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CAPITOLO 2 – IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NEL SISTEMA AGRICOLO E VITIVINICOLO: impatti e adattamenti

2.2 I cambiamenti climatici e il sistema vitivinicolo

2.2.6 Impatti sul mercato

Il quinto rapporto dell’IPCC (AR5) avverte: "L'impatto del riscaldamento globale sull'agricoltura è

stato e continuerà ad essere negativo. I recenti improvvisi aumenti dei prezzi alimentari dimostrano che i mercati sono sensibili alla variabilità del clima. I potenziali benefici per il riscaldamento in alcune regioni localizzate non saranno sufficienti a compensare gli impatti negativi."

Il cambiamento climatico ha quindi ripercussioni anche sui prezzi, sia delle uve sia dei vini, e le prime valutazioni empiriche degli effetti del clima sui prezzi dei vini pregiati della zona di Bordeaux sono stati effettuati da Ashenfelter (1980) e Storchmann (2012). Bordeaux è una regione della Francia con una tradizione centenaria di produzione di vini rossi eppure, le differenze in termini di qualità e di prezzo di anno in anno sono evidenti e, in alcune situazioni, importanti. Ashenfelter (2009) mostra i fattori che influenzano le fluttuazioni dei vini d'annata di qualità dimostrando che l'analisi statistica semplice può predire la qualità di un’annata, e quindi il suo prezzo, in relazione alle variazioni climatiche durante il periodo di crescita della vite.

Mentre in aree del Pianeta, come la California, il clima rimane abbastanza costante (caldo e mancanza di pioggia in estate) a causa di un sistema meteorologico ad alta pressione, a Bordeaux il clima difficilmente è costante e prevedibile. Le estati possono essere calde e secco, caldo e piovose, fresche e asciutte, oppure anche fresche e umido. In generale la produzione di vini di alta qualità della zona di Bordeaux è associata ad annate caratterizzate da fine estati (agosto e settembre) asciutte, stagioni di crescita calde e il precedente inverno umido. Ad eccezione delle rare aree vitivinicole che possono usufruire di sistemi di irrigazione per compensare le scarse precipitazioni invernali, i viticoltori del resto del mondo affrontano già questa problematica.

Interpolando i prezzi dei vini di Bordeaux, dal 1952 al 1980, con i dati climatici delle temperature estive e della piovosità della stagione di crescita, Ashenfelter (2009) stabilisce che i vini con i prezzi più elevati si concentrano nelle estati calde e secche, mentre i prezzi diminuiscono in situazioni di elevata piovosità e temperature eccessive.

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Idealmente, sostiene Ashenfelter, l'effetto del cambiamento climatico sulla qualità del vino e sui prezzi dovrebbe essere testato tramite esperimenti di laboratorio controllati, ad oggi impraticabili. Quindi, i ricercatori devono fare affidamento su cosiddetti "esperimenti naturali." Un esperimento naturale è rappresentato da un insieme di circostanze che si trovano in natura e mostra una variazione delle variabili sufficiente ad essere valutata. Il caso di Bordeaux e delle sue variazioni climatiche può essere considerato un esempio di esperimento naturale. Le differenze del meteo di anno in anno e la qualità delle uve (tramite i prezzi del vino) sono sufficientemente registrate per misurare gli effetti del clima sulla qualità. Le annate di qualità, la temperatura media durante la stagione di crescita (aprile-settembre), la quantità di pioggia nei mesi di agosto e settembre e la quantità di pioggia nei mesi precedenti la vendemmia (ottobre-marzo) sono variabili in grado di determinare circa l'80% della variazione dei prezzi medi del vino d'annata a Bordeaux (Ashenfelter, 2009). Considerando solo la variabile relativa all’annata si riesce a spiegare solo il 20% della variazione, quindi, si può dedurre che il clima e le sue variazioni sono un fattore determinante per la produzione di vini qualità e dei suoi prezzi. Infatti, Ashenfelter e Storchmann (Ashenfelter & Storchmann 2010) nel loro studio, sostengono che un aumento di 1°C della temperatura media produrrebbe un aumento fino al 37% dei ricavi nelle cantine della valle di Mossel in Germania. Un interessante studio è stato sviluppato da Jones e Storchmann (Jones & Storchmann 2001) con l’obiettivo di stimare la relazione tra il prezzo Bordeaux Crus Classe e le condizioni climatiche, la composizione dell'uva, il Vintage Rating e l'invecchiamento. I risultati indicano che esistono differenze inter-varietali di sensibilità climatica, che si traducono in prezzi diversi per i vini dominati da vitigni diversi. Ad esempio, i vini composti a base principalmente di Merlot sono più sensibili di quelli dominati principalmente da Cabernet Sauvignon, quindi, nelle annate caratterizzate da climi marginali, i vini a base Merlot subiscono un calo dei prezzi rispetto alla media.

Lecocq & Visser (2012) analizzano l'impatto delle condizioni meteorologiche sui prezzi dei vini di Bordeaux utilizzando le variabili climatiche di diverse stazioni locali, a differenza dei precedenti studi che si basano solo sui dati della principale stazione meteorologica di Mérignac. Lo studio confronta due modelli: uno in cui i prezzi sono legati alle condizioni meteorologiche estrapolate dalla stazione di Mérignac e l’altro in cui i prezzi sono legati alle condizioni locali (variabili meteorologiche misurate nella staziona più vicina allo Château). Sebbene ci si aspetti che il modello basato su dati locali sia migliore, i due modelli conducono a risultati molto simili, dimostrando che l’analisi della variabilità climatica locale, a scala di vigneto, per testare gli effetti del cambiamento climatico sui prezzi, potrebbe non essere necessaria.

Anche Chevet et al. (2011) hanno analizzato i dati del XIX e XX secolo di un noto Château ben noto di Bordeaux. Il set di dati utilizzati include informazioni sulle condizioni meteorologiche, a partire dai tre stadi fenologici della vite, sui prezzi e sulle rese egli autori sostengono che, dal XIX ad oggi, l'effetto della temperatura sulle rese è diventato più mentre l'influenza sui prezzi hanno è aumentata (Chevet et al. 2011).

Haeger e Storchmann (Haeger & Storchmann 2006) sostengono che il prezzo del Pinot Nero, la categoria più costosa di vini da tavola prodotti in Nord America, negli Stati Uniti è strettamente correlato alla temperatura e alla piovosità e che, in generale, aumenti di temperatura possono

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arrecare danni ai prezzi del Pinot Noir, alla abilità e alla reputazione del vitivinicoltore e alla conoscenza degli esperti, definita in base ai punteggi “critici” (critical scores) associati ai vini, anche se quest’ultimo aspetto ha poco valore esplicativo.

Invece, Mancino (Mancino 2012) misura l'impatto delle variazioni annuali di temperatura e precipitazioni sui prezzi del vino e dei ricavi per ettaro, al fine di determinare il potenziale effetto del cambiamento climatico sulla viticoltura. Mancino, nel suo studio, ha evidenziato l’esistenza di una relazione non lineare tra la temperatura e il reddito per ettaro. Secondo i risultati ottenuti, a Mendoza, il reddito per ettaro avrebbe dovuto raggiungere il suo picco massimo con una temperatura media di 17,5° C durante la stagione di crescita della vite. Invece, Antoy & Ashenfelter (2010) calcolano che la temperatura media durante la stagione di crescita per massimizzare il reddito è pari a 18.62°C e il valore aggiunto a 18.85°C.

Inoltre, sempre secondo Mancino (2012) anche le precipitazioni, sia durante la stagione di crescita che durante la stagione invernale, non mostrano un effetto significativo sui prezzi del vino. Come per la temperatura, l'effetto delle precipitazioni sui prezzi del vino non è lineare. Ovviamente, questo studio presenta alcune limitazioni ed i risultati mostrano solo una piccola parte di una valutazione complessiva del ruolo dei cambiamenti climatici sulla viticoltura. Infatti Mendoza è un’area perfettamente adatta alla coltivazione di uva e non risente particolarmente degli effetti del cambiamento climatico, mentre, sostiene Mancino, esistono altri luoghi dove l'aumento di temperatura comporta una caduta diretta sulla qualità delle uve.