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Indicazioni per la visibilità di genere nella comunicazione istituzionale dell’Università di Bologna

Premessa: differenziare per non discriminare

Nella comunicazione istituzionale è opportuno dare “visibilità linguistica” a entrambi i ge- neri ed entrare in una nuova prospettiva che non distingua – sulla base di considerazioni linguistiche spesso pretestuose – tra espressioni “belle” e “brutte”, ma promuova un uso consapevole delle parole. Occorre, insomma, superare alcune resistenze che dietro apparenti ragioni formali o di gusto nascondono spesso pregiudizi che hanno le loro radici storiche nella strutturazione sessista e/o classista della società.

Utilizzare parole come avvocata, rettrice, dottoressa, ministra, architetta ecc. non significa, dunque, oltraggiare la lingua italiana, dal momento che questa contempla sia il maschile che il femminile. Anche grazie alla sua storia (in particolare al latino, da cui deriva) la lingua italiana possiede suffissi e desinenze che possono pienamente esprimere il genere femminile.

Usare parole declinate al femminile per esprimere ruoli ricoperti da persone di genere femminile significa rappresentare la realtà in maniera più completa e oggettiva, restitui- re alle donne la loro soggettività, ma anche e soprattutto cambiare le strutture profonde dell’ordine simbolico che si consolidano attraverso la lingua. Perché la lingua non è solo descrizione del reale, ma è un decisivo fattore di creazione e costruzione di realtà.

Che rettore possa essere percepito come più importante di rettrice, coordinatore di coordi-

natrice, professore di professoressa è idea – non di rado implicitamente condivisa anche da chi

è sensibile alle discriminazioni di genere – che nasce da una interiorizzazione del maschile come codice universale: la centralità del genere maschile è introiettata come un limite inva- licabile. Del resto, è sintomatico che si accetti senza obiezioni maestra (elementare), mentre

si nutrono riserve su rettrice o ministra: dovrebbero essere evidenti il sessismo e il classismo impliciti in queste diverse reazioni a fenomeni linguistici identici.

Partendo da queste considerazioni, le indicazioni qui presentate si propongono di favo- rire un percorso di cambiamento nella comunicazione istituzionale dell’Università di Bolo- gna, sia all’interno, sia verso l’esterno, nella convinzione che l’Alma Mater possa essere un luogo ideale per elaborare azioni positive su questo tema e per offrirle quale modello alla società in cui l’Alma Mater opera.

Non si tratta di adeguarsi meccanicamente a norme redazionali rigide, ma individuare strategie comunicative flessibili. Più che immaginare un cambiamento solamente formale, è importante individuare su quali aspetti e in quali modi intervenire a seconda della struttura del testo, della funzione e della situazione comunicativa in cui si inserisce.

Gli esempi che seguono (tutti rigorosamente tratti da reali comunicazioni dell’Ateneo) riguardano, oltre alla comunicazione scritta, anche quella visuale. Il sessismo viene convo- gliato e rinforzato anche dalle immagini e dai testi audiovisivi, per quanto in modo meno rigidamente codificato.

Tutte le volte che è possibile, dare spazio sia alla forma femminile che a quella maschileLa doppia forma si realizza facilmente nelle formule di saluto che aprono il testo di e-

mail, lettere e circolari rivolte indistintamente a maschi e femmine.

Anziché scrivere così… …meglio ad esempio scrivere così

Gentilissimi,

ho il piacere di invitarvi alle prossime presentazioni che si terranno presso la biblioteca…

Gentilissime e gentilissimi,

ho il piacere di invitarvi alle prossime presentazioni che si terranno presso la biblioteca…

Cari colleghi, … Cari colleghi e care colleghe, …

Ai direttori e ai segretari amministrativi delle Scuole di specializzazione.

Ai presidenti e ai dirigenti dei poli scientifico-didattici.

A:

direttrici e direttori, segretarie amministra- tive e segretari amministrativi delle Scuole di specializzazione.

presidenti e dirigenti dei Poli scientifico- didattici.

Con un po’ di attenzione è possibile mantenere la doppia forma all’interno di tutto il

testo.

Anziché scrivere così… …meglio ad esempio scrivere così

… ringrazio innanzitutto i colleghi che mi

hanno sollecitato a partecipare… … ringrazio innanzitutto le colleghe e i colleghi che mi hanno sollecitato a partecipare…

Particolare attenzione deve essere dedicata ai moduli, per consentire la doppia forma nella compilazione.

Anziché scrivere così… …meglio ad esempio scrivere così

Il sottoscritto... nato a ...prov...il ... iscritto al ………… anno del corso di laurea ……..

Il/la (o La/il)

sottoscritt... nat…. a ...prov...il ... iscritt…. al ………… anno del corso di laurea ……..

Se il tipo di testo e il contesto lo consentono, è possibile prevedere delle abbreviazioni o altri accorgimenti che uniscano i due generi, come ad esempio:

lavoratrici/tori gentili colleghe/i ai/alle presidi ai/alle presidenti

Evitare l’uso di termini esclusivamente maschili per riferirsi a entrambi i generiPer quanto possibile, è preferibile evitare la sola forma maschile per riferirsi indistinta-

mente a maschi e femmine:

studenti studentesse e studenti

professori professoresse e professori

Anziché scrivere così… …meglio ad esempio scrivere così

Le ricordiamo che i seguenti studenti inten- dono laurearsi nell’appello del 10/07/2015 e sono in attesa della sua validazione entro il 19/06/2015:

Le ricordiamo che le studentesse e gli stu-

denti elencati di seguito intendono laurearsi nell’appello del 10/07/2015 e sono in attesa della sua validazione entro il 19/06/2015: … l’Ateneo promuove e premia l’impegno

e la qualità dei risultati conseguiti da stu-

denti, professori, ricercatori e personale tec-

nico amministrativo…

… l’Ateneo promuove e premia l’impegno e la qualità dei risultati conseguiti da stu-

dentesse e studenti, professoresse e professori, ricercatrici e ricercatori e personale tecnico

amministrativo…

I neo dottori potranno frequentare corsi di

dottorato all’Università di Bologna usu- fruendo di una borsa di studio erogata da...

Le neo dottoresse e i neo dottori potranno

frequentare corsi di dottorato all’Universi- tà di Bologna usufruendo di una borsa di studio erogata da...

Per alcuni tipi di testo come regolamenti, contratti, bandi è possibile rendere esplicito il genere in un punto del testo.

Anziché scrivere così… …meglio ad esempio scrivere così

I lavoratori dell’Università di Bologna… Le lavoratrici e i lavoratori dell’Università di Bologna (d’ora in poi dipendenti)…

Sono possibili alternative comunicative che consentono di non esplicitare il genere,

come l’uso della terza persona singolare o della seconda persona singolare nelle comu- nicazioni, a seconda dei casi.

Anziché scrivere così… …meglio ad esempio scrivere così

Si invitano tutti gli interessati a compilare

il modulo allegato… La invitiamo a compilare il modulo allegato…

Usare la forma femminile di nomi di professioni e qualifiche per rivolgersi a donne

Usare la forma femminile di nomi di professioni e qualifiche per tutte quelle forme non

problematiche (professoressa, direttrice, segretaria, (la/il) presidente o presidentessa, ecc.); ciò a partire dalle pagine istituzionali, dove tuttora “ricercatore”, “professore”, “diretto- re” e simili contrassegnano in maniera indistinta persone di genere diverso

Promuovere l’uso di nomi di professione anche se non ancora entrati pienamente

nell’uso (architetta, avvocata).

Anziché scrivere così… …meglio ad esempio scrivere così

Maria Rossi, professore associato di… Maria Rossi, professoressa associata di…

Prof.ssa Maria Rossi, direttore del

Centro… Prof.ssa Maria Rossi, direttrice del Centro…

Maria Rossi… la proclamo dottore in… Maria Rossi… la proclamo dottoressa in…

Per quanto possibile, evitare di usare la sola forma maschile per etichette generali e

Evitare l’articolo davanti a nomi e cognomi femminili

È preferibile evitare formule come la Rossi per una collega. Meglio riferirsi alla collega Maria Rossi con nome e cognome, come con Mario Rossi.

Nelle bibliografie, nome e cognome per esteso danno una più completa rappresentazio-

ne della persona in questione: Mario Rossi/Maria Rossi è meglio di M. Rossi

Prestare attenzione all’uso delle immagini

Il sessismo viene convogliato e rinforzato anche dalle immagini e dai testi audiovisivi.

Il luogo comune più ricorrente è la rappresentazione dei soggetti femminili – dei loro

visi e dei loro corpi – che stanno per l’oggetto (la merce, il servizio) che viene pubbli- cizzato e “presentato”.

Talvolta anche piccoli dettagli possono veicolare, del tutto involontariamente, messaggi ambigui. Per esempio, la foto scelta per la campagna 5x1000 si potrebbe giudicare – sulla base di impressioni raccolte presso colleghe e colleghi – non del tutto felice: essa mostra infatti due giovani ricercatrici in camice bianco, laddove i giovani ricercatori sono ritratti senza alcun segno professionale distintivo. La figura della donna ricercatrice risulta dunque “marcata” rispetto alla figura dell’uomo ricercatore, come a suggerire che solo una divisa può qualificarla a significare la sua professione.

Nei casi in cui il soggetto femminile non alluda o rappresenti direttamente il servizio, ma il possibile “utente” (le studentesse o le ricercatrici), le immagini possono rinforzare stereotipi, ruoli e posizioni di genere che riguardano l’aspetto fisico, l’atteggiamento e il comportamento. Le ragazze ritratte sono tendenzialmente “carine” ed eccessivamente sorridenti: le donne ridono più spesso degli uomini.

Ad esempio, l’inquadratura a fianco è tratta da un video promozionale dell’Al- ma Mater. Il video promuove spazi, luo- ghi e persone della comunità universitaria per convincere studentesse e studenti a iscriversi all’Alma Mater. In questo caso specifico, la studentessa dell’Alma Mater afferma che, se ci si iscrive a Bologna, si troveranno “emozioni”. Ancora una volta un soggetto femminile non solo è diret- tamente collegato al “sentire” (e non, per esempio, all’apprendere), ma anche alla piacevolezza del suo apparire, oltre che al mostrare parte del suo corpo e alla sua po- tenziale capacità di “seduzione”.

Studi sul linguaggio di genere nella comunicazione pubblica e linee guida esistenti

Cancelleria Federale di Berna, Pari trattamento linguistico. Guida al trattamento linguistico di

donna e uomo nei testi ufficiali della Confederazione, Berna, Cancelleria federale, Servizi

linguistici centrali, Divisione italiana, 2012.

Francesca Mandelli, Bettina Müller, Il direttore in bikini e altri scivoloni linguistici tra fem-

minile e maschile, Bellinzona, Casagrande, 2013.

Parlamento Europeo, La neutralità di genere nel linguaggio usato al Parlamento europeo, Par- lamento Europeo, Ufficio di Presidenza, 2008.

Regione Emilia-Romagna, Linee guida in ottica di genere della Regione Emilia-Romagna.

Uno sguardo nuovo nella comunicazione pubblica, Bologna, Regione Emilia-Romagna, Gruppo interdirezionale comunicazione integrata, 2015.

Cecilia Robustelli, Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo, Progetto Genere e linguaggio. Parole e immagini delle comunicazione, Firenze, Comune di Fi- renze, 2012.

Cecilia Robustelli, Pari trattamento linguistico di uomo e donna, coerenza terminologica e

linguaggio giuridico, in La buona scrittura delle leggi, a cura di Roberto Zaccaria, Atti del

convegno (Roma, 15.9,2011), Roma, Camera dei deputati, pp. 181-198, 2012. Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana, Commissione Nazionale per la realizzazione

della parità tra uomo e donna, Roma, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1987.

Maria Serena Sapegno, (a cura di), Che genere di lingua? Sessismo e potere discriminatorio delle

parole, Roma, Carocci, 2010.

Università di Trieste - Università di Udine - Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste,

Dichiarazione di intenti per la condivisione di buone pratiche per un uso non discriminato- rio della lingua italiana, 2014.

Gruppo di lavoro per la redazione delle Indicazioni per la visibilità di genere nella comunicazione istituzionale dell’Università di Bologna

Giuliana Benvenuti Federico Condello Cristina Demaria Rita Monticelli Bruna Pieri Matteo Viale

PROGETTO PLOTINA, IN COLLABORAZIONE CON

COMITATO UNICO DI GARANZIA PER LE PARI OPPORTUNITÀ, DEL BENESSERE DI CHI LAVORA E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

NEL LAVORO – CUG

Contrastare gli stereotipi di genere nelle valutazioni e selezioni