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L’ ANALISI DI BILANCIO PER QUOZIENTI 6.1 Il campo di applicazione e problemi connessi al loro impiego

INDICI DI ROTAZIONE

GIORNI DI SCORTA ((rimanenze – acconti) *365/consumi materie prime) - - -

GIORNI DI CREDITO SULLE VENDITE (crediti commerciali

*365/ricavi netti) 56 12 20

GIORNI DI CREDITO DAI FORNITORI (debiti commerciali*365/

(acquisti netti + servizi e godimento beni di terzi)) 116 27 67

6.2 Gestione economica

Nelle società cooperative di condizionamento, trasformazione e commercializzazione dei pro- dotti conferiti dai soci, il risultato di esercizio viene privato di quel significato di misura dell’effi- cienza dell’attività produttiva che gli viene attribuito nelle società di capitali, in quanto gli utili o le perdite sono il risultato della preventiva determinazione da parte del Consiglio di Amministrazione del valore riconosciuto ai soci per i conferimenti. Per questo motivo, nell’analizzare simili bilanci l’analista considera spesso, quale misura di redditività, l’aggregato rappresentato dal reddito opera- tivo e dall’ammontare delle liquidazioni riconosciute ai soci. Tale aggregato viene rapportato al

valore degli investimenti (R.O.A.35) e all’ammontare delle vendite (R.O.S.36), in quanto è stretta-

mente correlato all’attività caratteristica dell’impresa in termini sia di investimenti complessivi che

di vendite realizzate, destinate appunto a coprire, tra l’altro, il valore dei conferimenti effettuati37..

Nel calcolo del R.O.E.38, invece, viene mantenuto il rapporto tra utile e capitale netto, in quanto tale

quoziente misura la radditività del capitale proprio, in ogni caso difficile da misurare in una impre- sa cooperativa dato che parte del profitto viene inserito nel prezzo di conferimento.

Una misura della redditività dell’operato della cooperativa è desumibile inoltre dal raffronto fra i prezzi liquidati ai soci e quelli che, presumibilmente, sarebbero stati percepiti, qualora gli stes- si prodotti fossero stati collocati sul mercato (solitamente vengono presi a riferimento i prezzi medi di possibili mercati alla produzione). Ovviamente bisognerà considerare anche la situazione finan- ziaria della OP in quanto, come è stato accennato, sui prezzi di liquidazione pesa anche la politica di remunerazione dei conferimenti adattata dalla società..

Nel caso in esame, il R.O.A. manifesta nel periodo considerato una forte oscillazione, legata principalmente all’andamento dei ricavi, che si trasmette pienamente sull’entità delle liquidazioni riconosciute ai soci. L’andamento del R.O.S. è in questo caso particolarmente interessante. Il bru- sco calo fatto registrare dall’indice nel terzo esercizio evidenzia infatti l’impossibilità per la asso- 35 Il R.O.A. fornisce un’indicazione della redditività operativa, ossia il rendimento delle attività produttrici di reddito (gestione caratteristica

o gestioni di natura patrimoniale). Esso è pari al rapporto Reddito operativo (+ liquidazioni)/Attivo e può assumere valori>=<0. 36 Il R.O.S. o tasso di redditività delle vendite è pari al rapporto Reddito operativo (+liquidazioni)/Ricavi delle vendite ed indica il posiziona-

mento dell’impresa sui mercati.

37 Gli indici di redditività che risultano da una simile operazione sono ovviamente assai elevati e non sono paragonabili con quelli calcolati in modo tradizionale (ossia non considerando le liquidazioni). Gli indici proposti in questa sede sono utili soprattutto per raffronti intertem- porali relativi alla stessa cooperativa o per confronti fra imprese cooperative che operano nel medesimo comparto.

38 Il R.O.E. o tasso di redditività del capitale proprio è pari al rapporto fra il Risultato di esercizio ed il Patrimonio netto e dovrebbe risultare >=0. In linea generale, il ROE può intendersi come il rendimento della combinazione aziendale dal punto di vista degli investitori di capi- tale di rischio, nonché una misura dello sviluppo potenziale della azienda, pur condizionato dal flusso di dividendi prelevato.

ciazione considerata di comprimere in misura soddisfacente i costi (forte incidenza dei costi fissi) quando si verifica una contrazione sensibile dei ricavi.

L’indice di rotazione del capitale investito o turnover39 descrive ampie variazioni con un

massimo di 180 nel secondo esercizio ed un minimo di 100 nel terzo. Tale andamento deriva sia dalle ampie variazioni dei ricavi netti (numeratore del rapporto), sia dalla realizzazione di investi- menti in immobilizzazioni. Trattandosi di attività di commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, un valore 100 del turnover deve intendersi eccessivamente basso, essendo invece auspicabili rap- porti superiori a 200; questo indice rivela perciò una sotto utilizzazione dell’investimento, il cui riequilibrio potrà avvenire non appena la cooperativa potrà tornare ad avere volumi dei ricavi ana- loghi a quelli dell’esercizio intermedio. Diversamente i costi derivanti dalla struttura (ammorta- menti, manutenzioni) saranno ripartiti su un valore esiguo di produzione commercializzata, scon- tentando i soci conferenti e rischiando di indebolire la compagine sociale

6.3 Il rischio finanziario e gli indici di indebitamento

Il rischio finanziario è espresso dal rapporto di indebitamento40:

Rapporto di indebitamento (Leverage) = Patrimonio netto/Attivo £ 1

Nel caso in esame esso oscilla fra il 25% ed il 34% ed è quindi prossimo al valore di riferi-

mento (33%) proposto dalla letteratura41. La modestia dei finanziamenti da parte dei soci fa sì che

l’indebitamento verso terzi42sia relativamente elevato, oscillando fra il 58% ed il 65%. Tali valori

possono già di per sé essere considerati accettabili. Il giudizio positivo relativamente al grado di indebitamento della associazione viene tuttavia rafforzato dalle seguenti considerazioni:

• l’indebitamento verso terzi è in fase di progressiva riduzione; • l’indebitamento bancario è assai limitato (14,8%);

• esiste un fondo rischi pari al 32-41% delle passività, come si evince dall’analisi del bilan- cio riclassificato (Tab. 6B).

39 Il tasso di rotazione del capitale investito viene normalmente interpretato come un indicatore della capacità della direzione di ottenere un certo risultato col minimo impegno di risorse. Esso è pari al rapporto Ricavi delle vendite/Attivo ed è legato agli indici precedenti, poiché R.O.A.=R.O.S. x Turnover.

40 Esso esprime la relazione sussistente tra attivo e mezzi propri e indirettamente il peso dei capitali presi a prestito. E’ quindi un indicatore del rischio finanziario (cioè della capacità dell’impresa di far fronte ai propri impegni), nonché del grado di dipendenza nei confronti dei terzi finanziatori. Esso esercita o un effetto nullo (se esso è uguale ad uno, cioè se l’impresa “lavora” solo con mezzi propri) o un effetto moltiplicativo (se esso è maggiore di uno, cioè se l’impresa utilizza anche capitale di terzi). In ogni caso l’impresa che raccoglie capitale da terzi, indipendentemente, per il momento, dal costo che essa sostiene per procurarselo, amplifica la redditività operativa: naturalmen- te ciò vale sia quando la redditività è positiva sia quando essa è negativa.

41 Un rapporto di indebitamento inferiore a 0.33 (Pn/A) dovrebbe rappresentare, per una certa prassi, una struttura finanziaria patologica. Qualora invece il rapporto sia compreso tra 0.50 e 0.33, ciò costituirebbe un sintomo di precarietà delle strutture finanziarie.

42 Le limitazioni imposte dalle normative alle società cooperative hanno indotto queste ultime a finanziarsi attraverso il prestito sociale ed il prestito in conto conferimenti. Un indice significativo per queste società risulta il seguente:

Indebitamento V/Terzi = (1 - (Patrimonio netto + finanziamenti dei soci)) *100 / Attivo

Questo indice evidenzia il grado di indebitamento della società al netto dei finanziamenti dei soci e quindi misura il grado di partecipazione dei soci al finanziamento delle attività. Il calcolo è possibile se attraverso la nota integrativa la cooperativa evidenzia i debiti v/soci conto pre- stiti (possibilmente distinti tra breve e medio-lungo) e il debito v/soci conto conferimenti. Nel caso in esame mancano tuttavia tali specifiche.

6.4 Indici della situazione patrimoniale

L’analisi di bilancio deve interessare, oltre che il grado di indebitamento, la struttura dell’in- debitamento, tenendo presente che la buona regola è abbastanza semplice: risorse finanziarie a breve termine dovrebbero finanziare impieghi rapidamente liquidabili, mentre per gli impieghi immobilizzati in impianti o immobili si dovrebbe ricorrere al credito a medio-lungo termine e ai mezzi propri.

Gli indici della situazione patrimoniale della cooperativa considerata confermano la solidità patrimoniale, già evidenziata dal capitale circolante netto positivo e dal margine di tesoreria.

L’indice di disponibilità o current ratio43, pur diminuito, si colloca al 178% ed è quindi prossimo

al valore suggerito in letteratura (ossia 2). L’indice di liquidità44assume il medesimo valore, per

l’assenza di rimanenze finali.

L’indice di copertura delle immobilizzazioni45 è riferito ai capitali permanenti nel medio e

lungo periodo. Anch’esso rimane in territorio positivo con un valore del 136%, nonostante si siano rilevati incrementi delle immobilizzazioni.

6.5 Indici di rotazione

Riguardo agli indici di rotazione, occorre sottolineare come la mancanza di attività alla data di chiusura del bilancio, evidenziata dall’assenza di rimanenze, privi questi indici di gran parte del loro significato interpretativo, relativo al ciclo di produzione ed alla durata media del credito ai clienti e del finanziamento dei fornitori.

I giorni di scorta46risultano infatti nulli, mentre i giorni di credito ai clienti47possono in que-

ste condizioni evidenziare eventuali sofferenze o ritardi di pagamento. Tuttavia i valori contenuti ed il trend in diminuzione mostrano una situazione sotto controllo, tale da non destare preoccupazioni. Verificando per scrupolo la situazione patrimoniale, nel triennio si riscontra infatti una riduzione di 43 Tale indice è pari al rapporto (Liquidità immediate + Liquidità differite + Rimanenze) / Passività correnti. E’ opinione comune che, per non destare preoccupazione, il current ratio dovrebbe aver un valore prossimo a due. La “pretesa” che il numeratore sia pari al doppio del denominatore nasce dalla constatazione che il capitale d’esercizio è sì esigibile a breve termine, ma non è interamente liquido e dun- que non è tutto immediatamente disponibile. L’interpretazione dell’indice, però, pone in ogni caso alcuni problemi. Consideriamo il nume- ratore, cioè il capitale d’esercizio. Questo è dato dalla somma delle voci “cassa e banche, titoli a breve, crediti, rimanenze di magazzino e altre attività esigibili entro un anno”, che presentano diversi gradi di liquidità. E’ chiaro che, a parità di valore dell’indice, se il nostro obiettivo è verificare la liquidità, è importante sapere se prevalgono crediti verso le banche o le rimanenze di magazzino e, fra le rima- nenze, se sono prodotti finiti o semilavorati. Bisogna poi essere sicuri che nel valutare i “crediti” siano considerati tutti i rischi in essere. Lo sconto di effetti, infatti, riduce dello stesso importo i crediti e consente all’impresa di utilizzare la somma scontata per ridurre i debiti verso banche o fornitori. Ma, a meno che la cessione del credito non sia “pro-soluto”, il rischio che il cliente non paghi alla scadenza resta in capo all’azienda. Può così accadere che un giorno, magari vicino alla data di bilancio, attivo e passivo si “rigonfino” a causa del ritor- no degli effetti, il che ridurrebbe il valore del current ratio. Al denominatore troviamo “passività correnti”, cioè debiti verso fornitori, verso banche, ratei passivi, rate in scadenza dei mutui a medio-lungo termine e quanto altro l’azienda dovrà pagare entro l’anno. Spesso, però le banche rinnovano per periodi più o meno lunghi le linee di credito a breve termine trasformandole, di fatto, in credito a medio-lungo termine. Si sottolinea come tenendo conto di questi aspetti il valore dei current ratio di molte aziende assumerebbe valori più vicini agli standard citati.

44 L’indice di liquidità è dato dal rapporto (Liquidità immediate + Liquidità differite) / Passività correnti, per il quale valgono considerazio- ni analoghe a quelle delineate in merito all’indice di disponibilità. E’ da sottolineare come il non considerare il magazzino semplifichi il giudizio sulla liquidità e riduca il valore standard oltre il quale si può dare un giudizio positivo.

45 Tale indice è pari al rapporto Capitali permanenti / Immobilizzazioni ed è opportunamente maggiore ad 1, se l’azienda ha finanziato in modo equilibrato la sua attività Un’azienda nella quale tale obiettivo non sia soddisfatto non è necessariamente in cattive condizioni finan- ziarie. I debiti a breve possono essere in verità a medio termine e l’azienda può riuscire a farsi finanziare dai fornitori. E’ certo però che un’azienda in queste condizioni è un’azienda più esposta.

46 Si calcola rapportando le rimanenze ai consumi di materie prime, semilavorati o prodotti finiti e moltiplicando per 365. E’ quindi un indi- ce di durata, esprimendo la scorta media in giorni che l’azienda detiene al termine dell’esercizio. Non si deve dimenticare che i metodi di valutazione del magazzino possono distorcere il risultato, in condizioni di variabilità dei prezzi.

oltre 1,5 Miliardi dei crediti verso clienti. I giorni di credito dai fornitori48mostrano forti oscilla- zioni, mantenendosi tuttavia su livelli relativamente elevati.

6.6 Indici ministeriali

Come è noto, le Linee guida per la stesura, la valutazione e la rendicontazione dei programmi operativi previsti dal Reg. CE n. 2200/96 prevedono una serie di indicazioni relative ai bilanci delle OP che intendono presentare un proprio Programma Operativo. Per completare l’analisi di bilancio della Associazione Produttori Ortofrutticoli s.c.r.l., sono stati perciò determinati anche i valori assun- ti da questi ultimi indicatori.

Tab. 6.2 - Associazione Produttiva Ortofrutticoli s.c.r.l., indici ministeriali

INDICI MINISTERIALI Soglia 30/06/96 30/06/97 30/06/98

Risultato Economico >0 - - -

(Mezzi Propri+Finanziamento Dei Soci)/ Capitale Investito Netto >0,25 0,26 0,28 0,34

Totale Immobilizzazioni / Capitale Permanente <1 0,47 0,49 0,74

Indebitamento Bancario/ Ricavi Delle Vendite E Delle Prestazioni <0,3 0,09 0,08 0,15

Oneri Finanziari Netti/ Ricavi Delle Vendite E Delle Prestazioni >-0,03 0,01 0,02 0,01

Il primo indice - risultato economico non negativo - mira ad indirizzare le OP verso una gestio- ne economica responsabile, perché i soci devono farsi carico di un eventuale andamento sfavorevo- le della gestione anche accettando una compressione dei prezzi di liquidazione dei prodotti da essi conferiti.

Il secondo - (mezzi propri e finanziamento dei soci a medio e lungo termine/capitale investito) > 0,25 – cerca di favorire una adeguata capitalizzazione dell’OP, considerando i finanziamenti da soci a medio e lungo termine alla stregua di mezzi propri.

Il terzo - (totale immobilizzazioni/capitale permanente)< 1 - misura il grado di copertura delle immobilizzazioni con mezzi propri e passività consolidate. Questo indice esprime, con altri, lo stato di equilibrio finanziario della gestione.

Il quarto - (indebitamento bancario/ricavi delle vendite e delle prestazioni) < 0,3 - ed il quinto indice – (oneri finanziari netti/ricavi delle vendite e delle prestazioni) < 0,03 - hanno il chiaro obiet- tivo di moderare il ricorso a fonti onerose da parte delle OP, spingendo i soci a contribuire all’anti- cipazione della quota del fondo di esercizio, che successivamente verrà rimborsata dall’Unione Europea.

47 Si calcola dividendo la consistenza media dei crediti verso clienti per il flusso dei ricavi e moltiplicando per 365; esprime i giorni medi di dilazione concessi ai clienti alla data di chiusura dell’esercizio. L’indice ha per così dire due facce. E’ un indice finanziario perché il suo valore denota una maggiore capacità (o possibilità) dell’azienda di produrre liquidità. E’ un indice della gestione delle vendite perché misu- ra una dilazione di pagamento concessa ai clienti, il che può risultare da una scelta della direzione. Occorre precisare che nelle coopera- tive possono rilevarsi valori apparentemente anomali per la presenza di conferimento a consorzi. In questo caso le dilazioni di pagamen- to costituiscono una forma di finanziamento e sono spesso stabilite dal regolamento del consorzio. Risulta quindi necessario separare i valori relativi alla diversa natura dei “clienti”. Infine, si sottolinea che le vendite non comprendono l’Iva mentre i crediti verso i clienti la comprendono.

48 Esso è pari a (debiti commerciali * 365) / (acquisti netti + costi per servizi e godimento beni di terzi). Fra i debiti non dovrebbero essere considerati quelli contratti coi fornitori per l’acquisto di attrezzature, macchinari, impianti, sia perché non fanno parte della gestione cor- rente, sia perché non troverebbero corrispettivo negli acquisti. Nelle società cooperative occorrerebbe inoltre distinguere i conferimenti ed i relativi debiti dagli acquisti verso terzi, in quanto i primi costituiscono una forma di finanziamento dei soci (secondo quanto dispone il regolamento interno)

Relativamente alla Associazione Produttori Ortofrutticoli s.c.r.l., l’analisi di tali indici evi- denzia come essa soddisfi tutte le condizioni poste. Il terzo ed il quarto indice hanno tuttavia fatto registrare nell’ultimo esercizio considerato un brusco peggioramento, legato rispettivamente alla cre- scita delle immobilizzazioni ed alla diminuzione dei ricavi delle vendite.

In ogni caso, allo stato attuale la cooperativa risulta affidabile sul piano patrimoniale, eco- nomico e finanziario e quindi l’esecuzione di un piano operativo può essere autorizzata sotto questi aspetti. Tuttavia il piano operativo dovrà prendere atto della contingente riduzione della pro- duzione commercializzata, dandone un’adeguata valutazione; il piano operativo potrebbe essere inoltre l’occasione per riesaminare il rapporto con i soci e per comprendere le motivazioni che por- tano ad una scarsa partecipazione finanziaria degli stessi. Infine sarebbe auspicabile un progressivo incremento del capitale sociale versato la cui entità risulta patrimonialmente modesta.

In ogni caso, il giudizio formulato dalle Amministrazioni regionali non deve scaturire in modo automatico dal raffronto fra i valori assunti dagli indici nelle OP considerate ed i valori soglia pro- posti dal Ministero. Gli indici del Ministero valgono, soprattutto, come segnali di allarme rispetto alla situazione economico-finanziaria della OP esaminata, che dovrà essere indagata in modo appro- fondito qualora tali segnali evidenzino situazioni di crisi o presentino elementi di incertezza. Tali indici devono essere considerati, infatti, nella loro dinamica ed in rapporto anche alle situazioni con- tingenti attraversata dalla gestione della l’OP.

Nel caso in esame, pur formulando un giudizio positivo, si è più volte sottolineata la repenti- na riduzione dei conferimenti, che può derivare da un avverso andamento stagionale (evento con- giunturale, che danneggia la cooperativa, ma che di per sé non mina la solidità della compagine sociale) o da un diffuso recesso dei soci (evento strutturale, che può indebolire radicalmente la base sociale).

In alcuni casi le OP stentano a soddisfare i limiti proposti dal Ministero. Anche in tali casi, l’a- nalisi dei bilanci può aiutare a comprendere se tale incapacità derivi da una debolezza strutturale della OP o da situazioni congiunturali. Quest’ultimo caso può manifestarsi non solo a seguito di eventi meteorici che hanno danneggiato la produzione, ma anche, per esempio, quando la OP sia in fase di espansione e necessiti di capitali di terzi per finanziare l’ampliamento della propria operati- vità. Per questo motivo è essenziale, prima di formulare un eventuale giudizio negativo, esaminare le cause reali che stanno alla base del “non rispetto” dei parametri ministeriali.

CAPITOLO 7

CASI STUDIO AZIENDALI