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GLI IMPATTI SULLE ZONE COSTIERE E I FATTORI DI CAMBIAMENTO E DEGRADO

1. LA DEFINIZIONE DI ZONA COSTIERA

1.3 GLI IMPATTI SULLE ZONE COSTIERE E I FATTORI DI CAMBIAMENTO E DEGRADO

Come detto sopra, l’ambiente costiero supporta molti habitat

diversi e produttivi. Questi habitat includono sia ecosistemi

naturali, sia ecosistemi non-naturali quali settori economici e

importanti centri urbani. Di conseguenza, non solo l’ambiente

naturale costiero, ma anche gli insediamenti e le infrastrutture

sono esposti a fattori di cambiamento e degrado indotti dalla

presenza dell’uomo, ma anche a rischi naturali, collegati ai

cambiamenti climatici, di grande rilievo come tempeste, le onde

d’ordine ambientale per la salute e il benessere; 4. sfruttare al massimo i vantaggi della legislazione dell’Unione in materia di ambiente migliorandone l’applicazione; 5. migliorare le basi cognitive e scientifiche della politica ambientale dell’Unione; 6. garantire investimenti a sostegno delle politiche in materia di ambiente e clima e tener conto delle esternalità ambientali; 7. migliorare l’integrazione ambientale e la coerenza delle politiche; 8. migliorare la sostenibilità delle città dell’Unione; 9. aumentare l’efficacia dell’azione unionale nell’affrontare le sfide ambientali e climatiche a livello internazionale. Il Programma individua inoltre anche tre obiettivi tematici, correlati tra loro e da perseguire parallelamente: proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell'Unione; trasformare l'Unione in un'economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell'impiego delle risorse, verde e competitiva; proteggere i cittadini dell'Unione da pressioni e rischi d'ordine ambientale per la salute e il benessere.

Piera Pala

I Contratti di Costa quali strumenti innovativi di gestione integrata delle zone costiere

Tesi di Dottorato in Diritto ed Economia dei Sistemi Produttivi Università degli Studi di Sassari

associate, inondazioni, erosione della linea costiera ed

inquinamento delle acque.76

Per quanto riguarda le cause antropiche di cambiamento degli

habitat costieri, rilevano in particolare: la crescita della

popolazione, il cambiamento di destinazione del suolo e la

perdita di habitat, la pesca eccessiva e i metodi di pesca

distruttivi, la pesca illegale, le specie invasive, l’eutrofizzazione,

76 Nel 2001 la Commissione Europea, nel documento “L’UE e le zone

costiere”, enunciava come per secoli le zone costiere europee abbiano dovuto subire le conseguenze di politiche incaute e interventi frammentari e affermava che per evitare l’aggravarsi dei problemi, che affliggono le regioni costiere dell’Europa, sia necessario attuare una politica costiera coordinata a livello comunitario. Nel documento si precisa come quasi la metà della popolazione europea viva entro una fascia di 50 km dalla costa all’interno nella quale si concentrano le principali, e più redditizie, attività economiche quali il turismo, la pesca ed il trasporto marittimo. Tali attività contribuiscono, da un lato, ad incrementare l’economia dell’EU ma, dall’altro, provocano episodi di degrado ambientale da cui derivano inevitabili conseguenze negative a livello sociale ed economico. Lungo gli 89.000 Km di costa europea si registrano, infatti, sempre più frequenti episodi di abbassamento delle falde idriche con conseguente ingressione delle acque marine, di incremento dei fenomeni di erosione costiera, di riduzione delle risorse ittiche, di degrado della qualità dell’acqua e sempre più frequenti episodi di distruzione degli habitat naturali. A questi fenomeni devono essere aggiunti ulteriori problemi connessi all’intensificazione, negli ultimi decenni, di fenomeni di urbanizzazione “selvaggia” e di realizzazione di infrastrutture di trasporto senza alcuna pianificazione di tipo ambientale. In risposta a tali problematiche, la Commissione europea non si è limitata solamente ad adottare provvedimenti intesi a migliorare le politiche comunitarie, che influenzano le zone costiere, ma ha anche esortato gli Stati membri ad attuare strategie nazionali di gestione integrata delle zone costiere. La Commissione ha inoltre sottolineato l’importanza, e la necessità, che vi siano delle azioni congiunte tra Stati confinanti che si affaccino su di uno stesso mare per fare in modo che le loro politiche nazionali, sulla gestione delle zone costiere, collimino anziché contrastarsi.

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l’inquinamento, il cambiamento tecnologico, la globalizzazione,

l'aumento della domanda di cibo e il cambiamento delle

preferenze alimentari.

Gli habitat marini e costieri sono stati degradati o trasformati,

principalmente a causa di impatti antropogenici: essi sono stati

colpiti dal cambiamento della destinazione del suolo, in

particolare a fini urbanistici e agricoli, e dalla perdita di habitat,

con gravi impatti negativi sugli ecosistemi e sulle specie.77

Lo sovrasfruttamento delle risorse ittiche e l’applicazione di

metodi di pesca distruttivi, come alcune forme di pesca a

strascico, ed il dragaggio, hanno modificato e talvolta distrutto gli

ecosistemi marino costieri, alterando, talvolta in maniera

irreversibile, le interazioni trofiche, e di altro tipo, tra gli

ecosistemi.78 Anche la pratica dell'acquacoltura ha prodotto gravi

impatti ambientali, che si traducono in perdita di habitat,

salinizzazione dei terreni adiacenti, rilascio di effluenti nelle

77 United Nations Environmental Programme, A synthesis report based on

the findings of the Millennium Ecosystem Assessment, cit., p. 2

78 United Nations Environmental Programme, A synthesis report based on

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acque circostanti, e diffusione di malattie infettive nelle

popolazioni di pesci selvatici.79

Le specie invasive rappresentano un fattore di cambiamento

degli ecosistemi nelle zone marine e costiere sempre più

incisivo.80 Per di più, l'aumento del carico di nutrienti derivante

dal dilavamento agricolo, dai liquami e dalla combustione di

combustibili fossili sta causando una diffusa eutrofizzazione degli

ecosistemi costieri e marini. Per esempio, questo inquinamento

stimola la crescita delle alghe e riduce la qualità della luce nella

colonna d'acqua, portando ad una diminuzione dell'ossigeno, che

riduce la capacità di altri organismi marini di persistere.81

Il cambiamento climatico sta diventando sempre più una delle

cause dominanti del cambiamento in habitat vulnerabili come le

zone umide costiere, che sono particolarmente a rischio a causa

dei conseguenti innalzamenti del livello del mare e dei maggiori

eventi temporaleschi.

79 United Nations Environmental Programme, A synthesis report based on

the findings of the Millennium Ecosystem Assessment, cit, p. 2

80 Una delle principali fonti di introduzione marina di specie non indigene è il

rilascio di acqua di zavorra dalle navi

81 United Nations Environmental Programme, A synthesis report based on

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Acconto a queste cause dirette di cambiamento e degrado degli

ecosistemi marino-costieri, ne sono stati individuati altri che

agiscono in via indiretta e ricomprendono: il cambiamento

tecnologico, che contribuisce allo sfruttamento eccessivo degli

stock ittici; il cambiamento delle preferenze alimentari e la

globalizzazione, con alcuni prodotti marini che diventano un cibo

di lusso, spingendo la domanda e i prezzi del pesce; la pesca

illegale, che contribuisce anche al sovrasfruttamento ed è dovuta

in particolare alla mancanza di sorveglianza, applicazione e

monitoraggio. Incidono in via indiretta anche gli sviluppi

demografici nelle zone costiere, che determinano cambiamenti

negli ecosistemi, con una densità di popolazione costiera pari a

quasi tre volte quella delle zone interne. Benché rappresenti un

importante servizio ecosistemico, anche il turismo può avere un

impatto negativo sulle aree marine e costiere (si pensi ad

esempio alle persone che camminano sulle dune costiere).82

Anche i cambiamenti climatici costituiscono un rilevante fattore

di cambiamento e degrado degli ambienti costieri. Sul punto

82 United Nations Environmental Programme, A synthesis report based on

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occorre premettere che alcune caratteristiche naturali delle zone

costiere forniscono già di per se una significativa protezione

costiera. Si pensi alle barriere coralline, che rappresentano le

strutture di protezione costiera più estesa e robusta a livello

mondiale; la sabbia e la ghiaia; le spiagge, che fungono da

frangivento naturale; le dune costiere e la vegetazione costiera

che assorbono i venti e l’energia delle onde ritardando l’erosione

costiera.83 Benché queste funzioni contribuiscano al

mantenimento del sistema costiero, gli effetti dei cambiamenti

climatici sono sempre più dirompenti e devastanti: le spiagge

sabbiose si stanno ritraendo, il livello del mare si sta alzando, la

tendenza all’erosione è all’aumento, così come le inondazioni, la

temperatura dell’acqua superficiale sta aumentando e la qualità

dell’acqua superficiale e sotterranea sta cambiando. 84

83 A. Martini, Analisi di sostenibilità di politiche e programmi con riferimento

a specifici ambiti territoriali: le aree costiere nel contesto dei cambiamenti climatici, p. 52.

84 Agenzia Europea dell’Ambiente, Cambiamenti climatici e acqua — Oceani

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Nonostante ci siano enormi differenze regionali, le perdite sopra

descritte andranno a sommarsi a quelle provocate direttamente

dall’attività umana, con importanti impatti socio-economici.85

In risposta a tali problematiche, quindi, non solo si rende

opportuna l’adozione di provvedimenti intesi a migliorare le

politiche delle zone costiere, ma si rende necessario attuare

strategie nazionali di gestione integrata delle zone costiere,

anche in forma congiunta tra Stati confinanti che si affaccino su

di uno stesso mare per fare in modo che le loro politiche

nazionali, sulla gestione delle zone costiere, non entrino in

conflitto ma anzi amplifichino in senso positivo i risultati.

La ricerca che segue, quindi, si indirizzerà sullo studio dell’attuale

modello di gestione del demanio costiero nell’ordinamento

italiano al fine di dimostrane l’inadeguatezza rispetto agli

85Il Working Group II, Contribution to the Fourth Assessment, Report of the

Intergovernmental of Climate Change, UNEP, 2007, ha individuato tra i principali effetti socio-economici sulle zone costiere: la crescente perdita di terreni e habitat costieri; crescenti rischi di inondazioni e potenziali perdite di vite umane; danni alle infrastrutture costiere; crescente rischio di disastri; perdita di risorse rinnovabili e di subsidenza; perdite nei settori turistici, ricreazionali e trasporti; perdita non monetaria di valori e risorse culturali; impatti sull’agricoltura e acquacoltura attraverso il declino della qualità del suolo e dell’acqua.

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obiettivi di gestione integrata di cui al Protocollo relativo alla

Gestione Integrata delle Zone Costiere del Mediterraneo, per poi

dimostrare come le finalità di una siffatta governance siano

efficacemente attuabili e formalmente riassumibili nello

strumento giuridico del contratto di costa.

1.4 I TRADIZIONALI MODELLI AMMINISTRATIVI DI GESTIONE