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1. Introduzione

1.5 Il fenomeno turistico in Trentino e i suoi impatti

1.5.2 Impatti del turismo sull’ambiente

Come è già stato sottolineato, esiste un delicato equilibrio tra turismo, ambiente naturale, identità e tradizioni culturali. In termini generali si può parlare dell’esistenza di una capacità di carico sia ecologica che socio-culturale, caratteristica di ogni località, oltrepassata la quale si determinano forti rischi ambientali, sociali ed economici. La capacità di carico turistica49 è definita dal WTO come “il numero massimo di persone

che visitano, nello stesso periodo, una località turistica senza comprometterne l’ambiente fisico, economico e socio-culturale, e senza ridurre la soddisfazione dei turisti” ed è possibile indagarla attraverso uno specifico strumento di analisi, la TCCA.

Questo processo di valutazione tiene in considerazione tre principali gruppi di parametri: fisici e ambientali, socio-demografici e politico-economici, strettamente legati ad un determinato territorio e alla gestione politica locale; inoltre si basa su un attento studio dello stato dell’ambiente e di tutti i possibili scenari di sviluppo.50

In ogni contesto spazio-temporale lo sviluppo turistico si fonda sulla fruizione dello stock di risorse presenti (naturali e di origine antropica) . La “produzione turistica” ha dunque come pre-condizioni irrinunciabili le dotazioni e le vocazioni del territorio, che vanno gestite oculatamente.

47 www.pnab.it

48 Per la parte specifica del Trentino si riportano alcuni estratti dal V Rapporto sullo stato dell’Ambiente della Provincia Autonoma di Trento, 2003

49Per rispondere alla necessità di costruire di un modello di sviluppo adattabile a tutte le realtà ambientali, l’UNEP ha elaborato nel 1997 attraverso il Programma di Azioni Prioritarie, una Valutazione della Capacità di Carico Turistica (Tourism Carrying Capacity Assessment - TCCA). Si tratta di uno strumento di analisi flessibile, ottimale per ogni località considerata, che può divenire parte integrante del processo di pianificazione e gestione del turismo.

Il turismo è un settore nel quale convergono molteplici attività economiche, risorse, servizi. Le attività turistiche, a fronte di benefici economici che ne derivano, producono forti pressioni sull’ambiente e hanno uno stretto collegamento con gli altri settori quali energia, trasporti, consumi, ecc…

Per quanto riguarda il Trentino, gli impatti ambientali del turismo derivano dal rapporto tra la popolazione locale, i turisti ed il paesaggio e sono determinati principalmente dai seguenti fattori:

• variazione stagionale della popolazione residente;

• approvvigionamento idrico potabile, fornitura di energia elettrica; • produzione di acque reflue e fabbisogno di depurazione;

• produzione di rifiuti;

• trasporto ed inquinamento atmosferico; • rumore;

• costruzioni residenziali e infrastrutture per il tempo libero.

Le presenze turistiche incidono principalmente sui consumi delle risorse naturali e sulla produzione di rifiuti, mentre gli arrivi sono determinanti sugli impatti da traffico.

La distribuzione geografica delle presenze turistiche in Trentino non è omogenea: durante il 2001 le strutture ricettive più utilizzate erano quelle della Valle di Fassa, delle Valli di Sole, Pejo e Rabbi. La zona con meno afflusso turistico sembrava essere quella relativa all’ambito del Lagorai - Valsugana Orientale e Tesino, la cui presenza turistica è concentrata peraltro nelle seconde case.

I motivi principali che spingono i turisti in Trentino sono differenziati a seconda della stagione scelta. L’ospite estivo ceca prevalentemente la montagna, apprezza le bellezze dell’ambiente e il clima; il turista invernale è più sportivo, predilige le piste da sci e gli impianti di risalita.

Il flusso turistico si ripercuote in maniera determinante sulla quantità di rifiuti prodotti. Nel 2002 circa il 13% dei rifiuti totali prodotti nella Provincia di Trento erano riconducibili ai turisti., con una certa disomogeneità fra i vari comprensori: si arriva al 54% in Valle di Fassa, 40% in Valle di Sole e solo al 5% in Bassa Valsugana e Tesino.

Si stima che i consumi di energia legati al turismo (circa 27 milioni di presenze nel 2000, 4 milioni di arrivi) siano pari ad oltre il 10% dei consumi provinciali per usi civili.

Uno dei maggiori impatti dovuti all’afflusso turistico è sicuramente correlato con l’aumento del traffico sulle strade trentine, accentuato negli ultimi anni anche dalla progressiva riduzione del numero medio di giornate di permanenza. Questo passaggio da un modo tradizionale di vacanza stanziale ad un nuovo tipo di turismo caratterizzato da una maggior mobilità sul territorio, comporta inevitabilmente un incremento degli impatti ambientali (aumento del traffico, dell’inquinamento, del rumore).

Un‘ulteriore problematica che investe in vario modo tutte le zone del trentino è quella legata allo sviluppo del fenomeno delle seconde case: secondo dati del Servizio Statistica della PATN, nel 2008 le seconde case ammontavano a 44.978, per un totale di 199.821 posti letto, mentre gli alloggi privati erano 24.945, corrispondenti a 113.806 posti letto, ovvero più del 60% del totale provinciale. La diffusione sul territorio di

residente). Questa limitazione vale in particolare nel settore dell’offerta extra-alberghiera non imprenditoriale (alloggi privati e seconde case). La necessità di una limitazione trova conforto anche nelle tendenze espresse dalla domanda (forte incremento del numero dei viaggi, notevole riduzione della permanenza media e conseguente maggiore richiesta di pernottamenti negli esercizi ricettivi alberghieri). Il turismo inoltre genera impatti sulla società che lo ospita. Come è già stato accennato, i rapporti tra turisti e visitatori variano a seconda dello stadio del ciclo di vita del “prodotto turismo”, accentuando in un certo senso le problematiche con il passare del tempo e con l’affermarsi e lo strutturarsi dell’attività turistica.

Secondo Moroder (2000), “lo scopo del turismo nelle Alpi deve essere quello di creare,

direttamente o indirettamente, lavoro, e quindi contribuire a garantire le necessarie condizioni economiche per la popolazione che vive, o decide di andare a vivere, nell’area interessata.” In virtù di questa affermazione, il turismo sulle Alpi, per essere

socialmente sostenibile, dovrebbe cercare di autolimitarsi, valutando quale quota del fatturato turistico rimane in loco e quanto invece deve essere speso per sostenere i costi intermedi di importazione, defluendo così fuori dalla regione interessata. Sempre secondo Moroder, “nelle stazioni turistiche con un alto rapporto turista/residente si ha la

netta impressione che il turismo abbia soprattutto lo scopo di produrre un alto volume di affari, di cui però solo una piccola parte va effettivamente a beneficio della popolazione locale”. Senza contare il fatto che le strutture devono essere adeguate per i periodi di

massimo afflusso, rimanendo poi vuote per gran parte dell’anno, senza apportare beneficio alla popolazione locale. Un’alternativa potrebbe essere rappresentata dalla creazione di reti locali di produttori di beni o servizi, in modo da favorire le ricadute economiche sul territorio.

Secondo Loretan, “una contraddizione del turismo consiste, non per ultimo, nel fatto che

esso, quale motore del progresso, produce trasformazioni nella struttura economica, sociale e del paesaggio, ma nello stesso tempo vorrebbe far tornare indietro la ruota della storia. La pubblicità cerca di attrarre gli ospiti con le immagini del passato. Un mondo museale che poi raramente corrisponde alla realtà. La tradizione viene ridotta ad elemento di una logora scenografia.”

Camanni sottolinea più volte nel suo saggio come la cultura alpina non tragga giovamento dalla museificazione, ma viceversa dallo scambio creativo con la pianura e la città.

Queste soluzioni, tuttavia, non saranno sufficienti ad invertire il fenomeno della fuga dalle zone periferiche, ma è probabile che “aumenterà sempre più in futuro il numero di

chi, disilluso dalla vita urbana, sceglierà di abitare sulle Alpi inventando un nuovo modello di vita. Montanari non per nascita, ma per vocazione. (…) perché vivere sulle Alpi nel terzo millennio sarà anche una questione estetica ed una scelta di stile.”

Trattando di compatibilità ambientale delle attività turistiche in Trentino non si può tuttavia non evidenziare che lo sviluppo turistico può costituire un’opportunità del punto di vista ecologico, poiché implica un’attenzione verso le risorse naturali che altri tipi di destinazioni economiche non consentono (oltre a rappresentare un potente strumento per l’informazione e la sensibilizzazione dei visitatori su alcune tematiche di interesse ambientale). Lo sviluppo turistico montano ha come precondizione l’integrità ambientale del territorio. Quindi, se finora sono stati evidenziati soprattutto i motivi di conflitto tra turismo e ambiente (inteso in senso lato, anche come contesto culturale), non bisogna dimenticare che, presumibilmente, la fruizione turistica del territorio ha finito per preservare ampie zone del territorio della PATN da utilizzi alternativi e ha consentito alle valli trentine di arginare il fenomeno dello spopolamento che ha caratterizzato in modo

molto più diffuso intere zone delle Alpi Occidentali. L’abbandono di territori già profondamente segnati dal secolare intervento dell’uomo produce conseguenze negative sull’ambiente, che fatica, in tali circostanze, a recuperare un soddisfacente equilibrio ecologico. (V Rapporto dullo stato dell’ambiente nella PATN, 2003).