in un breve periodo. Questo fatto evidenzia il problema principale che l’impresa vitivinicola deve fronteggiare: trovare il giusto equilibrio fra la capacità produttiva della fase agricola, posta a monte, e la capacità di assorbire gli input, propria della fase di trasformazione, posta a valle.

L’impresa vitivinicola deve, quindi, prendere in considerazione e gestire numerose variabili per assicurare il corretto funzionamento. La localizzazione dello stabilimento è sicuramente uno dei principali fattori da cui dipendono in gran parte l’efficacia e l’efficienza dell’approvvigionamento e dell’attività produttiva. L’ubicazione degli insediamenti produttivi dipende da diversi elementi, quali:

1) la tipologia di azienda e l’economicità dei trasporti

2) l’inquinamento atmosferico e idrico e la possibile trepidazione del terreno 3) il clima e la vicinanza alle fonti d’acqua

4) i vincoli tecnologici, in primo luogo legati alla vinificazione e alla conservazione del vino, e l’orientamento solare.

Il cambiamento climatico può, quindi, avere un impatto sull’azienda influenzando la disponibilità dei fattori di produzione, le dimensioni, la crescita e la natura della domanda, così come, le regole e gli incentivi per le aziende rivali (Porter & Reinhardt, 2007).

De Salvo et al. (2015) nel loro studio sul cambiamento climatico nella viticultura romena, dimostrano l'esistenza di un effetto locale, denotando differenze nella redditività delle aziende in relazione alla disposizione geografica e alla vicinanza delle vigne dai centri urbani: i vigneti vicino ai centri urbani presentano redditività superiori a quelli situati in zone rurali.

Inoltre, De Salvo et al. (2015) evidenziano una relazione opposta tra reddito e precipitazioni dimostrando che, a differenza di altre aree vitivinicole, come quelle nelle zone colpite dalla siccità mediterranea (Fraga et al., 2012), la precipitazione non è un fattore limitante per la viticoltura rumena. Nel contesto romeno, infatti, un aumento delle precipitazioni durante la stagione di crescita potrebbe avere effetto negativo sulla produzione e sulla qualità dell’uva, a causa di un aumento di parassiti e agenti patogeni. In particolare, il conseguente aumento dell'umidità dell’aria

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e del terreno favorirebbe la diffusione della peronospora, che riduce il reddito della vigna (Fraga et al., 2014). Quindi, lo studio mette in evidenza il (positivo) impatto dell’aumento della temperatura, e il trascurabile (negativo) effetto dell’aumento delle precipitazioni totali, nella regione della Moldavia Romena.

L’impatto del cambiamento climatico, negli ultimi anni, inizia ad essere percepito concretamente dalle aziende. Kiron et al. (2013) sostengono, infatti, che l’88% degli amministratori delegati intervistati nel loro studio considerino il cambiamento climatico un fenomeno reale e che il 57% lo reputino un rischio per il proprio business.

D’altro canto, le aziende rivestono anche un ruolo fondamentale nella immissione dei GHG in atmosfera, senza però essere mai coinvolte direttamente nelle politiche internazionali. Sodano e Hingley (2013) hanno infatti messo in relazione il sistema alimentare, il controllo delle emissioni dei gas ad effetto serra e il cambiamento climatico, sottolineando l’inefficienza degli interventi pubblici e privati rispetto al tema e proponendo la Responsabilità Sociale di Impresa (CSR) come un caso di governo.

Carroll & Shabana (2010), ad esempio, riassumono i benefici del CSR: - riduzione dei costi e dei rischi

- ottenimento di vantaggi competitivi

- miglioramento della reputazione e della legittimità

- win-win outcomes (opportunità economiche in linea con le necessità della società)

Porter & Reinhardt (2007), però, sostengono che le aziende che trattano il cambiamento climatico solo tramite la responsabilità sociale delle imprese, piuttosto che come un problema strettamente aziendale, rischiano le maggiori conseguenze.

Secondo Porter & Reinhardt (2007) l’approccio di ogni azienda rispetto al cambiamento climatico deve dipendere dalla sua tipologia di business e deve inserirsi all’interno della sua strategia aziendale complessiva. Ad ogni modo, per ogni azienda, l'approccio deve includere iniziative per mitigare i costi legati al clima e i rischi nella catena del valore, attraverso strategie operative. I dirigenti delle imprese devono, infatti, iniziare a considerare le emissioni di carbonio come processi costosi e le aziende devono iniziare a valutare e ridurre la loro vulnerabilità agli schock ambientali ed economici connessi alle variazioni climatiche. L'implementazione delle migliori pratiche nella gestione dei costi legati al clima è strettamente necessaria per restare competitivi.

Per alcuni aziende, l'approccio rispetto ai cambiamenti climatici può andare oltre la strategia operativa e diventare strategico. Infatti, alcune imprese, nel processo di adattamento al cambiamento climatico, troveranno opportunità per migliorare o estendere il loro posizionamento competitivo con la creazione di nuovi prodotti che sfruttare la domanda climatee-induced, innovando le proprie attività oppure riconfigurandole in relazione alle nuove esigenze

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Le imprese possono promuovere, infatti, l’innovazione tecnologica green, cambiare l’attitudine dei consumatori verso uno stile di consumo alimentare climate friendly, finanziare politiche di adattamento nei paesi in via di sviluppo e sviluppare programmi per la sicurezza alimentare.

Winn et al. (2011) sostengono che le imprese, nella risposta al cambiamento climatico, devono prevedere sia azioni di mitigazione che di adattamento, rendendo questi due fattori imprescindibili e, secondo Porter & Reinhardt (2007), il cambiamento climatico può catalizzare l’innovazione, influenzando positivamente le esternalità delle aziende (ex. Vantaggi competitivi, performance, reputazione).

Quindi, la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico per le aziende rappresentano una vera e propria innovazione e, spesso, comporta un incremento della conoscenza e complessi investimenti per le aziende (Galbreath et al., 2014).