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L’inaugurazione delle “Mani per La Vida”, lo Sbaracco e altre forme di incontro

4.2 “La comunità si mobilita in difesa dei beni collettivi”: l’ingresso sul campo

4.3 Le assemblee pubbliche

4.3.2 L’inaugurazione delle “Mani per La Vida”, lo Sbaracco e altre forme di incontro

Il 19 maggio 2018 è la data dell’inaugurazione della prima opera d’arte collettiva a nome de La Vida: si tratta di una riproposizione in dimensioni decisamente inferiori delle mani di Lorenzo Quinn,

installazione che a suo tempo ha trovato posto sulla facciata di Ca’ Sagredo, direttamente affacciata sul Canal Grande, in occasione della Biennale d’Arte, con l’intento di sensibilizzare il pubblico sulle precarie condizioni di Venezia.

L’opera è stata realizzata a partire da sabato 12 maggio, direttamente in Campo, da gran parte dei Vidani e da chiunque volesse contribuire, in parte negli spazi del gazebo ed in parte in quelli forniti dell’associazione About. L’idea è stata proposta inizialmente in assemblea, per manifestare contro la “rapidità” con cui le istituzioni avevano concesso i permessi per esporre le Mani direttamente in Canal Grande, a differenza del silenzio e delle lungaggini burocratiche e legali che hanno caratterizzato la vendita non solo de La Vida ma anche di altre importanti parti della citta:

Non si tratta solo di prendere in prestito un’opera che ha fatto scalpore, c’è anche altro, perché per

la cartapesta abbiamo utilizzato tutti articoli di giornale che parlavano de La Vida.

(diario di campo 19 maggio) E’ un aspetto questo fortemente simbolico: le mani che sorreggono la Vida sono fatte allo stesso tempo dello stesso materiale, seppur intangibile.

L’inaugurazione è stata preceduta da un fitto scambio di mail e di volantinaggio in cui, come nella più classica delle inaugurazioni per una mostra d’arte o per una galleria, si richiedeva un dress code da sera. Si tratta di una risposta ironica alle autorità e alle istituzioni.

Come le mani di Quinn vogliono dire che ci si deve prender cura di Venezia, così queste vogliono dire sia che ci si deve prendere cura de La Vida ma anche che si devono tenere giù le mani dei privati da questi spazi.

(diario di campo 19 maggio 2018)

Come richiesto dai Vidani, molti dei partecipanti si sono presentati in abito da sera. Tutta

l’inaugurazione si svolge come se si trattasse di una occasione ufficiale, con tanto di taglio del nastro, ma in un clima più informale, disteso e di soddisfazione per aver portato a termine un lavoro che nei giorni successivi riceverà un’eco importante sia sui social network che sulla stampa locale. Le “Mani per la Vida” sono state poste su uno degli angoli più esposti del Palazzo, di modo che chi provenga sia

dal Campo sia dalla zona retrostante non possa non notarle.

Sono delle mani che lasciamo qui ma che speriamo presto vengano tolte, metaforicamente.

(diario di campo 19 maggio 2018)

In occasione dell’inaugurazione, si è provveduto alla stampa di un volantino, ad opera del fumettista veneziano impegnato da anni nel sociale Claudio Calia, che informa sulle motivazioni questo atto e la differente tempistica di risposte da parte delle istituzioni sulla questione La Vida rispetto a quella delle “Mani” di Quinn.

Durante la stessa inaugurazione ho avuto luogo uno dei frequenti “Sbaracchi”, ovvero la possibilità di barattare i propri oggetti, abiti etc con quelli raccolti nei mesi dai Vidani. Lo Sbaracco avviene in Campo davanti al Gazebo, vengono portati fuori due appendiabiti colmi di vestiti da uomo, donna e bambino, giochi da tavolo, fumetti e libri di ogni genere che chiunque può prendere lasciando in cambio qualcosa o, se non si ha nulla da portare, per una offerta libera nella cassa che viene usata per sostenere in parte le spese legali legate al processo a carico di sei degli occupanti o per le attività in corso.

“è un modo anche questo di vivere la città in maniera più normale, riutilizzando delle cose che per esempio a me non servono più ma che non sono da buttare. Qui ormai è una città mordi e fuggi in cui si consuma e si butta via”

(diario di campo 19 maggio 2018)

Quella dello Sbaracco una pratica che ha una doppia valenza: da un lato, chi non può o non vuole lasciare oggetti in cambio di quelli che vuole prendere può contribuire con una offerta libera nella cassa che viene utilizzata per le spese legali o per provvedere all’acquisto di materiali, cibo e bevande per le serate; dall’altro lato è un metodo rapido e comunitario per limitare l’ingombro per oggetti all’interno del Gazebo. Al mio arrivo, infatti, il Gazebo era stato colmato di tutto ciò che era stato nel tempo portato all’interno del palazzo, e lo spazio per muovervisi all’interno era ridotto al minimo indispensabile.

Allo Sbaracco può partecipare chiunque, contribuendo come può: ho avuto modo di vedere madri scegliere abiti o fumetti per i propri figli, anziani alla ricerca di libri, ragazzi intenti a scartabellare tra i molti dischi a disposizione. Si tratta dell’opportunità di restituire una seconda vita a ciò che qualcuno ha deciso di non utilizzare più, in un parallelo con quanto successo al Palazzo: barattarlo coi cittadini, e

non con i privati, per restituirgli nuova linfa.

Lo Sbaracco di solito si accompagna all’iniziativa dei “Fumetti per La Vida”, un momento molto simile, di scambio e compravendita relativo però ai soli fumetti. Quello dei fumetti e dell’arte del fumetto è uno strumento particolarmente sfruttato dai Vidani anche in ottica di “storytelling”:

affidandosi ad un fumettista come Claudio Calia, hanno creato delle spillette (in collaborazione e con l’apporto dell’Associazione Doppiofondo la quale si occupa di stampa e serigrafia a pochi passi di distanza dal Palazzo) acquistabili presso il gazebo, che rappresentano il Palazzo in maniera stilizzata, con il Leone di San Marco disteso su di esso come a volerlo proteggere.

Queste occasioni di incontro tra la gente del posto, dalle parole dei partecipanti, sono l’ultimo modo che si ha di vivere ancora la città per quello che dovrebbe essere: un luogo di relazioni, un fitto tessuto sociale in cui si ordiscono le storie di madri, figli, famiglie.