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IMPRESE CON PIÙ DI 15 DIPENDENTI: COME SONO VARIATI GLI ORGANICI TRA IL 2008 E IL 2014

Nel documento XV RAPPORTO ANNUALE Luglio 2016 (pagine 66-72)

Con riferimento al periodo 2008-201444, l’osservazione dell’insieme delle imprese

più strutturate, al di sopra della soglia dei 15 dipendenti45, permette di cogliere

direzioni e intensità dei cambiamenti registrati negli anni della crisi46.

Tra gli estremi temporali della finestra considerata (Tavola 1.32) le imprese sono passate da 103,4mila a 91mila (-12%), gli occupati da 7 mln a 6,8 mln (-3%), la dimensione media è di conseguenza au mentata da 68 a 74 dipendenti. Il peso di questo sottoinsieme della struttura produttiva italiana sul totale del settore privato extra-agricolo si mantiene piuttosto stabile, pari a circa il 6% in termini di imprese e a poco meno del 50% dell’occupazione.

Tavola 1.32 IMPRESE CON OLTRE 15 DIPENDENTI, 2008 E 2014.

TRAIETTORIE EVOLUTIVE E DINAMICHE DELL’OCCUPAZIONE DIPENDENTE Imprese

Dipendenti

2008 2014 2014-2008Variazione

Condizione nel 2014:

Cessate 33.614 1.840.779 0 -1.840.779 Scese sotto la soglia 15 dip. 14.433 397.711 (141.710) -397.711

Nate 21.249 0 1.169.310 1.169.310

Salite sopra la soglia di 15 dip. 14.449 (147.630) 396.208 396.208 Persistenti 55.379 4.763.172 5.216.264 453.092 di cui:

- in riduzione occupazionale 24.829 2.555.256 1.941.659 -613.597 - con occupazione stabile 3.380 102.349 102.349 0 - in crescita occupazionale 27.170 2.105.567 3.172.256 1.066.689 Totale 139.124 7.001.662 6.781.782 -219.880 Fonte: Inps

Per le imprese sopra i 15 dipendenti, quindi, il bilancio di sei anni di crisi è quantificabile in una ri duzione di poco meno di 220mila dipendenti. Ma la profondità dei mutamenti che hanno attraver sato il sistema produttivo rimane largamente celata se, staticamente, si limita il confronto ai due momenti iniziale e finale; essa appare invece chiaramente se si tiene conto delle traiettorie evolutive delle imprese sotto osservazione, ovvero se si considerano i cambiamenti che esse, singolarmente, hanno registrato dal punto di vista occupazionale (Figura 1.14). Infatti se consideriamo l’insieme delle 139.000 imprese con oltre 15 dipendenti presenti in almeno uno dei due estremi dell’intervallo tem-porale osservato, si distinguono tre gruppi principali:

44 - I dati utilizzati sono relativi agli organici aziendali nel mese di dicembre degli anni osservati.

45 - Volendo esplorare le dinamiche occupazionali a livello di singola impresa, la scelta di limitare l’attenzione alle unità sopra i 15 dipendenti risponde all’esigenza di ridurre, per quanto possibile, il “rumore informativo” che deriva dalle unità di minori dimensioni. In particolare si tenga presente che l’utilizzo, in questo contesto, di termini quali “imprese cessate” o “imprese nate” fa riferimento sempre alla presenza/assenza di lavoratori dipendenti, non all’evento giuridico della costituzione o chiusura di un’impresa: un’impresa qui definita come “cessata” in realtà potrebbe continuare ad operare ricorrendo solo al lavoro autonomo (del titolare) e, viceversa, un’impresa definita come “nata” potrebbe essere già operativa da molto tempo senza utilizzo di lavoro dipendente. È ovvio che, tanto più piccole sono le dimensioni aziendali osservate, tanto più frequenti saranno i casi di comparsa/scomparsa non riconducibili all’effettiva nati/mortalità d’impresa.

46 - Nel complesso sono state circa 170mila le imprese che nel periodo hanno superato, anche solo transitoriamente, la so glia dimensionale dei 15 dipendenti. L’analisi qui presentata esclude le 31.660 aziende che hanno rispettato tale criterio in uno degli anni interni alla finestra temporale considerata.

- le imprese “nate” (cioè, senza dipendenti nel 2008 e con più di 15 dipendenti nel 2014) e quelle “cessate” (con più di 15 dipendenti nel 2008 e senza dipendenti nel

2014)47. Si tratta complessivamente del 39% delle im prese analizzate, oltre 21.000

le nate e ben 33.600 le cessate; a esse fanno riferimento rispetti vamente 1,17 mln e 1,84 mln di dipendenti; in entrambi i casi la dimensione media risulta di circa 55 dipendenti. Un primo bilancio, che potremmo riferire approssimativamente alla “nati/ mortalità” d’impresa, risulta negativo per oltre 671mila dipendenti;

- le imprese che entrano o escono dalla soglia dimensionale osservata (si tratta di in entrambi i casi di circa 14mila imprese, nel complesso il 20% del totale) evidenziano una dimensione me dia di 27 dipendenti e generano movimenti occupazionali prossimi alle 400mila unità, i cui ef fetti tendono reciprocamente ad elidersi;

- l’insieme più consistente è formato dalle aziende che persistono sopra la soglia dei 15 dipen denti: si tratta di oltre 55mila imprese che nel periodo esaminato hanno aumentato i propri orga nici di 453.000 dipendenti. Dal punto di vista occupazionale il loro peso sul totale è passato dal 68% al 77% e le loro dimensioni medie da 86 a 94 dipendenti. All’interno di questo gruppo, tolto un numero esiguo di unità che hanno attraversato la crisi mantenendo stabile il proprio or ganico, si segnalano circa 25mila imprese che hanno contratto la propria base occupazionale con una perdita di 613.000 dipendenti e 27.000 imprese che, all’opposto, hanno generato oltre un milione di posizioni lavorative aggiuntive.

Se dunque l’intensità delle variazioni occupazionali registrate appare rilevante e riflette comporta menti delle imprese assai eterogenei, è utile esplorare ulteriormente la varietà dei percorsi di rea zione alla crisi sperimentati dal sistema produttivo nazionale con riferimento alla sua articolazione settoriale.

Figura 1.14 IMPRESE CON OLTRE 15 DIPENDENTI AL 2008 E AL 2014.

VARIAZIONE MEDIA DEI DIPENDENTI IN RELAZIONE ALLA CONDIZIONE DELLE IMPRESE AL 2014

nate (15%) salite di soglia (10%) persistenti in crescita (20%) persistenti stabili (2%) persistenti in riduzione (18%) scese di soglia (10%) cessate (24%)

Variazione media dei dipendenti per azienda

Numero di aziende 80 60 40 20 -20 -40 -60 -80 0 24% 10% 18% 2% 20% 10% 15% Fonte: Inps

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Figura 1.15 IMPRESE CON OLTRE 15 DIPENDENTI AL 2008 E AL 2014.

DISTRIBUZIONE (IN PERCENTILI) DELLE IMPRESE ORDINATE IN FUNZIONE DELLA VARIAZIONE % DEI DIPENDENTI TRA IL 2008 E IL 2014

-200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

Made in Italy Totale economia Metalmeccanico Totale economia

Altre Industrie Totale economia

Ingrosso e logistica Totale economia Costruzioni Totale economia

Servizi finanziari Totale economia Terziario avanzato Totale economia

Altri servizi Totale economia

Commercio al dettaglio e tempo libero Totale economia

Servizi alla persona collettivi e individuali Totale economia -200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 -200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 -200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 -200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 -200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 -200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 -200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 -200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 -200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 Fonte: Inps

La Figura 1.15 riporta, in relazione ai principali aggregati settoriali, la distribuzione (in percentili) delle aziende ordinate in funzione della variazione percentuale dell’occupazione registrata nel periodo esaminato; ciascun settore, rappresentato dagli istogrammi in rosso, è messo a confronto con il pro filo del totale economia (linea continua blu).

Il primo aspetto generale da mettere in luce è che, pur in presenza di pattern significativamente dif ferenziati, non esiste settore che non conosca la compresenza di processi di ridimensionamento e/o chiusura aziendale, da una parte, e di espansione dall’altra. Certamente, come vedremo, emergono differenze di rilievo tra settori ma la crisi inevitabilmente accentua fenomeni di selezione che, cer tamente non in maniera indolore, dischiudono opportunità di crescita anche nell’ambito di comparti generalmente considerati “tradizionali”, più esposti alla concorrenza internazionale o depressi dalla contrazione dei consumi interni.

L’industria si conferma l’ambito che ha maggiormente pagato le difficoltà del periodo, staccandosi dal profilo medio generale soprattutto nella parte sinistra dei grafici, ovvero in corrispondenza delle situazioni che descrivono significative contrazioni dell’occupazione. L’insieme delle industrie del made in Italy (dal sistema moda a quello legno-casa-arredo, dall’alimentare all’occhialeria) indivi dua il comparto manifatturiero con la maggiore diffusione di processi di riduzione occupazionale, come si può evincere dalla più elevata presenza di imprese cessate (disposte sul lato sinistro del gra fico, con una variazione negativa pari al 100%) o che mostrano variazioni occupazionali modeste: nel complesso rispetto al 2008 registra una flessione di 117mila unità, pari al -16%. Il settore me talmeccanico risulta seguire meglio il profilo generale, pur con intensità minore (sia in negativo che in positivo) confermando la reattività delle realtà industriali a maggiore contenuto tecnologico di fronte alla ridefinizione degli scenari competitivi internazionali in atto in questi anni: complessiva mente perde quasi 188mila dipendenti, -14% rispetto all’organico occupato al 2008. Le costruzioni si confermano il comparto che, strettamente legato alla domanda interna, ha maggiormente pagato le difficoltà del momento; la distribuzione delle imprese risulta decisamente polarizzata a sinistra per effetto dell’elevato numero di cessazioni, mentre la presenza di situazioni in forte crescita di mensionale appena sotto la linea media pare indicare la presenza di fenomeni di selezione tra im prese che hanno portato a favorire forme di concentrazione; il comparto edile ha ridotto di oltre un terzo (-36%) la propria consistenza occupazionale e segnato ben 120 mila dipendenti in meno ri spetto al 2008.

Nell’ambito dei servizi la situazione appare ancora più variegata, per quanto mediamente con se gnali di maggiore dinamicità e con solo due comparti in rosso, quelli dell’ingrosso-logistica (che segnala una caduta pari a quasi il 5%, circa 40mila dipendenti in meno) e dei servizi finanziari (17mila dipendenti in meno, -4% sul 2008). L’area del commercio-tempo libero, pur con una mag giore presenza di imprese contraddistinte da forti crescite occupazionali, ricalca il profilo medio di distribuzione delle aziende. Per una maggiore effervescenza si distinguono da un lato il terziario avanzato, che nel 2014 segnala 21mila dipendenti in più (+5%) e dall’altro gli altri servizi, che con 76mila dipendenti in più regi strano la variazione più significativa (+14%); in questo caso una maggiore incidenza di imprese molto dinamiche si accompagna ad una più elevata presenza di cessate, fenomeno che con ogni probabilità risente del ruolo giocato

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dalle imprese legate agli appalti di pulizia e di vigilanza che determinano una mobilità di personale da un’azienda all’altra in funzione dell’aggiudicazione degli appalti. Una crescita significativa si registra anche per le imprese dei servizi alla persona (70mila dipendenti, +11%), per effetto di una minore mortalità d’impresa.

Una rappresentazione di sintesi delle tendenze fin qui evidenziate, che permette anche

di scomporre temporalmente il periodo esaminato in due trienni48, consente di cogliere

al contempo la selettività e la persistenza della crisi con riferimento ai diversi settori produttivi (Figura 1.16).

Figura 1.16 IMPRESE CON OLTRE 15 DIPENDENTI AL 2008 E AL 2014.

CONTRIBUTO ALLA VARIAZIONE % DEI DIPENDENTI DEI DUE TRIENNI (2008-2011 E 2011-2014)

Costruzioni

Altre industrie Made in Italy

Metalmeccanico Estrattive Ingrosso e logistica Agricoltura Commercio Utilities

Servizi Finanziari

Servizi alla persona Terziario avanzato Altri servizi

-25,00% -20,00% -15,00% -10,00% -5,00% 0,00% 5,00% 10,00% -15,00% -10,00% -5,00% 0,00% 5,00% 10,00% Triennio 2008-2011 Triennio 2011-2014 Fonte: Inps

Tutto il comparto industriale è risultato pesantemente colpito, soprattutto negli anni di esordio della crisi. Si distinguono il metalmeccanico, che ha leggermente attenuato il tasso di caduta nel secondo triennio (passando da una flessione del 9% ad una del 5%), e il settore delle costruzioni, che ha in vece visto col tempo accentuarsi le difficoltà, arrivando a perdere nell’ultimo triennio oltre il 23% della propria base occupazionale dipendente. Con riferimento ai servizi presentano una persistente perdita di occupazione le attività finanziarie, pur in leggera attenuazione nell’ultimo triennio, e l’ingrosso-logistica, il cui andamento risulta strettamente associato a quello del manifatturiero; il terziario avanzato, dopo la leggera flessione nei primi anni di crisi, ha segnato un significativo re cupero.

Sul versante opposto, la tenuta registrata negli anni di avvio delle difficoltà congiunturali dalle atti vità del commercio-tempo libero, delle utilities e delle imprese legate alle attività agricole, si è con il tempo esaurita. E una tendenza simile, pur nel quadro di una perdurante espansione occupazio nale, si è registrata pure nel caso dei servizi alla persona e degli altri servizi.

48 - Per questa elaborazione sono state considerate tutte le imprese con più di 15 dipendenti in almeno uno degli anni com presi tra il 2008 e il 2014.

NON AUTOSUFFICIENTE IN ITALIA:

Nel documento XV RAPPORTO ANNUALE Luglio 2016 (pagine 66-72)