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dell’inclusione scolastica e sociale

3.1.2. Index for Inclusion e Universal Design for Learning come modelli inclus

La prospettiva inclusiva, riferendosi a tutti gli alunni e non solo a quelli con deficit o in situazione di disabilità, si pone l‟obiettivo di trasformare le culture e le pratiche all‟interno delle scuole al fine di garantire pari opportunità a tutti e a ciascuno, nel pieno riconoscimento e nell‟efficace valorizzazione delle differenze-diversità533 mediante l‟individuazione e il potenziamento delle strategie didattiche-organizzativo enunciate nei concetti chiave dell‟Index for Inclusion534, il più conosciuto degli “strumenti” inclusivi. Il concetto di educazione inclusiva viene interpretato dall‟Index in relazione al processo di cambiamento del sistema educativo e scolastico ordinario al fine di trasformarlo in una

http://docs.wixstatic.com/ugd/2426da_852950627564484b9f3bd782eef56be4.pdf

531 Pavone M. (2018), «Editoriale. Disabilità e inclusione a scuola. Letture possibili», L‟integrazione

scolastica e sociale, 17 (3), pp. 333-337.

532 Mura A. (2017), L‟insegnante inclusivo: profilo e percorso formativo, Convegno Sipes, Milano. 533

Vedasi: Norwich B. (2008), Dilemmas of Difference, Inclusion and Disability, Routledge, London.

534 Vedasi: Booth T., Ainscow M. (2014), Il nuovo Index per l‟inclusione. Percorsi di apprendimento e

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comunità di apprendimento per tutti gli alunni, inclusi quelli a rischio di inclusione. L‟Index sostiene un processo di trasformazione del sistema educativo mediante un cambiamento strutturale del sistema scolastico ordinario includendo sia i valori e le teorie fondanti, sia le politiche, sia le pratiche scolastiche in esso utilizzate535. Il passaggio dalla fornitura di risorse aggiuntive all‟analisi dei fattori d‟influenza interni al sistema scuola, indicato dall‟Index, tende a rispondere alle esigenze del maggior numero di alunni a rischio di esclusione536. Come significativo studio relativo all‟evoluzione dei processi inclusivi, l‟Index sostiene con fermezza la definizione di ostacoli all‟apprendimento e alla partecipazione. Nello specifico, la rimozione degli ostacoli e delle barriere e la promozione dei processi di apprendimento e della partecipazione, la mobilitazione delle risorse per sostenere l‟inclusione delle diversità vengono posti dialetticamente a confronto con l‟innovativo concetto di “bisogno educativo speciale” evitandone una lettura svalorizzante, simile ad un‟etichettatura diagnostica ed la conseguente implicita riduzione delle attese educative nei confronti degli alunni con «BES». Se il punto di partenza sono i limiti e le difficoltà risulta problematico sviluppare le potenzialità di ogni soggetto e tenerne presente la grande ricchezza. Lo stile di pensiero basato sull‟etichettamento diviene, a sua volta, maggiore ostacolo rispetto alla possibilità di comprendere le difficoltà che tutti gli alunni trovano inevitabilmente lungo il percorso scolastico. Secondo l‟approccio sistemico promosso dall‟Index, il focus dell‟intervento educativo non è più rappresentato esclusivamente dall‟alunno con difficoltà di apprendimento e/o con deficit, ma è rivolto alla scuola e al tipo di interventi individuali e strutturali, capaci di sostenere l‟istituzione nel rispondere alle differenze e alle diversità. Ponendo l‟attenzione ai limiti dei contesti piuttosto che a quelli delle persone, l‟Index favorisce l‟inclusione scolastica mediante modalità flessibili nelle dimensioni delle politiche, delle pratiche e delle culture grazie alla partecipazione di tutti gli attori della comunità educativa. Sviluppare pratiche inclusive significa, quindi, realizzare interventi che riflettono inevitabilmente le culture le politiche dell‟inclusione mediante una pluralità di aspetti, in primis, la valorizzazione delle risorse umane e materiali della scuola e delle

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Vedasi: Ainscow M., Booth T., Dyson A. (2006), Improving schools, developing inclusion, Routledge, London-New York.

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Vedasi: De Angelis B. (2017), L‟azione didattica come prevenzione dell‟esclusione. Un cantiere aperto

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esperienze educative degli alunni, sia scolastiche che extrascolastiche, oltre alla promozione della dimensione collegiale e del suo rapporto con il territorio e con i protagonisti dei contesti educativi. L‟Index è, quindi, uno strumento ideato per poter offrire un vasto spettro di indicatori, sia di tipo quantitativo che qualitativo, relativamente alla costruzione e valutazione degli ambiti di vita scolastica e sociale inclusivi in vista del miglioramento dell‟efficacia della scuola. Elaborato nel 2000 dal Centre for Studies on Inclusive Education di T. Booth e M. Ainscow, distribuito gratuitamente in tutta l‟Inghilterra, l‟Index537, rappresenta la proposta teorico-pratica di idee, strategie, materiali ideati per accompagnare le scuole nel processo di autovalutazione dell‟efficacia dei contesti di apprendimento (classi, spazi di gioco, uffici del personale, ecc...) e nel loro cammino in progress verso l‟inclusione. L‟obiettivo prioritario è quello di consentire la crescita illimitata dei livelli di partecipaione, di apprendimento, di comunicazione, di appartenenza e di partecipazione di tutti grazie all‟accompagnamento competente dei protagonisti della vita della scuola, comprese le famiglie, allo scopo di promuovere prospettive e contesti di sviluppo dei valori scolastici e sociali inclusivi rispettosi della diversità (considerata come risorsa e non più come problema da risolvere). Di fondamentale rilievo all‟interno dell‟Index assumono i concetti di accessibilità ai luoghi, alle relazioni e alle comunicazioni, di sostenibilità, di diritto di cittadinanza e di appartenenza declinando un orizzonte che possa garantire la migliore educazione possibile. Adottando il modello sociale della disabilità, l‟Index propone l‟utilizzo del concetto di “ostacoli all‟apprendimento e alla partecipazione” come elementi strettamente correlati alla comprensione e alla valorizzazione dei “bisogni educativi speciali”, al fine di focalizzare l‟attenzione sulle dinamiche comunicative, di socializzazione relative ai percorsi inclusivi tra alunno e contesto comunitario, anziché sul funzionamento individuale. T. Booth e M. Ainscow sostengono fermamente che l‟inclusione

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L‟Index for Inclusion, strumento a diffusione internazionale per la progettazione inclusiva nelle scuole, è il prodotto di una ricerca-azione condotta da T. Booth e M. Ainscow in 22 scuole della Gran Bretagna con l‟obiettivo di sviluppare set di materiali a sostegno del processo di sviluppo dell‟inclusione. Nel corso degli anni l‟Index è stato tradotto in 35 lingue in tutto il mondo (la versione italiana è disponibile dal 2008) ed utilizzato in numerosi Paesi sia del Nord che del Sud del mondo.

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«non riguarda solo gli alunni disabili, ma investe ogni forma di esclusione che può avere origine da differenze culturali, etniche, socioeconomiche, di genere e sessuali»538.

L‟Index non si limita a identificare gli aspetti critici dell‟istituzione scolastica riferiti all‟inclusione, ma orienta il corpo docente ad elaborare un piano di miglioramento progettuale utilizzando processi di autovalutazione rivolti a monitorare il livello di qualità dell‟inclusione e, quindi, a far emergere culture e buone pratiche in grado di ridefinire l‟organizzazione del contesto scolastico e sociale territoriale attivando, anche, specifici progetti didattici inclusivi. Gli indicatori contenuti nell‟Index sono rappresentati da domande che si sviluppano attorno a tre dimensioni interconnesse: la cultura inclusiva (i valori ed il clima relazionale della scuola), le politiche inclusive (gli aspetti organizzativi legati all‟accessibilità della scuola) e le pratiche inclusive (processi di apprendimento- insegnamento, risorse, curricoli). La strutturata raccolta di indicatori relativi all‟inclusione, previsti dall‟Index, lo rende uno strumento particolarmente flessibile nell‟adattarli e/o modificarli in funzione delle diverse tipologie di scuole e alla progettazione educativo-didattica realizzata in ottica autovalutativa. Le domande formulate sottoforma di indicatori consentono una dettagliata analisi dei molteplici aspetti che definiscono l‟inclusione quale complesso percorso di pianificazione e messa in atto delle decisioni progettuali atte a ridurre le barriere all‟apprendimento cognitivo, affettivo, sociale e relazionale allo scopo di promuovere la piena partecipazione di tutti, rivolgendo l‟attenzione all‟intero contesto educativo, coinvolgendo e sollecitando la globalità degli alunni che ne fanno parte in nome del superamento di logiche separatiste “speciali”. F. Dovigo osserva giustamente che l‟Index

«vede la differenza non solo come unicità, ma anche come intersoggettività, curiosità per l‟altro, coinvolgimento. In quanto tale si focalizza su obiettivi e azioni specifiche, ma ha anche sempre presente che l‟inclusione non è un contenuto, ma un processo che non può avere fine. La qualità di tale processo si basa sulla capacità di coltivare una partecipazione effettiva, mediante una ricerca attiva delle diverse voci che possono

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Booth T., Ainscow M. (2008), L‟index per l‟inclusione. Promuovere l‟apprendimento e la

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contribuire allo sviluppo in senso democratico della scuola, e specialmente di quelle che appartengono a coloro che hanno più difficoltà a essere ascoltati»539.

L‟idea di sostegno alla diversità come condizione essenziale per la realizzazione dell‟inclusione, sostenuta in modo incisivo dall‟Index, prevede che i docenti, curricolari e specializzati, siano responsabili dell‟intervento educativo a beneficio di tutti e di ciascuno, avvalendosi di pratiche didattico-organizzative e relazionali flessibili e multidimensionali. L‟Index, nel promuovere l‟educazione inclusiva legata alla prospettiva di comunità, assume come elemento fondante dello sviluppo della scuola, la piena partecipazione di tutti i suoi protagonisti e la necessità di rimuovere gli ostacoli che ne impediscono l‟effettiva attuazione, contrastando i fenomeni di marginalizzazione e di esclusione culturale e sociale. Un contesto scolastico ricco e flessibile è in grado, quindi, di accogliere e valorizzare le differenze di cui gli alunni sono portatori moltiplicando le loro opportunità di scelta, al fine di realizzare una salda e produttiva partecipazione, quale basilare elemento del democratico processo di empowerment rappresentato dall‟inclusione stessa. Nella pratica educativa risulta rilevante l‟utilizzo dell‟Index nelle varie fasi del processo ciclico della progettazione educativo-didattica in prospettiva inclusiva: dalla definizione di specifiche strategie educative, alle valutazioni sul campo della loro efficacia ed efficienza sulla base di un processo di ricerca, oppure sull‟Evidence Based540. Secondo l‟approccio inclusivo la partecipazione, la comunità e l‟equità nelle pratiche educative non rappresentano concetti astratti, ma principi-guida nelle pratiche scolastiche e curricolari a sostegno di un impegno ininterrotto per lo sviluppo delle migliori strategie idoenee a rispondere alle diversità degli alunni con disabilità e/o con «BES». L‟ottica inclusiva proposta dall‟Index richiede di identificare gli ostacoli presenti nelle pratiche educative, di ridurre e/o abbattere le barriere che ne impediscono l‟apprendimento e la partecipazione per mobilitare opportune e adeguate risorse organizzando un autentico sostegno inclusivo alle diversità. L‟inclusione, secondo gli autori dell‟Index,

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Dovigo F. (2017), Pedagogia e didattica per realizzare l‟inclusione. Guida all‟Index, Carocci, Roma, p. 122.

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Vedasi: Calvani A. (2013), «Evidence Based (Informed?) Education: neopositivismo ingenuo o opportunità epistemologica», Form@re, 13 (2), pp. 91-101; Vivanet G. (2015), Evidence based education.

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«è un approccio basato sui principi per lo sviluppo dell‟educazione e della società, connesso alla partecipazione democratica entro e oltre l‟educazione. Non si tratta di un aspetto dell‟educazione che riguarda un particolare gruppo di alunni, ma di una proposta che mira piuttosto a dare coerenza all‟espansione di attività generalmente collocate in aree separate, in modo da stimolare l‟apprendimento e la partecipazione di tutti: alunni, famiglie, personale, dirigenti e altri membri della comunità»541.

L‟innovazione, il cambiamento organizzativo e pedagogico promosso dall‟Index a favore dello sviluppo dell‟idea di scuola e di comunità inserite in una cornice di valori inclusivi prende forma in progetti, esperienze e buone prassi integrati ai processi già attivi nelle scuole, in modo da alimentare una più ampia e migliore idea di inclusione. Il progetto Index in tour542, realizzato nel 2015, rappresenta un esempio significativo di intervento inclusivo sostenibile verso realtà scolastiche “difficili” rendendo possibile la loro trasformazione basata sull‟apprendimento di qualità, sulla partecipazione attiva e sulla creazione di luoghi educativi in grado di garantire autentica promozione e valorizzazione dei “bisogni educativi speciali” e non di tutti e di ciascuno. I processi inclusivi, orientati a superare penalizzanti situazioni nei confronti degli alunni con disabilità mediante la promozione di un‟educazione democratica a servizio di tutti, tendono a valorizzare ogni diversità presente nel gruppo-classe spostando l‟attenzione, l‟azione dagli allievi con «BES» al complesso degli alunni inteso come insieme di diverse abilità. I processi inclusivi non si risolvono certamente nell‟inserimento degli alunni con disabilità nei comuni percorsi scolastici successivamente all‟abolizione delle classi speciali ma, superando il concetto delle etichette diagnostiche attribuite alla persona, interpretano le difficoltà come ostacoli all‟apprendimento e alla partecipazione, anziché come problema del singolo individuo. Tale cambiamento di prospettiva assume un rilievo particolarmente importante, in quanto la condizione di disabilità rappresenta un prodotto storico-culturale

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Booth T., Ainscow M. (2014), Il nuovo Index per l‟inclusione. Percorsi di apprendimento e

partecipazione a scuola, op. cit., p. 47.

542 Frutto della collaborazione tra l‟Università di Bergamo e l‟organizzazione WeWorld, il progetto Index in

tour, rivolto alle scuole collocate in aree particolarmente svantaggiate a rischio di dispersione scolastica,

mira a diffondere il nuovo Index per l‟inclusione quale strumento di lavoro che sostiene l‟istruzione come bene appartenente a tutta la comunità. Vedasi: Dovigo F., Pietrocarlo A. (2017), «L‟uso dell‟Index in un Istituto Comprensivo di Afragola (NA). Lavorare in contesti educativi difficili: Index in tour e dispersione scolastica», in H. Demo, Applicare l‟Index per l‟inclusione. Strategie di utilizzo e buone pratiche nella

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dei micro e macro contesti socio-culturali nei quali la scuola opera, mentre la nozione di ostacoli all‟apprendimento e alla partecipazione consente di ampliare decisamente la riflessione sul rapporto esistente tra diversità e inclusione. Se si assume, quindi, che il problema da affrontare sono le pressioni che tendono ad escludere alcuni alunni dai percorsi di apprendimento e dalla piena partecipazione, appare evidente il rischio della loro marginalizzazione all‟interno di contesti educativi rigidi e fortemente competitivi. L‟idea di un mondo e di una scuola senza barriere ed ostacoli in grado di creare contesti facilitanti dove esistono competenze, organizzazione, flessibilità, collegialità, capacità di lavoro comune è fonte di ispirazione al cambiamento sostenuta anche dal contributo offerto dall‟Universal Design (UD). Secondo l‟architetto R.L. Mace del North Carolina State University, che nel 1985 ha coniato il termine Universal Design (Design for all)543, il design universale non rappresenta una disciplina che realizza “oggetti ad hoc” per persone con speciali e specifiche esigenze ma, piuttosto, realizza “prodotti” adatti ad un‟ampia gamma di individui544. Nei primi anni del 1990, il Centro di Tecnologie Speciali Applicate (CAST)545 realizzò che il concetto di design universale conteneva elementi capaci di affrontare la sfida destinata a realizzare un‟educazione valida per tutti mediante concreti criteri attuativi in grado di guidare la pratica degli insegnanti verso un radicale cambiamento dei sistemi educativi546. Inizialmente, gli sforzi dei ricercatori dell‟UD si erano concentrati soprattutto intorno allo sviluppo di tecnologia assistita, strumenti compensativi e software in grado di permettere agli alunni con disabilità di

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Nel 1997 l‟Universal Design si è ulteriormente definito attraverso la formulazione dei 7 principi fondamentali sviluppati dal Centre for Universal Design, da tecnici e progettisti specializzati in materia. I sette punti si pongono come orientamenti e suggerimenti a cui attenersi per realizzare una progettazione accessibile, uguale per tutti e sicura. 1. Equità – uso equo: utilizzabile da chiunque; 2. Flessibilità – uso flessibile: si adatta a diverse abilità; 3. Semplicità – uso semplice ed intuitivo: l‟uso è facile da capire; 4. Percettibilità: il trasmettere le effettive informazioni sensoriali; 5. Tolleranza all‟errore: minimizzare i rischi o azioni non volute; 6. Contenimento dello sforzo fisico: utilizzo con minima fatica; 7. Misure e spazi sufficienti: rendere lo spazio idoneo per l‟accesso e l‟uso.

544 Vedasi: Universal Design: criteri progettuali,

https://www.superabile.it/cs/superabile/accessibilita/architettura/soluzioni-dal-mondo/universal-design- criteri-progettuali.html

545 Vedasi: Universal Design for Learning (UDL). Progettazione Universale per l‟Apprendimento (PUA),

http://www.udlcenter.org/sites/udlcenter.org/files/UDL%20Linee%20guida%20Versione%202.0%20ITA.d oc.

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Vedasi: Meyer A., Rose D.H., Gordon D. (2013), Universal Design for Learning: Theory and practice, CAST, Wakefield.

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affrontare, compensare e ovviare alle problematiche incontrate547. Verso la fine degli anni Ottanta, si fece strada la consapevolezza che questo modo di affrontare la questione rischiava di perdere di vista il fondamentale ruolo esercitato dai contesti scolastici nel facilitare, oppure ostacolare l‟apprendimento degli alunni e alunne diversi sulle modalità di concepire l‟offerta didattica. Riflettendo sulle difficoltà che la persona con disabilità e/o con «BES» può incontrare in un contesto formativo, l‟innovativo orientamento culturale dell‟Universal Design propone non solo di accettare i limiti e tentare di ridurre gli ostacoli posti dalla condizione di disabilità, ma di individuare e di tentare di rimuovere le barriere di varia natura che l‟ambiente di apprendimento a volte genera. Il modello inclusivo proposto dalla filosofia Design for all rappresenta il naturale sviluppo di una cultura del progetto attenta ai bisogni di tutti e di ciascuno, impegnata a contrastare ulteriori e sottili discriminazioni, ad offrire un fertile contributo allo sviluppo delle politiche sociali a favore del cambiamento dei contesti di vita. Design for all, ovvero il "progettare per tutti" rappresenta, quindi, un innovativo e valido approccio e strumento progettuale da condividere a livello interdisciplinare, applicabile a sistemi di comunicazione, ambienti, servizi pubblici e prodotti di largo consumo, così che questi possano essere fruiti dalla più ampia gamma di popolazione possibile. La progettazione accessibile è una progettazione centrata sulla persona, non certamente sulla categorizzazione delle persone secondo la logica della taglia unica per tutti (one size fits all), che tiene conto delle esigenze, anche inespresse e delle aspettative di ogni individuo, sia disabile che non548. I processi di inclusione scolastica e sociale necessitano di un‟attenzione speciale nelle scelta e nell‟utilizzo di strumenti, strategie e metodologie finalizzate all‟attuazione del diritto all‟accessibilità, alla conoscenza e all‟istruzione per tutti. La capacità sistemica di “leggere” e di accogliere, nel miglior modo possibile, le differenze e le diversità a scuola e nel contesto sociale è regolata anche dall‟esigenza di ripensare e di rinnovare la scuola, i contesti di vita in un‟ottica di universalità che comprende la valorizzazione e l‟interpretazione dei “bisogni educativi speciali” e non che li abitano. Design for all si propone come valido approccio e strumento inclusivo per

547 Mangiatordi A. (2017), Didattica senza barriere. Universal Design, tecnologie e risorse sostenibili,

ETS, Pisa.

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progettare interventi e spazi individualizzati e personalizzati per tutti gli alunni, senza alcuna distinzione potenzialmente discriminante nei processi di apprendimento- insegnamento e di socializzazione-comunicazione549. Da tale originale prospettiva nasce l‟idea della progettazione universale dell‟apprendimento secondo l‟approccio psico- pedagogico Universal Design for Learning (UDL) o Progettazione universale per l‟Apprendimento (PUA)550, che condivide con Universal Design l‟idea di creare nel sistema scolastico ambienti fisici e strumenti per migliorare le esperienze di tutti e di ciascun alunno. L‟Universal Design, nel proporre una progettazione di qualità attenta alle esigenze di ogni individuo, utilizza i concetti e i principi della propria prospettiva in diversificati contesti tra i quali quello educativo

«reso flessibile, attraverso la strutturazione di un curricolo che può essere accessibile e fruibile da tutti gli studenti con abilità e backgrounds ampiamente differenti. Lo UDL è costituito da una serie di principi per lo sviluppo di curricula che offrono a tutti gli studenti uguali opportunità di apprendimento»551.

Applicare il concetto di accessibilità ai contesti dell‟apprendimento, tuttavia, è un processo ben più complesso, in quanto l‟insegnamento e l‟apprendimento rappresentano attività delicate e diverse rispetto alla progettazione e alla costruzione di semplici ambienti552. M. Baldacci giustamente sostiene che l‟insegnamento

«si configura come una situazione nella quale si verifica un processo d‟interazione tra un soggetto che apprende e un oggetto culturale, dando luogo a un certo prodotto d‟apprendimento»553.

Non si tratta semplicemente di garantire l‟accoglienza a scuola e in classe di tutti gli alunni, ma di promuovere l‟accessibilità negli ambienti di apprendimento proposti dall‟istituzione scolastica, prendendo in considerazione la complessità dei processi

549 Vedasi: Savia G. (2015), «Progettazione Universale per l‟Apprendimento: un valido approccio per

l‟inclusione di tutti», Rivista Educare.it, 15 (3), pp. 52-56.

550 Vedasi: http://www.cast.org; www.udlcenter.org aggiungere autori ianes

551 Aquario D., Pais I., Ghedin E. (2017), «Accessibilità della conoscenza e Universal Design. Uno studio

esplorativo con docenti e studenti universitari», Italian Journal of Special Education for Inclusion, V (2), p. 96.

552 Vedasi: A. Catalfamo (a cura di) (2017), Cultura inclusiva nella scuola e progettazioni curricolari.

Suggestioni e proposte, Erickson, Trento.

553 Baldacci M. (2012), «Epistemologia della didattica», in P.C. Rivoltella, P.G. Rossi, L‟agire didattico. Manuale

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cognitivi, affettivi e relazionali implicati rispetto ai limiti contenuti nella proposta curricolare. Il modello UDL promuove la logica progettuale di materiali, metodi e strategie inclusive che prevedono prioritariamente pluralità e flessibilità nel facilitare l‟apprendimento e la partecipazione scolastica di tutti gli studenti secondo tre principi didattici legati ai tre grandi network, strutture di reti neurali fondate su basi neuroscientifiche e pedagogiche, che forniscono, rispettivamente, molteplici mezzi di rappresentazione, di azione ed espressione, di coinvolgimento554. Non più, quindi, la realizzazione di singoli adattamenti ma l‟adozione di una pluralità di modi per accedere a una stessa informazione o per risolvere uno stesso compito. La classe, ad esempio, potrebbe essere divisa in angoli per permettere agli alunni di optare per quella parte